Identità Pedara
Amministrazione
SINDACO
Alfio Cristaudo
In carica dal: 06/10/2020
Sito istituzionale
www.comune.pedara.ct.it
Pedara, un altare per Zeus
Parco dell’Etna, accesso da Adrano, Biancavilla, Belpasso, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Milo, Nicolosi, Pedara, Ragalna, Sant’Alfio, Trecastagni, Zafferana Etnea: Istituito nel marzo del 1987, il Parco dell’Etna ha un’estensione di quasi 60 ettari e abbraccia il territorio di ben 20 comuni della provincia di Catania. In virtù della presenza dell’Etna, il vulcano più alto d’Europa inserito il 21 giugno 2013 tra i siti naturali patrimonio dell’umanità dell’Unesco, il Parco è caratterizzato da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi e aree desolate ricoperte da roccia magmatica e periodicamente soggette all’innevamento ad alte quote. Su alcuni versanti del vulcano, intorno ai 2.000 metri, è possibile ammirare il pino loricato, la betula aetnensis e il faggio mentre scendendo di quota si incontrano anche il castagno, l’ulivo e la ginestra dell’Etna. Sul vulcano vivono l’istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio, la lepre, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino, varie specie di topo, pipistrello e serpente. Segnaliamo in particolare il sentiero 786 che è stato ideato e realizzato dalla sezione di Belpasso del Club Alpino Italiano grazie al contributo del comune di Belpasso. Il sentiero si snoda per una lunghezza di 15 km e consente di visitare i luoghi più suggestivi del comune come il Santuario della Madonna della Roccia, la Grotta del Piscitello, e la Cisterna Regina.
Toponomastica – L’origine del toponimo è controversa ed esistono due interpretazioni: per alcuni infatti il nome deriverebbe da Epidauro, città ellenica dalle simili caratteristiche ambientali, mentre per altri esisterebbe un legame con la sua ubicazione ad pedes arae od apud aram (presso l’ara), scelto per indicare l’esistenza nella zona di un altare dedicato a Zeus.
Origini – I primi insediamenti risalgono al periodo della colonizzazione greca, come attestano i numerosi ritrovamenti archeologici, ma il sito continuò ad essere frequentato anche in età romana; fu però con l’arrivo dei Normanni (XI secolo) che il borgo si sviluppò progressivamente. All’inizio del XV secolo il territorio fu sconvolto da due devastanti eruzioni che distrussero i campi coltivati costringendo gli abitanti a trasferirsi più a valle, dove sorse in seguito l’attuale insediamento. Nel corso della prima metà del XVII secolo, amministrato dal Senato di Catania, Pedara fu venduto al casato messinese dei Di Giovanni; iniziò così un periodo di ricchezza mai raggiunta prima, tanto da meritarsi il titolo di baronia. L’ 11 gennaio 1693, il più violento terremoto che la storia locale ricordi, in pochi secondi, distrusse molti paesi della Sicilia orientale, frenando irrimediabilmente lo sviluppo di questa laboriosa terra. Anche a Pedara, ovunque, fu un cumulo di macerie. In questi anni spicca la figura di Don Diego Pappalardo (1636-1710), sacerdote pedarese e cappellano conventuale dell’Ordine Gerosolimitano di Malta, che oltre a favorire lo sviluppo economico stimolò anche la crescita culturale ed artistica del borgo, partecipando al completamento della basilica edificata in onore di Santa Caterina d’Alessandria, incoraggiò gli abitanti per una rapida riedificazione del paese che poté concludersi solo dopo oltre 10 anni. Carestia e miseria segnarono l’ultima parte del ‘700 che vide l’affermarsi della borghesia terriera. L’abolizione della giurisdizione feudale siciliana del 1812 e la successiva riforma amministrativa borbonica significarono per Pedara l’inizio di una nuova trasformazione.Il casato amministrò il comune fino alla fine della feudalità quando con gli ultimi eredi, gli Alliata di Villafranca, il paese fu dichiarato comune dal re delle Due Sicilie Ferdinando I, nel 1818. L’Ottocento ed il Novecento furono caratterizzati soprattutto da un notevole sviluppo urbano ed edilizio che, nel tempo, ha determinato la perdita di ampie aree agricole e boschive e la conseguente creazione di nuove zone abitate.
Architettura religiosa
- Il Duomo di Santa Caterina d’Alessandria fu edificato in sostituzione di una chiesa del XVII secolo distrutta da un sisma. E’ considerato uno splendido esempio di “chiesa nera” dell’Etna dove il sapiente e coraggioso utilizzo della pietra lavica e degli intonaci trova una delle sue massime espressioni. Al suo interno sono conservati affreschi che ornano le absidi, le volte ed i pilastri, ma soprattutto il pregevole dipinto con la raffigurazione del martirio di Santa Caterina, attribuito all’artista Mattia Preti.
- La chiesa di S. Antonio Abate, in corso Ara di Giove, risale al 1680, realizzata in sostituzione di una più antica. Danneggiata dal terremoto del 1693, venne ricostruita nello stesso sito subendo modifiche fino in tempi recenti. L’interno, con pianta a due navate, è arricchito di tele, sculture e dorature. Vi si accede da un’ampia e scenografica scalinata.
- Il Santuario di Maria SS. Annunziata fu completato tra l”800 ed il ‘900 con l’aggiunta delle due navate laterali. Il corpo principale, invece, risale alla fine del ‘500. Centro della devozione popolare locale, custodisce il simulacro dell’Annunziata ed i resti mortali della Serva di Dio Giuseppina Faro, giovane pedarese morta nel 1871 per la quale oggi è in corso la causa di beatificazione.
- La chiesa di Santa Maria delle Grazie, costruita nei primi anni del 1600, risorse lentamente dopo il terremoto e solo durante il ‘700 poté essere ultimata. Dalla pianta quadrangolare, presenta un soffitto a cassettoni di legno.
- La chiesa di Santa Maria della Stella, edificata nel 1735, sorge nei pressi del parco comunale e presenta una particolare pianta ottagonale. Rimasta chiusa per tanto tempo, è stata riaperta al culto nel 1986. All’interno si trova un antico affresco del ‘700 appartenuto all’edicola votiva là esistente ancora prima della chiesa stessa.
- La chiesa di San Vito in via delle Rimembranze, sorta prima del 1642, contiene un antico crocifisso ligneo che la tradizione vuole essere appartenuto alla prima costruzione della Chiesa Madre (1547).
- La chiesa di San Biagio, voluta dagli abitanti dell’omonimo quartiere nel 1630, nel tempo fu arricchita di stucchi e dorature. Vi si custodiscono alcuni quadri e la bellissima statua lignea di san Biagio realizzata dall’artista messinese Antonino Saccà nel 1899.
Architettura civile
- Pregevole esempio di architettura barocca è il Palazzo baronale, in origine residenza di Don Diego Pappalardo, edificato nel XVII secolo. La struttura attuale fu voluta dalla famiglia di don Diego intorno al 1660 e da quest’ultimo riedificata dopo il terremoto del 1693. All’esterno si possono ancora ammirare i balconi, le finestre e l’imponente arco con scalinate laterali. Nel cortile interno, al centro di una elegante sopraelevazione “u bagghiu”, emerge una grande cisterna che presenta ancora i tipici elementi in pietra lavica ed in ferro battuto.
- Il Portale del 1547 il monumento più antico di Pedara, è costruito in pietra lavica e bianca; l’arco è in stile romanico e sostiene una porta di tavole di castagno dalla quale emergono 122 grossi chiodi che, secondo la tradizione, rappresentano il numero delle famiglie che contribuirono alla sua realizzazione. Il portale costituiva l’entrata principale della prima costruzione della Chiesa Madre. Al centro dell’arco, infatti, è ancora visibile la data del 1547 quale anno della sua collocazione. Successivamente, a conseguenza dell’ampliamento della chiesa deciso da don Diego Pappalardo nel 1682, la struttura fu rimossa e collocata in quella che anticamente doveva essere l’entrata nord della chiesa stessa, oggi corrispondente, invece, al salone “Giuseppina Faro” dove si trova integrato. Fortunatamente non subì danni rilevanti in occasione del fortissimo terremoto del 1693, tanto che ancora si trova conservato interamente nei suoi materiali originali.
- La villa Laudani: parte della costruzione risale probabilmente alla fine del ‘700, epoca in cui la famiglia Laudani divenne una delle più influenti del paese. Successivamente la fabbrica subì ampliamenti e, durante l’Ottocento, fu portata allo stato attuale.
L’economia locale in passato era basata prevalentemente sulle risorse agricole; ancora oggi si coltivano agrumi, mele, pere e viene prodotto vino. Si registrano poi piccole industrie agricole ed alimentari, nonché segherie. Attualmente si è sviluppato il settore terziario, del turismo e dell’artigianato (pietra lavica).
Evoluzione demografica – Nel 1861 si registravano 3.346 residenti e per circa un secolo la popolazione ha subito minime oscillazioni. A partire dal 1981, si è registrata invece una tendenza positiva di crescita che ha portato i residenti da 5.387 agli 8.034 del 1991, 10.062 dieci anni dopo e il dato continua a crescere con gli attuali 12.000 residenti.
Musei – Aperto al pubblico nel 2015, il Museo “Due Palmenti” si trova all’interno del complesso EXPO nelle pertinenze di Palazzo Pulvirenti e ospita al suo interno gli utensili e le strutture che servivano alla pigiatura dell’uva, dal torchio che veniva utilizzato per spremere gli acini alle vasche che accoglievano il mosto. Casa-Museo Giuseppina Faro, raccoglie diversi oggetti sacri in quella che fu la residenza della “Beata Peppina” sita nell’omonima via. L’intero complesso, una casa gentilizia dell’800, è stato di recente restaurato.
Biblioteche – La Biblioteca comunale è sita in Corso Ara di Giove 126
Sacro e Profano – Tra le festività maggiormente sentite dagli abitanti spicca la tradizionale celebrazione delle Candelore portate in processione dai fedeli in occasione della festa in onore della Madonna dell’Annunziata, che si celebra a settembre. I carri che sfilano per le vie, decorati con fiori, bandiere, sculture dorate scintillanti, simboleggiano la luce al passaggio del simulacro della Vergine Annunziata; una serie di ingranaggi controlla i vari movimenti dei pannelli e delle belle scenografie che mostrano personaggi viventi in costume. Ad ottobre si svolge invece la Sagra del Fungo e della Mela dell’Etna, con vendita dei prodotti ed assaggi di diverse varietà. Altre feste degne di nota: Festa di S. Caterina d’Alessandria, Patrona di Pedara (novembre); Festa di S. Antonio Abate (gennaio); Premio Ara Di Giove (agosto) e Miss & Mister Ara Di Giove; Fiera d’Estate (agosto).
Le radici del borgo si ritrovano anche nelle specialità gastronomiche, caratterizzate da pietanze accompagnate da funghi porcini, a base di carne accompagnate da corposi vini locali; da torte farcite con mele dell’Etna o pasta alle mandorle, ma anche dai celebri cannoli alla ricotta e dal tipico panzarotto in pasta frolla con ripieno alla crema.
- Simone Del Pozzo, vescovo di Catania dal 1378, è ricordato a Pedara per aver autorizzato nel 1388 la costruzione della prima chiesa parrocchiale.
- Domenico Di Giovanni, uomo d’affari messinese, nel 1641 acquistò dagli Spagnoli il casale di Pedara diventandone primo barone; morì nel 1666.
- Giovanni Lo Coco (1667 – Acireale – 1721). È l’autore degli estesi e vivaci affreschi della Basilica di S. Caterina risorta dopo il terremoto del 1693.
- Mattia Preti (Taverna [CZ] 1613 – La Valletta [Malta] 1699). Del grande maestro del barocco italiano Pedara conserva una grande opera: Il Martirio di S. Caterina.
- Don Diego Pappalardo, Cappellano Conventuale dell’Ordine di Malta (1636 – Pedara – 1710). Unanimemente considerato il figlio più illustre di Pedara, fu un grande mecenate ed artefice di straordinarie imprese, capace di contribuire in prima persona alla rinascita del paese dopo il disastroso terremoto del 1693.
- Ludovico Pappalardo (… – Pedara – 1742). Uomo di Legge e storiografo, fu autore di diversi scritti su Pedara.
- P. Luigi Antonio Faro, sacerdote pedarese, fu un insigne canonista e ricoprì la carica di esaminatore sinodale. Entrato nei Carmelitani di Catania, divenne Provinciale della Sicilia. Papa Pio VII, lo nominò Priore Generale dell’Ordine.
- Filadelfo Faro, fu un eminente giureconsulto e illustrò il foro di Catania con la sua dottrina e attività. La fama del suo sapere varcò i confini dell’isola estendendosi anche in campo nazionale. Diverse volte fu nominato deputato alla Provincia in rappresentanza del Comune di Pedara, di cui curò gli interessi, e nel 1867 eletto anche deputato al Parlamento nazionale.
- Giuseppina Faro, serva di Dio. Nacque a Pedara il 16 gennaio 1847 ed ivi si spense il 24 maggio 1871. Nonostante la sua breve vita, è tra i personaggi più importanti del paese. Fin da piccola si dedicò ad opere di pietà sostenuta dall’ambiente familiare. Attratta dalla vita religiosa, dovette attendere i 21 anni per entrare come novizia nel monastero benedettino di S. Giuliano a Catania. Dopo 18 mesi, una grave malattia la costrinse a tornare in paese dove spirò un mese dopo.
- Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, cardinale. Arcivescovo di Catania, per anni trascorse le sue ferie estive a Pedara – che amava definire la “badia della diocesi” -, ospite della canonica della Chiesa Madre dove trasferiva i suoi uffici.
- P. Alfio Barbagallo (1857 – Pedara – 1910). Rettore della chiesa di S. Antonio Abate, per la sua umiltà e generosità ricevette presto l’amore e la stima dei Pedaresi.
- Antonino Gerlando Toscano, ammiraglio, nato a Girgenti (Agrigento) da genitori pedaresi, giunse al grado di Ammiraglio di divisione e cadde eroicamente in combattimento il 13 novembre 1941 in acque tunisine, nel corso della Battaglia di Capo Bon.
- Alfio Tomaselli. Arruolatosi volontario nell’Esercito, fu presente in tanti scenari di guerra dall’Albania alla Turchia, all’Africa coloniale, durante e dopo le vicende della Grande Guerra (1915-18). Inviato in Spagna a sostegno delle truppe alleate con il generale Franco in occasione della guerra civile iberica, perse la vita nei pressi di Guadalajara, dilaniato da un colpo di mortaio nel tentativo di conquistare una collina in mano alle forze nemiche. In sua memoria fu concessa sul campo la medaglia d’argento al valor militare.
- Francesco Pennisi, vescovo (1898 – Pedara – 1974). Primo vescovo della diocesi autonoma di Ragusa, è ricordato per il suo intenso ministero sacerdotale e pastorale e per la sua produzione di opere teatrali. Restano famosissimi i testi drammatici, le commedie brillanti, le farse e soprattutto i versi in vernacolo con cui dipinse in maniera autentica e popolare la tipica scena paesana.
- Nino Papaldo (Pedara 1898 – Roma 1997). Nel 1922 intraprese una lunga carriera nella magistratura che lo portò fino alla nomina di V. Presidente del Consiglio di Stato. Partecipò a diverse commissioni per la riforma della Pubblica Amministrazione, pubblicando anche diversi scritti giuridici. Fu libero docente di diritto amministrativo presso l’università di Roma e insignito delle medaglie d’oro al merito della Sanità Pubblica, dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte e dei Benemeriti della Pubblica Finanza.
- Salvatore Nicolosi, vescovo.
- Domenico Rizzo, ex sindaco, deputato ARS
- Graziano Motta, giornalista.
- Antonello Santoro, esperto classicista.
Come arrivare
E’ possibile raggiungere Pedara, partendo da Catania, attraverso la diramazione A18 o percorrendo la via Etnea. L’aeroporto più vicino è quello di Catania – Fontanarossa.