Identità Santa Caterina Villarmosa
Amministrazione
SINDACO
Giuseppe Ippolito
In carica dal: 05/10/2020
Deleghe:
Sito istituzionale
www.comune.santacaterinavillarmosa.cl.it
Santa Caterina Villarmosa, tra natura e tradizione
Riserva Naturale Geologica di Contrada Scaleri: bellissima area naturalistica protetta, all’interno della quale è possibile osservare formazioni carsiche e tufi calcarei. Tipica è la vegetazione della macchia mediterranea con la presenza della rara orchidea Anacamptys Pyramidalis.
Toponomastica – Il nome è probabilmente legato alla Santa venerata in paese, cioè Caterina d’Alessandria, alla quale probabilmente era devoto il primo proprietario dell’originario feudo. Va evidenziato che fino al 1862 era chiamata solo Santa Caterina: l’anno seguente venne aggiunto Villarmosa per volere dei principi di Castelnuovo e in riferimento allo spagnolo Hermosa che sta per Bella(quindi per indicare Villaggio Bello).
Origini – I primi insediamenti pare siano di origine preistorica, quando le genti sicane e sicule iniziarono a stanziarsi nella zona. I ritrovamenti effettuati sui monti Ghibbò e delle Rocche risalgono al periodo della colonizzazione greca, mentre un’altra area archeologica scoperta a Cozzo Scavo rivela le tracce della dominazione fenicia. Tuttavia le prime notizie ufficiali sono legate al 1299, anno del primo documento in cui appare il nome del feudo chiamato Santa Caterina e nato dalla baronia di Risichilla come feudo dei Chiaramonte. L’attuale centro prese vita dalla licentia populandi ottenuta nel 1572 (divenuta definitiva circa 30 anni dopo) da Pier Andrea Grimaldi, la cui famiglia aveva ottenuto il feudo poco meno di dieci anni prima. I primi abitanti vennero censiti intorno al 1600 (i registri parrocchiali vengono redatti dal 1605), e nel 1631 la baronia passò ai Cottone, principi di Castelnuovo, che aggiunsero il nomeVillermosa al feudo per specificare il nuovo titolo principesco.
Santa Caterina Villarmosa contemporanea – Dalla metà del Settecento il feudo acquisì importanza, che crebbe poi dal 1826 soprattutto per via della costruzione di una strada che lo attraversava: quella che da Catania portava a Palermo. Proprio nel XIX secolo, poi, gli abitanti di Santa Caterina Villarmosa furono protagonisti dei moti rivoluzionari siciliani del 1820 e del 1848. Un’altra pagina importante della sua storia fu scritta durante le lotte operaie; nel 1893 furono istituiti i Fasci di Santa Caterina, con grande partecipazione dei lavoratori. Oggi Santa Caterina Villarmosa è un piccolo comune dalla vegetazione lussureggiante al centro della Sicilia.
Centro storico – Il piccolo centro storico di Santa Caterina Villarmosa, che presenta un impianto urbanistico sostanzialmente intatto rispetto a quello del XVII secolo (ampliato nei due secoli successivi), ospita diverse chiese e palazzi settecenteschi.
Architettura Religiosa
- Chiesa Madre: dedicata al culto dell’Immacolata Concezione, è stata edificata nel 1717 con una facciata rivestita nel 1800 con la pietra bianca di Siracusa. Il prospetto è molto semplice e lineare, con una struttura interna a tre navate arricchita da bellissimi affreschi.
- Chiesa di Maria Santissima del Suffragio: costruita nel 1952, è detta dai fedeli U Purgatoriu. Il campanile odierno ha soppiantato il precedente del 1778. Al suo interno custodisce opere degne di nota come l’altare e la fonte battesimale in marmo del 1700 nella cappella del Sacramento, o le statue in gesso del Sacro Cuore e di Santa Teresa, o ancora il presepe scolpito in alabastro.
- Chiesa di Santa Maria delle Grazie: ha un impianto a basilica e un bellissimo interno bianco decorato con motivi di un blu intenso. Custodisce la Madonna con il Bambino Gesù di Domenico Pugliese del 1875. Da visionare anche la preziosa collezione di oggetti in oro e argento. Secondo la leggenda, pare che la statua della Madonna delle Grazie si trovasse abbandonata nella zona di Caltanissetta, ma gli abitanti del luogo la presero in cambio di ottantasei barattoli di cera. Nel viaggio di ritorno verso Santa Caterina, la statua si fece pesantissima tant’è che i portatori dovettero invocarne l’aiuto per poter proseguire il cammino. Da quel giorno il simulacro si trova in città e nemmeno il tentato furto dei nisseni, pentiti della vendita, riuscì più a portarla fuori dall’abitato.
Architettura Civile
- La Fiumara e l’Abbeveratoio: la struttura comprende delle grandi vasche che un tempo fungevano da abbeveratoi per il bestiame dei contadini della zona e da luogo dove le massaie facevano il bucato di buon mattino.
Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:
Chiesa di San Giulio; Chiesa Maria Santissima del Rosario; Chiesa di Sant’Anna; Chiesa di San Francesco di Paola; Chiesa del Santissimi Crocifisso.
Siti Archeologici
Cozzo dello Scavo: antico insediamento databile all’Età del Ferro. Al suo interno gli scavi hanno riportato alla luce molti oggetti in argilla, vasetti, monete ma anche strumenti da lavoro quali telai e macine in pietra. Molto importante il ritrovamento dell’anello bronzeo di datazione punica. Tutti i reperti sono visionabili presso il Museo Archeologico di Caltanissetta.
Una leggenda narra che una notte, un abitante del luogo, sognò che nel colle di Cozzo Scavo si trovavano sette contenitori colmi di monete d’oro. Quella stessa notte svegliò il sacerdote del paese, che possedeva un libro del Cinquecento contenente le formule magiche per trovare il tesoro, ed entrambi partirono alla volta del colle. Giunti sul luogo il prete iniziò a recitare la formula magica e improvvisamente la pietra si spaccò in due liberando il tesoro incantato. Allora i due iniziarono a caricare i muli con le monete ma l’uomo, prima di ripartire, volle tornare indietro per prelevare ancora un’ultima manciata di monete. La leggenda a questo punto narra che la sua ingordigia venne punita poiché il monte si richiuse improvvisamente fagocitando l’uomo al suo interno. Il sacerdote fu l’unico a tornare in paese sano, salvo e arricchito.
L’economia del territorio è prettamente agricola, con particolare predisposizione alla coltura di tutti quei prodotti tipici dell’entroterra quali mandorle, olive, frumento e cereali. Sviluppato anche il settore dell’allevamento di bovini e di ovini, nonché la produzione di latticini e prodotti caseari. Un settore di punta è poi quello dell’artigianato, nel settore tessile e del ricamo di pizzi e merletti con la tecnica del tombolo.
Evoluzione demografica – Oggi gli abitanti di Santa Caterina Villarmosa sono poco meno di quelli censiti nel 1861. Va notato, però che alla metà del XX secolo erano cresciuti esponenzialmente, arrivando a oltre 10.000 unità.
Etnie e minoranze – Gli stranieri residenti a Santa Caterina Villarmosa al 1° gennaio 2016 sono 158 e rappresentano il 2,9% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 66,5% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dal Marocco (16,5%).
Biblioteche – Biblioteca Comunale Pasquale Panvini, Via Roma n. 188. Edificio del Novecento, custodisce una pregevole collezione libraria (basti pensare all’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert donata dai discendenti di Monsignor Panvini in un’edizione del Settecento con interventi nella stesura di Madame de Pompadour).
Sacro e Profano – Pasqua. Come in tutta la provincia anche a Santa Caterina le festività pasquali sono molto sentite dai cittadini. Tutta la Settimana Santa è ricca di avvenimenti, come la tradizionale tavola imbandita in piazza per il Giovedì Santo a ricordo dell’ultima cena. Il Venerdì santo, all’alba, i cittadini accompagnano l’Addolorata per le vie del centro storico, eseguendo in coro le lamentanze, tipici canti religiosi polivocali. Sagra dei Cudduruni, la seconda settimana di Giugno; un’occasione per degustare i caratteristici impasti di pane dalla forma rotondeggiante, fritti e spolverizzati di zucchero. Sagra del Muffuletto, i primi giorni di Settembre. Degustazione dei tipici panini tondi aromatizzati ai semi di finocchio imbottiti con ragù di carne. Festa della Madonna della Provvidenza, la prima settimana di Settembre. Le celebrazioni si tengono nella chiesa dedicata alla Madonna della Provvidenza. La festa ha tradizione antichissima essendo legata ad una fiera agreste e di bestiame tra le più conosciute nell’Isola. Molto caratteristici i giochi di abilità che si svolgono in aperta campagna: i fedeli si sfidano al gioco dell’antenna, una sorta di cuccagna, oltre che ai pignatuna, ossia le pentolacce, e alla cuccagna, che è un percorso in equilibrio sospeso in aria. Molto suggestivo lo spettacolo finale detto du cavaddru: si tratta dell’accensione di fiaccole pirotecniche che prendono fuoco su un telaio con canne a forma di cavallo portato in giro da un uomo che cerca di riprodurre nell’andatura anche i passi propri dell’animale. Non mancano le bancarelle di degustazione di prodotti tipici e quelle di artigianato locale. Festa di Santa Caterina di Alessandria: la Patrona della città viene onorata con solenni festeggiamenti nelle giornate del 24 e del 25 Novembre. Tutti i balconi si vestono a festa con lenzuola bianche e luminarie, attendendo il passaggio della Santa portata in processione e accompagnata dalla banda del paese. Molto bello lo spettacolo del 24 sera, quando si accendono li vampi di Santa Caterina, ossia dei grandi falò creati dai giovani dei vari quartieri.
Le tradizioni culinarie della città sono quelle tipiche del territorio nisseno, a partire dai muffuletti, pane ai semi di finocchio ripieno solitamente di ragù. Altro piatto tipico sono i cudduruni, ossia ciambelle di pane fritte e passate nello zucchero semolato. Non mancano i piatti di carne e selvaggina, essendo l’allevamento un settore trainante dell’economia, così come i prodotti caseari, primo tra tutti la ricotta, utilizzata in svariate preparazioni dolci e salate. Degna di nota anche la produzione olearia: il paese, infatti, rientra tra quelli coinvolti nella produzione delle olive che compongono il famoso olio DOP Colli Nisseni.
- Calogero Manasia (1836 – 1911), Scrittore e Sacerdote. Uomo di Chiesa, dedicò la sua vita all’insegnamento e alla professione di bibliotecario. Sua la sistemazione e la catalogazione della collezione libraria custodita presso la Biblioteca Scarabelli di Caltanissetta, dove operò per trentacinque anni.
- Ferdinando Fiandaca (1857 – 1941), Vescovo. Laureatosi a Roma in Teologia e Diritto Canonico, venne nominato da Papa Leone XIII Vescovo di Nicosia nel 1903. Il suo operato presso la diocesi è tutt’oggi ricordato, in particolar modo per la ristrutturazione della Cattedrale, la riforma del Seminario locale e la creazione di centri di aggregazione giovanile e di supporto allo studio quali il convitto Fiandaca e quello delle Figlie del Sacro Cuore. Nel 1912 divenne Vescovo di Patti, prodigandosi per la tutela e la conservazione del famoso santuario della Madonna Nera di Tindari, ancora oggi meta di pellegrinaggi da tutta l’Isola.
- Maurizio Randazzo (1964), Sportivo. Inizia la carriera agonistica da schermidore molto presto raggiungendo la medaglia di Bronzo alle olimpiadi di Leningrado del 1984, all’età di soli venti anni. Contemporaneamente entra a far parte della squadra italiana di spada, vi rimane per quasi tutta la sua carriera, coronata da moltissime partecipazioni internazionali e da numerose vittorie. Oggi si dedica alla professione forense e all’allenamento in serie A1.
Come arrivare
In auto da Catania bisogna imboccare la A19 in direzione della SS121 a Santa Caterina Villarmosa, imboccare quindi l’uscita Ponte Cinque Archi da A19 e seguire la SS121 in direzione di Via Ragusa a Santa Caterina Villarmosa; da Palermo, invece, bisogna prendere la E90, A19 e E932 in direzione di SS 121 a Santa Caterina Villarmosa, prendere l’uscita Ponte Cinque Archi da A19/E932 e seguire la SS121 in direzione di Via Ragusa a Santa Caterina Villarmosa. L’aeroporto più vicino è quello di Catania “Fontanarossa”, che dista circa 109 km. La stazione ferroviaria di riferimento è quella di Caltanissetta, e dista circa 20 km. Per i collegamenti in autobus è possibile usufruire delle linee della Sais.