Mediterraneo, un mare di naufragi e di morti. Ecco cosa è successo nelle ultime settimane
“La crescente perdita di vite umane nel Mediterraneo è una manifestazione dell’incapacità degli Stati di intraprendere un’azione decisiva per dispiegare un sistema di ricerca e soccorso quanto mai necessario”
(26 novembre 2020)
Due settimane fa l’equipaggio dell’ONG spagnola Proactiva-Open Arms ha effettuato un soccorso in condizioni estreme: più di 120 persone, tra cui donne e bambini, sono cadute in acqua quando lo scafo del gommone su cui stavano cercando di fuggire dalla Libia si è spezzato, a circa 30 miglia a Nord delle coste di Sabratha. 118 persone sono state soccorse e tratte in salvo a bordo della Open Arms, mentre 5 sono stati i cadaveri recuperati. Un neonato di 6 mesi, Yusuf (Joseph nei media italiani) è purtroppo deceduto a causa del naufragio, nonostante gli sforzi per rianimarlo da parte del team medico a bordo. L’ONG spagnola aveva richiesto un’evacuazione medica per il bambino e altri casi urgenti: su questo la procura di Agrigento ha aperto un’indagine. Yusuf è ora sepolto nel cimitero di Lampedusa. Il video straziante della madre alla disperata ricerca del suo bambino durante il soccorso ha fatto il giro del mondo ed è stato ampiamente condiviso sui social media.
Lo stesso giorno, l’equipaggio della Open Arms ha effettuato un terzo salvataggio, di 64 persone. Dopo due evacuazioni mediche, la Open Arms ha infine trasbordato, domenica 15 novembre, 255 sopravvissuti a bordo delle motovedette della Guardia Costiera Italiana al largo di Trapani. L’equipaggio della Open Arms è attualmente in quarantena per 14 giorni.
La nave spagnola è stata la prima della flotta civile europea a tornare nel Mediterraneo centrale dopo settimane di vuoto dei soccorsi. L’operazione di salvataggio dell’11 novembre in condizioni estreme ha mostrato al mondo quel che succede ogni giorno in quel tratto di mare. Ciò nonostante, le altre 7 navi ONG che di solito operano nella zona (la nostra Ocean Viking, Alan Kurdi, Sea Watch 3, Sea Watch 4, Mare Jonio, Louise Michel, Aita Mari) sono ancora bloccate a terra da fermi amministrativi.
Quasi 100 persone sono annegate al largo della Libia in un solo giorno
Appena un giorno dopo il salvataggio critico da parte della Open Arms, almeno 74 persone sono morte nel naufragio di una imbarcazione che trasportava almeno 120 persone al largo di Khoms, in Libia. 47 sopravvissuti sono stati portati a riva dai pescatori locali e dalla Guardia Costiera libica. È stato il secondo naufragio mortale di quella settimana, perché già il 10 novembre, 13 persone erano annegate dopo che la loro imbarcazione si era capovolta, mentre 11 sopravvissuti erano stati riportati in Libia dalla Guardia Costiera libica (ultimo Sguardo sul Mediterraneo #17).
Ma la catena dei naufragi non si ferma qua: lo stesso giorno, Medici Senza Frontiere ha riferito di un altro naufragio in cui almeno 20 persone hanno perso la vita, portando il bilancio delle vittime nel Mediterraneo centrale a quasi 100 morti in meno 24 ore. Solo 3 donne sono sopravvissute e hanno raccontato l’accaduto allo staff di MSF in Libia.
Sono quindi almeno 4 i naufragi verificatisi in meno di 72 ore nella settimana dal 9 al 15 novembre, incluso quello che ha portato al salvataggio critico condotto da Open Arms. Alla luce di queste ripetute tragedie, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha chiesto un cambiamento nell’approccio alla ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. “La crescente perdita di vite umane nel Mediterraneo è una manifestazione dell’incapacità degli Stati di intraprendere un’azione decisiva per dispiegare un sistema di ricerca e soccorso quanto mai necessario sulla rotta più mortale del mondo – ha dichiarato Federico Soda, capo missione dell’Oim Libia – Da tempo chiediamo un cambiamento nell’approccio, che ha dimostrato di non funzionare, nei confronti della Libia e del Mediterraneo. Non dovrebbero essere più riportate persone a Tripoli e dovrebbe essere istituito un meccanismo di sbarco chiaro e definito, a cui possano far seguito delle azioni di solidarietà degli altri Stati. Migliaia di persone vulnerabili continuano a pagare il prezzo dell’inazione, sia in mare che sulla terraferma”.
Intanto, 7 corpi sono stati ritrovati sulla costa libica la scorsa settimana e il progetto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), che tiene traccia dei morti e dispersi nel Mediterraneo, ha confermato il bilancio di 720 vittime nel Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno. Oltre a questo, continuano ad aumentare i respingimenti in Libia: tra il 10 e il 16 novembre 409 persone sono state intercettate in mare e riportate forzatamente in Libia. Un paese dove, dall’inizio di ottobre l’OIM riferisce “un’aumento della violenza, abuso e uso eccessivo della forza contro i migranti in alcune città costiere e nei centri di detenzione”. 2 migranti sarebbero stati uccisi e altri 2 feriti da colpi di arma da fuoco durante le proteste contro il loro arresto nei pressi di Sabratha all’inizio del mese scorso.
31 persone soccorse dalle autorità italiane dopo un naufragio al largo di Lampedusa
Nelle ultime due settimane, anche navi commerciali e autorità italiane sono state coinvolte in varie operazioni di soccorso nel Mediterraneo e nei pressi di Lampedusa. Il 12 novembre, l’equipaggio della nave Asso Trenta ha soccorso 76 persone in prossimità del giacimento petrolifero di Bouri, circa 60 miglia nautiche al largo della costa libica. La Guardia di Finanza e la Guardia Costiera italiana hanno effettuato diverse operazioni al largo di Lampedusa, una delle quali a seguito del naufragio di una barca che trasportava 31 persone, tutte tratte in salvo. Poco prima dell’incidente, 2 imbarcazioni con a bordo rispettivamente 186 e 12 persone, sono state scortate al porto di Lampedusa dalla Guardia di Finanza. Mentre, secondo la giornalista Angela Caponetto, 168 persone sono state soccorse dalla Guardia costiera italiana al largo di Lampedusa il 13 novembre scorso.
La situazione della Ocean Viking
La nostra nave ambulanza è bloccata in Sicilia da quattro mesi, a seguito di un’ispezione effettuata dalla Guardia Costiera Italiana. Il 23 novembre, dopo una nuova ispezione della Guardia Costiera italiana, la Ocean Viking ha ottenuto un permesso di viaggio esclusivo per raggiungere il cantiere navale di Augusta, dove eseguire lavori e le modifiche richieste in materia di sicurezza alla nave. Negli ultimi mesi ci è stato impedito di soccorrere persone in difficoltà in mare e il team di SOS MEDITERRANEE sta facendo del tutto per riprendere la sua missione salvavita il prima possibile. La gente continua a fuggire via mare, su imbarcazioni non adatte alla navigazione e sovraffollate, rischiando la vita per cercare sicurezza. L’elenco dei naufragi si allunga nel Mediterraneo centrale con il passare dei giorni e dei mesi. Sono urgentemente necessari mezzi di soccorso per evitare ulteriori perdite di vite umane.