Siti Archeologici
Siracusa

Parco della Neapolis, Siracusa: sito di inestimabile valore archeologico, è ubicato nella parte della città che sorge sulla terraferma. Fu realizzato tra il 1952 e il 1955 per volere dell’archeologo Luigi Bernabò Brea, all’epoca Soprintendente per i Beni Culturali della Sicilia Orientale, con l’obiettivo di racchiudere in un unico sito protetto tutti i monumenti che si trovavano in quella zona e metterli così al riparo dalla forte espansione urbanistica di quegli anni. Nel parco si trovano la maggior parte dei resti della città greca e romana. Primo fra tutti il Teatro greco, spettacolare edificio in gran parte scavato nella roccia calcarea, conosciuto già nell’antichità e utilizzato, fra gli altri, da Eschilo. L’Ara di Ierone, edificata da Gelone nel III secolo a.C.: un enorme altare sacrificale dedicato a Zeus e del quale resta oggi il basamento. L’Anfiteatro romano del II/III secolo a.C., scavato nella roccia calcarea, fu riportato alla luce nel 1839 dal duca di Serradifalco. L’edificio, dalle dimensioni monumentali, presenta due ingressi ed è servito da un articolato sistema di scale. L’arena era dotata, al centro, di un ampio vano rettangolare che attraverso un passaggio sotterraneo consentiva lo spostamento dei complessi macchinari utilizzati durante gli spettacoli. Il corridoio intorno alla cavea, i cui primi gradini erano riservati ai personaggi di rango, consentiva l’ingresso all’arena dei gladiatori e delle belve. Nella parte più alta del colle Temenite, si trova la Grotta del Ninfeo, una cavità artificiale scavata nella roccia. Al suo ingresso erano poste delle statue dedicate alle Muse mentre la fontana si ispira al culto greco delle ninfe, divinità della natura: da esse deriva il nome di Ninfeo. Il Ninfeo siracusano si pensa fosse l’antica sede del Mouseion (il Santuario delle muse), sede della corporazione degli artisti, il luogo dove gli attori siracusani si incontravano prima degli spettacoli. Nei pressi del Teatro Greco troviamo il famosissimo Orecchio di Dioniso che consente una naturale amplificazione dei suoni. È uno dei luoghi più caratteristici e visitati della città. Altre aree di interesse ubicate all’interno del Parco sono l’Arco trionfale di Augusto, la suggestiva Via dei Sepolcri costeggiata durante tutto il tragitto da edicole votite dedicate al culto degli Eroi, l’Acquedotto Galermi e i relativi Mulini di cui si è conservata solo la “Casetta dei Mugnai”. I siti archeologici si diramano poi verso tutto le direzioni: dal Foro siracusano al Ginnasio romano; dal terrazzo roccioso di Scala Greca alle strade greche e alle latomie costiere. Di particolare interesse è il Tempio di Zeus Olimpio costruito nei primi decenni del VI secolo a.C. a circa tre chilometri dal centro abitato. È il secondo tempio più antico di Siracusa dopo quello di Apollo a Ortigia. Terminiamo la nostra rassegna con il Castello Eurialo, collocato a circa sette chilometri di distanza dalla città, nei pressi della frazione di Belvedere. Il castello, fatto costruire da Dioniso tra il 402 e il 397 a.C., rappresenta una grandiosa opera di ingegneria militare. L’entrata è protetta da tre fossati più uno laterale e tutta la costruzione presenta diversi elementi strategici molto ingegnosi (gallerie, punti ciechi, torri laterali, muri divisori) che servivano per cogliere di sorpresa gli eventuali assalitori. Vogliamo completare la nostra rassegna segnalando Stentinello, un villaggio neolitico situato a nord della città.
Megara Hyblea, Augusta: si tratta di un antico insediamento ellenistico, scoperto nel 1867 durante i lavori di costruzione della ferrovia. Nel corso del XIX secolo gli archeologi francesi Gerorges Vallet e François Villard, insieme agli italiani Luigi Bernabò Brera e Gino Vinicio Gentili, riportarono alla luce un centro abitato ed una necropoli; quest’ultima nel 1949 fu parzialmente coperta a causa della costruzione di una raffineria. Nel corso degli anni ’50, interventi mirati della soprintendenza ai beni culturali, permisero il salvataggio di numerosi reperti e della parte del complesso interna alle mura della città greca. Da questo sito provengono numerosi reperti d’inestimabile valore quale la statua della Kourotrophos; ancora visibili parti della cinta muraria, l’agorà coi resti di due portici, il tempio ellenistico, le fondamenta di un tempio arcaico, il pritaneo, alcune officine e abitazioni.
Masseria Campolato, Augusta fraz. Brucoli: insediamento preistorico posto sulla scogliera di Capo Campolato Basso; gli scavi hanno portato alla luce insediamenti sovrapposti e numerosi ruderi testimoniano una frequentazione anche in epoca ellenistica e romana.
Grotta della Madonna dell’Adonai, Augusta fraz. Brucoli: area archeologica situata presso la Baia del Silenzio. Si tratta di una necropoli rupestre molto estesa e molto antica; vi fa parte, anche se di epoca successiva alla fondazione, l’Eremo di Adonai.
La riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile, Avola – Noto – Siracusa: ospita grotte calcaree, le cosiddette tombe a grotticella, scavate nella parete rocciosa per scopi funerari. Il sito è riserva naturale dal 1984. I Siculi, primi abitanti del luogo, vi costruirono una necropoli, ancora oggi difficile da raggiungere. Sul versante nord è possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni rupestri, comunemente noto come grotta dei Briganti. Nella zona sud si trova un complesso sistema di abitazioni, scavate nella roccia, disposte una di fianco all’altra su sei diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un sistema di cunicoli e gallerie. Ai margini della riserva, a nord-est, sorgono diverse necropoli antiche, ricche di corredi tombali e materiale ceramico: la peculiare decorazione, detta piumata o marmorizzata, rientra nell’ambito della cultura Ausonia presente nelle isole Eolie e nella Sicilia orientale intorno al 1000 a.C.
Castelluccio di Noto, Noto: subito fuori dalla città, localizzato nella parte nord del territorio, il sito archeologico presenta una sorta di acropoli fortificata ed una necropoli con oltre 200 tombe a grotticella artificiale, scavate nelle pareti ripide della vicina cava della Signora. La più monumentale è la cosiddetta Tomba del Principe con un prospetto costituito da quattro finti pilastri. Nella stessa area, è stata individuata una necropoli sicula dell’VIII/VII secolo a.C. Degna di nota, Noto antica, sul colle dell’Alveria, a circa dieci chilometri dal centro abitato, conserva i resti di diverse epoche storiche: il castello aragonese e le catacombe bizantine del VI/VII secolo, così come una tomba risalente alla Grecia classica, resti della città cinquecentesca nonché dell’epoca ellenistica.
Riserva naturale orientata Oasi di Vendicari, Noto: oltre ad essere un’area di interesse naturalistico, la riserva ospita resti archeologici, fra cui vasche-deposito di un antico stabilimento per la lavorazione del pesce di età ellenistica, una piccola necropoli di epoca bizantina, la Torre Sveva, costruita probabilmente da Pietro d’Aragona, la tonnara di Vendicari, costruita nel Settecento, smise la sua attività nel 1943, ad oggi è un edificio in disfacimento che conserva in buone condizioni la ciminiera, vari stabilimenti e le case dei pescatori.
Villa romana del Tellaro, Noto: presso il fiume omonimo, ha restituito splendidi mosaici raffiguranti tra l’altro varie scene di caccia e di convivialità. Il 15 marzo 2008, oltre trenta anni dopo gli scavi, la villa è stata finalmente inaugurata e resa fruibile al pubblico. Interessante anche l’area archeologica di Eloro, risalente ai Siracusani dell’VIII secolo a.C., di cui rimangono fra le altre cose un tempio intitolato a Demetra e Kore, un sanatorio consacrato al dio Esculapio ed un teatro greco. Si segnala infine l’area del Monte Finocchito, non riconosciuta come parco archeologico, a metà strada fra Noto e Testa dell’Acqua. È caratterizzata da una necropoli a grotticella risalente al 600 a.C. e, nella sommità, dai resti di un antico villaggio siculo, probabilmente contemporaneo ad Hybla, di cui restano solo i basamenti di massicce fortificazioni e di antiche carraie.
Avola Antica, Avola: è il sito in cui sorgeva l’antico insediamento poi distrutto nel 1693. Conserva ancora le rovine dell’epoca. Era dominata da un castello con due torrioni che permetteva il controllo su Cassibile e su Capo Passero. Intorno al castello si sviluppava il centro abitato con edifici civili di prestigio e splendide chiese. Attraversando il vecchio centro abitato è ancora possibile ammirare i resti degli antichi insediamenti rupestri, integrati allora nel centro abitato medioevale. Altri ritrovamenti nell’area comunale sono il Dolmen Ciancio e la villa romana. Il Dolmen è stato scoperto nel 1961 dal professor Salvatore Ciancio, lungo la costa avolese, in contrada Borgellusa. La struttura si presenta classica e grezza, con una tavola trasversale sorretta da due pilastroni che presentano interventi umani, pavimento ed architrave mantengono invece una struttura piuttosto incerta e grezza. Risalente al neolitico, fu luogo di sepoltura rupestre (scavato nella roccia). Rappresenta un esempio unico nella storia siciliana. La villa romana, si trova sul lungomare Tremoli, a Marina di Avola. Si tratta dei resti interrati di un’antica villa romana databile intorno al II secolo a.C. Le operazioni di scavo che negli anni sono state effettuate in questi luoghi, hanno permesso di rinvenire una grande quantità di reperti di estremo valore storico ed archeologico. Mosaici, vasellame, monete e statuette votive, conservate nel Museo Civico, hanno permesso di risalire anche alle cause della rovina dell’edificio, molto probabilmente un grande incendio.
Sito rupestre delle Croci, Buccheri: è immerso nell’area boschiva che circonda il monte Tereo; nel sito è possibile visitare la grotta di San Nicola, una chiesa rupestre di epoca paleocristiana.
- Chiesa rupestre di san Pietro, Buscemi: sito di grande impatto panoramico e paesaggistico, consta principalmente di un edificio sacro risalente all’epoca bizantina; si trova fuori dal centro abitato di Buscemi, nella zona dove sorgeva l’antico insediamento greco poi definitivamente distrutto dagli arabi. Ha forma rettangolare con grandi pilastri rocciosi, ornati da capitelli. L’altare è collocato su una parte laterale, rialzata, scavata nella roccia viva. Nel corso dell’800 numerosi studiosi rinvennero resti di affreschi di San Marco e di Santa Sofia, risalenti al primo cristianesimo, di incommensurabile valore storico, archeologico ed artistico. All’esterno della chiesa vi è un piccolo complesso sepolcrale con tombe rupestri.
- Grotta Masella e Necropoli Sicula di Contrada Maiorana, Buscemi: l’incantevole area naturalistica Bosco di Monte Pavone in contrada Maiorana ospita un sito archeologico di grande interesse. Si tratta di un complesso risalente al neolitico, studiato dal celebre archeologo Luigi Bernabò Brera, consta di un insediamento abitativo in forma di villaggio e di una necropoli rupestre. Del complesso funerario fa parte Grotta Masella, una cavità naturale di grandi dimensioni, utilizzata per scopi sepolcrali a giudicare dal ritrovamento di oggetti in terracotta ed osso.
- Kasmenai, Buscemi: si trova sul Monte Casale e si tratta di un antico insediamento ellenico-siracusano, strategico per il controllo del territorio a nord di Palazzolo Acreide; usato come avamposto militare sulla via che portava a Selinunte nel primo ‘900 fu scoperto è studiato dal celebre archeologo Paolo Orsi.
I siti archeologici di maggiore interesse sono Cozzo Guardiole, Petracca, Contrada Bagni, Cava Cardinale, Stallaini. Presso tali siti, è possibile ammirare le numerose necropoli paleocristiane canicattinesi. Degne di menzione, le chiese rupestri di San Marco, Grotta dei Santi di Petracca, Santa Maria ad Alfano; importanti per lo studio della Preistoria siciliana, gli scavi condotti da Santo Tiné nella Grotta del Conzo e nella Grotta Chiusazza.
- La Casa dello Scirocco, Carlentini: risale all’età romana ed è un edificio ricavato in un’ampia grotta, ubicata poco lontano dal centro storico. Nel XVIII secolo, ai tempi della famiglia baronale dei Corbino, fu luogo di convegni amorosi, prima di essere dismessa per loro stesso volere. Negli anni Ottanta del Novecento la casa è stata restaurata e vincolata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali per le particolarità architettoniche dell’edificio che vanta, oltre alle terme, un sistema di circolazione delle acque progettato per far fronte alla calura estiva e mantenere il fresco.
- Parco Archeologico di Leontinoi, Carlentini: antica città ellenica che si estende sul Colle Metapiccola; il complesso comprende una necropoli monumentale, posta a sud del sito, e parte delle rovine della città comprendenti anche la cosiddetta Porta Siracusana. Altre rovine sono visibili presso la limitrofa Valle di Sant’Eligio in cui è posta una vasta Necropoli. Presso l’area della Valle Ruccia sotto Carlentini e l’area del Colle Ciricò, si rintracciano altri ruderi, perlopiù insediamenti rurali e terrazzamenti.
Necropoli rupestre di Pantalica, Cassaro – Ferla – Sortino: si tratta di un’area archeologica all’interno della riserva naturale; un contesto di rara bellezza, famoso nel mondo. Sull’altopiano, tra canyon formati nei millenni dal lavoro indefesso dei fiumi Anapo e Calcinara che scorrono modellando il paesaggio, tra boschi secolari e vallate incantevoli, sorge il sito di Pantalica. La natura fa da cornice ad una necropoli rupestre di enorme importanza storica ed etno-antropologica, inserita dall’UNESCO tra i siti patrimonio dell’umanità, nel 2005. Si tratta di un complesso archeologico ben più vasto e complesso di quanto si possa pensare a primo impatto. Difatti, si costituisce di un’insieme di necropoli: quella di Filiporto, che conta circa mille tombe collocate sulla conca dell’Anapo; la necropoli di San Martino, composta da due tombe Tholos arcaiche, IV – V secolo d.C.; le catacombe bizantine, l’Ipogeo di Dionisio e La Grotta di Sant’Anna, risalenti all’XI-XIII secolo; la necropoli di Nord-Ovest, la più antica, di epoca preistorica (XII-XI secolo a.C.); la necropoli della Cavetta; la necropoli Nord, la più estesa. Su uno dei punti più alti della zona, si trovano i resti di un’antica acropoli, estesasi nei secoli mediante insediamenti bizantini risalenti al periodo del trogloditismo successivo rispetto alle invasioni dell’età classica. Case Giarranauti è un’area archeologica e naturalistica, in contrada Giarranauti, facente parte del più ampio parco di Pantalica. La parte archeologica comprende insediamenti rurali di epoca tardo romana e bizantina. I ritrovamenti hanno una grande importanza storica e confermano che questi villaggi furono popolati sino all’arrivo degli arabi, in seguito il borgo rurale fu abitato sino al terremoto del 1693.
- Cava Spampinato, Floridia: è una grande cavità carsica, situata in contrada Monastrello, è ricca di ritrovamenti archeologici, a partire da necropoli rupestri di epoca sicula fino a comprendere talune catacombe bizantine. La storia di questi luoghi è legata ai conflitti tra greci e siracusani, poiché qui si svolse la Battaglia della Rupe Acrea con l’aggressione, da parte degli aretusei, all’insediamento ellenico posto sull’altura. Le testimonianze sono molteplici, prime fra tutte le rovine del centro abitato; successivamente i romani e poi i bizantini si insediarono in queste valli, così ricche d’acqua e vegetazione.
- Sito archeologico di Tabaccheddu, Floridia: scoperto dall’archeologo Paolo Orsi ai primi del Novecento, si costituisce di tombe scavate nel calcare che mostrano l’entrata a pozzetto, ossia dall’alto; hanno restituito importanti materiali tra i quali un vaso in creta riferibile al terzo periodo miceneo, tra il 1200 ed il 1100 a.C., oltre a vari reperti siculi.
- Scavi di Contrada Vignalonga e Monasteri, Floridia: in queste zone si trovano reperti molto antichi, identificati in insediamenti di epoca sicula; molti ruderi di epoca romana, come le ville patrizie, i templi, nonché la magnifica statua del Bacco Inghirlandato, i pilastri di Contrada Monasteri; i ritrovamenti di epoca cristiana bizantina, del IV secolo d.C., sono luoghi sacri ancora oggi visitabili.
Necropoli Monte Roccarazzo, Francofonte: il sito conserva la sua struttura originaria soltanto nella parte centrale perché danneggiato nel tempo dalla cava in pietra sovrastante e dallo spianamento per la coltivazione agricola. La necropoli custodiva una trentina di tombe prevalentemente a forno. Tra le strutture andate distrutte, gli studi evidenziano un tholos, con grande volta ad anello ed un giacimento di materiale litico. Nell’area comunale di Francofonte si segnala anche la Necropoli di Contrada Passanatello risalente all’Età del Bronzo. Fu oggetto di studio dell’archeologo Luigi Bernabò Brea, grande studioso dell’archeologia classica siciliana.
Villaggio preistorico Valsavoia e villaggio preistorico Castellana, Lentini: nel sito di Valsavoia si trovano capanne circolari del periodo castellucciano ed una necropoli con tombe a grotte artificiali; il villaggio preistorico Castellana, è un insediamento risalente all’età neolitica posto a sud-ovest di Lentini. Interessante anche la necropoli di Sant’Eligio che conserva i resti di tombe a forno risalenti al 700 a. C.
Valle del Marcellino, Melilli: sorge nella frazione di Villasmundo, al suo interno sono stati rinvenuti importanti resti archeologici di età preistorica e pre-greca. Gli scavi nella valle si sono rivelati di straordinaria importanza poiché hanno permesso di spostare la datazione dei rapporti commerciali tra i Greci e le popolazioni siciliane in tempi più antichi rispetto a quelli stabiliti nelle precedenti scoperte. Nell’area di Melilli risulta interessante la Grotta di Mastro Pietro che si apre ai piedi di una paleo falesia di 200.000 anni fa. La leggenda narra che nel suo sottosuolo si svilupperebbero una moltitudine di cunicoli e stanze. Al suo interno custodisce delle tombe dell’età del bronzo, stalattiti e stalagmiti. Ancora oggi rappresenta un importante fenomeno di carsismo attivo.
Grotta Corruggi , Pachino – Portopalo di Capo Passero: è una piccola caverna ubicata nella scogliera a sinistra della spiaggia di Contrada Vulpiglia, tra i territori di Marzamemi e Portopalo di Capo Passero. È uno dei più importanti siti archeologici neolitici siciliani perché posto a pochi metri dal mare. Fu oggetto di studi da parte degli archeologi Von Audrien, Paolo Orsi e Bernabò Brea. Sono stati ritrovati molti reperti neolitici tra cui utensili (come punte di lancia in pietra o in osso e lame in metallo), resti di ossa di un esemplare di “Equus Hydruntinus”, animale simile all’asino, estinto milioni di anni fa. All’interno della Grotta di Calafarina, agli inizi del Novecento, l’archeologo Paolo Orsi rinvenne resti di varie epoche, in particolar modo della prima età del bronzo. Alcuni scienziati ritengono che questa grotta abbia ospitato più di una famiglia, considerato il numero ingente di reperti ritrovati tra cui utensili in pietra, osso e metallo, resti umani e di animali. Fa parte del cosiddetto “Parco Archeologico dei Cugni di Pachino” comprendente anche la necropoli e i resti di villaggi rupestri neolitici posti in prossimità della Contrada Calafarina. Di recente è passata, con decreto regionale, al demanio della Soprintendenza di Siracusa.
Antica Akrai, Palazzolo Acreide: il sito archeologico è posto al di sopra dell’odierna cittadina e comprende il teatro greco, presumibilmente del III secolo a.C.; il bouleuterion, ovvero l’edificio dedicato alle riunioni del senato; il tempio di Afrodite, del quale rimane oggi solo il basamento; le Latomie, cave di pietra utilizzate come necropoli durante il periodo paleocristiano e luogo di detenzione degli Ateniesi sconfitti dai Siracusani nel corso della spedizione in Sicilia durante la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). Il Sito rupestre dei Santoni, posto sulla strada per Noto, è costituito da un insieme di dodici figure femminili intagliate nella pietra. Si tratta del più importante luogo di culto presente in Europa dedicato a Cibele, dea della fertilità del mondo antico orientale. Il culto, originario dell’Anatolia, si diffuse nell’area presumibilmente ad opera dei Corinzi che giunti a Siracusa, lo istituirono presso la subcolonia di Akrai. Alcuni avanzano l’ipotesi che i dodici rilievi della divinità, non fossero semplici edicole votive, bensì una sorta di stazioni funzionali allo svolgimento di un particolare rito sacro. Nell’area di Pachino, segnaliamo la Grotta di Senebardo, una grotta modellata in epoca bizantina per ospitare una delle catacombe rupestri più importanti del territorio aretuseo. Caratteristiche, le nicchie ad arcosolio situate presso l’entrata della grotta. Al suo interno si apre un lucernaio artificiale, ai lati del quale risultano visibili tombe scavate nella roccia. L’interno della catacomba riporta iscrizioni in greco antico.
Area archeologica di Thapsos, Priolo Gargallo – Augusta: è uno dei più importanti siti siciliani della media età del bronzo. La necropoli e i resti dell’abitato protostorico sono localizzati sulla penisola di Magnisi, l’antica Thapsos, ricordata dallo storico ateniese Tucidide (V secolo a.C.) come il luogo in cui gli ateniesi si accamparono in vista dell’assedio di Siracusa. Le ricerche archeologiche iniziate nel 1880 dall’archeologo Saverio Cavallari e proseguite con gli studi di Paolo Orsi, Giuseppe Voza e Luigi Bernabò Brea, hanno portato alla luce un vasto insediamento che rimase ininterrottamente in vita dal XV al IX secolo a.C. Il sito presenta aspetti così peculiari da aver indotto gli studiosi a parlare di una vera e propria “cultura di Thapsos”, successiva alla cultura di Castelluccio ma contemporanea a quella della zona nord-orientale della Sicilia, di Milazzo e delle Eolie. La località, ideale come approdo dal mare, divenne subito un importante centro commerciale del Mediterraneo, come dimostrano i rinvenimenti di oggetti provenienti da Cipro e da Malta. Le necropoli sono dislocate sia lungo il litorale settentrionale che nella parte interna della penisola. Le tombe sono del tipo a forno, scavate nel piano roccioso, con accesso frontale ed essendo tombe familiari, contenevano numerose sepolture accompagnate da ricchi corredi, ad oggi esposti al Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa.
Parco archeologico di Cava Lazzaro, Rosolini: la più importante area archeologica del territorio di Rosolini per la massima concentrazione di siti archeologici ivi presenti. La cava, che nasce nel territorio di Modica e precisamente in contrada Gorgodaino, prende il nome da una vastissima cavità presente al suo interno e chiamata appunto Grotta Lazzaro o Cava Grande di Rosolini. La cava fu abitata già in età preistorica e nell’età del bronzo, nell’epoca della cosiddetta cultura di Castelluccio. Testimonianze di epoca paleocristiana e bizantina testimonierebbero che fu abitata ininterrottamente nel tempo. La cava è ricchissima di grotte carsiche e di grotte artificiali scavate nella roccia che venivano utilizzate come necropoli. La maggior parte dei reperti archeologici rinvenuti nell’area della cava è oggi conservata al Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Nel cuore della Cava Lazzaro è collocato l’Eremo di Croce Santa, uno dei più interessanti complessi rupestri di epoca bizantina della Sicilia sud orientale.
- Cozzo Collura, Solarino: è una zona archeologica che si trova a pochi chilometri dal centro abitato. I reperti rinvenuti a seguito degli scavi, si riferiscono a due periodi storici ovvero il IV-III sec. a.C. e il II-IV d.C. Tra i ritrovamenti più importanti, portati alla luce dagli scavi degli anni Settanta, si annoverano: delle monete del IV secolo; uno scheletro; molti frammenti di ceramiche a vernice nera; una statuetta databile intorno al IV-III sec a.C. Nell’area si possono altresì visitare tre ruderi degni di nota ovvero la Grotta di San Paolo, il Pozzo di San Paolo e la Chiesa di San Paolo eretta in età paleocristiana, quasi interamente distrutta dal terremoto del 1693. Della costruzione originaria restano ad oggi solo il pavimento e la base dei muri a nord ed a ovest. Gli studi dimostrano che sotto il pavimento vi era una struttura destinata a fossa comune per la sepoltura.
- Cava del Rivettazzo, Solarino: il nome deriva dalla presenza nella zona di molti rovi, si tratta di una cava formatasi a seguito dell’erosione provocata dalle acque del fiume Anapo che hanno scavato un canyon naturale. Ospita una necropoli costituita da centinaia di tombe databili all’età del bronzo e frequentata per parecchi secoli, come dimostrato dai ritrovamenti appartenenti a tutte e tre i periodi dell’età del bronzo.