Reati contro il patrimonio artistico: alla Camera il primo si
Dopo il via libera di Palazzo Montecitorio, il testo passa al Senato. Le reazioni in Sicilia su una proposta di legge che innalzerebbe le pene esistenti
(18 ottobre 2018)
Questa mattina la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge sui reati contro il patrimonio. Si tratta di una piccola rivoluzione. Il testo approvato ricalca le orme di quello proposto nella precedente legislatura dall’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini e Andrea Orlando, ex Ministro della Giustizia, entrambi nel Governo Gentiloni. I voti favorevoli sono stati 378, i contrari 75. Il testo passa ora a Palazzo Madama. Voto favorevole del Movimento 5 Stelle, del Partito democratico, della Lega e di Liberi e Uguali, contraria Forza Italia, astenuti i deputati di Fratelli d’Italia. Relatrice del provvedimento per la maggioranza è stata Valentina Palmisano (M5S). Sono sette gli articoli che compongono la legge e attraverso questi vengono collocati nel codice penale gli illeciti penali attualmente ripartiti tra codice penale e codice dei beni culturali.
Attualmente nel codice penale non sono numerose le disposizioni che possono essere riconducibili alla tutela dei beni culturali; queste hanno natura delittuosa (art. 635 c.p.9; di deturpamento e imbrattamento (art. 639 c.p.); di natura contravvenzionale (art. 734 c.p.), mentre nel codice dei beni culturali le disposizioni penali sono contenute nella parte IV, titolo II (sanzioni penali) capi I e II (artt. 169-181) che individuano reati di natura contravvenzionale, uso illecito dei beni, collocazione e rimozione illecita degli stessi beni e inosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta; reati di tutela del patrimonio culturale nazionale.
Il disegno di legge approvato oggi alla Camera prevede nuove fattispecie di reato, innalza le pene edittali vigenti, dando attuazione ai principi costituzionali in forza dei quali il patrimonio culturale e paesaggistico necessita di una tutela ulteriore rispetto a quella offerta alla proprietà privata, e introduce aggravanti quando oggetto di reati comuni siano beni culturali.
Abbiamo provato a raccogliere le prime reazioni a caldo in Sicilia, una regione che vanta un quarto del patrimonio nazionale. Per il Dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali, Sergio Alessandro, l’approvazione della legge rappresenta un primo passo verso quella che dovrebbe essere la regola: il rispetto del patrimonio culturale. “Si tratta di un buon traguardo rispetto al tema delle offese contro il patrimonio storico-artistico e paesaggistico: leggi più aspre, con aggravanti specifiche e nuove tipologie di reato. Il fatto che abbiano votato positivamente maggioranza e opposizione, lavorando insieme in commissione e giungendo a un risultato condiviso, dà già la misura dell’urgenza e dell’importanza di un simile provvedimento. È un bene che la politica trovi spazi di accordo e di collaborazione su temi di questa natura, – continua Alessandro – oltre le singole appartenenze. Se dovessi far notare una carenza, o comunque un possibile ampliamento da valutare in futuro, mi soffermerei sull’aspetto rieducativo, utile in alcune circostanze. E mi riferisco naturalmente ai giovani, spesso minorenni, che per incoscienza, semplice ribellismo, immaturità o ineducazione, non di rado si macchiano di piccoli e medi reati contro opere e architetture nello spazio pubblico: il recente caso dei leoni di Piazza San Marco a Venezia, vandalizzati con del colore spray da 4 studenti dell’Accademia, è solo l’ultimo di una lunghissima serie. Questi ragazzi vanno sì puniti, ma soprattutto educati, responsabilizzati. Una via possibile è quella dell’esperienza di volontariato presso strutture museali e culturali”.
Sintetiche ma efficaci, poi, le parole di Aurelio Angelini, direttore in Sicilia della Fondazione Patrimonio Unesco, che sottolinea, in particolar modo, l’aspetto maggiormente sanzionatorio che la nuova legge introdurrebbe.
“Un positivo passo in avanti è stato fatto per tutelare il capitale culturale del Paese, – ha detto Angelini – introducendo, finalmente, una serie di fattispecie penali per delitti che finora non venivano sanzionati. I nuovi reati previsti dal legislatore colmano un vuoto normativo che da maggiore sostanza alle previsioni contenute nell’articolo 9 della Costituzione, diventando un presidio per ciò che caratterizza l’Italia e che rappresenta un assetto cruciale per il futuro culturale ed economico del Paese”.
Anche gli ambientalisti gioiscono del risultato raggiunto. Come Legambiente che, nel suo ultimo rapporto su Ecomafia, aveva ricordato i numeri preoccupanti legati ai furti di opere d’arte e ai danneggiamenti al patrimonio. Nel 2017, denunciavano nel loro rapporto, sono stati 719 i furti d’opere d’arte, in crescita del 26% rispetto al 2016, che hanno comportato 1.136 denunce, 11 arresti e 851 sequestri effettuati in attività di tutela. Il 38% dei furti si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, cioè 273, di cui 148 nella sola Campania. Come gli anni passati Lazio e Toscana, rispettivamente con 96 e 85 furti, mantengono il podio nella speciale classifica di ruberie, seguite dalla Sicilia (70) e dalla Lombardia (58). La stima economica sul fatturato incassato dai furti d’arte oscillerebbe sui 336 milioni di euro. Ed era ovvio che chiedessero, incassato questo primo risultato, di calendarizzare la discussione della proposta di legge che consentirà di fermare i ladri della bellezza italiana.
“L’approvazione arrivata oggi, a larghissima maggioranza, dalla Camera al testo che introduce i reati contro il patrimonio storico culturale, – ha detto Gianfranco Zanna, Presidente di Legambiente Sicilia – è una bella notizia per il Paese. Adesso è necessario, dopo la legge sugli ecoreati, che si passi alla tutela attraverso il codice penale anche dei beni culturali e dei reperti archeologici garantendo un deciso inasprimento delle pene per chi trafuga e traffica illegalmente i gioielli del nostro Paese. È giunto il momento che il Senato programmi e calendarizzi un’ampia discussione del testo sui cui, peraltro, si constata un’amplissima maggioranza”.
Cristina Lombardo