Identità Santa Maria di Licodia

Amministrazione

SINDACO

Salvatore Carmelo Mastroianni

In carica dal: 14/06/2017

Deleghe:

Bilancio – Enti Sovraccomunali – Manutenzione – Pubblica Istruzione – Contenzioso

Sito istituzionale

www.comune.santamariadilicodia.ct.it

Ottavio Salamone

Deleghe:

Vice Sindaco – Personale – Verde Pubblico – Igiene e Sanità

Giuseppe Di Perna

Deleghe:

Sport, Spettacolo e Turismo – Sviluppo Economico – Viabilità – Vigili Urbani

Giovanni Buttò

Deleghe:

LL. PP. – Urbanistica – Tributi – Servizi Cimiteriali

Mirella Domenica Maria Rizzo

Deleghe:

Servizi Sociali – Beni Culturali – Associazionismo – Anziani – Politiche Giovanili – Pari Opportunità -Affari Generali

Santa Maria di Licodia, un comune legato alla terra

La Torre di Calafato, di incerta datazione, è un’antica costruzione, per alcuni probabilmente un luogo di culto, per altri una tomba di origine greca.

Si è avanzata un’altra ipotesi, secondo la quale sarebbe opera di imprenditori locali, risistemata verso la fine del XIX secolo come vedetta per le campagne o come “pitrera”. La Torre di Calafato spicca per la sua bellezza e per la maestria della sua tecnica costruttiva, ha una struttura in pietra lavica, e si innalza come una piramide a gradoni a pianta rettangolare. In cima alla torre, un piano calpestabile attorniato da sedili in pietra. La torre è ben visibile dalla strada che la fiancheggia, ma risulta visitabile esclusivamente col permesso degli attuali proprietari.

Toponomastica – Anche l’origine del toponimo di questo comune si lega alla natura, ma il significato è controverso ed esistono varie interpretazioni: per alcuni, infatti, Licodia deriva dal vocabolo greco che indica “la terra dei lupi”, da lukos, mentre per altri il termine si riferisce all’esistenza di una strada di pioppi o di un bosco.

Origini – Tracce dei primi insediamenti risalgono alla preistoria; si ritiene che l’antico nucleo abitativo sia sorto sul preesistente centro sicano di Inessa. Storicamente il paese subì diverse dominazioni, dai Greci ai Romani, per finire tra i domini bizantini, arabi e normanni. Tuttavia la vera fondazione del borgo risale al 1143, anno in cui Simone del Vasto, conte di Policastro e signore di Paternò, fece edificare l’abbazia e l’affidò al monaco benedettino Geremia. Dopo alterne vicende il paese si espanse ed in seguito al suo sviluppo fu distinto in Licodia Vetus e Licodia Nova. Agli inizi del XIX secolo diventò frazione di Paternò, mentre il titolo di comune fu concesso al borgo soltanto nel 1841. Il paese non partecipò né ai moti rivoluzionari del 1848, né alle gesta di Garibaldi e tanto meno alle vicende della Sicilia di fine secolo.

Tra le architetture di maggiore interesse storico-artistico spicca l’abbazia di Santa Maria, risalente al XII secolo e ristrutturata nel 1648. Al suo interno è conservata la statua benedettina lignea policroma di Santa Gertrude la Grande ed un crocefisso ligneo policromo del Cinquecento; sono presenti inoltre splendide opere pittoriche. Di assoluto valore sono inoltre la chiesa madre di Santa Maria e la Fontana del Cherubino, di stile barocco, mentre nei dintorni del centro abitato sono molto interessanti archeologicamente i resti di un acquedotto romano. La Madonna del Divino Figliolo è invece una statua lignea di epoca medievale (XII/XIII secolo d.C.) sottratta nel 1974 dalla chiesa madre del Santissimo Salvatore. Una leggenda narra che un pastore, colto di sorpresa da un violento uragano, si rifugiò con il suo gregge sotto un enorme albero di rovere. Il povero pastore, terrorizzato, invocò la protezione della Madonna promettendo di dedicarle, con quello stesso albero, una statua ed erigere in quel luogo una chiesetta. E così fu scolpita la statua della Madonna del Divino Figliolo.

Siti Archeologici

Nella contrada Civita, a sud est dell’abitato, nell’anno 1951, vennero riportati alla luce i resti di un agglomerato urbano, una grossa cinta muraria, resti di bronzi, ceramiche e terrecotte. Si pensa siano riconducibili ai ruderi dell’antica città di Inessa. I Beni archeologici rinvenuti nella zona sono esposti nei musei archeologici di Adrano e Siracusa. Nella zona sono presenti anche i ruderi di un acquedotto greco-romano, adoperato per trasportare l’acqua da Santa Maria di Licodia a Catania.

L’economia locale è basata principalmente sullo sfruttamento delle risorse agricole; prevalenti sono infatti le coltivazioni di uva (Etna DOC ed uva da mosto), olive, mandorle, fichi d’India, frutta ed agrumi.

in aggiornamento

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Sacro e Profano – Tra le festività maggiormente sentite dai licodiesi si distinguono la Sagra delle Arance e la Sagra della Zagara, che si svolgono ad aprile e maggio, durante le quali è possibile degustare gli agrumi locali. Agosto è invece il mese della festa del patrono San Giuseppe. Il Carnevale si festeggia prima dell’inizio della Quaresima. Per tre giorni sulla via Vittorio Emanale, sfilano i gruppi in maschera e i carri allegorici.

Dolci tipici del carnevale sono le “chiacchiere”, una pastella fritta cosparsa di zucchero a velo.

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Come arrivare

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