In memoria di Peppino Impastato, a 42 anni dalla sua morte, l’elogio alla bellezza contro paura e omertà
La notizia della morte del giornalista e attivista politico, che avvenne la notte tra l’8 e il 9 maggio, la mattina seguente passò addirittura in secondo piano poiché, proprio in quelle ore, veniva restituito il corpo senza vita di Aldo Moro
(9 maggio 2020)
Il 9 maggio l’Italia non ricorda solo il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ma anche l’uccisione per mano mafiosa di Peppino Impastato, giornalista e attivista politico che, dalle frequenze di Radio Aut, denunciava le collusioni tra i mafiosi ed i “colletti bianchi”. Impastato, dopo diverse minacce per essersi candidato alle elezioni locali di Cinesi nelle liste di Democrazia Proletaria, veniva brutalmente ucciso dalla mafia. Gli esecutori per depistare le indagini, posizionaro il suo corpo sulla linea dei binari della ferrovia Trapani-Palermo, e lo fecero saltare con un carica di tritolo, così da innescare un suicidio e offendere l’immagine pubblica di Peppino, che aveva fatto della sua vita una continua lotta alla mafia. Nonostante tutto, alle elezioni, i cittadini di Cinisi votarono lo stesso Peppino, riuscendo a farlo eleggere simbolicamente, come consigliere comunale.
Oggi il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ha voluto ricordarlo con un post su Facebook: “Morire da testimoni in un mondo che ti rifiuta e ti sacrifica: bello, rivoluzionario, enorme, ma triste. Ricordare eroi serve nella misura in cui aiuta a riconoscere le proprie colpe ed ad indicare nettamente il proprio dovere». E poi: “Non dimenticare significa anche non sottrarsi al dolore della memoria. Riconoscere di avere necessità di eroi significa aver coscienza di quanto ancora si debba fare. E studiare, perché se Peppino Impastato è oggi ricordato come uno dei pochi rivoluzionari italiani lo si deve alla sua volontà di capire, di analizzare, di studiare appunto”.
L’elogio della bellezza, per altro riportato anche nel film I cento passi sulla vita e il sacrificio del giovane giornalista e scrittore palermitano, aiutano a dare un quadro di maggiore completezza alla figura di un eroe che per molti anni fu quasi dimenticato, basti pensare al fatto che la notizia della sua morte, la mattina del 9 maggio, passò in secondo piano perché in quelle stesse ore venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro.
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore“.