Per il grano al glifosato Pozzallo non è un porto sicuro, inchiesta della Procura di Catania
"I siciliani hanno diritto a consumare grano non nocivo, a dispetto delle convenienze e delle connivenze di chiunque, in quanto nei nostri porti continuano ad arrivare carichi di grano in genere proveniente dal Canada, dove è noto che viene fatto maturare artificialmente"
(3 febbraio 2020)
Di navi mercantili carichi di grano canadese, possibilmente trattato con glifosato (pratica consentita nello Stato nordamericano), ne sono approdate tante negli ultimi tempi al porto di Pozzallo e, in alcuni casi, sono state sequestrate per gli accertamenti necessari. Solitamente è destinato alle imprese molitrici di varie province siciliane, compresa Ragusa, che preferiscono il prodotto a quello locale perché più adatto nelle fasi di lavorazione della pasta, anche se il glifosato in Italia e in altri paesi dell’Ue è vietato perché nocivo alla salute.
Il tema, da oggi, è materia di un’inchiesta penale della Procura di Catania cui è stato presentato un esposto avente ad oggetto l’introduzione di grano straniero non controllato nel circuito produttivo alimentare siciliano. Il fenomeno peraltro suscita allarme anche per la mancanza di laboratori autorizzati al controllo di questo grano in Sicilia.“I siciliani hanno diritto a consumare grano non nocivo, a dispetto delle convenienze e delle connivenze di chiunque – afferma l’autore dell’esposto, Salvo Fleres, coordinatore di Siciliani verso la Costituente– in quanto nei nostri porti continuano ad arrivare carichi di grano in genere proveniente dal Canada, dove è noto che viene fatto maturare artificialmente, attraverso l’uso del glifosato. Non siamo noi a scoprire quanto ciò possa nuocere alla salute, dato che l’I.a.r.c, l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’O.m.s. ha catalogato il glifosato tra le sostanze potenzialmente cancerogene”.
Una preoccupazione crescente si è diffusa proprio per l’assenza di organismi tecnici indipendenti e di laboratori pubblici terzi che possano eseguire analisi sul grano: “Stranamente – osserva Fleres – nessun ente pubblico in Sicilia è accreditato per l’analisi del grano, né l’Arpa, né le Università, né tanto meno l’Istituto regionale di Granicoltura, finanziato e controllato dalla Regione Siciliana, attraverso il competente assessorato. La richiesta è quella di valutare eventuali violazioni delle norme penali a tutela della salute pubblica, nonché della trasparenza e tracciabilità delle merci – conclude – e di disporre il sequestro del prodotto, sia per eventuali accertamenti, che al fine di evitare che venga immesso nel mercato, miscelato al grano siciliano, assumendone tale denominazione, con inganno notevole e relativo pericolo per il consumatore”.