Furbetti vaccini, ancora sospetti e indiscrezioni
Tra i furbetti ci sarebbero anche un ex sindaco non medico e una giornalista
«Io il vaccino l’ho fatto giorno 8 gennaio, su invito del centro vaccinazione di Pozzallo e come suggerito dall’Ordine dei Medici». Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, rompe il silenzio e, onde evitare speculazioni, falsi scoop e strumentalizzazioni, racconta di aver fatto il vaccino e ne spiega anche il motivo. «Sono un medico in pensione – afferma – ma sempre iscritto all’Ordine e continuo a dare la mia disponibilità, anzi – ci dice ancora – se devo essere sincero proprio stamattina (ieri -ndr) prima di andare al Comune ho fatto una consulenza medica ad una signora». È quindi Roberto Ammatuna il sindaco in carica che avrebbe fatto il vaccino a Scicli saltando la fila e approfittando delle proprie conoscenze? «Quando sono stato contattato dal Centro Vaccinazione di Pozzallo – spiega Roberto Ammatuna – ho detto che dovevano considerarmi come ultimo, tanto è vero che poi ho ricevuto la dose due giorni dopo quando un paio di persone non si sono presentate, ma il vaccino l’ho fatto a Pozzallo, non a Scicli». Il sindaco della città marinara rientra quindi nella categoria degli aventi diritto (come d’altronde è stato per i sindaci di Acate e Giarratana che sono tutt’ora dipendenti dell’Asp) e, per dimostrarlo, ci ha inoltrato una circolare dell’Ordine dei Medici di Ragusa che lui stesso ha ricevuto. Nella mail, firmata dal neo presidente dell’Ordine, Carlo Vitali, si fa esplicito riferimento alla calendarizzazione vaccinazione per liberi professionisti, pensionati, medici chirurghi, odontoiatri e collaboratori. Ci sono quindi altri sindaci, che non lavorano o non hanno lavorato nell’ambiente sanitario, che hanno fatto il vaccino? Questa è la voce trapelata nelle scorse ore ma non confermata. Ciò che si sa, però, è che a fare il vaccino il 6 gennaio a Scicli, ci sono stati almeno 4 ex sindaci. Uno di questi è uscito allo scoperto ed è Enzo Manenti, primo cittadino di Scicli negli anni ottanta e presidente della provincia. «Così come gli altri medici – ha spiegato – ho ricevuto la chiamata e mi sono vaccinato». Ci sarebbe poi un altro ex sindaco di Scicli, questo in carica in un periodo molto più recente, che avrebbe fatto il vaccino nella fatidica data del 6 gennaio, quella che è costata l’incarico al responsabile del Centro Vaccinazione di Scicli Claudio Caruso. Ma anche questo ex sindaco è un medico in pensione e, tra l’altro, avrebbe dato disponibilità all’Asp a collaborare in periodo di pandemia. Nella lista dei 4 ex sindaci, solo uno, sempre di Scicli, non verrebbe dal mondo sanitario e, se la notizia venisse confermata, dovrà adesso spiegare ai Nas a che titolo si trovava alla Rsa dell’ospedale Busacca il 6 gennaio. Come ha riportato stamattina la Repubblica ci sarebbe anche una giornalista nell’elenco dei vaccinati e, da quello che abbiamo appreso noi, non sarebbe di Scicli. I carabinieri, intanto, continuano a scandagliare la lista dei vaccinati del giorno dell’Epifania e, da nostre fonti, abbiamo appreso che sono già diverse le persone sentite e chiamate a giustificare la loro presenza al Busacca di Scicli. In quell’elenco, oltre a quelli già citati, ci sarebbero diversi parenti e amici di dirigenti dell’Azienda sanitaria oltre ai parrocchiani della chiesa San Salvatore di Modica avvisati da padre Umberto Bonincontro che ha fatto il vaccino il 5 gennaio. Non sarebbe meglio, così come fatto dal sindaco Ammatuna, da Manenti o dal sacerdote Bonincontro, che i vaccinati del 6 gennaio (perlomeno quelli “noti”) venissero allo scoperto per chiarire la propria posizione? È pacifico che più si alimenterà il sospetto, più crescerà l’indignazione dei cittadini. Inoltre, va detto anche che, al di là della lista in mano ai carabinieri, tra circa una settimana queste persone saranno chiamate a fare il richiamo e c’è da scommettere che avranno tutti gli occhi puntati addosso. Se non si presenteranno, avranno vanificato l’effetto del vaccino e fatte sprecare delle dosi preziose ai sanitari penalizzando altre persone che rientravano tra le categorie ritenute prioritarie.