“Momenti di vita locale”: il segreto del successo di chi racconta Ribera da 30 anni
Intervista al professore Francesco Mascarella, che, dall’alto della sua lunga esperienza, è osservatore privilegiato e attento ai cambiamenti, bussola e guida per molti giovani
(11 febbraio 2019)
Un giornale locale rappresenta al meglio la realtà cittadina ed i suoi avvenimenti, in un modo precluso ai media nazionali. A Ribera, da 30 anni circa, a raccontare fatti e storie ci pensa il settimanale “Momenti di vita locale”, il cui editore, il professore Francesco Mascarella, dall’alto della sua trentennale esperienza e in altrettanti come docente, è osservatore privilegiato e attento ai cambiamenti, bussola e guida per molti giovani.
“Momenti di vita locale” nasce nell’estate del 1989 per iniziativa di un gruppo di persone, tra cui il prof. Mascarella e molti studenti, che avevano pensato di fondare un giornale in maniera semiprofessionale, nonostante molti giornali di allora fossero spesso abbandonati. “Fu grazie alla possibilità di stampare per conto nostro che cominciammo, evitando di doverci servire presso tipografie esterne. L’idea – racconta Mascarella – nacque durante gli anni dell’avvento del computer, ci sembrò subito chiaro che questa nuova tecnologia ci avrebbe agevolato. Al contrario, raccogliere le informazioni necessarie agli articoli e redarli sarebbe stata ardua, sebbene avessimo compreso le capacità di questi apparecchi ancor prima che gli enti paesani come le scuole decidessero di acquisirli. Certamente, è stata soprattutto la nostra caparbietà a rendere questo giornale un punto di riferimento per Ribera”.
Da un lato il piacere di scrivere, dall’altro l’apprezzamento nei confronti della scrittura lucida di certi giornali ben fatti: è così che scatta la molla, e arriva la decisione di calarne uno nella realtà cittadina. “Riuscii a ritagliarmi del tempo per quella impresa – continua Mascarella – dopo aver già provato a cimentarmi in un mensile che ebbe vita breve. Si chiamava “Paesi”, e risultò velleitario per vari motivi: non c’era l’intento di autofinanziarsi, la sua esistenza dipendeva dai collaboratori, e più che un servizio alla comunità voleva solo recare la propria opinione. Si peccò anche di mancanza di attrezzature, tanto che bisognava affidarsi a tipografie esterne. Così, alle prime incomprensioni, il progetto fallì. Tuttavia, ebbi molto da imparare da quella prima esperienza e da quella scolastica, come docente di matematica, fisica e chimica, discipline che mi hanno dato l’obiettività necessaria per raccontare gli avvenimenti. Infatti, la scienza ci chiede di partire da delle premesse veritiere per dimostrare le nostre conclusioni, richiedendoci di farlo senza preconcetti, e mi pare che proprio questo manchi a coloro i quali hanno solo una conoscenza letteraria, giacché ogni tanto divagano. Da ciò la mia scelta di applicare un ‘metodo scientifico’ al giornalismo.
In trent’anni, quali cambiamenti ha notato nella società in cui vive?
Le persone non cambiano atteggiamenti, piuttosto cambia l’ambiente che le circonda: il benessere che ormai è dato per scontato porta i cittadini, ad esempio, a comprare macchine eleganti, sebbene siano pari in utilità a qualsiasi altra vettura; si ricerca il bene di consumo. Se non altro, è possibile come non mai avvicinarsi alla cultura, sempre per merito della tecnologia. Tramite un cellulare o un computer, possiamo decidere se assistere ad una rappresentazione teatrale o ad un concerto, se vedere un film oppure leggere un libro, quando fino a pochi anni fa erano gli abitanti delle grandi città a beneficiare di tutto questo. Ma anche qui a Ribera il mondo della cultura inizia a farsi sentire: sono ormai spesso proposte stagioni teatrali ed esibizioni culturali, e per fortuna non mancano i ragazzi.
Torniamo al settimanale: quale funzione gli si è voluta dare?
Essenzialmente quella di un ‘giornale di servizio’, poiché la comunità è partecipe: spesso sono le associazioni, gli enti o gli studenti a fornirci articoli e fotografie da pubblicare, cosicché rispondiamo al bisogno dei concittadini di far sentire la loro voce, senza filtri. E’, inoltre, importante il fatto che noi del giornale non abbiamo mai chiesto sovvenzioni da enti pubblici, rimanendo quindi indipendenti in tutto, compresa la scelta degli argomenti, per merito di coloro che lo comprano e delle aziende e attività che decidono di occupare uno spazio pubblicitario al suo interno. Riusciamo. in tal modo, ad arrivare alla comunità non solo tramite gli edicolanti, ma anche con mezzi innovativi come internet: chi vuole, può leggere il giornale sul proprio computer, abbonandosi. Oltretutto, tentiamo di supportare la proliferazione dei testi rendendoci anche editori, infatti entriamo in contatto con coloro che vorrebbero far conoscere un proprio testo, sempre allo scopo di far arrivare la cultura alla città.
Come si svolge la stesura di ‘Momenti di vita locale’?
E’ quasi tutto concentrato nei primi tre giorni della settimana, ovviamente per merito delle nuove tecnologie. Un tempo, usando macchine offset e matrici, si perdevano molti giorni. Oramai, facciamo in modo che il lunedì e il martedì siano dedicati alla ricerca di informazioni per gli articoli, alla loro scrittura e all’integrazione di quelli che ci vengono mandati, così il giornale il martedì sera è già redatto. Il mercoledì, partendo da una copia digitale, stampiamo le copie fisiche, che constano di una ventina di pagine ciascuna, fascicolate e spillate da noi stessi. Dopodiché, le consegniamo ai rivenditori e agli abbonati. Per quanto riguarda gli abbonati all’edizione digitale, loro hanno il vantaggio di poter vedere il giornale a colori, cosa che la versione cartacea non consente per contenere i costi. Il mondo digitale ci ha consentito di arrivare in modo immediato ai lettori, che sono a conoscenza degli accadimenti pressoché mentre sono in corso. I miei collaboratori sono prettamente i cittadini: non è strano che il medico che ha compiuto un intervento arduo o l’avvocato che ha affrontato un caso ostico ci contattino per mettere la comunità al corrente. Alcune volte riceviamo scritti già completi, altre volte sono io con qualche collaboratore a creare l’articolo. In tutto sono cinque, ma, essendo il giornale semiprofessionale, offrono il loro aiuto per passione: si occupano della ricerca di notizie e scrivono di ciò che vogliono. Io sono una sorta di ‘filtro’: mi occupo di saggiare la validità degli spunti, della stesura e ridefinizione degli articoli, senza per questo impormi.
Vede i giovani coinvolti nella vita cittadina e del giornale?
Spesso si rimprovera ai giovani di oggi di essere svogliati e poco volitivi. Io credo che cambino le apparenze, ma non la sostanza: se il mondo degli adulti trascura i giovani, è normale che alcuni appaiono in tal modo. Certuni sembrano dimenticare che l’istruzione media è aumentata. I ragazzi hanno lo stesso piacere nel fare le cose che avevamo noi della precedente generazione. Però, devo dire che a scuola notavo che solitamente le ragazze erano più attente dei maschi. Ad ogni modo, giovani volenterosi ce ne sono parecchi, spesso sono loro stessi a contattare la sede del settimanale per informarci su cosa succede nelle loro scuole, e noi seguiamo da vicino il loro percorso scolastico. A preoccuparmi è, invece, la diminuzione del tempo che dedicano alla lettura, da imputare alla proliferazione di nuovi mezzi di intrattenimento. In compenso, scrivono di più, dato che ormai si preferisce inviare un messaggio piuttosto che chiamare. Sono soprattutto le attività scolastiche a spingere i ragazzi a scrivere sul giornale, trattando, ad esempio, di musica, attività sportive e rappresentazioni. Accade, talvolta, che vogliano scrivere di riflessioni proprie, e li lasciamo liberi di farlo, con l’attenzione rivolta alla realtà territoriale ma anche esterna, preferendo temi come il decoro urbano, lo svolgimento di festività paesane, l’ultimo scontro politico.
Come vede il futuro del giornale?
Non credo che ci sarà un aumento significativo di lettori, perché il nostro seguito è stabile e non mancano gli affezionati. Forse si diffonderà maggiormente il formato digitale, dato che molti lettori sembrano prediligere questo strumento. Devo dire, invece, che mi preoccupa constatare che i cosiddetti ‘lettori forti’ siano quasi tutti di età avanzata, mentre i giovani, quando leggono sul proprio cellulare le notizie, non sentono poi il bisogno di approfondire.
Salvatore Tavormina