Italiani razzisti? A Siracusa l’aggressione ad un gambiano, e abbiamo cercato di capirne di più
Per Adriana Drago, insegnante e sindacalista, "stiamo ripercorrendo a ritroso anni di lotte per la dignità e i diritti umani". Per la presidente di Arci, Simona Cascio, "ad un’Italia arrabbiata e violenta, si deve aggiungere la parte silenziosa che si sente estranea a questo clima d’odio"
(22 febbraio 2019)
Da Milano a Foligno fino a Siracusa, gli Italiani sono diventati razzisti o lo erano già sommessamente quando il populismo non aveva ancora raggiunto gli scranni del parlamento? L’interrogativo è d’obbligo dopo settimane e fiumi di parole spesi sul ritardato approdo delle navi Diciotti e Sea Watch, cariche di migranti salvati nel Mediterraneo, e gli ultimi inquietanti episodi che hanno visto protagonisti, loro malgrado, cittadini stranieri, anche in tenera età, umiliati ed insultati per il colore della pelle. A Milano scritte razziste contro una famiglia che ha adottato un ragazzo senegalese, la cui madre si è rivolta protestando al ministro Salvini, il quale ha pensato bene di risponderle: “Rispetti la richiesta di sicurezza degli italiani”. A Foligno un insegnante, secondo quanto denunciato dai genitori di un alunno, costringe il bimbo in un angolo e rivolgendosi agli altri dice: “Guardate quanto è brutto”.
A questi episodi, riportati dalle cronache nazionali, si unisce tristemente anche Siracusa, con l’aggressione al giovane Lamin Camara, un ragazzo gambiano di 19 anni, insultato e minacciato con un coltello appena uscito dall’azienda per cui lavora da un siracusano in stato di ebbrezza, al grido di “Nero bastardo ora ti ammazzo”. Ci siamo chiesti se quanto accade da nord a sud corrisponda davvero al reale sentire degli Italiani o, al contrario, si tratti di pensieri indotti, o, se volete, legittimati, dal continuo bombardamento mediatico che una certa politica, innegabilmente populista (o, come va di moda oggi, “Sovranista”) diffonde tramite social e giornali.
“Ho sentito proprio oggi la notizia al telegiornale del bambino di Foligno umiliato dal maestro perché nero, – racconta Adriana Drago, insegnante e sindacalista siracusana – e dire che mi sento basita non rende assolutamente l’idea dei sentimenti che si agitano dentro di me. Da insegnante, ritengo che questo Maestro non sia in grado di stare in una classe e di aver a che fare con bambini o ragazzi: dovrebbe cambiare mestiere. Più in generale penso, assistendo a questi episodi, che è come se la gente avesse avuto la liberatoria per esprimere ciò che aveva dentro, e questo mi spaventa. Così facendo, – conclude – stiamo ripercorrendo a ritroso anni di storia di lotte per la dignità e diritti umani. Noi adulti di riferimento, insegnanti e genitori, dobbiamo salvaguardare questi ragazzi, ma parlando in questo modo non facciamo altro che uccidere il loro futuro”.
All’allarme di Adriana Drago si aggiunge la testimonianza della presidente di Arci Siracusa, Simona Cascio, che con l’aiuto ai migranti e nel volontariato, speso sul territorio al servizio dei più deboli, ha accumulato una lunga esperienza da “militante”. “Agli italiani è stato raccontato per mesi e mesi che l’arrivo degli immigrati sulle coste italiane non solo costituisse un’emergenza, ma che il loro mantenimento andasse a gravare sulle casse di Stato e comuni, a scapito di disoccupati e famiglie italiane in difficoltà. Ecco il perché di certe reazioni. Prendi per esempio il caso di Milano, ad una mamma che chiede rispetto per il figlio adottivo. Un Ministro della Repubblica risponde che sul piatto della bilancia bisogna mettere anche le istanze degli italiani, e un ragionamento del genere non fa altro che legittimare certi atteggiamenti. Di contro, però, la mia visione della questione rimane positiva. Sono convinta, e la mia esperienza lo conferma, che ad un’Italia arrabbiata e violenta “da tastiera”, e purtroppo sempre più spesso anche nella vita reale (a Siracusa il recente caso di Lamin lo conferma), si deve aggiungere la parte silenziosa di quegli italiani, e siracusani in questo caso, che si sente sempre più estranea a questo clima d’odio. Quello che mi sorprende di più in tutto questo, – continua Cascio – è che nell’immaginario collettivo di certa gente noi volontari veniamo sempre accusati di essere “buonisti” solo con gli stranieri. Niente di più falso. Chi conosce la storia dell’Arci sa bene che ci adoperiamo da sempre senza alcuna distinzione per aiutare tutti i soggetti che ne facciano richiesta, sposiamo diverse cause lavorando in rete con Legambiente, Libera, Auser, Astrea e tutta una serie associazioni del terzo settore, nel campo della disabilità, della violenza sulle donne, per la difesa dei diritti, per la legalità e potrei continuare ancora per molto. La verità è che, sostanzialmente, questa partita si gioca sull’ignoranza della gente, e più precisamente sulla mancanza d’informazione che molti hanno”.
A questo proposito, la presidente Arci conclude la nostra chiacchierata con alcuni dati significativi sulle numerose richieste di collaborazione giunte in sede da parte di famiglie siracusane o singole persone per fornire aiuto o supporto logistico agli immigrati, specie nel periodo caldo delle manifestazioni pro Diciotti e Sea Watch: tante voci d’aiuto, ma grande modestia nel voler mantenere la riservatezza. E poi l’esperienza del registro dei residenti che, dal 2010, è in funzione presso l’associazione per aiutare quanti, a vario titolo, si trovano nella condizione di essere senza fissa dimora. “Non potete immaginare quante persone si sono offerte di prestare aiuto, specie all’arrivo di migranti minori non accompagnati. E’ una moltitudine silenziosa ma molto generosa, e per me rappresenta il vero spirito dell’accoglienza italiana. A chi dice che aiutiamo solo gli stranieri do ancora un dato: – conclude – dal 2010 al 2016, i domiciliati all’Arci, per lavoro o altre motivazioni, erano prevalentemente stranieri, dal 2016 abbiamo invece notato che le richieste italiane crescono esponenzialmente. Ad oggi, il dato dei residenti si aggira intorno ai 40 soggetti, e molti sono siracusani”.
Nadia Germano Bramante