Covid e sanità: “noi aiutati da un manipolo di eroi”
Una toccante lettera indirizzata agli operatori del Guzzardi
Riportiamo integralmente la lettera del genero di una paziente ricoverata al Guzzardi che ringrazia gli operatori
Egregio Direttore generale e Direttore sanitario,
Buonasera, sono un cittadino italiano che ha la fortuna e l’onore di vivere in una delle isole più belle al mondo che fa da contorno ad una splendida Nazione, queste parole non sono pronunciate per puro spirito patriottico, ma sicuramente troveranno conferma dalle più prestigiose ed autorevoli testate giornalistiche.
Io come milioni di persone al mondo mi sono trovato spettatore di una funesta tragedia che si è abbattuta su tutta la popolazione, mettendo vittime e sofferenza in maniera del tutto trasversale, dai più giovani e forti ad i più deboli e anziani. I nostri anziani, bimbi dai capelli d’argento e dal cuore d’oro, coloro che non si tirano mai indietro a qualsiasi tipo di aiuto loro si chieda, i pilastri di ogni famiglia, punto di riferimento per le generazioni future e dispensatori di saggezza.
Sto parlando di mia suocera, una simpatica nonnina di 85 anni con diverse patologie, che come altri si è ritrovata vittima di questo mostro, così come una piccola nave viene investita da una terribile tempesta.
Chiunque si sia trovato protagonista direttamente o indirettamente di questa guerra, ha ben presente di che nemico pericoloso abbiamo davanti.
A proteggere milioni di vite c’è un manipolo di Eroi che si schiera come il più valoroso degli eserciti dinanzi al passo delle Termopoli.
In questo scenario tetro e cupo ho avuto modo di toccare con mano l’umanità, la professionalità e la dedizione di persone che si sono prese cura di mia suocera, una donna ritrovatasi in un letto d’ospedale da sola, in preda alla paura e lontana da ciò di più caro potesse avere, perché sì, questo mostro silenzioso ti toglie il respiro, ti allontana dalle persone che ami senza sapere se e quando le potrai rivedere di nuovo.
Lo staff medico e tutti gli operatori sanitari sono riusciti con grande sforzo e non meno di coraggio ad essere vicini ad ogni paziente somministrando, oltre alle cure necessarie secondo i vari protocolli medici, anche una grande dose di umanità e di affetto, materie che di certo non si studiano in alcun manuale di chimica.
Il supporto dato e ricevuto da mia suocera sin dall’area grigia del Pronto Soccorso Guzzardi di Vittoria, è stato immenso.
Tale area infatti è stata appositamente voluta e creata da tutto il personale medico che nonostante i tempi molto stretti e una mole di lavoro abnorme ricaduta sulle spalle di ogni singolo operatore, ha messo senza indugi al primo posto le persone, raddoppiando turni e sforzi oltre l’immaginabile e rinunciando anche a del tempo destinato alle proprie famiglie.
La grossa capacità dei medici di intuire la paura, le sofferenze ed il senso di confusione stampata sul volto dei pazienti, è stata attenuata con immensa empatia e passione, proprio come farebbe il più amorevole dei figli o nipoti con un proprio caro.
Ecco se è vero che noi parenti non abbiamo potuto vedere affetti al di là dell’area grigia, è altrettanto vero che neanche per un solo momento ci siamo sentiti soli.
Il personale medico si è prestato a fungere da collegamento con il paziente bypassando gli ostacoli imposti dal Covid-19 e trasmettendo quasi in tempo reale la condizione del paziente.
In questo frangente mi è d’obbligo ricordare e ringraziare la persona del Dr. G. Valvo e del primario Dr. C. Scarso del P.S. dell’ospedale Guzzardi, che interfacciandosi con noi familiari al fine di poter riabilitare al meglio mia suocera, ci hanno guidato verso la RSA di Ragusa presso il nosocomio Paternò Arezzo, una struttura confacente alle esigenze dei pazienti post Covid.
Questa scelta, dimostratasi straordinaria per efficienza ed umanità, sta rendendo infatti il percorso del paziente più rapido, oltre che per le cure prestate, soprattutto per l’opportunità regalataci dal personale sanitario di poter interagire con grande gioia ed emozione attraverso di videochiamate con il nostro congiunto.
Ringrazio non i medici che siete diventati adesso, ma ringrazio Voi ragazzi liceali che avete intrapreso anni fa una strada dura e difficoltosa, mossi dall’ entusiasmo un giorno di poter dare il massimo di Voi stessi a chi ne avrebbe avuto bisogno.
Cordialmente. A. N. e familiari”