Il piccolo miracolo della banca del sangue di Ragusa: “Ecco come siamo diventati un’eccellenza nazionale”
Intervista al direttore del Servizio Trasfusionale dell'ASP iblea, Giovanni Garozzo
E’ di qualche giorno fa il raggiungimento dell’importante traguardo di 20mila persone con gruppi sanguigni rari tipizzati dalla Banca Regionale dell’UOC SIMT – Servizi di immunoematologia e medicina trasfusionale dell’Asp di Ragusa. Una struttura nata nel 2010 e che, in otto anni (grazie ad una spiccata sensibilità del territorio, le cui Avis sono il fiore all’occhiello della Sicilia, unite ad una ottima capacità organizzativa e a grandi professionalità), è riuscita a diventare la seconda in Italia dopo quella di Milano, piazzando il proprio centro trasfusionale al primo posto a livello regionale (con 38mila unità) per la raccolta di sangue e al terzo per ciò che attiene la cura e l’assistenza a pazienti talassemici, dopo Catania e Palermo. Gli accessi ai vari ambulatori del SIMT, solo nel 2017, sono stati 22.774, con un aumento del 3.3% rispetto all’anno precedente.
Sono numeri che vale la pena approfondire, per questo abbiamo incontrato il direttore, dr. Giovanni Garozzo, nella sede centrale di Piazza Igea, a Ragusa. Con lui abbiamo visitato e scoperto un edificio nel quale, suddivisi in tre piani, operano con professionalità e dedizione, nonostante (per alcuni) una realtà abbastanza precaria, medici e studiosi eccellenti, che maneggiano, studiano, conservano, congelano, ricevono e fanno partire per tutta l’Italia il sangue che qui confluisce da tutte le Avis, con le quali comunicano costantemente e con le quali operano in rete, attraverso il “Sistema Qualità” che disciplina tutto e fa agire tutti allo stesso modo.
Dottor Garozzo, partiamo dal modo in cui la struttura si articola sul territorio della provincia…
Il SIMT Ragusa è una U.O.C. (Unità Operativa Complessa) che, nel capoluogo ibleo, è composta dalle U.O. di Ematologia (con sede all’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ibla), dalla U.O. di Talassemia, dal Centro Regionale di Qualificazione Biologica (NAT CQB), dal Centro Donatori di Midollo Osseo e dalla Banca Regionale Gruppi Rari. Alla sede di Ragusa afferiscono le Unità di Raccolta sangue (UdR) AVIS di Ragusa, Giarratana, Santa Croce Camerina, Monterosso Almo e Chiaramonte Gulfi. Dal NAT CQB, invece, dipendono i SIMT di Gela, Caltagirone, Vittoria, Modica, Avola e Siracusa, perché per il Centro Regionale di Qualificazione Biologica non operiamo su base provinciale, ma copriamo tutta la Sicilia sud orientale. Alla sede di Ragusa si aggiunge la U.O. SIMT di Modica (da cui dipendono le Unità di Raccolta AVIS di Modica, Scicli, Ispica e Pozzallo) e la U.O. SIMT di Vittoria (da cui dipendono le UDR AVIS di Vittoria-Scoglitti, Comiso e Acate). L’ambulatorio dell’Ematologia a Ibla segue circa 600 pazienti in day hospital (1300 pazienti l’anno) e la Talassemia 230 pazienti l’anno circa. Presso il SIMT di Vittoria, inoltre, c’è il centro per la coagulazione di secondo livello e presso il SIMT di Modica quello per la produzione di emocomponenti per uso non trasfusionale (per infiltrazioni articolari, per il trattamento di ulcere ed altro). Tutto questo inserito in una rete regionale e nazionale. Qualche mese fa, infatti, ci hanno chiesto delle unità da Roma per il problema della Chikungunya, mentre altre richieste ultimamente le abbiamo avute da Bologna.
Come siete arrivati a tipizzare 20.000 gruppi sanguigni rari? E che caratteristiche ha chi li possiede?
Partiamo dal presupposto che noi identifichiamo 32 gruppi sanguigni, cioè quelli principali che possono dare problemi di compatibilità, ma che, se iniziano a scendere nei sottogruppi e nelle specificità, arriviamo ad oltre 1000 gruppi sanguigni presenti nei globuli rossi. Apparteniamo tutti al genere umano, ma non siamo tutti uguali. Addirittura, ci sono persone con un gruppo sanguigno che hanno solo loro e nessun altro al mondo (i cosiddetti gruppi “privati”). Di conseguenza, più si scende nei particolari più diventa complicato trovare il gruppo sanguigno perfettamente identico a quello di un paziente. Siamo noi che scegliamo le persone con il gruppo sanguigno che vale la pena tipizzare, secondo determinate caratteristiche, perché ci rendiamo conto che potrebbe rivelarsi raro, anche tra chi ha il comunissimo O Rh positivo. A quel punto, si chiede l’autorizzazione al donatore tramite le varie AVIS e si procede. E’ un lavoro, questo, nel quale ci aiutano tutte le unità di raccolta e i centri trasfusionali della Sicilia, ma una grossa mano ce la dà l’AVIS Comunale di Ragusa con i suoi straordinari 10mila donatori. La nostra speranza è quella di arrivare a 30mila donatori tipizzati per gruppi rari entro 3-4 anni per cominciare ad essere davvero sicuri di poter esitare positivamente tutte le richieste, anche quelle che riguardano gli immigrati che rappresentano una popolazione specifica. Nel nostro Paese, infatti, ci sono 5 milioni di italiani provenienti da altri paesi con caratteristiche genetiche diverse dalle nostre e, se dovessi trasfonderle, potrei avere serie difficoltà a trovare sangue compatibile.
Da chi può ricevere e a chi può donare una persona con un gruppo sanguigno raro?
Funziona come per ogni altro donatore: possono dare a chiunque abbia caratteristiche compatibili. Stesso discorso per le persone da cui possono ricevere. Vale la pena ricordare che quando facciamo una trasfusione, tecnicamente, è come se facessimo un trapianto perché prendiamo l’organo liquido di un donatore e lo mettiamo nell’organismo di un altro. In Italia si fa una trasfusione ogni 2 minuti e 46 secondi. Per fortuna lo sviluppo di anticorpi da parte dei riceventi è abbastanza raro, altrimenti avremmo difficoltà enormi per ogni trasfusione.
Cosa potrebbe accadere?
Le faccio solo due esempi su tutti. Se ad un paziente con un gruppo raro si trasfonde sangue non perfettamente compatibile, questi potrebbe sviluppare degli anticorpi contro il gruppo che riceve, perché lo riconoscerebbe come estraneo. Oppure, pensiamo a quello che succede in una donna Rh negativa incinta di un bambino Rh positivo. L’organismo della madre se ne accorge e produce anticorpi contro l’Rh negativo del bambino, perché non lo riconosce come proprio. Nella prima gravidanza non succede nulla, ma se si ripresenta la stessa situazione nella seconda, e non si fa l’immunoprofilassi, si rischia anche l’aborto.
Cosa succede qui, nella sede di Ragusa, tutti i giorni?
Arrivano i dati in tempo reale da tutte le AVIS. Già mentre avviene una donazione le nostre apparecchiature si preparano alla esecuzione dei test di legge per poter utilizzare l’unità donata e per i controlli sulla salute del donatore. Entro la mattinata riceviamo tutto, entro le 18 abbiamo già gli esiti dei controlli. Nelle varie sedi del SIMT arrivano sangue intero, plasma, piastrine. Per ogni tipologia abbiamo un trattamento differente che riusciamo a garantire grazie a personale altamente qualificato e macchine all’avanguardia. Ci sono le unità che vanno scomposte e quelle che vanno congelate, quelle che devono stare costantemente in movimento (le piastrine) e quelle destinate alle scorte per le maxi emergenze, quelle che sono in attesa di essere analizzate e quelle che vanno trasfuse, e così via. Abbiamo anche una riserva di globuli rossi congelati che va costantemente tenuta ad una temperatura di – 80 gradi C°, sebbene la logica sia quella di avere una scorta minima e di non tenere troppo congelato, ma di avere il donatore, soprattutto quello di gruppo raro, facilmente convocabile quando serve.
Voi siete, in un certo senso, degli osservatori privilegiati: ci guardate e ci conoscete, letteralmente, dall’interno. Cosa rivela il sangue sulla nostra popolazione?
A livello genetico quello che il nostro sangue ci dice è che siamo un bel mix, a metà tra il Medio Oriente e l’Europa. Tutte le invasioni che il centro del Mediterraneo ha conosciuto ha lasciato le sue tracce anche così.
La Banca opera grazie ad un finanziamento triennale regionale che scadrà il 31 dicembre 2018, quindi fra pochi mesi. Siete preoccupati per questi termini imminenti?
Assolutamente si. Il rinnovo di tale finanziamento è fortemente auspicato per non correre il rischio di dover interrompere l’arruolamento dei donatori, di perdere i contatti con il circuito nazionale ed internazionale e di disperdere le altissime competenze professionali dei biologi che continuano ad operare per il suo pieno funzionamento. La banca va istituzionalizzata, e ci vanno messe dentro risorse umane, economiche e strutturali. Va, inoltre, risolto il problema del precariato dei dipendenti, che è il vero nostro punto debole e poi (ma questo non è un problema che possiamo risolvere noi) andrebbe rivisto e sistemato tutto il sistema della logistica infrastrutturale. Le difficoltà nei collegamenti, infatti, possono diventare anche emergenze di carattere sanitario.
Valentina Frasca