Ragusa, neanche i saldi salvano il settore moda
"Quasi un'impresa su due (45%) ha dichiarato un calo tra il 50 e il 90% delle vendite nel primo mese di gennaio 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020"
(9 febbraio 2021)
Secondo un’indagine di Federazione Moda Italia sui saldi invernali, a gennaio, in provincia di Ragusa, il dato delle vendite scende in picchiata rispetto a gennaio 2020 con abbigliamento, calzature e accessori a -41,1% in media. Quasi il 90% dei negozi (88,9%) ha infatti dichiarato di aver subito un calo delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2020. Il 7,7% ha registrato una stabilità nelle vendite e poco più del 3% (3,4%) un incremento. Nessun segnale di miglioramento per le vendite dei negozi del settore moda nel mese di gennaio di quest’anno rispetto al gennaio 2020.
A descrivere una situazione “drammatica oltre che per l’emergenza sanitaria, anche per la crisi economica” è il presidente provinciale Federmoda Ragusa, Daniele Russino. “Quasi un’impresa su due (45%) – spiega Russino – ha dichiarato un calo tra il 50 e il 90% delle vendite nel primo mese di gennaio 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. Ad aver penalizzato moltissimo queste categorie di esercizi sono stati diversi fattori che hanno letteralmente “tartassato” a gennaio il settore moda. A cominciare dai 5 giorni di chiusura obbligata agli inizi dello scorso mese, dall’1 al 6 gennaio, a eccezione del 4, di tutte le attività della moda, con eccezione, in via veramente residuale, di poche attività relative alla vendita di prodotti di prima necessità (negozi di intimo; abbigliamento bimbo e calzature bimbo) e, inoltre, degli esercizi presenti all’interno dei centri commerciali anche nei giorni prefestivi e festivi. A giocare a sfavore anche l’inserimento del nostro territorio in fascia rossa, con negozi di moda chiusi proprio nel bel mezzo dei saldi. Inoltre, il grande utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato, il minor reddito disponibile dei consumatori, la totale assenza dello shopping tourism e, non ultimo, il venir meno delle occasioni d’incontro di lavoro e nel privato (pranzi, cene, eventi, feste, cerimonie, cinema, teatri, musei, piscine, palestre, ecc…), ha fatto il resto. Inoltre, 8 imprese su 10 hanno dichiarato di aver proposto sconti tra il 30 e il 50% (la maggior parte ha scelto una percentuale di sconto del 30%). Quasi due imprese su dieci poi stanno praticando sconti medi del 50%”.
A gennaio, in pieno periodo di saldi, sono aumentate le vendite di tute, pigiami, intimo e pantofole mentre, in sofferenza risultano cravatte, abiti da uomo e valige. L’indagine evidenzia tra i prodotti più venduti: la maglieria (51,3%), giubbotti, cappotti e piumini (39,3%); pantaloni (32,1%); scarpe donna (19,7%); abiti donna (16,2%); tute (15,8%) scarpe uomo (13,7%) accessori (12,8%) intimo (12,8%). In sofferenza le vendite di: abiti da uomo (4,3%); giacche (5,6%) valige (0,9%). I pagamenti preferiti sono quelli cashless, ovvero con bancomat (82,9% delle preferenze); seguono quelli con carta di credito (56,4%), mentre è residuale l’utilizzo dei contanti (11,5%), una scelta utilizzata soprattutto per le spese di importo basso. Ancora basse le transazioni con altri strumenti di pagamento innovativi (2,1%).
“Tra i settori più penalizzati risulta quindi il dettaglio moda e l’ingrosso moda che, tra l’altro, non è stato ancora indennizzato a dovere – commenta il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – una situazione limite rispetto a cui è difficile fare qualsiasi previsione per il futuro. Quanti saranno i negozi del settore costretti alla chiusura? Nessuno può dirlo ma certo non si prevedono numeri bassi. Sono necessarie agevolazioni specifiche, è indispensabile un piano adeguato per salvare questo e altri settori in sofferenza”.