Siti Archeologici
Palermo
Siti archeologici di Palermo, Palermo:
- Del periodo punico rimane l’impianto urbano della città, corrispondente a un asse urbano principale, il Cassaro, e una viabilità minore che si dirama da questo. Tracce puniche sono riscontrabili in limitate porzioni dell’antica cinta muraria o nella necropoli punico-romana, situata nei pressi di corso Pisani.
- All’interno della Villa Bonanno, progettata nel 1905 da Giuseppe Damiani Almeyda, sono visitabili i resti, di epoca romana, di due domus poste di fronte al Palazzo dei Normanni mentre altre abitazioni sono state ritrovate nei pressi di piazza Pretoria e piazza Sett’Angeli. Quest’ultimo sito, ubicato alle spalle della Cattedrale, è caratterizzato dalla presenza di stratificazioni che vanno dal periodo ellenistico-romano a quello bizantino. Tra i resti segnaliamo le pavimentazioni musive di una casa patrizia, un tratto stradale coevo e la parte basamentale di un pilastro di epoca bizantina.
- Da corso Alberto Amedeo, superato un ingresso ottocentesco, si entra nelle Catacombe di Porta d’Ossuna, databili intorno al IV-V secolo. Le Catacombe si snodano nel sottosuolo per diversi metri in direzione nord-sud. Altre due aree catacombali dello stesso periodo sono quelle di San Michele Arcangelo e dei Santissimi Quaranta Martiri.
- Il Parco archeologico di Castellammare si trova nei pressi della Cala e include i resti del castello-fortezza di epoca normanna, una necropoli islamica e i resti della Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, quasi interamente rasa al suolo dai bombardamenti del 1943.
- Catacombe dei Cappuccini: tappa obbligata del Grand Tour, sono famose in tutto il mondo e si trovano nei sotterranei del Convento dei Cappuccini, nel quartiere Cuba, annesse alla Chiesa di Santa Maria della Pace. Le gallerie, scavate alla fine del Cinquecento, formano un ampio cimitero di forma rettangolare e ospitano circa 8 mila cadaveri mummificati.
- Catacombe di San Michele Arcangelo: complesso sotterraneo originariamente adibito a luogo di sepoltura con cappelle, nicchie e tombe ancora visibili.
Grotte della Gurfa, Alia: si trovano a pochi chilometri dal paese e rappresentano un insolito esempio di architettura rupestre. Le sei caverne sono scavate lungo una parete di pietra arenaria rossa e disposte su due piani. La loro origine sembra risalire al IV/VI millennio a.C. Al livello inferiore sono stati ricavati due grandi vani dotati di ingressi indipendenti comunicanti tramite una galleria. Il primo vano ha pianta quadrangolare e presenta una copertura a due spioventi con colmo centrale. Il secondo ambiente, a pianta circolare, è dotato di un profilo campaniforme che culmina in un foro centrale. Attraverso gradini scavati nella parete rocciosa si accede al livello superiore costituito da quattro ambienti di forma rettangolare e comunicanti fra loro mediante brevi passaggi. Il secondo livello si affaccia dentro il grande spazio del vano campaniforme. L’ambiente a thòlos monumentale della Gurfa, con la sua camera funeraria dal tetto “a tenda” del piano terra, è associabile a quelli ellenici, datati attorno al 1400 a.C.
Monte Porcara, Bagheria: sito archeologico datato tra il VII e il III secolo a.C. e identificabile con la città indigena di Paropo. Nei pressi della sommità del monte si trovano scarsi resti della cinta muraria e della necropoli costituita da sepolture a cassone in lastre di calcarenite e da sarcofagi monolitici dello stesso materiale.
Castello di Calatubo, Balestrate: i ruderi del Castello, risalenti all’epoca bizantina, dominano il paese da una collina. Dall’interno della cinta muraria, lunga 250 metri e che segue un andamento irregolare triangolare, si gode di uno splendido paesaggio. Ai lati sono presenti due torri quadrate. Tra gli altri siti visitabili nei dintorni del paese si segnala un’antica necropoli greca, risalente al VI/V secolo a.C., e alcune tracce di sepolcri arabi.
Rocca Busambra, Campofelice di Fitalia: in quest’area sono state ritrovate importanti testimonianze di insediamenti risalenti all’VIII secolo a.C. e appartenenti alla cultura di Sant’Angelo Muxaro. Nella stessa area sono stati riportati alla luce sepolcri di epoca ellenistica e medievale.
Siti di Camporeale, Camporeale:
- Monte Pietroso è un’altura che si staglia alle spalle dell’odierno abitato di Camporeale e che a nord degrada dolcemente verso la vallata che conduce allo Jato. Sulla cima del monte Pietroso il terreno è disseminato di frammenti di ceramica indigena dipinta a bande o incisa simile a quella rinvenuta a Segesta. Sono state inoltre individuate tracce di opere murarie ricollegabili all’esistenza di un centro abitato in vita dal VI al IV sec. a.C. e due necropoli. Una delle due necropoli è stata quasi interamente distrutta dai lavori agricoli mentre nella seconda, costituita da fosse terragne molto ampie e protette da muretti, l’abbondanza di resti ossei indicherebbe un suo utilizzo per deposizioni e incinerazioni multiple. I numerosi frammenti di ceramica sono di tipo attico e ionico. Si sono rinvenuti anche frammenti di bronzo e di ferro.
- In località Valdibella, comunemente indicata come Guardibella, il Gruppo archeologico palermitano ha accertato l’esistenza di una zona ricca di frammenti in terracotta. I cocci rinvenuti si riferiscono all’epoca romana. Di particolare interesse il rinvenimento di parte di un mosaico a tessere bianche e di alcuni frammenti di colonne.
Siti archeologici di Carini, Carini:
- Area archeologica Baglio-Carburangeli: all’interno delle tombe a fossa sono stati rinvenuti reperti che rilevano l’occupazione del territorio sin dal III secolo a.C. Tra i reperti più importanti segnaliamo anfore, macine in pietra lavica, frammenti di lucerne e una base di colonna di marmo di epoca tardo romana;
- Area archeologica di contrada San Nicola: sono stati rinvenuti importanti reperti di epoca romana-bizantina, fra cui un mosaico basilicale e una moneta bizantina dell’età di Giustiniano. Nella costa ad est di Carburangeli è stata inoltre scoperta una zona ricca di ceramiche del V sec. a.C.;
- Area archeologica Moscala: nel sito sono stati rinvenuti i resti di un insediamento urbano, (con tracce di mura, massi di tufo lavorato, utensili e frammenti di ceramica) riferibili al III, IV e V sec. a.C.;
- Area archeologica Manico di Quarara: necropoli riferibile alla civiltà elima;
- Area archeologica Ciachea: nei pressi del confine tra Capaci e Carini si estende una vasta necropoli, risalente all’eneolitico, dove è stata ritrovata la ceramica Bicchiere di Carini, unica nella sua fattura e datata nel 4.000 a.C.;
- Le catacombe rinvenute nei pressi di Villagrazia di Carini confermano l’esistenza di una vasta comunità cristiana nel territorio e di una sede vescovile. Di notevole interesse le numerose grotte distribuite nel territorio, ricche di numerosi resti di fauna preistorica.
Grotte di Castellana Sicula, Castellana Sicula: i dintorni del comune sono una zona particolarmente ricca di grotte e di siti archeologici di grande interesse. Tra questi si segnalano: la Grotta di Calcarelli, Cozzo Morto, Cozzo Zara, Zarotta, Cozzo Re, San Giacinto, le Grotte di Valle Maimone e la Grotta del Vecchiuzzo. Segnaliamo poi nella frazione di Calcarelli testimonianze di un insediamento di epoca romana del I e II secolo d.C.
Siti di Cefalà Diana-Villafrati, Cefalà Diana-Villafrati: presso il Colle di Costa d’Ape e sul fianco sud-est del Pizzo Chiarastella si rileva la presenza di alcune grotte di grande interesse archeologico. La più importante è senza dubbio la Grotta Buffa che custodisce sepolture di resti umani risalenti all’età eneolitica (3.500-2.000 a.C.). Nel versante sud-ovest segnaliamo invece resti di costruzioni in pietra e alcuni frammenti di tegole e ceramica che fanno supporre l’esistenza di un antico villaggio composto da capanne con selci. Ancora da segnalare all’interno del territorio appartenete alla Riserva naturale orientata Bagni di Cefalà Diana e Chiarastella le cosiddette “Terme arabe”.
Contrada Grotte, Castronovo di Sicilia: nel sito che sorge sulle sponde del fiume Platani sono stati trovati resti di abitazioni primitive appartenenti ai Sicani. I primi studi su tali insediamenti sono stati condotti nel 1743 dallo storico locale Vito Mastrangelo il quale individuò dei geroglifici sulle pareti di alcune grotte. In quella più grande, dove fiorisce anche la pianta del capelvenere, si possono osservare forme di sedili intagliati nella roccia.
Sito archeologico del Pizzo di Ciminna, Ciminna: le recenti campagne di scavi condotte nel territorio comunale hanno evidenziato la presenza di un grandissimo e importante patrimonio archeologico.
Sito archeologico di Monte d’Oro, Collesano: ospita i ruderi di un antico abitato di età islamica ma esistente probabilmente già in età bizantina. Visibili numerose rovine di abitazioni, mura di fortificazione, torri di vedetta e un probabile fortilizio. Fra i reperti si annoverano reperti ceramici riferibili a epoca greco-romana, un denaro databile a età sveva, una fibula in bronzo, una lucerna e una considerevole quantità di ceramica grezza, da mensa e da conserva.
Sito archeologico di Entella, Contessa Entellina: frequentati dell’eneolitico e dall’età del Bronzo, il pianoro e le pendici di Rocca d’Entella mostrano eloquenti resti dell’antica città di Entella. La città, fiorente dall’età arcaica alla prima età imperiale e poi ancora nel Medioevo, fu definitivamente abbandonata nel 1246. Di età ellenistica sono poi la maggior parte delle tombe della necropoli come dimostrerebbero il tipo di sepoltura e il vasellame in esse rinvenuto.
Sito di Colle Madore, Lercara Friddi: sul Colle, situato a circa 2 km dal paese, sono state condotte numerose campagne di scavo a cura della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo che hanno riportato alla luce un’antica area sacra (situata poco sotto la cima) affiancata da vani dedicati alla produzione metallurgica. I reperti rinvenuti negli scavi sono oggi esposti presso il locale Museo civico.
Pizzo Cannita, Misilmeri: sito archeologico risalente all’VIII secolo a.C. dove sono state trovate le rovine di un tempio dedicato a Chronos. Oggi molti dei reperti rinvenuti nel sito sono conservati presso il Museo archeologico regionale di Palermo.
Pirama, Piana degli Albanesi: in contrada Sant’Agata è situato l’antico insediamento denominato Pirama. Del sito fa parte anche un’importante necropoli paleocristiana di età tardo-romana. L’importante scoperta ha dato un’ulteriore conferma della produttività culturale antica e moderna del territorio.
Zona archeologica di Monte Maranfusa, Roccamena: i recenti scavi compiuti nella zona hanno messo in luce l’esistenza di un antico insediamento degli Elimi (V/IV secolo a.C.) al quale si sono poi aggiunti i ritrovamenti di altre costruzioni risalenti a secoli anche precedenti.
Parco Archeologico del Monte Jato, San Cipirello-San Giuseppe Jato: gli scavi condotti nel 1971 da una equipe dell’Università di Zurigo in cima al Monte Jato hanno riportato in superficie l’antica città, abitata dal IX secolo a.C. al 1246. Si tratta dell’acropoli con l’agorà (pavimentata con lastre in arenaria), del teatro (con 4.400 posti), del tempio di Afrodite e della casa a peristilio. Quest’ultima, risalente al II secolo a.C., è una delle più grandi dimore private del mondo greco-ellenistico arrivate fino a noi.
Area archeologica di Solunto, Santa Flavia: si trova sulla vetta del Monte Catalfano, nella punta estrema di Capo Zafferano. I resti della città di origine fenicia, fondata nel IV secolo a.C., conservano l’impianto ancora integro di case e templi, tra cui spiccano i mosaici delle abitazioni e le rovine del teatro greco-romano, circondato da alte gradinate. Una dimora al suo interno custodisce un affresco raffigurante il mito di Leda, l’eroina mitologica alla quale è intitolata la casa. I preziosi reperti rinvenuti nell’area sono oggi custoditi nell’Antiquarium di Solunto.
Villaggio dei Faraglioni, Ustica: di età preistorica, è solo uno dei tanti siti archeologici di cui è ricca l’isola. Ancora da segnalare a Ustica una necropoli romana nella zona della Falconiera.
Montagna Vecchia, Corleone: l’area a mezza costa lato ovest della Montagna, è attraversata da un percorso sacro dedicato, quasi certamente, al culto di Demetra che nei siti archeologici di questa area rappresentò il culto di gran lunga più praticato. Questo elemento è confermato dalle ricerche di superficie, dagli scavi archeologici effettuati a Pizzo Spolentino nel 1993 e dalla scoperta dell’area sacra posta nel quartiere del SS. Salvatore tra l’omonima via e lo strapiombo della Rocca dei Maschi. Il percorso sacro di Demetra, scoperto grazie al lavoro degli archeologi Angelo Vintaloro e Mario Orlando, ha avuto grande risonanza nella comunità corleonese.