A rischio i vigneti siciliani. Un ricorso del Veneto al Tar ne minaccia l’esistenza
Il Tribunale Amministrativo del Lazio si esprimerà sull’espianto da un sito all’altro sul territorio italiano
Deciderà il Tar del Lazio sulla vexata quaestio delle autorizzazioni di reimpianto dei vigneti, in riferimento alla possibilità che migrino da un capo all’altro del Paese.
I vigneti siciliani, dunque, sono a rischio: la Regione Veneto ha fatto ricorso al giudice amministrativo laziale, chiedendo di annullare un decreto del ministero delle Politiche agricole a tutela degli equilibri produttivi italiani. Se il ricorso venisse accolto, la Sicilia potrebbe perdere ettari di vigneto a favore del Veneto. Un viticoltore euganeo produttore di Prosecco, ad esempio, potrebbe prendere in affitto un vigneto siciliano di Nero d’Avola e, subito dopo la definizione del contratto di locazione, potrebbe presentare alla Regione la richiesta di espianto, con successivo reimpianto anche di un vitigno diverso nella propria area di provenienza e di proprietà. Per prevenire ciò il ministero delle Politiche agricole ha introdotto, per i vigneti in affitto, un vincolo di conduzione di 6 anni nella regione originaria, prima che la relativa autorizzazione possa emigrare verso altre regioni.
Contro questa misura restrittiva la Regione Veneto ha presentato un ricorso, facendo leva su una norma del 2013: si tratta dell’articolo 66 del regolamento 1308/2013, dove è previsto che gli stati membri concedano automaticamente un’autorizzazione a produttori che hanno estirpato una superficie vitata successivamente all’1 gennaio 2016 e che hanno presentato una richiesta.
La decisione del Tar dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, il ricorso ha comunque comportato il blocco delle nuove assegnazioni: gli elenchi sono pronti, ma non possono essere resi pubblici.
“La Sicilia deve augurarsi che il Tar respinga questo ricorso. Ora più che mai c’è bisogno che l’Isola sia compatta nell’opporsi a questo tipo di politiche. Evidentemente, la grande quantità di superfici vitate siciliane – ha detto Antonio Cossentino, presidente della CIA Sicilia Occidentale – fa gola a molte aziende, ma non bisogna permettere l’impoverimento del nostro territorio, trasferendo nelle altre regioni le nostre autorizzazioni, il nostro patrimonio. Sarebbe un fatto gravissimo per la nostra economia e il nostro export, che si fondano per buona parte sulla produzione vitivinicola”.
La Sicilia è la regione con la maggiore superficie vitata, circa 100 mila ettari (dati forniti nel 2016 dall’Istat) vale a dire un sesto del totale italiano, che si consolida sui 640 mila ettari. Diciotto anni fa l’Isola vantava 136 mila ettari a vigna, in 16 anni ne ha persi, quasi, 37 mila. Dati diametralmente opposti, invece, ad altre regioni come il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna e la Toscana, dove le superfici vitate sono cresciute di migliaia di ettari.
Quello che potrebbe accadere, se il Tar del Lazio dovesse accogliere il ricorso, rappresenta un grande pericolo per la produzione vitivinicola siciliana, a difesa della quale la classe politica siciliana dovrebbe fare quadrato.
C.L.