Ragusa, i numeri dei buoni alimentari alle famiglie in difficoltà: un successo? No, un fallimento
Firrincieli (M5S): Secondo quali criteri una parte dei richiedenti, 806 famiglie, ha avuto le provviste prima di Pasqua e 862 no? Eppure le istanze presentate da dieci giorni
(14 aprile 2020)
Non consegnare i buoni alimentari o, direttamente le provviste, entro sabato, prima della doppia festività, ad oltre la metà di quanti da diversi giorni ne avevano fatto richiesta non è un successo, ma un fallimento. Tanto più che nessuno saaa quali siano i criteri utilizzati la cui applicazione ha portato all’odiosa discriminazione tra le 806 famiglie che il buono lo hanno ricevuto e le 862 che invece a Pasqua e Pasquetta sono rimate con il frigo e la dispensa vuota. Nuclei familiari che, tradotti in numero di persone, fanno 2236 soggetti inclusi e 2536 esclusi.
L’amministrazione comunale plaude a se stessa per il numero dei primi (tralasciando ovviamente i secondi) ma Sergio Firrincieli, capogruppo del M5s – la lista più votata in consiglio comunale – puntualizza: “C’è pudore e riservatezza nella richiesta dei buoni spesa messi a disposizione dal Governo nazionale e consegnati dal Comune. E’ anche per questo motivo che chi non li ha ricevuti per queste festività certamente non fa un post su Facebook. Come è ormai assodato, dopo le dichiarazioni ufficiali dei giorni scorsi, l’emergenza è affare del sindaco e dell’amministrazione. Ci stanno pensando loro. E da come la raccontano sembrerebbe andare tutto bene. E, invece, non è così. Non è andato niente affatto bene. Perché più della metà delle richieste inoltrate a palazzo dell’Aquila per i buoni spesa sono rimaste inevase prima della Pasqua. A fronte di una emergenza economica così straordinaria come quella che stiamo affrontando, ci sarebbe voluto un altro modus operandi, quello che, evidentemente, questa amministrazione comunale non è stata in grado di mettere a punto nella maniera dovuta.
“Sono state evase 806 richieste a fronte delle 1.668 avanzate. Quindi – continua il capogruppo – qualcosa non torna. Addirittura, il presidente del consiglio comunale, Fabrizio Ilardo, per questioni di trasparenza e di maggiore operatività lasciata in mano a chi è competente, ci ha rimbrottato sostenendo che la politica non deve prendere parte a questa operazione di supporto mentre ha aggiunto che lui in prima persona, e tanti altri consiglieri, evidentemente della maggioranza, si stanno spendendo con la Caritas diocesana per altre opere meritorie. Bene, dai dati che lo stesso palazzo dell’Aquila ha diramato vuol dire che stanno lavorando poco, vuol dire che non stanno garantendo alcun valore aggiunto alla macchina operativa messa in campo. Trasparenza vorrebbe, e ringraziamo per i dati forniti alla collettività, che si sapesse qual è stato il meccanismo con cui sono state evase queste 806 domande mentre non sono state evase tutte le altre prima del periodo pasquale. Ormai da dieci giorni, stando ai numeri ufficiali, si ricevono telefonate, per distribuire aiuti, pari a una media di 200 chiamate al giorno. Non è possibile che siano state evase solo 800 istanze. O qualcuno parla di mezze verità oppure ci vogliono prendere in giro. Dai Servizi sociali trapela la notizia che le chiamate sarebbero circa 300 al giorno e che si riescono ad evadere 150 richieste. Quindi, in dieci giorni le richieste evase avrebbero dovuto essere 1.500, valore vicino alle 1.688 dichiarate. Cosa che, invece, non è accaduta. Il sindaco rifiuta la collaborazione? Benissimo. Però, diciamo noi, non è tollerabile, non è accettabile che la gente a Pasqua sia rimasta senza buoni per potere fare la spesa. I dati che ci sono stati rappresentati come motivo di vanto rappresentano, piuttosto, il fallimento della macchina operativa che questa amministrazione ha attuato. Se la gente non ha potuto ricevere la spesa di Pasqua, vuol dire che qualcuno è stato privilegiato o che c’è chi si spaccia per quello che non è. Ci risulta, e le cifre comunicate lo confermano, di un numero consistente di persone che avevano bisogno del pacco spesa e a cui il buono relativo non è arrivato. Il sindaco rifiuta l’aiuto, vuole fare da solo? Bene, si assuma tutte le responsabilità politiche di questo modo di agire. Anche perché si tratta di una emergenza in cui ci sarebbe voluta quella compattezza di cui parla sempre per farsi bello, e che invece è solo nei suoi comunicati. E questi – conclude Firrincieli – sono i risultati”.