In Aula all’Ars, tra le polemiche, il ddl su parlamentari e massoneria
E' iniziata la discussione sul testo della legge proposta da Claudio Fava che obbliga a dichiarare l'appartenenza a logge
(27 settembre 2018)
Al via ieri pomeriggio nell‘Aula di Palazzo dei Normanni il ddl che obbliga i parlamentari a dichiarare l’eventuale affiliazione a logge massoniche, testo approvato all’unanimità dalla Commissione regionale antimafia guidata da Claudio Fava.
Approdato a Sala d’Ercole, però, il testo non ha fatto registrare lo stesso consenso che aveva incassato in commissione. Tutti i parlamentari intervenuti, in particolare, i centristi dell’Udc hanno contestato parti del ddl, soprattutto l’articolo 2, che dà potere al presidente dell’Ars, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, di stabilire una sanzione per il deputato che non dichiari l’appartenenza alla massoneria entro 45 giorni dall’insediamento. Sarebbe, intanto, pubblicato sul sito dell’Ars il nome del parlamentare che non abbia depositato la sua esplicita dichiarazione.
Critico anche l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano, che comunque ha assicurato il sostegno del governo. Per l’assessore “si tratta di un limite alla libertà di ogni singolo parlamentare di atteggiarsi come crede. Sono certo che Fava individuerà un meccanismo di compensazione per evitare quella gogna mediatica a cui possiamo essere sottoposti“. Sulla stessa lunghezza d’onda la capogruppo centrista Eleonora Lo Curto e il deputato Udc, Vincenzo Figuccia.
Claudio Fava, dal canto suo, ha difeso in Aula il ddl: “Meglio dire non voto questa legge, piuttosto che trasformarla in un fumetto. Non stiamo parlando dei boy scout o delle giovani marmotte, ma dell’affiliazione a una loggia massonica dove vigono due principi in conflitto con quelli del dovere del parlamentare che sono la segretezza e l’obbedienza – ha detto Fava-. Entrambi possono entrare in conflitto con il giuramento che abbiamo fatto. Non dobbiamo porci il problema dell’utilità della trasparenza, ma rispettare il dovere della trasparenza che ci è imposto, è in capo ai nostri obblighi e rappresenta uno steccato“.
Per il capogruppo di #DiventeràBellissima, Alessandro Aricò, invece, il testo necessita di una estensione dell’obbligo di dichiarazione che coinvolga anche gli alti burocrati della Regione e i presidenti delle società partecipate.
L’Ars ha approvato il passaggio agli articoli e stabilito il termine per gli emendamenti domani entro le 12. L’Aula terrà seduta martedì 2 ottobre alle 16. (G.C.)