Il 25 novembre di Donne a Sud e il sogno di un mondo senza la Giornata contro la violenza sulle donne
Intervista all'avvocato Rossana Caudullo, che ci ricorda i due numeri attivi h24 e ci anticipa qualcosa sui nuovi progetti in cantiere
Due sedi, nei locali della fondazione Il Buon Samaritano di Don Beniamino Sacco e in via La Marmora, a Vittoria. Due numeri di telefono h24 per chiedere aiuto, un numero nutrito e in crescita di socie e simpatizzanti e tanti progetti in cantiere. E’ una realtà sempre in fermento quella di Donne a Sud, l’associazione nata nel 2012 e attiva nel sociale, con operatrici formate per aiutare le vittime di violenza, da quella fisica a quella psicologica passando per quella economica e lo stalking.
Lo scorso mese di aprile sono stati inaugurati i nuovi locali di via Pasolini ed è partito il Nucleo Trattamento Maltrattanti Sud, unica realtà di questo genere nel territorio. Con un numero sempre attivo, il 351 243 1602, il NTMS si rivolge esclusivamente agli uomini, a quelli che hanno già avuto comportamenti violenti nei confronti di una donna e a quelli che temono che la situazione possa sfuggirgli di mano da un momento all’altro. L’obiettivo di Donne a Sud, infatti, è quello di puntare alla prevenzione della violenza. Ma per quelle donne per le quali, purtroppo, è già troppo tardi, c’è il centro antiviolenza, che fornisce assistenza legale e psicologica gratuita alle vittime e a tutte coloro che chiamano, anche solo per un parere, al 340 9725264.
Presidente dell’associazione è Sabrina Mercante, l’avvocato civilista è Rossana Caudullo, e proprio con lei abbiamo fatto quattro chiacchiere, in vista del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Avvocato Caudullo, in primavera l’inaugurazione delle due nuove sedi. A distanza di qualche mese, come sta andando con i nuovi servizi?
L’attività del centro antiviolenza è oramai strutturata ed avviata da diversi anni e quindi procede speditamente, sia le forze dell’ordine che importanti presidi come i pronto soccorso ci segnalano subito le donne vittime di violenza, in modo che possiamo attivarci ed intervenire. In estate, per esempio, abbiamo fatto diverse accoglienze presso il Commissariato di polizia di Vittoria, sempre molto attento al problema. Diverso il discorso per quanto riguarda il Centro Maltrattanti, che è una realtà davvero molto innovativa e ha bisogno di tempo per decollare. Però, posso dire che si sono rivolti al nostro numero riservato degli uomini che volevano capire bene se i loro comportamenti fossero da considerare violenti. Questo significa che le nostre attività sono seguite e che il messaggio, piano piano, sta passando.
Da anni, si denuncia il fatto che (il gioco di parole è voluto) non si denuncia. Alla luce delle tante associazioni che ormai operano in tutta Italia a sostegno delle vittime di violenza, si inizia a registrare un’inversione di tendenza o non ancora?
Forse si denuncia un po’ di più, però temo che il clima stia cambiando a sfavore delle donne. Sono personalmente preoccupata per le nuove proposte di legge che, se passeranno, renderanno per la donna ancora più difficile intraprendere un percorso di uscita dalla violenza. Il riferimento è, in primis, al DDL Pillon, che, nel nome di una utopica famiglia tradizionale, con un colpo di spugna rischia di spazzare via insieme sia i diritti delle donne che quelli dei minori. Dietro bei termini come “bigenitorialità”, infatti, il disegno di legge presentato in Commissione Giustizia al Senato con l’obiettivo di modificare la legge 54/2006, cancella l’automatismo dell’assegno di mantenimento al coniuge e impone obbligatoriamente la mediazione familiare (vietata dalla Convenzione di Istanbul nei casi di violenza). Previsti, inoltre, tempi paritetici di frequentazione dei figli (minimo 12 giorni di pernottamento), senza alcuna distinzione di età o condizioni di vita: bambini, adolescenti o neonati allattati ancora dalla madre diventerebbero pacchi postali, spostati dalla casa di un genitore a quella dell’altro. Mi fanno rabbrividire, inoltre, le recenti sentenze sul caso della giovane Desiree Mariottini e quella che arriva dall’Irlanda e che parla di uno stupratore assolto perché la biancheria intima di lei era troppo sexy. E’ un momento estremamente delicato, quello attuale, in cui le donne stanno finalmente iniziando a prendere coraggio, ma notizie come queste rischiano di annullare tutto il nostro lavoro, aprendo le porte ad un nuovo medioevo.
In estate, avete lanciato anche l’iniziativa relativa ad una biblioteca di genere. A che punto siete? Le donazioni sono arrivate?
Si, le donazioni stanno arrivando, ma soprattutto dalle nostre socie, sempre attente alle richieste dell’associazione. Manca, purtroppo, un po’ la città. La particolarità è che la biblioteca è, per l’appunto, una biblioteca di genere e quindi non possiamo accettare offerte di libri che non sono attinenti alle tematiche che intendiamo trattare. Il nostro progetto è realizzare un centro di documentazione donna, e stiamo lavorando anche ad altri progetti (che presto saranno pubblicizzati) per creare un centro dove le donne possano trovare il materiale relativo alla storia delle donne. La sede sarà nella nostra biblioteca, dove pensiamo di creare un’ampia sezione di saggistica sui vari aspetti della condizione delle donne, dalla storia e l’antropologia, all’economia, alla psicologia e alla filosofia. Nell’archivio saranno, invece, conservati i documenti prodotti dal movimento delle donne negli ultimi decenni.
Quali le prossime iniziative? A cosa si sta lavorando?
Le iniziative in cantiere sono tante, ma le più importanti saranno rese note al momento opportuno. Al momento, stiamo lavorando ai caffè letterari e stiamo seguendo un progetto molto interessante sul quale, però, non posso sbilanciarmi. Approfitto di questa intervista, inoltre, per invitare tutti a seguire la nostra pagina facebook, attraverso la quale informiamo sulle nostre attività e, periodicamente, postiamo articoli sugli argomenti sociali che più ci interessano. La pagina vuole avvicinare tutte le donne, per questo non tratta solo di temi legali o specialistici, ma anche di vita quotidiana.
Il 25 novembre è alle porte, come lo celebrerete?
Innanzitutto con la seconda edizione della Camminata Solidale, la mattina di domenica 25, con partenza da Piazza del Popolo alle ore 10. Rispetto al 2017, quest’anno abbiamo il patrocinio dell’amministrazione comunale e i soggetti partecipanti sono molto più numerosi: dal gruppo Vitality a quello di Grotte Alte, da Amunì a Siemu aPeri e tanti partner privati che ringrazio per la sensibilità e il sostegno. Il 23 novembre, inoltre, insieme alla prof.ssa Graziella Priulla, autentica autorità in materia di diritti, terremo un corso di formazione presso un istituto scolastico della città. Ci rivolgeremo agli/alle insegnanti e sono coinvolte molte altre associazioni. Parleremo di tratta di esseri umani, ovviamente con particolare riferimento alle donne, e di violenza in generale. Sempre con lo stesso sogno nel cassetto: che tra qualche tempo non ci sia più bisogno di una giornata dedicata alla sensibilizzazione sulla violenza di genere, perché sarà stata sconfitta.
Valentina Frasca