Identità Raddusa
Amministrazione
SINDACO
Giovanni Allegra
In carica dal: 13/06/2017
Deleghe:
Sito istituzionale
www.comuneraddusa.gov.it
Francesco Giarrizzo
Deleghe:
Vice Sindaco – Pubblica Istruzione – Servizi Sociali – Tutela degli Animali – Rapporti con il Consiglio Comunale – Tutela del Territorio e dell’Ambiente – Gestione Eventi e Manifestazioni – Edilizia Privata
Carmela Pagana
Deleghe:
Sport, Turismo e Spettacolo – Pari Opportunità – Demanio e Beni Comunali – Ambiente, Parchi e Giardini Pubblici – Beni Culturali – Museo e Archivio – Pubbliche Relazioni ed Affari Generali – Emigrazione ed Immigrazione – Politiche Giovanili
Simona Maria Incardona
Deleghe:
Energia – Rifiuti – Bilancio – Finanze – Tributi – Servizi cimiteriali – Personale – Polizia Urbana – Manutenzione strade – Servizi sanitari – Demografici ed elettorali – Lavori Pubblici – Sviluppo Economico e Attività produttive – Protezione civile – Sportello imprese – Pubblica illuminazione
Raddusa, scene di vita agreste
Interessante, in contrada Destra, un’antica miniera di zolfo attiva fino agli anni ’50. Lo zolfo in Sicilia ha rappresentato, in passato, una fonte basilare per l’economia locale. Nei primi anni del Novecento le miniere siciliane, scenario privilegiato per le struggenti novelle degli scrittori veristi siciliani, conoscono un inesorabile declino che culmina nell’abbandono delle cave, oggi meta di curiosi ed appassionati collezionisti di minerali. È possibile, infatti, avventurarsi nella zona e rinvenire tra le fratture, cristalli di zolfo anche di grandi dimensioni. Da non perdere una il Museo Nazionale italiano del The.
L’origine del toponimo è controversa, ma sembra avere una relazione con il termine arabo che significa “spacca pietre” o “cava”, scelto probabilmente per indicare la natura rocciosa del territorio. Le prime testimonianze ufficiali risalgono al XIV secolo, quando la contrada apparteneva a Pietro Fessima; nel 1500 invece passò sotto l’egida del casato dei Paternò. Il primo nucleo abitativo era concentrato nel fondaco delle Canne, a sud dell’odierno centro, vicino al fiume Secco. Nel 1810 però il marchese Francesco Maria Paternò ottenne dal re di Sicilia la facoltà di fondare un villaggio, per richiamare nei suoi feudi più gente possibile da utilizzare come manodopera nelle miniere di zolfo; sorse così Raddusa, aggregato amministrativamente al comune di Ramacca. Soltanto nel 1860 un decreto reale ne fece un comune autonomo.
Tra i monumenti storico-artistici spiccano la chiesa madre dell’Immacolata, edificata nella metà del 1800 su progetto di Giuseppe Maggiore, e la Torre del Feudo, eretta nel corso del XVIII secolo; di assoluto valore archeologico sono le vestigia della città siculo-greca di Morgantina, ad una decina di chilometri dall’abitato.
Siti Archeologici
Sito Archeologico Contrada Calderone: in territorio comunale di Raddusa, su un’altura gessosa in contrada Calderone, una campagna di scavo del 2000, ha portato alla luce testimonianze relative all’Antica Età del Bronzo, in un’area finora quasi sconosciuta alla preistoria siciliana. Lo scavo si è reso necessario per le minacce di distruzione del sito ad opera di una grossa cava di gesso che probabilmente ha fatto scomparire una parte dell’evidenza archeologica.
L’economia locale si basava in passato sull’estrazione di zolfo, ad oggi invece sulla lavorazione del gesso e sulla coltivazione di grano, olive, mandorle e ortaggi, ma anche sull’allevamento di bovini, equini e ovini.
Evoluzione demografica – Nel 1861 si registrano a Raddusa 1.611 residenti, in un quarantennio la popolazione si raddoppia e si mantiene sui 3.500 abitanti fino al 1921. Dal 1931 al 1961 tende invece a mantenersi intorno alle 5.000 unità per tornare nuovamente a decrescere nei decenni successivi. Gli ultimi censimenti registrano circa 3.000 residenti e il trend negativo non sembra invertirsi.
Musei – Museo del Grano: Il museo si propone di ricostruire i costumi, gli usi ed il lavoro della comunità contadina di Raddusa offrendo al visitatore una ricostruzione degli antichi ambienti, una panoramica rappresentativa degli strumenti di lavoro utilizzati dai contadini e di vecchie usanze locali, proposta anche attraverso un percorso audio-visivo e pannelli esplicativi. Nello specifico, nell’ala destra del museo, è stata ricostruita un’antica masseria con una camera da letto risalente agli anni ’30, una cucina a vapore, un forno a pietra ed una dispensa, quest’ultima utilizzata per conservare botti in legno, fiasche e damigiane. L’ala sinistra ospita, invece, antichi attrezzi e macchinari agricoli. Museo Nazionale italiano del The: poco più di cinquecento teiere in terra zisha, diverse tra loro sia nel modello che nella dimensione, provenienti dalla lontanissima Cina, sono esposte in mostra presso il terzo piano del Museo. Le teiere sono di proprietà del Maestro-collezionista cinese Xu Zongmin che le ha donate in prestito al Museo appunto perché li mettessero in mostra. L’esposizione è sezionata in 25 gruppi di 20 teiere per gruppo, ognuno dei quali rappresenta un periodo storico ben determinato della Cina e della sua dinastia imperiale. Tutte copie fedeli dalle originali, alcune di esse recano il sigillo dell’Imperatore del tempo e del ceramista che l’aveva realizzata. Un particolare curioso ed interessante è costituito dal fatto che tutte le teiere, essendo realizzate in terra porpora zisha, non sono smaltate poiché, dicono gli esperti, l’uso del piombo, presente negli smalti, modificherebbe notevolmente il sapore dei tè pregiati. Nonostante non siano smaltate però, le teiere in questione conservano un colore speciale a seconda della zona di provenienza, rigidamente cinese, della terra con cui sono state realizzate.
Sacro e Profano – Il patrono, San Giuseppe, è celebrato due volte l’anno: il 19 marzo vengono allestiti degli altari votivi e grandi tavolate cariche di cibo, distribuito tradizionalmente ai più poveri del paese. Il 19 settembre si festeggia invece il ringraziamento per il raccolto. Organizzata dalla Provincia e dal Comune, insieme alla Pro Loco e ad altre associazioni locali, la Festa del Grano ricrea scene di vita agreste degli anni Cinquanta. Durante la ricorrenza sono esposti i prodotti della terra ed è proposta una ricostruzione storica del procedimento di pesatura del grano.
A Raddusa si produce Il Tè di Sicilia sembra infatti che, dopo la Cina, la Sicilia abbia la più antica tradizione nella coltivazione della Camellia Sinensis. In Sicilia la storia del Tè ebbe inizio con la dominazione araba. In quel periodo la Sicilia visse un periodo di straordinaria fioritura, durante il quale l’isola fu oggetto di numerosi esperimenti di agraria volti a determinare la sostenibilità di coltivazione di alcune piante orientali come la canna da zucchero, i carciofi, gli agrumi. Scopo di questi esperimenti era ridurre i costi di approvvigionamento di prodotti molto richiesti nel mondo arabo e rifornire le neonate farmacie siciliane. La pianta del Tè arriverà in Sicilia intorno al 950 d.C. grazie all’amicizia di un emiro con l’imperatore cinese. Nel XV secolo le foglie di tè non venivano utilizzate per fare degli infusi, bensì mangiate, come fossero verdura, e utilizzate per curare le infezioni intestinali. Per via di queste proprietà curative, il tè era particolarmente richiesto dai viaggiatori in procinto di attraversare il deserto nel Vicino Oriente. In questo senso è plausibile supporre che le varianti della cerimonia del tè ancora oggi esistenti in Marocco e Tunisia siano in realtà nate in Sicilia.
Antonino Saitta (Raddusa, 15 luglio 1950) è un politico italiano, presidente della Provincia di Torino dal 2004 al 2014 e Presidente facente funzioni dell’Unione Province Italiane dal 2012 al 2014, dal 10 giugno 2014 assessore alla sanità della Regione Piemonte.
Come arrivare
Dista 58 Km dall’Aeroporto di Catania-Fontanarossa e 194 km dall’Aeroporto di Palermo-Punta Raisi. Per via ferrata è collegata mediante la stazione di Raddusa-Agira. L’autostrada A19 la collega a Palermo (uscita Agira) ed è raggiungibile attraverso: SP417 da Catania per Aidone, SS288 da Catania a Piazza Armerina, SS417 Catania-Gela incrocio Mofeta dei Palici e Mineo, Strada Provinciale 114 e Strada Provinciale 20/III