Siti Archeologici
Ragusa
Cava Lazzaro, Modica: rappresenta una fra le più interessanti stazioni archeologiche del paleolitico siciliano. Presenta grotte a forno e ad anticella, oltre a caverne templari ad uso religioso, con escavazioni a mano di pilastri e colonne. Di notevole pregio archeologico è la Tomba Orsi, certamente riservata ad un personaggio importante del luogo, con un prospetto molto esteso in lunghezza e ornato con finti pilastri, sui quali sono scolpiti simboli geometrici; prende il nome da colui che la scoprì, l’archeologo Paolo Orsi. A Cava Lazzaro sono stati rinvenuti strumenti di amigdala, vasellame della civiltà castellucciana, manufatti vari di civiltà pre-sicule comprese nel periodo XXII-XV secolo a.C., conservati al Museo Civico di Modica. È stato altresì rinvenuto un cranio assegnato dal Pigorini al tipo di Neanderthal, visibile al Museo Etnografico L. Pigorini di Roma.
Cava dei Servi, Modica: alterna pareti rocciose a strapiombo, zone dall’andamento pianeggiante, a gole profonde invase dall’acqua del torrente Tellesimo. La complessa e variegata morfologia, conferisce alla zona particolare bellezza, grazie anche alla ricca vegetazione presente sui versanti e nel fondo valle. Cava dei Servi fu abitata dall’uomo fin dalla preistoria. Su una collina chiamata Cozzo Croce si trovano, infatti, alcune necropoli attribuibili all’età del bronzo, con due monumenti funerari (dolmen) realizzati con lastroni infissi nel terreno e disposti circolarmente, oltre ad alcune tombe a grotticella e altre ad enchytrismòs.
Cava Ispica, Versante Nord, Modica: è la più importante delle cave nella Sicilia orientale. Lunga 13 km si estende nel territorio dei comuni di Modica, Ispica e Rosolini. È attraversata da un torrente che prende il nome di Pernamazzoni a settentrione e Busaitone a meridione. Nella parte Nord della Cava, con pareti rocciose più adatte all’insediamento umano, ritroviamo necropoli preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e nuclei abitativi di tipologia varia. Si segnalano:
- La catacomba dellaLarderia, un cimitero ipogeico che in circa 500 m2 racchiude ben 464 tombe, suddivise in tre gallerie sotterranee, delle quali la principale è lunga circa trenta metri. Il sito è in effetti una vera e propria città nella roccia dove, nei pressi delle grotte abitate dagli uomini e dagli animali domestici, ve n’erano altre adibite a magazzini, o a luoghi di culto con altari e affreschi sulla nuda roccia.
- Il ginnasio, un ambiente scavato nella roccia di età ellenistico-romana e riportato alla luce solo di recente. Esso è costituito da due sale comunicanti e corredate di sedili laterali. La stanza sulla destra presenta una parete franata ed è dotata di vasche per abluzioni. L’ambiente di sinistra è ben conservato e molto interessante. In esso si notano ancora delle incisioni in greco che designavano i posti a sedere. In corrispondenza delle lettere PRE si indicavano i posti degli anziani, presbyteroi. sotto la scritta NEO i giovani o neoteroi. L’ambiente probabilmente veniva utilizzato come aula assembleare in cui la comunità si ritrovava.
- La spezieria, un ambiente costituito da una grande sala a pianta quadrangolare. Le pareti presentano decine di incavi che fanno pensare a mensole e ripostigli dove collocare e sistemare ordinatamente vasi e contenitori di unguenti, creme, pozioni d’erbe di varia natura. Lungo uno dei lati si individuano tre absidi irregolari. Un ampio sedile circolare ricavato nella roccia, occupa gran parte della parete tutt’attorno. Una buca scavata nella roccia calcarea del pavimento ricorda una specie di mortaio, è ipotizzabile quindi che il sito fosse una sorta di “farmacia”.
- Sullo stesso fianco della Cava si può visitare il Salinitro, uno dei complessi più suggestivi che offre alla vista del visitatore altri sepolcri e grotte le une sulle altre, in parte crollate.
- Procedendo verso Sud, sulla sinistra del Busaitone, sullo stesso lato dove si affacciano le cosiddette Urutti Caruti(grotte crollate), si incontra il sito detto Camposanto. È, pare, una necropoli cristiana del IV secolo: sulla parete di uno dei sepolcri è inciso un simbolo cristiano. Si contano nel complesso 60 fosse terragne, loculi sovrapposti e un gran numero di sarcofagi scavati nella roccia. Vi sono due sezioni, la prima comprende 25 tombe disposte in vario modo; nella seconda sezione, che si estende verso Nord, ci sono 24 tombe.
- IlCastello Sicano a cinque piani, interamente incassato nella roccia, vera e propria fortezza scavata in una parete calcarea che scende a picco per trenta metri di altezza. L’opera monumentale è molto complessa, probabilmente frutto del lavoro di diverse generazioni. Gli ambienti sono quasi tutti di forma rettangolare o quadrata con nicchie alle pareti e presentano gli incavi delle porte e delle finestre. Quasi tutti prendono luce e si dipartono da un lungo corridoio che si sviluppa lungo la parete esterna.
- La Grotta della Signora presenta una singolare volta a cupoletta: è un esempio monumentale di tomba a tholos nella parte settentrionale della Cava. In quest’area è stato rinvenuto del cocciame; tale ritrovamento, rende plausibile un uso della Grotta a scopo rituale o abitativo.
- La Grotta dei Santi si trova in contrada Baravitalla, nel complesso di Cava Ispica di Modica; si tratta di un’ampia grotta di forma rettangolare. Ad oggi, sono visibili tracce di pitture che raffigurano 36 santi; ben conservate le figure dei santi, molto danneggiati i volti.
Cava Ispica, Versante Sud, Ispica: l’area, conosciuta come Parco Forza, ha restituito tracce risalenti all’età del bronzo, databili tra il XIX e il XV secolo a.C., in particolare frammenti di pithoi, anforette biansate, utensili litici di selce e di ossidiana. Altri reperti si riferiscono al X e al IX secolo a.C., l’ultima fase della cultura di Pantalica, e alla fase della colonizzazione greca. Sulle pareti delle colline circostanti, sono stati ritrovati piccoli santuari rupestri di età paleocristiana-bizantina. Per quanto riguarda l’età medievale e rinascimentale nella Forza, si trovano tracce abitative di una fortificazione riferibile ai secoli XV e XVI d.C. L’Antiquarium del parco ospita reperti databili fra la prima metà del bronzo ed il 1693. Nel versante sud di Cava d’Ispica prevalgono le postazioni difensive come il Fortilitium, roccaforte naturale costituita da una massa rocciosa di calcare duro in forte rilievo in mezzo all’alveo della Cava. Si segnalano quindi:
- Il Fortilitium o Forza, dimora fortificata dei feudatari della famiglia Statella, che sovrastava l’abitato di Spaccaforno ed esercitava funzioni di sbarramento; un immenso castello difeso dagli strapiombi naturali e da un fossato con ponte levatoio. Si entrava nel castello attraverso un grande portale di legno fiancheggiato da altre due porte più piccole. Solo alcune porzioni delle antiche mura resistettero al terremoto del 1693. Alcuni scavi hanno messo in luce il pavimento dell’antica chiesa esistente dentro il castello, la SS. Annunziata. Interessante la scuderia, (10 m per 10 m) un’enorme grotta dove venivano custoditi i cavalli del Forza. Visibili le mangiatoie ricavate nella roccia e gli occhielli per legarvi gli animali. Esiste anche una parte alta dove veniva sistemato il fieno, ambienti adibiti a magazzino, la sala degli armigeri.
- Il palazzo Marchionale, collocato sul lato meridionale della fortezza, ha impianto planimetrico a L; lo spazio antistante è occupato da un cortile pavimentato con ciottoli. Sul lato destro sono individuabili gli ambienti di servizio, con granai incassati nel piano del pavimento. Il rinvenimento di frammenti ceramici bizantini fa pensare a una struttura riferibile a quel periodo. Il palazzo, demolito dal terremoto del 1693, non fu ricostruito.
- La chiesa di San Pancrati, poteva considerarsi una piccola basilica bizantina con tre absidi; oggi rimangono solo i ruderi dei muri esterni, formati da blocchi squadrati di calcare tenero, parte delle absidi, nonché tracce del pavimento in calcare e del successivo in cocciopesto. È l’unico esempio di costruzione non rupestre della Cava.
- Il Convento, ricavato in un sito quasi inaccessibile, si presenta come un complesso aperto nel vivo di una rupe a strapiombo nella cava. Nel piano superiore è visibile un corridoio sul quale si aprono stanzette piccolissime, rettangolari o quadrate, simili a vere e proprie cellette. La supposizione che possa trattarsi di un monasterionè avvalorata dal piccolo oratorio rupestre, intitolato a Santa Alessandra, ricavato a brevissima distanza dal Convento e costituito da due ambienti separati. Nel primo si distinguono, dentro una cornice scura, i resti di un affresco che con molta probabilità raffigurava la Santa; il secondo, di dimensioni minori, presenta un pavimento roccioso nel quale si trova una buca circolare per la raccolta d’acqua. Quest’acqua ricca di zolfo, oggi come un tempo, è ritenuta miracolosa per guarire le malattie della pelle.
Chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, Modica: Presenta dei magnifici affreschi sulla nuda roccia, di stile tardo-bizantino, databili fra il XII ed il XVI secolo (l’anno 1594 si trova dipinto sulla roccia accanto ad una raffigurazione): si tratta di una grotta artificiale, in pieno centro cittadino, nella quale si osservano diversi cicli di affreschi; una chiesa rupestre definita dagli studiosi un unicum nel panorama della Sicilia medievale. L’affresco principale è un bellissimo Cristo Pantocratore posto al centro dell’abside, dove si raffigura un Cristo benedicente racchiuso in una mandorla seduto su un trono fra due coppie di Angeli. Sul lato destro dell’abside si trova un catino battesimale, scavato nella roccia, per il battesimo con rito orientale. Alcuni lavori di scavo inoltre hanno portato alla luce una serie di cripte e tombe terragne.
Necropoli Contrada Crocefia, Ispica: il 2 novembre 2013, a 300 metri dal lato ovest di Cava Ispica, è stata rinvenuta una necropoli fino ad allora ignota. La Soprintendenza di Ragusa ha stabilito che la necropoli risale al periodo tardo-antico. La necropoli conta circa 20 loculi funebri, tutti rivolti ad est. Nello stesso sito e nelle sue prossimità sono state rinvenute anche diverse lastre di copertura.
Catacombe di San Marco, Ispica: a 2 km dal centro abitato costituiscono una testimonianza della presenza cristiana nel territorio in epoca tardo romana.
Grotta delle Trabacche, Ragusa: si tratta di una piccola catacomba datata al IV sec. d.C., in epoca Romano-Bizantina. L’ipogeo è formato da due grandi camere e due sarcofagi monumentali sorgono proprio all’ingresso del sito; presentano delle colonne scavate nella roccia, simili a baldacchini. Le due tombe principali, sono attorniate da cavità lungo le pareti ospitanti sepolcri ad arcosolio. Jean Houel, pittore francese, nel ‘700 immortalò il sito nei suoi dipinti; in tempi recenti è stato set di uno dei primi episodi della serie tv Il Commissario Montalbano.
Fontana nuova, nei pressi di Marina di Ragusa, Ragusa: in una grotta sono stati recuperati alcuni raschiatoi e lame da taglio in pietra scheggiata, risalenti a 30.000 anni fa. La maggior parte dei reperti è conservata al Museo Archeologico Ibleo.
Monte Arcibessi, Ragusa: nel territorio del Monte Arcibessi sono presenti insediamenti fortificati, i castellieri, dell’età del Bronzo e dell’età del Ferro. Presenti anche abitati preistorici, resti di insediamenti greci arcaici, testimonianze di epoca ellenistico-romana e resti bizantini e medievali.
Castiglione, Ragusa: insediamento siculo-greco con resti di due ampi quartieri del VI secolo a.C., fortificazioni, strada urbana, un’area sacra ed una necropoli Greca. Tra i ritrovamenti più importanti di tutta l’area iblea, vi è il Guerriero di Castiglione, un bassorilievo ricavato da un’unica lastra di calcare locale, raffigurante un armato a cavallo con destriero incedente verso sinistra, le estremità del blocco sono decorate con le protomi di un toro e di una sfinge.
Sito archeologico di contrada Scornavacche, Chiaramonte Gulfi: sito abitativo risalente al IV-III secolo, presenta uno schema urbanistico regolare con strade parallele su cui si aprono isolati rettangolari, all’interno sono ubicati edifici residenziali a pianta tradizionale, con spazi abitativi disposti attorno ad un cortile interno. Troviamo un’area sacra e una artigianale che comprende numerosi forni per la lavorazione dell’argilla. Tra gli oggetti di terracotta rinvenuti vi è una statuetta votiva di Athena Ergane ed una kylix con iscrizione incisa dopo la cottura. Le incisioni rinvenute fanno pensare all’esistenza di un tempio dedicato ad Asclepio.
Villa Romana di contrada Orto Mosaico, Giarratana: scoperta alla fine dell’800, a partire dal 1989 fu oggetto di un’imponente campagna di scavi. Il sito risalente al III sec. d.C., si sviluppa su una superficie di 2.000 metri quadrati, con una pavimentazione riccamente e interamente decorata da mosaici. Composto da tre padiglioni disposti attorno ad uno spazio centrale, l’edificio ha un impianto architettonico monumentale, mura costruite a doppio parametro in pietra lavica del monte Lauro. Nell’area della villa sono state recuperate due sculture: una testa raffigurante una figura femminile e un rilievo in marmo raffigurante Ermete e Afrodite.
Parco Naturale di Calaforno, Monterosso Almo – Giarratana (vedi video): all’interno di un folto bosco che gli fa da cornice, si trova il piccolo santuario medievale intitolato alla santa dei palermitani, nata nel 1130 e morta nel 1166. Nell’area sono altresì presenti: la Grotta dei Santi e dei Dinàri. Si tratta di un sito archeologico di valore assoluto, per quanto poco celebrato. La Grotta dei Santi è un complesso religioso, risalente alla tarda età del rame (oltre 3.000 a.C.), costituito da due costruzioni sepolcrali ipogeiche una delle quali successivamente trasformata in chiesa rupestre. Di altissimo valore storico ed artistico è l’abside, ricavata nella roccia, finemente affrescata in epoca bizantina. Il complesso architettonico si sviluppa secondo una struttura sequenziale ed irregolare di 35 camere circolari di circa 2-3 metri che si snodano per più di 100 m. Poco distante si trova la grotta dei Dinàri, così chiamata per via di una leggenda che la vuole nascondiglio di mirabolanti tesori, ritrovabili solo mediante la conoscenza di formule magiche rituali.
Poggio Biddini, Acate: si tratta del più antico insediamento, risalente al neolitico, cui si può riferire l’origine di Acate, situato sulla sponda destra del Dirillo. Nella vallata, grazie agli scavi effettuati dall’archeologo comisano Biagio Pace, sono emerse alcune testimonianze di epoca romana che fanno pensare all’ubicazione della città di Bidis, ricordata dalle fonti storiche.
Il Parco archeologico naturalistico di Cava Porcaro, Comiso: sito archeologico dal grande valore storico e paesaggistico, è situato sugli Iblei a Sud-Est dell’abitato di Comiso. Presenta testimonianze archeologiche come le catacombe ipogeiche cristiane (IV secolo d.C.), tipiche del Ragusano. L’aspetto paesaggistico è rimasto immutato nei secoli conservando la medesima suggestione, tra profondi avvallamenti e ripidi pendii. Il Parco occupa una superficie di circa 27 ettari compresa tra i due Torrenti Cucca e Porcaro a un’altitudine fra i 300 e i 400 mt sul livello del mare. Sorge in una conca naturale che guarda verso Comiso, dall’alto è possibile osservare tutta la pianura sottostante che si estende fino a Gela e il mare.
Terme Romane di Diana, Comiso: sono state edificate fra il II e il III secolo, in piena epoca romana, tra il fiume Ippari e Fonte Diana, sono alimentate da quest’ultima. Gli scavi effettuati nel ‘900, a partire dall’opera di Biagio Pace (1935), hanno portato alla luce un elegante pavimento mosaicato con decorazioni raffiguranti il dio del mare (Nettuno), le nereidi e dei tritoni. Sono inoltre stati rinvenuti il Tepidarium, il calidarium, il ninfeo e un alveus.
Museo Archeologico Regionale di Camarina, Vittoria: ubicato nei pressi di Scoglitti, il museo conserva reperti archeologici provenienti dalla necropoli di Kamarina e dal territorio limitrofo. Una sezione è riservata all’archeologia subacquea, con l’esposizione di anfore e reperti rinvenuti in relitti ritrovati al largo della costa. La città antica sorgeva su tre colli, come testimoniano le parti di mura arcaiche e una grande torre. Sono stati peraltro individuati i resti di case ellenistiche: Casa dell’altare, Casa dell’iscrizione e Casa del Mercante.
Parco archeologico di Kaukana, Santa Croce Camerina (vedi video): si trova lungo la fascia costiera di Santa Croce Camerina, tra le località balneari di Casuzze e Punta Secca. Kaukana è presente nelle fonti tardo antiche come un importante approdo siciliano, ritenuto snodo fondamentale per i collegamenti tra la Sicilia, le isole del Mediterraneo e il Nord Africa. Fu citata da Procopio di Cesarea (storico bizantino dell’epoca giustinianea, 490-565 d.C.) come attracco fondamentale per le operazioni militari verso il Nord Africa; lo storico riferisce come nel 533 la flotta del generale Belisario vi sostò prima di partire per Malta alla riconquista dell’Africa, caduta in mano ai Vandali nel 439. Dopo la distruzione di Kamarina da parte dei romani, nel 258 a.C., i superstiti kamarinensi si stabilirono a Kaukana e nacquero i primi insediamenti. Il sito si presenta oggi ben conservato grazie allo strato di sabbia che vi si è depositato. I resti dell’antico centro abitato, comprendono ben venticinque edifici, con case semplici di forma rettangolare da due o tre stanze, ma anche edifici di maggior prestigio, con più stanze e a più piani, con scale e cortili absidati, tutti disposti intorno ad una chiesetta cimiteriale. Della chiesetta si conserva l’impianto planimetrico costituito da tre navate, all’interno della navata centrale è visibile un magnifico pavimento mosaicato con figure umane e animali di pregevole fattura, all’esterno sono presenti delle tombe, alcune delle quali a bauletto. Il sito è stato visitato e studiato dall’illustre archeologo Paolo Orsi, i reperti rinvenuti sono conservati nel museo archeologico di Ragusa.
Necropoli del Mirio, Santa Croce Camerina: è un’area cimiteriale dalla quale sono state rinvenute 42 tombe del V secolo d.C. Lungo la costa sono ancora visibili i resti delle torri costruite nei secoli XV/XVIII a difesa del territorio: le più significative sono la cinquecentesca torre di Vigliena e la Torre di Mezzo, risalente al Seicento e recentemente restaurata.
Ruderi di Sant’Elena, Santa Croce Camerina: in quella zona di campagna conosciuta come chiusa di Santalena, sono state rinvenute numerose opere sepolcrali nonché i resti di un antico casale dove, sino all’ultimo periodo bellico, erano ancora presenti mura con affreschi in ode a Sant’Elena, da qui il nome del casale.
Basilichetta e Catacombe della Pirrera, Santa Croce Camerina: si tratta di un complesso funerario con la presenza di una piccola basilica bizantina, risalente al V sec. d.C. Edificio a tre navate con pavimenti finemente mosaicati e tombe ai lati.
Il sito rupestre di Chiafura, Scicli: situato sul fianco del colle di San Matteo, occupa uno spazio che va dalla valle di San Bartolomeo sino alla sommità del monte ove si ergono la torre normanna, detta Castellaccio, e il Castello Dei tre Cantoni. Si compone di una serie di grotte e cave disposte su gradoni ai lati della montagna, generalmente dotate d’un piccolo fazzoletto di terra all’entrata e alcune fabbricazioni in muratura, di epoca contemporanea, direttamente aderenti alle pareti rocciose. Tra il V-VII secolo d.C., in epoca bizantina, fu sito funerario, successivamente subì un processo di incastellamento, fra l’VIII ed il XV secolo, nacque un quartiere urbano e l’area venne fortificata. Nel corso del IX secolo, si diffuse il fenomeno del Troglodismo (l’uso di abitare in caverne naturali) probabilmente a seguito della conquista araba (864/865) e dell’arrivo di popolazioni dal Nord Africa. Tale fenomeno si acuì sotto la dominazione normanna (dal 1091) con l’arrivo di immigrati da aree trogloditiche dell’Italia Meridionale. Il centro abitativo continuò a crescere fino al XV secolo quando, anche se lentamente, l’abitato cominciò ad estendersi a valle. Il quartiere mantenne un’importanza strategica per tutta l’età moderna sino al 1700, periodo nel quale tale area andò marginalizzandosi rispetto allo sviluppo urbano della città.
Scicli: sito della Grotta Maggiore, datato fra l’età del Rame e l’età del Bronzo antico (III-II millennio a.C. – XVIII-XV secolo a.C.); Necropoli in contrada Ronna Fridda, sono distinguibili una necropoli preistorica del Bronzo medio (XIV sec. – XII sec.) e una necropoli cristiana del IV sec. d. C.; Cancellieri, un sito del periodo greco classico, databile dal IV al II sec. a.C., include una fattoria greca del IV sec.
La necropoli di contrada Bellamagna, Pozzallo: è un sito archeologico appartenente alla cultura del Castelluccio, diffusa in Sicilia durante l’età del rame (2.200-1.450 a.C.). La necropoli di Bellamagna ha carattere rupestre, consta di 87 grotte ipogeiche (costruzioni sotterranee, realizzate all’interno di cavità naturali), per lo più a pianta circolare, all’interno delle quali si trovano delle nicchie.
Rovine di Contrada Porrello, Pozzallo: sito archeologico di epoca greca, si tratta dei resti di un Emporion, inteso come complesso di magazzini collocato lungo il litorale con funzioni di deposito. Sono stati rinvenuti molti frammenti ceramici e un sito funerario di epoca paleocristiana.
Pozzallo: sito di Contrada Cozzo Rao, insediamento preistorico risalente alla cultura del Castelluccio (prima età del bronzo, XIX – XIV a.C.); sito di Contrada Carpintera, Necropoli a fosse tardo romane (IV sec. d. C.); Pietre Nere, fornaci tardo-bizantine (VIII sec. d. C.) e medievali (XI d.C.); Bosco Pisana, Necropoli romana (III sec. d.C.); rovine di Contrada Casello – Recupero, quest’area comprende le rovine di un vasto insediamento rurale prevalentemente di epoca romana.