La leggenda del pianista…alla fermata della metropolitana di Catania!
Ruben, comisano di 22 anni, è il giovane e talentuoso musicista protagonista di un video diventato virale dopo aver eseguito Bohemian Rhapsody sotto piazza Stesicoro. "La vita è imprevedibile - dice - ed è bella proprio per questo"
(22 febbraio 2019)
Decine di migliaia di visualizzazioni, tantissime condivisioni, una pioggia di commenti entusiastici, apprezzamenti da ogni parte d’Italia. Da quando ha suonato alla fermata Stesicoro della metropolitana di Catania, i primi di febbraio, tutti si chiedono chi sia il misterioso pianista che incanta sulle note di Bohemian Rhapsody, portando un po’ di arte e bellezza in un luogo che si attraversa quasi sempre di fretta, distrattamente, con superficialità. Noi siamo riusciti a rintracciarlo e ad intervistarlo, e abbiamo scoperto che è di Comiso, ha 22 anni e suona da quando ne aveva 3.
Ruben Micieli, questo il suo nome, studia pianoforte all’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania sotto la guida del Maestro Giovanni Cultrera, dove, dopo la triennale, sta ultimando la specialistica. Poi sogna di andare via, nel nord Italia o in qualche importante capitale europea, per realizzare il duplice sogno della carriera di concertista e compositore, o, in alternativa, di direttore d’orchestra. Si definisce “amante e curioso della musica e dell’arte in generale, impaziente di aprire i propri orizzonti il più possibile” e “Bohemian Rhapsody”, quel giorno, non lo aveva neanche provato né messo in scaletta. La decisione di suonare il capolavoro dei Queen (rilanciato dal film di Bryan Singer vincitore di due statuette ai Golden Globe Awards e candidato agli Oscar in ben cinque categorie), l’ha presa solo pochi minuti prima, d’istinto. Del resto, l’iniziativa all’interno della quale si inseriva il suo mini live, promossa dalla direzione di Ferrovia Circumetnea in collaborazione con l’Istituto Bellini, con l’obiettivo di rendere Catania ancora più bella e vivibile, prevedeva esclusivamente un repertorio classico e Ruben, che a novembre è arrivato secondo al Franz Liszt Piano Competition di Weimar, in Germania, si era esercitato solo sulle proprie composizioni e sui grandi della storia, da Liszt a Chopin. Poi l’ispirazione.
“Non proponevo Bohemian Rhapsody davvero da molto tempo – racconta – ma ho deciso di azzardare e, per fortuna, è andata più che bene. Ho voluto fare questo piccolo esperimento per vedere cosa succedeva. Il risultato è stato incredibilmente emozionante, anche se non è la prima volta che suono in luoghi simili. L’anno scorso, su mia iniziativa, ho suonato per quasi un’ora all’aeroporto di Roma Fiumicino e anche in quell’occasione in tanti sono rimasti ad ascoltare per tutto il tempo”. Timido e discreto, Ruben ammette che la musica lo ha aiutato moltissimo ad uscire dal guscio e che l’unica cosa che conta per lui è di riuscire a trasmettere qualcosa al suo pubblico. “Non mi aspetto mai nulla, voglio solo regalare emozioni. Il mio motto è Carpe Diem, anche se mi riconosco ancora di più nel detto, tutto siciliano, ‘Comu veni si cunta’! La vita è imprevedibile, ed è bella per questo. Infatti non immaginavo che avrei avuto tanto successo, e anche i miei sono increduli”.
Il percorso di studi di Ruben inizia a Comiso, dove un’insegnante lo segue fino a 9 anni tra tastiere e pianoforte. Poi il passaggio a Modica, sotto le direttive del Maestro Giovanni Cultrera, infine Catania. In mezzo, la Rachmaninov Academy, con masterclass di Violetta Egorova, due cd incisi (per KNS Classica, con musiche di Liszt, Chopin, Eliodoro Sollima, e per A2DV Generation con l’integrale degli studi di Chopin), il perfezionamento in Portogallo, all’Academia Internacional de Mùsica “Aquiles Delle Vigne”, dove a seguirlo è il maestro argentino in persona, e una lunga serie di prestigiosi concorsi e vittorie in tutta Europa. Sempre con il massimo dei voti, sempre brillante, un talento naturale in costante crescita e in continua evoluzione.
Ruben, in una recente intervista hai dichiarato che vorresti conciliare il passato con le nuove tendenze della musica contemporanea, come l’elettronica. E’ possibile?
Siamo in un’epoca in cui si tende a mischiare tutto, e l’idea sarebbe quella di aggiungere al mio stile compositivo, che è molto classico, una nota rock, con strumenti come la batteria o la chitarra ed effetti sonori riproducibili grazie al digitale. Del resto, qualche esperimento lo faccio già a casa. Mio fratello, che è più piccolo di me, suona la chitarra.
Quindi la vena musicale non l’hai ereditata solo tu…
No, l’amore per la musica arriva dal nonno materno che amava il sassofono e lo ha trasmesso sia a mia madre che a mia zia, e anche mio padre si diverte di tanto in tanto a strimpellare qualcosa. Io ho ereditato lo stile di mamma, amante del pianoforte e del sax, mio fratello quello di papà. Insomma, abbiamo le note nel dna. Del resto, per iniziare a studiare già da piccoli bisogna avere dei genitori sensibili in tal senso, disposti a fare molti sacrifici per le tue lezioni e i concerti.
Lasciamo per un attimo da parte la musica: coltivi altre passioni nel tempo libero?
A dire il vero non ne ho molto, soprattutto in questo periodo, e quando riesco a ritagliarmelo preferisco riposare e guardare qualche serie tv. E poi mi piace molto giocare a calcio o guardare le partite, però non tifo per una squadra in particolare, amo solo il calcio giocato bene.
La provincia di Ragusa ha due pianisti dotati di un enorme talento a soli 10 km di distanza. Hai mai conosciuto Giuseppina Torre?
Conoscere è una parola grossa, ma naturalmente so chi è, e ho avuto il grande piacere di ascoltarla una volta al teatro Donnafugata di Ragusa. Sono felice per la bella carriera che sta facendo a livello mondiale, ma non ho ancora avuto il piacere di parlarle o di lavorare con lei.
La tua carriera di compositore quando inizia? Pare che ci sia un simpatico aneddoto a questo proposito…
Scrivo da quando avevo 10 anni, e la mia prima composizione è nata da una brutta arrabbiatura nei confronti di mia mamma. Ho scaricato tutto nella musica ed è uscito questo pezzo che piace ancora oggi perché è davvero molto energico e accattivante. Si chiama Rapsodia in do minore, evidentemente la parola “rhapsody” mi porta proprio bene!
Com’è nata la tua partecipazione a questa iniziativa della Ferrovia Circumetnea?
Sono stato selezionato insieme ad altri ragazzi dell’Istituto Bellini, e mi è stato comunicato dal mio maestro Cultrera. Già altri ragazzi provenienti da varie parti del mondo si erano cimentati nei mesi scorsi. Quando è toccata a me, un amico ha girato il video. In passato ne avevo messi on line altri, ma nessuno aveva mai riscosso un simile successo. Forse perché si rivolgevano ad una fetta di pubblico ristretta, che è quella che ama la musica classica, mentre questo è trasversale e cavalca l’onda emotiva del film.
A proposito, domenica sera è in programma la cerimonia di consegna degli Oscar. Immagino che farai il tifo per Bohemian Rhapsody!
Assolutamente si! L’ho visto due volte e spero che si aggiudichi tutte e cinque le statuette, soprattutto quella di miglior attore per Rami Malek che è stato autore di una performance straordinaria. Grazie al cielo è uscito questo film, e una generazione intera sta avendo la possibilità di conoscere Freddie e se ne sta innamorando. In fondo, i Queen non appartengono nemmeno alla mia generazione, ma li ho sempre amati perché molto vicini alla classica e all’opera. Erano, e sono, grandissimi musicisti, e le loro non sono normali canzoni. Bohemian Rhapsody è musica classica allo stato puro, ma con un tocco di contemporaneo. Non ricordo nemmeno come e quando mi sono avvicinato ai Queen, la loro musica è sempre stata nella mia vita, ma a scuola ho imparato a conoscere tutta la discografia. Li adoro e sono felice per questo nuovo momento di gloria che stanno vivendo.
Guarda il video dell’esibizione di Ruben Micieli in metropolitana, a Catania.
Valentina Frasca