Identità Santa Croce Camerina

SINDACO

Giuseppe Dimartino

In carica dal: 13/06/2022

Sito istituzionale

www.comune.santa-croce-camerina.rg.it

Dimartino Francesco

Deleghe:

Vicesindaco, Ambiente e Territorio, Polizia Municipale, Servizi cimiteriali, Borgate

Gambino Caterina

Deleghe:

Turismo, Eventi e Spettacoli, Servizi Sociali ed immigrazione, Politiche giovanili

Davide Mandarà

Deleghe:

Sviluppo Economico, Agricoltura, Sport, Urbanistica

Barone Mariateresa

Deleghe:

Pubblica istruzione e cultura, Innovazione e digitalizzazione, Decoro urbano

Santa Croce Camerina, l'Antica Kamarina

Parco archeologico di Kaukana, si trova lungo la fascia costiera di Santa Croce Camerina, tra le località balneari di Casuzze e Punta Secca. Kaucana è presente nelle fonti tardo antiche come un importante approdo siciliano, ritenuto snodo fondamentale per i collegamenti tra la Sicilia, le isole del Mediterraneo e il Nord Africa. Fu citata da Procopio di Cesarea (storico bizantino dell’epoca giustinianea, 490-565 d.C.) come attracco fondamentale per le operazioni militari verso il Nord Africa; lo storico riferisce come nel 533 la flotta del generale Belisario vi sostò prima di partire per Malta alla riconquista dell’Africa, caduta in mano ai Vandali nel 439. Dopo la distruzione di Kamarina da parte dei romani, nel 258 a.C., i superstiti kamarinensi si stabilirono a Kaukana e nacquero i primi insediamenti. Il sito si presenta oggi ben conservato grazie allo strato di sabbia che vi si è depositato. I resti dell’antico centro abitato, comprendono ben venticinque edifici, con case semplici di forma rettangolare da due o tre stanze, ma anche edifici di maggior prestigio, con più stanze e a più piani, con scale e cortili absidati, tutti disposti intorno ad una chiesetta cimiteriale. Della chiesetta si conserva l’impianto planimetrico costituito da tre navate, all’interno della navata centrale è visibile un magnifico pavimento mosaicato con figure umane e animali di pregevole fattura, all’esterno sono presenti delle tombe, alcune delle quali a bauletto. Il sito è stato visitato e studiato dall’illustre archeologo Paolo Orsi, i reperti rinvenuti sono conservati nel museo archeologico di Ragusa. 

Punta Secca, è un piccolo borgo marinaro, di antichissima fondazione, affacciato sul mediterraneo. Frazione balneare del comune di Santa Croce Camerina, da cui dista 5,77 km, sta riscoprendo l’antico splendore, in modo particolare negli ultimi dieci anni, grazie ad un enorme afflusso turistico. La sua storia affonda nei secoli, quando quest’area era luogo d’insediamento greco; fu importante approdo commerciale anche in epoca bizantina e araba, questi ultimi chiamavano il borgo Ayn al Qasab. In seguito assunse molti nomi tra i quali Ra’s Karam, Ra’s Karama, Capo Scalambri, più di recente. Nel 1766 furono costruiti alcuni magazzini di pesce e nel 1767 edificata la piccola chiesa della Madonna di Portosalvo. Nel 1859, su progetto dell’Ing. Nicolò Diliberto D’Anna, fu costruito un grande faro alto 35 m e un piccolo fabbricato annesso gestito dalla Marina Militare. Sponsorizzato dalla serie tv Il Commissario Montalbano, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, il borgo attira sempre più turisti, incantati dalla bellezza genuina di luoghi senza tempo, dall’aspetto antico da piccolo villaggio di pescatori: il porticciolo, la piccola chiesa, la Torre Scalambri, il faro, le spiagge incontaminate disseminate da scogli e il mare cristallino. Un luogo magico da non perdere.

Toponomastica – Le origini del nome sono alquanto composite. Il termine Camarina ha infatti radici molto lontane, così era chiamata l’antica città siracusana, distrutta dai romani nel 258 a.C., che sorgeva lungo la costa a ovest di Capo Scalambri, sulla foce dell’Ippari (fiume che sorge dal Monte Serra di Burgio e attraversa la piana di Comiso e Vittoria). La denominazione Santa Croce, com’è facile intuire, ha invece origini cristiane. Del V secolo d.C. sono le testimonianze rinvenute in contrada Pirrera, costituite da un complesso funerario e da un piccolo santuario; su una parete era raffigurata, fra le altre immagini, quella di Sant’Elena (madre dell’imperatore Costantino) con la croce del Cristo. Da questo dipinto prese nome tutta la contrada e l’abitato che si sviluppò in seguito per cui, nei documenti dell’epoca, il casale viene ricordato col nome di Santa Croce. La denominazione completa risale alla caduta del regime borbonico e all’annessione al Regno D’Italia quando fu aggiunto l’antico nome Camarina, a memoria della storia arcaica del borgo.

Origini – La frequentazione dell’area in epoca preistorica è documentata dal ritrovamento di reperti risalenti all’età del bronzo, ma il territorio guadagnò rilevante importanza storica a partire dalla fondazione della città di Camarina (o Kamarina), alla fine del VI secolo a.C. Avamposto militare siracusano e prospero centro agricolo, nell’arco di tre secoli, conobbe momenti di grande fioritura economica e culturale, ma anche periodi di decadenza. Sono stati numerosi, infatti, i tentativi di conquistare l’indipendenza da Siracusa, attuati con il sostegno di altre cittadine del circondario, dai quali Camarina uscì però sconfitta. Nel III secolo a.C. fu, inoltre, assediata e rasa al suolo dai Romani; i superstiti si insediarono poco lontano distribuendosi in piccoli nuclei abitativi, sia lungo la costa che nell’entroterra, denominati kaukane. In età cristiana la plaga registrò una discreta attività religiosa, attestata da ruderi di chiesette e necropoli tuttora esistenti nella contrada Pirrera e nelle Anticaglie; nel 556 offrì al generale bizantino Belisario degli ancoraggi da cui muovere con la flotta per snidare i Vandali da Malta. Negli anni della dominazione bizantina i predetti insediamenti non ebbero vita serena: furono, infatti, vittime delle incursioni dei pirati. Sotto la dominazione araba (840 circa) il territorio registrò un piccolo risveglio grazie alla cura delle attività agricole in luoghi finalmente valorizzati quali Ras caram (Capo Scalambri), Ain keseb (Punta della Secca). Successivamente si ebbe un forte spopolamento e durante la dominazione normanna (1090 circa), seguita a quella araba, il territorio fu preposto in modo quasi esclusivo all’allevamento del bestiame. Fece parte della Contea di Ragusa, costituì il feudo di Rascaram (o Rosacambra) che da Silvestro, pronipote di Ruggero, signore di Ragusa e della Marsica, venne donato nel 1140 al convento dei S.S. Lorenzo e Filippo di Scicli, suffraganeo della chiesa di S. Maria la Latina di Gerusalemme. Mentre nell’entroterra ibleo nasceva ed iniziava a svilupparsi la Contea di Modica, il feudo ecclesiastico di Santa Croce di Rosacambra, ai suoi margini, veniva dato in affitto a nobili di Ragusa e Modica, che sfruttarono le aree coltivabili ed i pascoli. La zona si ripopolò solo nel XV secolo, quando il terreno fu ceduto a Pietro Celestri, nobile siciliano e governatore di Messina, che lo riorganizzò come centro agricolo favorendo l’insediamento dei contadini dalle aree limitrofe. Il consolidamento dell’abitato si ebbe definitivamente nel corso del Cinquecento, quando Giambattista II Celestri volle ridargli vita e nel 1598 ottenne la licentia habitandi et rehedificandi, riconfermata e resa esecutiva il 29 gennaio 1599. Divenuto marchese di Santa Croce nel successivo anno, Giambattista Celestri s’impegnò per lo sviluppo del grande feudo. Il figlio Pietro richiamò  dai comuni vicini, in particolare da Scicli e Modica, nuovi abitanti, in gran parte umili contadini e artigiani, nominò il Castellano, il Segreto e il Magistrato, affidò la chiesa ad un beneficiale, aiutò  dei monaci a fondare una chiesetta conventuale dedicata alla Madonna del Carmelo. Con l’edificazione di due torri a protezione del litorale, la popolazione poté dare vita ad un insediamento stabile e sicuro. A favorirne la crescita e lo sviluppo, poi, contribuì notevolmente il fatto che la cittadina non fu distrutta dal terremoto del 1693, diventando così approdo e rifugio per numerosi sfollati. Durante il ‘700 crebbe notevolmente l’estensione territoriale della cittadina e, di conseguenza, la sua popolazione.

Santa Croce Camerina contemporanea –  Nella prima metà dell’Ottocento, quando fu abolito il feudalesimo in Sicilia (costituzione borbonica del 1812), si costituì in libero comune. Nel 1821, ma ancor più in occasione del celebre ’48, grazie ad una borghesia in crescita, la città partecipò attivamente ai movimenti liberali antiborbonici. Cessato nel 1860 il regime borbonico, il comune fu annesso al Regno d’Italia e si diede la nuova denominazione di Santa Croce Camerina a memoria del legame che attraverso i secoli lo univa all’antica città siracusana. Lo sviluppo successivo dell’attività agricola, durante il XX secolo, andò di pari passo con la crescita demografica. Negli anni Trenta il comune si dotò di rete idrica ed elettrica, registrando un certo rinnovamento delle attività economiche e commerciali che venne interrotto solo dalla seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra, ed in particolar modo negli anni compresi tra i settanta e i novanta, il paese riprese la sua crescita e modernizzazione. 

Centro storico – Si sviluppa intorno alla piazza centrale del paese, Piazza Vittorio Emanuele, ove sorge la Chiesa Madre nonchè Palazzo Vitale e Palazzo Portelli.

Architettura Religiosa

  • La Chiesa Madre, edificio risalente al XVII secolo, ristrutturata e ampliata tra il 1797 e 1885, è la chiesa più importante di Santa Croce Camerina. Struttura architettonica tipicamente barocca, all’interno si presenta molto semplice, con tre navate, una pianta a croce latina, per una lunghezza di 45 metri; custodisce una copia della Madonna di Loreto del Caravaggio, di recente attribuita al pittore nordico Martin Faber, una statua di San Giuseppe, patrono della città, proveniente dalla bottega di Salvatore Bagnasco, un monumento funebre del 1604 voluto dal marchese Giovanni Battista II Celestri.
  • La chiesa del Carmine, opera del primo XVII secolo, fu costruita per volere del marchese Pietro IV Celestri. Fu oggetto di un’imponente opera di ristrutturazione, terminata nel 1875, su progetto dell’Ing. Salvatore Toscano; costruita con un’unica navata in muratura semplice.
  • Chiesetta di Mezzagnone, conosciuta come u vagnu o u dammusu, è un edificio bizantino, databile IV – VI sec. d.C., costruito in pietra calcarea a blocchi. Ha un prospetto a croce latina, una cupola ottagonale e presenta chiare influenze orientali. Nella Sicilia orientale, rappresenta una costruzione unica nel suo genere.

Architettura Civile

  • Palazzo Vitale Ciarcià, è uno splendido edificio in stile neoclassico, costruito alla fine del ‘700 e completato nei primi dell’800. All’intero si può ammirare un grandioso salone delle feste con un pavimento in calcare duro e intarsi in pietra pece. Sorge nel centro cittadino, appena dietro la Chiesa Madre.
  • Palazzo Comunale, progettato dall’ingegner Salvatore Toscano nel 1874, la struttura a due piani, sorge sui resti del convento dei carmelitani del quale ha inglobato parte della struttura originaria. Nel 1954 è stato sopraelevato di un piano e nel 1995 restaurato interamente.
  • Palazzo Celestri oggi Arezzo, fu costruito nel XVI secolo dalla famiglia Celestri. È stato sede dell’amministrazione civile del Marchesato di Santa Croce, degli uffici del Governatore, della Secrezia e del capitano d’armi. Nei sotterranei vi erano magazzini e prigioni. I marchesi vi risiedettero brevemente durante i rari soggiorni che effettuarono nella Terra di Santa Croce. Ampliato e restaurato tra ‘700 e ‘800, nella seconda metà dell’Ottocento fu venduto dai Principi di Sant’Elia, eredi dei Celestri, alla nobile famiglia Arezzo di Palermo. Un ultimo restauro ha avuto luogo nel 1992.
  • Palazzo Portelli, l’edificio copriva in origine anche l’area oggi occupata dalla Lega di Miglioramento che incorpora una parte residuale della muratura settecentesca.
  • Il Faro di Punta Secca, fu progettato, nel 1857, dall’Ing. Nicolò Diliberto D’Anna e costruito, tra il 1858 e il 1859, per volere dei borboni. Alto 35 m e visibile sin dal golfo di Gela, gli fu annesso un piccolo fabbricato della Marina Militare.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

Palazzo Carratello; Chiesa della Madonna di Porto Salvo (Punta Secca); Torre Scalambri (Punta Secca); Torre di Mezzo; Torre Vigliena

Siti Archeologici

  • Necropoli del Mirio, nell’omonima località, è un’area cimiteriale dalla quale sono venute alla luce ben 42 tombe del V secolo d.C. Lungo la costa sono ancora visibili i resti delle torri costruite nei secoli XV/XVIII a difesa del territorio: le più significative sono la cinquecentesca torre di Vigliena e la Torre di Mezzo, risalente al Seicento e recentemente restaurata.
  • Ruderi di Sant’Elena, in quella zona di campagna conosciuta come chiusa di Santalena, sono state rinvenute numerose opere sepolcrali nonché i resti di un antico casale dove, sino all’ultimo periodo bellico, erano ancora presenti mura con affreschi in ode a Sant’Elena, da qui il nome del casale.
  • Basilichetta e Catacombe della Pirrera, si tratta di un complesso funerario con la presenza di una piccola basilica bizantina, risalente al V sec. Edificio a tre navate con pavimenti finemente mosaicati e tombe ai lati.
  • Parco Archeologico di Kaukana, insediamento abitativo tardo antico, (260 a.C. circa).

L’economia si basa soprattutto sull’agricoltura: le tradizionali coltivazioni della vite, dell’olivo, degli agrumi e della canapa sono parte integrante del paesaggio comunale. Negli ultimi decenni, inoltre, è stata privilegiata la coltura in serra dedicata alla produzione delle primizie. Gli investimenti in questo campo hanno dato ottimi risultati, tanto da incoraggiare ulteriori interventi come lo spianamento del territorio per l’impianto di nuove colture. Anche l’allevamento ha raggiunto una certa consistenza, così come la floricoltura che vanta la produzione di numerose varietà di fiori, come i gladioli, i garofani, i tulipani e le rose, destinate al mercato nazionale. Il settore del turismo è in crescita, soprattutto nell’area costiera, grazie alla promozione dovuta alla serie di film per la tv de Il Commissario Montalbano. L’attivazione dello scalo aeroportuale di Comiso, distante appena 15 km da Santa Croce Camerina ha riversato sulla costa, soprattutto nel periodo estivo, una grandissima quantità di turisti provenienti da tutto il mondo.

Evoluzione demografica – Il paese di Santa Croce Camerina, all’epoca dell’annessione al Regno D’Italia, 1861, contava appena 2.995 abitanti. Nel breve volgere di dieci anni però, nel 1871, l’incremento demografico è stato netto, arrivando a contare ben 4.034 residenti. La crescita, costante e sensibile, si registra soprattutto nei primi decenni del XX secolo, tanto che, nel 1911, la popolazione santacrociara era di 7.014 unità. Le dette quote sono rimaste pressoché invariate per tutto il secolo, salvo crescere agli albori del nuovo millennio con l’arrivo di un rilevante numero di stranieri, per lo più braccianti agricoli, ad infoltire la popolazione che nel 2001 registra 8.481 residenti. Oggi la cittadina di Santa Croce Camerina conta 10.823 abitanti.

Etnie e minoranze – La popolazione straniera residente nel paese ha un notevole rilievo numerico, attestandosi ad una quota di 2.395 unità per la gran parte provenienti dalla Tunisia, ma con una nutrita presenza anche di cittadini romeni e albanesi.

Musei – È possibile visitare il Museo del Fumetto, nato nel 2000 ad opera di Giuseppe Miccichè, che raccoglie circa 100.000 pezzi a partire dal periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale fino ai nostri giorni.

Biblioteche – La biblioteca Giovanni Verga di Santa Croce Camerina, si trova in via G. Matteotti e custodisce 7.579 tra volumi e opuscoli.

Sacro e Profano – San Giuseppe è il patrono della cittadina, le celebrazioni in suo onore risalgono al 1832, grazie ad una donazione del Barone Guglielmo Vitale. Un aspetto tipico della festività è rappresentato dalle Cene, che i fedeli offrono al Santo per devozione o grazia ricevuta. Su una coperta variopinta, che fa da cornice alla tavolata, si fissano delle arance amare e dei limoni. Al centro si sistema un piccolo altare sul quale viene posto un quadro raffigurante la Sacra Famiglia, dinnanzi una lampada ad olio a lampa e ai lati u lauri, il grano fatto germogliare al buio. La tavola viene imbandita sfarzosamente con tutti i piatti della tradizione. L’elemento principale della tavola è il Pane di San Giuseppe, ampiamente lavorato e decorato. E’ uso che la gente faccia visita alle famiglie che hanno preparato la cena in una sorta di pellegrinaggio. La celebrazione si conclude con l’offerta ai tre Santi, scelti tra i bisognosi del paese, delle pietanze e della tipica Pasta di San Giuseppe. Festa di Santa Rosalia, si celebra a settembre e segna la fine dell’estate. Per diversi secoli è stata la festa patronale,  molto meno imponente della precedente, ma più antica perché introdotta dai Celestri. La Festa di San Giovanni Battista si celebra a giugno, per l’anniversario della nascita del Santo, è una festa di recente introduzione e si celebra in tono minore rispetto alle altre feste del paese. Nel periodo estivo è in programma la manifestazione Estate Kamarinense, un concentrato di spettacoli musicali, rassegne culinarie, esposizioni artistiche e ricreative che cambiano di anno in anno.

Sebbene influenzata dalla cucina ragusana ed iblea più in generale, nei sapori ripropone aspetti della componente araba e spagnola. Piatti tradizionali della cucina santacrociara: a Principissedda (o pasta di San Giuseppe), il pane tipico della festa di San Giuseppe; i mpanati (focacce di agnello o capretto con patate o di cavolfiore o di spinaci con uva passa); i Testi i Turco (o Tommassini), piccole focacce ripiene di carne di maiale piccante e finocchietto selvatico; u maccu (pasta con fave sbucciate); i facci pirciati (pizze semplici, condite con olio, origano e aglio). Tra i dolci caratteristici vanno ricordati i mustazzola, le cassate di ricotta zuccherata, i cicirieddi, ‘a cubaita e i viscotta scaurati.

  • Marchese Giambattista Celestri, (Catania 1548, Madrid 1615) Giureconsulto, Vicario Generale in Val di Noto, Protonotaro del Regno, Reggente di Sicilia nel Supremo Consiglio d’Italia
  • Marchese Pietro IV Celestri, (Palermo, 11 dicembre 1581 – Palermo, 11 agosto 1616), barone di Alia “maritali nomine”, deputato e pari del regno
  • Ippolito Rinzivillo, (S. Croce, 1754 – S. Croce, 1827) barone del Petraro e di Ricciardo, arrendiere dello Stato di Santa Croce
  • Guglielmo Vitale, (S. Croce, 1756 – S. Croce, 1832) Proconservatore dello Stato di Santa Croce

Come arrivare

Santa Croce Camerina dista 117,6 km  da Catania, è raggiungibile attraverso la SS 514 Catania-Ragusa, da Siracusa attraverso la Strada Statale 115 Agrigento-Siracusa. Da Catania è attiva l’autolinea dell’azienda Etna Trasporti con oltre dieci corse giornaliere; da Ragusa con azienda Tumino. Dal maggio del 2013 è attivo l’aeroporto Pio La Torre di Comiso, aperto al traffico commerciale nazionale ed internazionale, distante appena 15 km. Non esiste collegamento ferroviario diretto per Santa Croce Camerina.

Mobilità urbana – Non è presente un servizio autobus urbano ma, data la struttura pianeggiante e la ridotta estensione territoriale, Santa Croce Camerina può essere facilmente percorso a piedi nella sua interezza.

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