Torri e Castelli
Catania
Castello Ursino, Catania: castello duecentesco costruito per volontà di Federico II di Svevia. Oggi ospita il Museo Civico, con le collezioni del Biscari e dei Benedettini. La struttura venne utilizzata come Parlamento Siciliano nel 1295 e affrontò tutte le fasi più sanguinarie della Guerra del Vespro. Successivamente venne destinata a residenza reale. Il Castello si presenta a base quadrata con due sole torri sopravvissute delle quattro originarie. È circondato da un ponte levatoio e da un fossato anticamente ricolmo d’acqua come elemento di difesa. Dal Cinquecento all’Ottocento venne adibito a prigione, come testimoniano i disegni ancora visibili effettuati dai carcerati sui muri, sulle porte e nel cortile esterno.
Castello di Aci, Aci Castello: la data di origine della struttura è ancora sconosciuta ma con molta probabilità esso venne edificato all’epoca della dominazione normanna utilizzando la pietra lavica dell’Etna. Nel corso dei secoli fece parte dei possedimenti di Ruggero di Lauria, Giovanni di Aragona e degli Alagona. Nel 1126 la roccaforte accolse, all’interno della piccola cappella bizantina, le reliquie di Sant’Agata giunte da Costantinopoli (come testimoniano i resti di un affresco ancora visibile all’interno). Il Castello sorge su un promontorio dal quale è possibile godere di una spettacolare vista sul mare e vi si accede tramite una lunga scalinata in pietra. Originariamente era dotato di ponte levatoio ma oggi di esso non rimane alcuna traccia a eccezione di pochi resti che ne evidenziano la collocazione. Il Castello possiede una torre centrale, il cosiddetto Donjon, un piccolo cortile dove è allestito un orto botanico aperto tutto l’anno, una grande terrazza dalla visuale mozzafiato e attualmente ospita il Museo Civico.
Castello Pennisi di Floristella, Acireale: Denominato anche Castello Scammacca poiché edificato su un vigneto che all’origine apparteneva ai baroni Scammacca, il Castello, in stile gotico, fu costruito nel 1882 ad opera dell’architetto Giuseppe Matricolo. Al suo interno si possono ammirare le ampie stanze con affreschi di Giuseppe Sciuti che li realizzò per il barone Salvatore Pennisi come ringraziamento per la sua ospitalità nel 1907. I saloni sono arredati con mobili di stile ottocentesco e nel complesso è presente anche una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Sempre ad Acireale presso la frazione di Santa Tecla è possibile visionare la Torre del Greco, l’antica garritta di guardia, risalente al 1500, che aveva il compito di difendere la città dai pirati provenienti dal mare.
Castello normanno di Adrano, Adrano: sito al centro della piazza principale, è il più prestigioso monumento civile di Adrano, simbolo della città. Il Castello fu edificato nell’XI secolo per volere del conte Ruggero probabilmente come torre militare su un preesistente edificio saraceno. Ricostruito nel XIV secolo, si presenta oggi con una pianta quadrata circondata da un bastione basso con piccole torri poste negli angoli a rinforzare l’intera struttura. Dopo il dominio normanno, il Castello divenne nei secoli proprietà di famose e illustri dinastie siciliane, tra le quali i Peralta, gli Sclafani e i Conti Alvarez di Toledo. Dagli inizi del XIV secolo il Castello fu abitato dai rappresentanti dei conti Moncada, padroni di Adernò, ma già ai primi del Seicento i piani superiori risultavano disabitati e rimaneva in uso solo il piano terra con funzione di carcere. Il sisma del 1693 demolì tutti i soffitti e le merlature lasciando integri esclusivamente i muri perimetrali. Lavori di riparazione ebbero luogo nel Settecento ma nel secolo successivo rimaneva agibile solo il primo piano della torre che fungeva da carcere. Negli anni Cinquanta il castello venne liberato dal carcere e restaurato gradualmente. Dal 1958 ospita il Museo Archeologico Etneo, la pinacoteca e una biblioteca. Ancora da segnalare al Adrano, il Castello della Solicchiata sito a pochi chilometri dal centro abitato. Il Castello, costruito in pietra lavica e circondato da un fossato, è accessibile tramite un ponte levatoio. Fu eretto intorno al 1875 per volere del barone Spitaleri e divenne un’importante industria per la produzione dell’omonimo vino.
Castello di Nelson, Bronte-Maniace: Conosciuto anche come Ducea di Maniace, l’edificio si trova a circa 10 chilometri dall’abitato, esattamente al confine fra i comuni di Bronte e Maniace. Fondato nel XII secolo dalla regina Margherita di Navarra, sposa di Guglielmo I di Sicilia, nel 1799 il Castello venne donato insieme al feudo dal re Ferdinando I delle Due Sicilie all’ammiraglio inglese Horatio Nelson come segno di gratitudine per aver represso la cosiddetta Repubblica partenopea salvandogli la vita e il regno. L’entrata dell’edificio è solenne: tramite un largo portico coperto si entra in un grande cortile che fa da centro di tutto il vasto complesso e dove si trova una grande croce celtica dedicata all’ammiraglio Nelson. Subito a sinistra, tramite un grande portone si entra nel giardino del Castello dove si trovano prati all’inglese, una fontana zampillante con pesci e nel centro un putto abbracciato a un delfino. A destra del cortile si trova invece la Chiesa dedicata alla Madonna di Maniace, nobile esempio di architettura tardo-normanna. La Chiesa, dove è conservata una preziosissima icona bizantina della Madonna dell’XI secolo, subì gravi danni durante il terremoto del 1693 che la privò di tutta la parte absidale a cominciare dall’arco trionfale di cui, nella piatta parete di fondo, si vedono ancora le tracce. Dell’antico Castello rimane poco in quanto gli ambienti furono riadattati dagli eredi di Nelson a scopi abitativi o come magazzini al servizio dell’agricoltura ma sono visitabili ed espongono alcuni cimeli d’epoca appartenuti all’ammiraglio.
Castello di San Marco, Calatabiano: si trova sulla spiaggia di pertinenza della città ed è stato edificato nel Seicento su commissione dei principi di Palagonia. Originariamente comprendeva più edifici accorpati tra loro ma dei quali oggi non è rimasta alcuna traccia a eccezione della chiesetta dedicata al culto di Sant’Antonio da Padova. Nell’Ottocento divenne di proprietà dei baroni Pennisi di Floristella, originari di Acireale, che lo ampliarono con le abitazioni destinate ai contadini e con le cantine.
Torre del Cannizzu, Castiglione di Sicilia: costruita tra il XII e il XIV secolo, è sita fuori dalle mura di cinta della città, in uno dei luoghi più suggestivi del paese per lo splendido panorama che domina la valle dell’Alcantara. La torre, alta sei metri e larga tre, faceva probabilmente parte di una fortificazione più complessa, detta “Cittadella”, e fu la prima roccaforte ad essere espugnata da Federico III re di Sicilia quando, nel 1301, riconquistò il feudo sottraendolo a Ruggiero di Lauria. Fu colpita da un fulmine che la divise a metà e ancora oggi è visibile la cicatrice di cemento introdotto per evitare il crollo della struttura. Ancora da segnalare a Castiglione di Sicilia ci sono Castel Leone e il Castelluccio. Il primo si trova all’interno del centro abitato e vi si accede attraverso una grande gradinata che conduce all’ingresso in arco ogivale. Realizzato in arenaria, Castel Leone si sviluppa su due livelli con all’interno i resti della Chiesa rupestre di Santa Barbara. Ancora oggi sono visibili le cisterne per la raccolta delle acque, i resti di un camino che aveva funzione di segnalatore di fumo e le carceri d’epoca bizantina. Il Castelluccio, sito nelle vicinanze di Castel Leone, costituisce una sorta di avamposto della cinta di difesa di Castiglione di Sicilia. La struttura, risalente al XII secolo, è realizzata in blocchi di arenaria di forma squadrata e vi si può accedere dalla piazza principale del paese. A oggi sono visibili due spezzoni di muro rettilinei che volgono in un punto d’incontro a forma di arco acuto.
Castello degli Schiavi, Fiumefreddo di Sicilia: tipico esempio di barocco siciliano settecentesco, si erge lungo la strada di collegamento con il litorale di Marina di Cottone. È stato set cinematografico di molti lungometraggi, tra i quali la saga de Il Padrino negli anni Settanta. Il suo appellativo è legato alla leggenda secondo la quale il figlio dei Gravina-Cruyllas, allora baroni del feudo, venne salvato da un medico del luogo, tale Gaetano Palmieri, che in cambio ricevette dai principi questo possedimento da lui utilizzato come luogo di soggiorno. La moglie del medico apprezzò la scelta poiché lì le era più facile incontrare il suo amante Nello Corvaja da Taormina, il quale salvò i due coniugi durante un attacco di pirati giunti sul litorale. Da questo episodio deriva la costruzione, nella loggia, di due statue raffiguranti due personalità turche con lo sguardo rivolto al mare in attesa della liberazione da parte dei propri compagni. Bellissimi gli interni con affreschi, suppellettili, stemmi e preziose antichità, oltre al portone d’entrata in pietra lavica che si affaccia su un giardino ricchissimo di vegetazione. Il castello è di proprietà privata, ma la visita è possibile previo appuntamento prefissato con i proprietari.
Castello di Maletto o Torre del Fano, Maletto: L’origine di Maletto risale al 1263, allorché, sotto la dominazione sveva, Manfredi Maletto, conte di Mineo, su uno sperone roccioso fece costruire una torre di avvistamento e comunicazione detta Torre del Fano. Da allora, il luogo fu chiamato Maletto e nel tempo la torre fortificata divenne Castello e attorno a esso sorsero le prime abitazioni. Dell’antico Castello oggi rimangono solo pochi ruderi posti sulla sommità di un’alta rupe di roccia arenaria e tra i ruderi si distinguono appena tre vani, dei quali quello settentrionale sembra richiamare le antiche forme di una torre quadrangolare. La muratura è caratterizzata da pietrame lavico non squadrato e legato insieme da malta di buona qualità, il tutto inzeppato con frammenti di laterizi. In direzione nord ed est vi sono resti delle originarie mura. All’edificio si accede dal versante sud-orientale della rocca, attraverso un cancello di ferro posto presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova. Varcato l’ingresso si prosegue salendo su dei caratteristici gradini intagliati nella roccia.
Antica Torre, Mascali: oramai ridotta a semplici ruderi, fu una costruzione dalla struttura robusta e regolare, con funzioni militari difensive. L’edificio, in stile gotico, venne costruito con pietra lavica e si apriva su una base quadrata. La struttura fu danneggiata duramente dal terremoto del 1693, durante il quale la torre fu privata della sua parte superiore. Nelle mura della fortezza sono visibili alcune feritoie e più in alto una grande finestra con un maestoso architrave sovrastante, in pietra lavica.
Torre di Grifo, Mascalucia: è un’opera di architettura militare costruita con l’intento di controllare le campagne limitrofe. La Torre appare nelle cronache del XVI secolo, dove si descrive una grande eruzione vulcanica che dalle Fontanelle si dipanò lungo la cosiddetta Schiena dell’asino, fino Sant’Antonio e, appunto, a Torre del Grifo. Oggi della Torre non restano che pochi ruderi in un contesto di degrado, ma è ancora possibile comprendere la sua funzione di osservazione e avanguardia, per la sua posizione strategica.
Torre Normanna, Militello in Val di Catania: costruzione difensiva, di epoca normanna, adibita anche a residenza e era originariamente unita alla struttura della Chiesa Santa Maria La Vetere. La Torre presenta una costruzione quadrangolare, distribuita su più ordini fino a un’altezza di circa 20 metri. La parte inferiore si trova addossata al costone roccioso della collina. Il primo piano, invece, sostenuto da una volta a botte in conci di pietra, presenta un’ampia finestra a nord, con una larga mensola. Del secondo piano, per lo più distrutto, è ancora presente una parte del muro che guarda a est. Sempre a Militello in Val di Catania segnaliamo il Castello Barresi Branciforte che, edificato nel 1200, era in parte addossato al circuito delle mura medievali e separato da un fossato sul lato Ovest. Fu ampliato e riccamente decorato nel corso dei secoli. Segnaliamo inoltre nella corte sud del Castello la Fontana della Ninfa Zizza, stupenda espressione di arte scultorea edificata nel 1607 a celebrazione della costruzione dell’acquedotto.
Torre di Motta, Motta Sant’Anastasia: La Torre di Motta (o Dongione) fu edificata tra il 1070 e il 1074 sui resti di una torre araba per volere di Ruggero d’Altavilla. Il massiccio torrione a pianta rettangolare, alto circa 21 m, rappresenta un valido esempio di tipica struttura a carattere difensivo del tardo Medioevo. La copertura a terrazza conserva quasi intatta la merlatura (22 merli a testa arrotondata). La struttura è suddivisa in tre elevazioni: solo la prima di queste presenta ancora le finestre originali, arco a sesto acuto all’esterno e a tutto sesto all’interno. Le altre finestre quadrate degli altri livelli e la porta d’ingresso risalgono invece al XV secolo.
Castello normanno, Paternò: è il monumento simbolo di Paternò. Costruito da Ruggero I d’Altavilla nel 1072, secondo le affermazioni del coevo monaco benedettino Goffredo Malaterra sarebbe sorto su alcuni resti di una costruzione difensiva araba. Col tempo la costruzione ha assunto anche una funzione amministrativa e residenziale. Tra i molti personaggi storici che vi hanno risieduto il più famoso è stato certamente Federico II di Svevia, che vi soggiornò nel 1221 e nel 1223. All’interno gli ambienti sono ancora ben conservati; nella cappella sono presenti pitture risalenti al 1200 raffiguranti l’Annunciazione, una Natività e un Cristo Solenne.
Torre del Feudo, Raddusa: eretta nel corso del XVIII secolo su una roccia affiorante dal terreno, la Torre presenta una pianta ottagonale irregolare. Ancora integra nelle strutture murarie, la Torre sorge a circa 10 chilometri dal centro abitato ed esattamente al bivio della Giumenta.
Torre di Calafato, Santa Maria di Licodia: La Torre di Calafato spicca per la sua bellezza e per la maestria della sua tecnica costruttiva, ha una struttura in pietra lavica, e si innalza come una piramide a gradoni a pianta rettangolare. In cima alla torre, un piano calpestabile attorniato da sedili in pietra. La torre è ben visibile dalla strada che la fiancheggia ma risulta visitabile esclusivamente col permesso degli attuali proprietari. Di incerta datazione, per alcuni si tratterebbe probabilmente un luogo di culto, per altri invece di una tomba di origine greca. Si è avanzata un’altra ipotesi, secondo la quale sarebbe opera di imprenditori locali, risistemata verso la fine del XIX secolo come vedetta per le campagne o come “pitrera”.