Monterosso e il problema delle mucche vaganti: si aspetta la tragedia per risolverlo?
Reportage su un fenomeno antico mezzo secolo, nell'82 ci fu anche un omicidio
Una mucca uccisa con tre colpi di fucile a confine tra Giarratana e Monterosso. L’episodio è stato denunciato il 12 novembre scorso dall’Oipa e le autorità sono ancora in cerca dell’autore. Ma non si tratta di un caso isolato. Negli anni a Monterosso Almo le uccisioni di bovini si sono registrate di frequente e si tratta di un fenomeno che ha radici profonde e le cui cause vanno ricercate quasi in mezzo secolo di storia del paese montano. Il problema è più grave di quello che si possa pensare perché si trascina dietro, ormai da decenni, un vero e proprio disagio sociale culminato anche in vicende estreme come ritorsioni, faide familiari e perfino omicidi.
L’omicidio di Giovanni Burgio
Molti magari non lo sanno o l’hanno dimenticato, ma il 29 maggio del 1982 Monterosso si svegliò con la notizia di un brutale ed efferato omicidio avvenuto nella serata precedente in contrada Calore, a pochi chilometri dal centro abitato. L’allevatore Giovanni Burgio, di 49 anni, venne freddato da un colpo di fucile a pallettoni che lo colpì dritto al cuore. Ad ucciderlo fu un 38enne del posto al culmine di una lite per questioni di interessi legati al pascolo abusivo e terreni confinanti. Stando al racconto dell’uomo, che già l’indomani confessò il delitto, tra Burgio e la sua famiglia c’erano delle questioni che si trascinavano da tempo legate al pascolo abusivo e anche all’acquisto di un terreno conteso. Quella sera Burgio incontrò quello che poi sarebbe stato il suo assassino e che si presentò all’appuntamento accompagnato dal padre 70enne per discutere dell’ennesimo sconfinamento di animali di proprietà dell’allevatore. Nacque una accesa discussione e, stando al racconto dei due rimasti in vita e come accertato dalla magistratura, Burgio sferrò un colpo di tubo di ferro contro l’anziano tentando poi di colpire anche il figlio dell’uomo che, invece, dopo aver schivato il colpo, imbracciò il fucile e sparò. I due, quindi, confessarono l’omicidio e difesi dagli avvocati Enzo Trantino e Angelo Campanella, portarono avanti la tesi della legittima difesa, tesi confermata nei tre gradi d giudizio. Per la giustizia il 38enne sparò per difendere sé stesso e il padre.
Le mucche continuano a vagare indisturbate
Quell’episodio dell’82 portò alla risoluzione del fenomeno del pascolo abusivo? Sono state decine le riunioni istituzionali, così come gli appelli e le interrogazioni parlamentari, ma il problema non è mai stato risolto. Dal bianco e nero al colore, sono cambiate le epoche, lo Stato ha perfino vinto dissidenti ed estremisti, ha fatto passi da gigante nella lotta alla mafia, ma le mucche a Monterosso continuano a vagare indisturbate continuando a distruggere i terreni privati e non mancando di fare, come dimostrano le foto, qualche capatina in centro città.
Negli anni il fenomeno del pascolo abusivo ha creato altissime tensioni sociali che hanno portato anche ad azioni eclatanti, come quella messa in campo nell’agosto del 2009 da Domenico Scollo, ormai esausto dal vedere i suoi terreni devastati dai bovini vaganti, sprovvisti delle marche auricolari e quindi ufficialmente senza un padrone (ma non è così), ha deciso di incatenarsi a fianco del palazzo comunale di Monterosso Almo.
Quella protesta fruttò una riunione del Comitato per l’Ordine Pubblico presso la Prefettura di Ragusa, una serie di interrogazioni parlamentari (presentate nel corso degli anni ad esempio dai deputati Ammatuna e Dipasquale), una sfilza di ordinanze sindacali, ma sempre con risultato pari allo zero. Nel corso degli anni ci sono state anche sequestri e denunce da parte dei Carabinieri. Le mucche, che non appartengono solo a proprietari di Monterosso, ma che sono lasciate andare anche dai cosiddetti “montagnesi” (gli allevatori del calatino), continuano però a vagare provocando un danno economico enorme agli agricoltori del posto, ma anche agli automobilisti. Con i bovini che stanziano nelle strade, spesso anche sulla Statale, sono decine gli incidenti registrati e la tragedia sembra essere sempre dietro l’angolo.
Fu dopo l’ennesimo incidente, del quale rimase vittima una donna, che nel 2016 l’allora sindaco Paolo Buscema emanò un’ordinanza con la quale autorizzava le forze dell’ordine a sparare a vista alle mucche e agli ovini vaganti. Oggi l’ex sindaco ricorda che quell’ordinanza – che suscitò anche delle proteste tra gli animalisti – voleva essere sì una sorta di provocazione per smuovere le acque ed ottenere azioni concrete dalle istituzioni a più alto livello, ma non fu frutto dell’improvvisazione: la Giunta prese spunto da due ordinanze analoghe emanate da prefetture del Paese. Ad ogni modo l’ordinanza del Sindaco non ottenne gli effetti sperati ma anzi, fu anche male interpretata da molti cittadini che si sentirono autorizzati a sparare liberamente ai bovini per le strade. A 4 anni da quell’ordinanza, poi decaduta e annullata dalla Prefettura, a Monterosso nulla è cambiato, ma persiste sempre un problema di incolumità pubblica per i cittadini che continuano a trovarsi i bovini sotto le finestre e in mezzo alle strade. Il 10 novembre scorso a Ragusa si è tenuta una riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza convocata dal Prefetto per discutere della questione. Sono emerse tutte le criticità del fenomeno, ma anche una serie di idee per l’individuazione di una strategia comune per cercare di liberare una volta per tutte Monterosso dal problema delle mucche vaganti. Come si è compreso si tratta di un fenomeno antico e irrisolto, che parte da quando molti proprietari monterossani lasciarono le terre per cercare fortuna al Nord. Da quel momento gli allevatori ebbero “campo libero” lasciando pascolare il bestiame anche oltre i confini consentiti. Al loro ritorno i proprietari trovarono le terre devastate e a nulla sono servite le recinzioni e le altre protezioni del caso. Da allora è una continua guerra tra proprietari e agricoltori da un lato e allevatori dall’altro e non sono certo isolati i casi di giustizia fai da te con l’uccisione di bovini o di ovini. A questo si aggiunge poi la paura dei cittadini che, senza aspettarselo, si trovano delle mucche sotto casa o in mezzo alla strada rischiando di investirle. Tutto questo ha portato e sta portando ad una tensione sociale da non sottovalutare assolutamente. I proprietari degli animali non vogliono collaborare e, almeno fino ad oggi, non si è trovata una soluzione per sequestrare gli animali e metterli in sicurezza. Perché non riesce a risolvere il problema? Ricordiamo che prima dell’omicidio di Burgio, alla fine degli anni 40, a Monterosso, sempre per lo stesso problema, vi fu l’uccisione di un “Campiere” ad opera di un pastore. Bisogna aspettare la terza tragedia prima di intervenire? Sull’argomento ritorneremo nei prossimi giorni con una intervista al Sindaco di Monterosso…………..
Carmelo Riccotti La Rocca