Reddito di Cittadinanza, a Ragusa solo una parte dei percettori ha sottoscritto il Patto per il lavoro
Cisl: "Siamo favorevoli allo strumento, ma è necessario renderlo più mirato ed efficace"
(10 maggio 2022 – Reddito di Cittadinanza, a Ragusa solo il 38% dei percettori ha sottoscritto il Patto per il lavoro)
“C’è un tema che in questi giorni sta tenendo banco, un tema che riguarda da vicino anche la produttività del nostro territorio”. E’ quanto afferma la segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa a proposito del reddito di cittadinanza. “La Cisl – chiarisce Carasi – ha da sempre sostenuto che il reddito di cittadinanza è uno strumento fondamentale di sostegno per le persone più bisognose. In provincia di Ragusa, sono circa 6.700 quelle che, secondo gli ultimi dati disponibili, ne usufruiscono. Ci sembra logico, alla luce delle premesse che abbiamo fatto, che l’attuale bonus di 200 euro, immaginato soprattutto a compensazione della forte crescita dei prezzi dei beni di prima necessità, vada esteso anche ai percettori di RdC”. Carasi, però, aggiunge: “Siamo consapevoli che tale strumento vada reso più mirato, efficace ed inclusivo, collegato strettamente alla riforma delle politiche attive del lavoro. Non a caso abbiamo da tempo indicato alcune dettagliate modifiche che sarebbe necessario attuare a riguardo, ma per migliorarlo, non certo per indebolirlo. Dal Rapporto 2021 sulla finanza pubblica presentato il 3 maggio scorso, i percettori del RdC nei primi 2 anni di erogazione sono suddivisi in 3 gruppi di dimensioni più o meno uguali: coloro che sono esentati da condizionalità (pensionati o lavoratori), coloro che vengono inviati ai Cpi per firmare un Patto per il lavoro e coloro che vengono inviati presso i Servizi sociali dei Comuni per firmare un Patto per l’inclusione sociale. Dunque, quelli indirizzati ai Cpi sono circa un terzo. Alla fine dello scorso mese di settembre, di questi, tuttavia, almeno a quanto ci risulta, solo il 38 per cento sul nostro territorio aveva effettivamente sottoscritto il patto ai Cpi e meno del 20 per cento ha poi effettivamente svolto attività, spesso di orientamento. Inoltre, soltanto lo 0,4 per cento ha ricevuto la formazione. Questi sono i dati su cui bisognerà riflettere ed aprire un confronto costruttivo tra le istituzioni, le forze politiche e le parti sociali finalizzato a rendere ancora più efficiente lo strumento di cui stiamo parlando e su cui è necessario individuare soluzioni all’altezza della situazione”.
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