Iniziati i trasferimenti dal Cara di Mineo. Il sindaco Mistretta: “Salvini non si dimentichi di noi”
Il primo autobus è andato via con a bordo 25 migranti, destinazione Trapani. Altri 25 sono stati divisi tra CSA delle province di Siracusa e Ragusa
(7 febbraio 2019)
Come annunciato, sono iniziati questa mattina i primi trasferimenti dal Cara di Mineo, il più grande d’Europa. Il primo autobus è andato via con a bordo 25 migranti, destinazione Trapani. Altri 25 sono stati divisi tra CSA delle province di Siracusa e Ragusa. Sono tutti uomini non sposati, mentre, in questa prima fase, i trasferimenti non riguarderanno i nuclei familiari con minori e le persone vulnerabili o titolari di protezione umanitaria.
I trasferimenti sono stati programmati ogni 10 giorni, in gruppi di 50. Quindi le operazioni continueranno il 17 febbraio e il 27. In ogni caso, si chiude entro il 2019. Il sindaco di Mineo, Giuseppe Mistretta, ha chiesto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di non dimenticarsi di questo territorio e di non spegnere i riflettori su di esso, anche perché la chiusura del Cara comporterà uno svuotamento della città e la perdita di numerosi posti di lavoro per giovani del posto e non.
Lo sgombero dei migranti divide letteralmente la città fra favorevoli e contrari. Questi ultimi si dicono preoccupati, oltre che per le ricadute occupazionali e in termini di visibilità, anche per le conseguenze sulla formazione delle classi scolastiche e sulle tasche di molti operatori economici. Preoccupazione è stata espressa anche dal direttore della struttura Francesco Magnano: “Nel nostro Paese ci sono 600mila persone che hanno perso non solo il diritto all’accoglienza, ma anche lo status. Sono degli zombie che vivono nel nostro paese, e, se prima non daremo risposte al popolo italiano per la loro presenza nelle nostre campagne e nelle nostre città, sarà inammissibile continuare a fare arrivare flussi migratori dalla Libia e dall’area Sub-Sahariana. A queste 600mila persone dobbiamo dare risposte nel più breve tempo possibile”.
Valentina Frasca