Exit Poll, fissata per l’11 febbraio l’udienza preliminare. Moscato e Nicosia: “Ne siamo felici”
Il due volte sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, promette: "Né riti abbreviati né patteggiamenti o prescrizione. Voglio l'assoluzione piena"
(19 novembre 2018)
Tre anni. Tanti ne saranno passati dall’inizio delle indagini preliminari quando, l’11 febbraio 2019, si terrà l’udienza preliminare del procedimento nato dall’inchiesta Exit Poll, che, il 21 settembre 2017, portò all’arresto di sei persone, tra cui l’ex sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, e il fratello Fabio, per fatti attinenti alle amministrative che, nel 2016, si erano svolte a Vittoria, portando all’elezione di Giovanni Moscato, finito anche lui nel calderone degli indagati.
Tempi davvero lunghissimi da parte della Procura di Catania (6+6 i termini previsti dalla legge, 2 anni nei casi più gravi), nel corso dei quali, ci ricorda Nicosia, “più volte sono stati cambiati i capi d’imputazione”.
Da quel terremoto politico – giudiziario era partito l’iter che, a luglio, era sfociato nell’attuale commissariamento di Palazzo Iacono. Oltre ai fratelli Nicosia, ad attendere di sapere se saranno rinviati a giudizio ci sono anche l’altro ex primo cittadino, Giovanni Moscato, gli ex assessori della giunta Nicosia Nadia Fiorellini e Francesco Cannizzo, Vincenzo Gallo, Giombattista Puccio, Venerando Lauretta, Raffaele Di Pietro e Raffaele Giunta. Le accuse sono, a vario titolo, di voto di scambio politico-mafioso e corruzione elettorale.
Tanto Giuseppe Nicosia quanto Giovanni Moscato (che, negli ultimi giorni, in una conferenza stampa fiume, aveva invocato questa udienza per iniziare ad uscire dal limbo) hanno accolto la notizia della fissazione della data con estremo sollievo. “E’ un’udienza che arriva con enorme ritardo, dato che le indagini sono iniziate nel 2016 e si sono chiuse 8 mesi fa, ma iniziamo finalmente ad avere dei tempi di riferimento e non vedo l’ora di poter chiarire pubblicamente la mia posizione” commenta Moscato, che si dice tranquillo e conclude affermando “comincio a vedere la luce in fondo al tunnel”.
Dello stesso avviso Giuseppe Nicosia. “Era ora! Sono contento che si vada a giudizio perché quello che è stato commesso è un grave errore giudiziario dalle conseguenze estremamente negative, non solo per me e la mia famiglia ma per un’intera città, ingiustamente commissariata”. Nicosia auspica che si vada a dibattimento “per sconfessare e smentire le calunnie degli ultimi anni, durante i quali sono state modificate le imputazioni, riconoscendo che per tre volte hanno sbagliato ad avviare questa azione”. Se si andrà a dibattimento, ovviamente, i tempi si allungheranno notevolmente, ma a Nicosia a questo punto non importa più. “E’ per questo avrei voluto che l’udienza fosse fissata prima – spiega – ma il dibattimento è l’unica sede nella quale è possibile ricostruire correttamente la verità e per questo, l’ho già detto e lo ripeto, non chiederò riti abbreviati né patteggiamenti, e rinuncio sin da ora anche alla prescrizione. Voglio l’assoluzione piena – conclude il due volte primo cittadino vittoriese – con risarcimento danni da parte di chi li ha provocati”.
Valentina Frasca