Ragusa – Covid: neomadri che perdono il lavoro sono il doppio dei padri
“Le donne continuano ad essere pagate oltre il 15% in meno degli uomini. C’è bisogno di una vera e propria svolta culturale”
(14 luglio 2021 – Ragusa – Covid – lavoro)
“Le donne continuano ad essere pagate oltre il 15% in meno degli uomini e solo il 55% delle donne è coinvolto nel mercato del lavoro rispetto al 71% degli uomini. Ci sono ancora troppi pregiudizi culturali che impediscono al mondo femminile di esprimere il talento e i meriti. Per questo riteniamo sia necessario individuare tre priorità strategiche: lavoro, imprenditorialità femminile e digitale”. E’ quanto sostiene il segretario generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, riprendendo le suggestioni del W20 Women tuttora in fase di svolgimento a Roma e che l’esponente del sindacato aveva già anticipato qualche mese fa facendo riferimento alla realtà provinciale di Ragusa.
“Sono tutte analisi – continua Carasi – in cui, purtroppo, si riconosce anche il territorio ibleo e rispetto a cui è importante approfondire alcuni aspetti. Diciamo che la pandemia non ha creato questa disparità tra i generi, c’era già prima. La pandemia, però, li ha senz’altro accentuati. Molte donne, in provincia di Ragusa, hanno perso il lavoro (si calcola circa 160-170 donne dall’inizio della pandemia) mentre c’è un altro dato che ci deve fare riflettere. E cioè che, anche nel nostro ambito locale, le neo-madri hanno perso il lavoro il doppio dei padri. Significa che l’occupazione femminile è calata nel 2020 del 2,7% in provincia di Ragusa contro l’1,6% degli uomini. Ma in presenza di figli in età pre-scolare, sempre in provincia di Ragusa, le madri occupate sono scese del 5,8% contro il 2,8 dei padri. Insomma, chi ha compiti di cura familiare ha avuto il doppio di possibilità di andarsene da un’attività produttiva. Purtroppo, queste cifre testimoniano che questa della parità di genere nel mondo dell’occupazione è ancora una battaglia da vincere ovunque, anche da noi. Facciamo i conti, ogni giorno, con i residui di una cultura di un tempo che vorremmo metterci alle spalle in via definitiva, come affermato dal ministro della Salute Speranza”.
Cosa serve? Carasi non ha dubbi: “Anche nel nostro piccolo, in provincia di Ragusa, abbiamo bisogno di un’autentica svolta culturale e di politiche attive che cambino radicalmente l’accezione della donna ed il rapporto tra i sessi. E’ il momento di cambiare ora e le prospettive della fase finale della pandemia, con l’auspicio che i contagi non riprendano a salire più di tanto, potrebbe diventare il momento più opportuno per un percorso del genere”.