La SIS spa in attesa di una ricapitalizzazione
La Società Interporti Sicilia a un passo dalla liquidazione spera in un salvataggio del Governo regionale
Lo scorso 30 aprile con un’assemblea la Società Interporti Sicilia spa, conosciuta come Sis, ha nominato il suo nuovo Presidente: fuori Alessandro Albanese dentro Benedetto Torrisi, professore associato in Statistica Economica all’Università di Catania. Di fatto, ancora, in attesa di completare una serie, naturale, di passaggi burocratici su quella sedia non si è ancora seduto. Quando varcherà le porte degli uffici avrà subito una gatta da pelare; la necessaria ricapitalizzazione societaria.
Ma cominciamo dall’inizio; cerchiamo di spiegare a chi di SIS spa non ne ha mai sentito parlare cosa sia e quale siano le sue competenze all’atto della costituzione.
La Società degli Interporti Sicilia spa, meglio nota come SIS spa è definita dal legislatore come società di scopo con l’obiettivo di attuare l’accordo quadro fra la Regione siciliana, lo Stato e appunto la Sis per gestire i fondi ricevuti dal CIPE per la realizzazione di Grandi Opere.
In soldoni la SIS spa opera all’interno del settore delle Infrastrutture e dei Trasporti e ha come oggetto sociale la realizzazione e la gestione di un interporto a Catania; la realizzazione e la gestione di un interporto a Termini Imerese, la realizzazione e la gestione di altri interporti, autoporti, autoparchi, centri merci, piattaforme logistiche e la promozione, l’attuazione e la gestione di iniziative e servizi nel campo del trasporto delle merci, compresi il sistema logistico e qualsiasi altra attività comunque strumentale, complementare o connessa. A costituire la società è la Regione siciliana (20,5%); il Comune e la Provincia di Catania, la Camera di Commercio e l’Ast (12%); il Comune di Termini Imerese (1,3%); l’Ente Autonomo Porto di Palermo (7,8%); , i Consorzi Asl di Palermo e di Catania (3,6% e 7,8%); le Camere di Commercio di Palermo e di Siracusa (3% w 0,4%; il Consorzio Asi del Calatino (0,3%) e quella che fu la Provincia di Palermo (7,9%).
La situazione di Termini Imerese è, inutile negarlo, ferma al punto di partenza. Tre anni fa è stato espletato un bando di gara vinto dalla Technics ma, poco tempo dopo, è nato un contenzioso per cui la Società edile catanese è stata costretta a rinunciare all’incarico anche in virtù di una sentenza del Tar che a ragione alla Sis spa, libera di indire un nuovo bando, di fatto escludendo l’impresa di costruzioni catanese che chiedeva un risarcimento danni. La fattività di un nuovo bando è, purtroppo, legata a quella che, ormai, sembra essere una necessaria ricapitalizzazione da parte della Regione siciliana. Un intervento senza il quale la SIS spa, codice civile alla mano, non potrebbe andare avanti e si aprirebbe un capitolo doloroso quale quello della liquidazione.
Nell’ultimo bilancio approvato, depositato alla Camera di Commercio di Palermo, è scritto nero su bianco: la società senza un intervento di sostegno sul capitale iniziale sarà costretta a chiudere i battenti. Dalle stanze e dai corridoi della Regione, stando alle indiscrezioni, sembrerebbe però che le intenzioni di salvare la società ci siano tutte e che sia, solo, questione di capire i tempi e i modi. La ricapitalizzazione della SIS spa rilancerebbe l’attività societaria attraverso il bando di Termini Imerese con la rimodulazione del progetto e sbloccherebbe le due opere concluse a Catania (l’Interporto e il Polo Logistico), di fatto i lavori sono stati portati a termine, che però stante il conflitto con la Tecnics non sono state, ancora oggi, consegnate.
Non resta che attendere, dunque, un segnale da parte della Regione; un salvagente che eviterà alla SIS spa di perdere le somme destinate alla realizzazione dell’Interporto di Termini Imerese (circa 60 milioni di euro) sommato al rischio concreto che tutto ciò, precedentemente, utilizzato debba essere restituito e, in ultimo, la liquidazione della Società.
C. L.