Identità Paternò

Amministrazione

SINDACO

Dott. Antonino Naso

In carica dal: 15/06/2017

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.paterno.ct.it

Ing. Ignazio Mannino

Deleghe:

Vicesindaco – Bilancio – Programmazione – Tributi – Contenzioso – Servizi Cimiteriali – Patrimonio – Affari Generali

Francesca Chirieleison

Deleghe:

Servizi Sociali – Istruzione – Cultura – Pari Opportunità – Servizi Demografici ed Elettorali

Angelo Calenduccia

Deleghe:

Sport – Turismo – Spettacolo – Politiche Giovanili – Sanità

Luigi Gulisano

Deleghe:

Lavori Pubblici -Urbanistica – Ecologia – Manutenzioni – Società Partecipate

Vito Rau

Deleghe:

Attività Produttive – Sviluppo Locale – Agricoltura – Protezione Civile – Polizia Municipale – Viabilità – Randagismo e Tutela Animali – Ambiente e Verde Pubblico

Paternò, Natura e Storia all’ombra del Vulcano

Il castello normanno è il monumento simbolo di Paternò. Costruito da Ruggero I d’Altavilla nel 1072, secondo le affermazioni del coevo monaco benedettino Goffredo Malaterra sarebbe sorto su alcuni resti di una costruzione difensiva araba. Col tempo la costruzione ha assunto anche una funzione amministrativa e residenziale. Tra i molti personaggi storici che vi hanno risieduto il più famoso è stato certamente Federico II di Svevia, che vi soggiornò nel 1221 e nel 1223. All’interno gli ambienti sono ancora ben conservati; nella cappella sono presenti pitture risalenti al 1200 raffiguranti l’Annunciazione, una Natività ed un Cristo Solenne.

Tratto di Pietralunga del Fiume Simeto: il Ministero dell’Ambiente, nel 2000, inserisce il territorio del Tratto di Pietralunga del fiume Simeto nell’elenco dei Siti di Interesse Comunitario avendo per obiettivo la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche del luogo. Successivamente, nel 2005, la Regione Siciliana recepisce il decreto del Ministero dell’ambiente del 2000 emettendo formale provvedimento. Il Tratto di Pietralunga del Fiume Simeto comprende un territorio di 675,00 ettari ricadente nei comuni di Biancavilla, Paternò e Centuripe: da ponte La Barca a contrada Malastalla. A poca distanza dal sito sono state definite altre tre aree di interesse comunitario vicine geograficamente e con esso correlabili: Le Forre laviche del Simeto; il Poggio Santa Maria; la Contrada valanghe. Nel sito è presente una densa boscaglia ripale a salice bianco (Salix alba), salice rosso (Salix purpurea) e pioppo nero (Populus nigra), spesso resa impenetrabile per lo sviluppo delle specie lianose come il rovo (Rubus ulmifolius) o la vitalba (Clematis vitalba); ciò si verifica soprattutto nei tratti dove la struttura è di tipo basso arbustiva in seguito a tagli o incendi. In queste boscaglie ripali è presente un’altra interessante specie di salice, il salice di Gussone, endemica dei corsi d’acqua della Sicilia nord orientale. Nei tratti più prossimi all’acqua le ripisilve sono sostituite da formazioni palustri quali canneti e tifeti. I terrazzi alluvionali più rialzati sono occupati dai tamariceti a tamarice maggiore (Tamarix africana), tamarice gallica (Tamarix gallica), oleandro (Nerium oleander) e Ginestra odorosa (Spartium junceum) e dalla vegetazione glareicola basso arbustiva a elicriso italico (Helychrysum italicum) e da vaste aree a bosco ripariale e canneti. In questo ambiente si possono osservare specie legate particolarmente agli ambienti fluviali tra cui, per quanto riguarda l’avifauna, la Folaga (Fulica atra), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), alcune specie di anatre, l’Usignolo (Luscinia megarhynchos), il Martin Pescatore (Alcedo atthis) e la Ballerina bianca (Motacilla alba). Sono presenti inoltre tra gli anfibi, la rana verde (Rana lessonae) ed il rospo comune (Bufo bufo), mentre tra i rettili sono comuni il Biacco (Coluber viridiflavus) e la Natrice (Natrix natrix). Al sito si accede percorrendo da Catania la strada statale 121. Superata la cittadina di Paternò prima della stazione ferroviaria dismessa di Schettino si prende la provinciale per Ponte La Barca, che costeggia il fiume. Oppure, uscendo allo svincolo autostradale di Gerbini (Catania-Palermo A19), proseguendo per Paternò lungo la strada provinciale SP77.

Salinelle di Paternò: sono veri e propri vulcani di fango

Origini – Tracce dei primi nuclei abitativi risalgono alla preistoria, quando nella zona si insediarono i Sicani. In epoche successive il centro subì diverse dominazioni, a partire dai Greci che fondarono una città donandole il nome di Inessa, poi mutato in Etna nel 461 a.C.; altre fonti, però, attestano che si trattasse di Hybla Major o Gereatis. In effetti, con molta probabilità si trattava di due città differenti; da qui forse deriva l’attuale toponimo di Paternò, cioè Paeter Aitanon (Rocca degli Etnei), con il quale venne chiamato il centro abitato. Nel periodo romano, la zona contribuì in particolare ai rifornimenti di grano e di legname per la costruzione della flotta imperiale. Con la caduta dell’Impero Romano la città passò sotto i Bizantini e poi, nel IX secolo, sotto la dominazione araba; questi ne modificarono il nome, che divenne Batarnù. Bisognerà attendere la conquista normanna, iniziata negli anni Quaranta dell’XI secolo, affinché il sito assuma il toponimo di Paternionis, molto simile a quello attuale. Da quel momento inizia per la città un periodo di grande splendore civico ed economico, favorito dalla presenza delle dimore reali dell’imperatore Federico II di Svevia, di sua madre Costanza d’Altavilla e del famoso conte Ruggero I d’Altavilla, cui si deve agli inizi dell’Anno Mille la costruzione del castello normanno, simbolo e vanto della città. Una magnificenza che durò fino al XV secolo, quando la città venne infeudata ed iniziò un lento ma inarrestabile declino.

Paternò Contemporanea – Bisognerà attendere l’Unità d’Italia perché la città conosca un certo risveglio, grazie anche alla costituzione dell’Anonima Cooperativa Banca Popolare di Paternò; ma è dopo la Seconda Guerra Mondiale, in cui sotto le bombe degli aerei americani rimasero uccisi oltre quattromila civili, che la città registrerà una decisa evoluzione urbanistica e demografica. Negli anni Sessanta e Settanta Paternò si apre ai gusti ed agli standard architettonici moderni, adattandosi a quelle che erano le esigenze delle nuove classi emergenti. È in questo periodo che sono realizzati condomini di lusso di oltre dieci piani ed appartamenti esclusivi. Negli anni Ottanta e Novanta, invece, si assiste non solo al fiorire di nuove palazzine ed ampliamenti delle strade con l’aggiunta di viali alberati e giardini, ma soprattutto al rinnovamento delle aree periferiche, che in una città in continua espansione diventavano sempre più importanti sotto il piano urbanistico.

In una città con una storia così densa ed articolata non poteva mancare un patrimonio artistico ed architettonico di grande rilievo, a partire dalla chiesa madre cittadina del 1342, tra le più belle ed interessanti di Paternò. È intitolata a Santa Maria dell’Alto e fu ricostruita su un precedente impianto di origine normanna. La volta è a botte nella navata centrale, mentre quella delle navate laterali è costituita da crociere. Per quanto riguarda la facciata, presenta una triplice suddivisione: al centro un portale in pietra lavica sormontato da una finestra ed ai lati due coppie di arcate, dove in una sono sistemate le campane. Al suo interno, nella cappella è ancora possibile ammirare un secentesco crocefisso ligneo. A Santa Barbara, patrona della città, è invece dedicata la chiesa vicina a quella della Santissima Annunziata. Il culto della Santa ha radici profonde e risale alla peste del 1576. Paternò allora, come buona parte della Sicilia, fu sconvolta dal flagello, ma la leggenda narra che Santa Barbara apparve in sogno ad una suora benedettina suggerendole di scavare nel terreno vicino la chiesa dell’Itria e di bruciare le corde trovate tra la terra. Sempre secondo la leggenda, dopo aver eseguito le indicazioni la peste si arrestò, così la Santa divenne patrona della città. La costruzione della chiesa risale al XVI secolo, ma la facciata è del 1781. La chiesa riflette uno stile rinascimentale e classicheggiante, che è possibile ammirare nello sfarzo dell’interno grazie a soluzioni decorative e cromatiche di grande effetto. All’interno sono conservati molti dipinti, ma uno in particolare merita attenzione: si tratta di una tela raffigurante la Natività, risalente al Seicento, che richiama nelle forme e nei colori la scuola del Caravaggio. Nella parte bassa della città si trova invece il complesso dell’ex monastero della Santissima Annunziata, che negli intenti iniziali avrebbe dovuto ospitare le suore clarisse. La chiesa fu eretta nel 1592 e, come detto, originariamente fu dedicata all’ordine, fino al 1662 quando giunsero le benedettine. La facciata risale al 1866 così come previsto dal progetto iniziale che, mai portato a termine, comprendeva anche due campanili laterali e due cupole simmetriche. Le decorazioni interne sono del 1798 e si accompagnano ad un pregevolissimo crocefisso ligneo ed alla statua della Madonna Nera, custodita insieme ad altri paramenti sacri.

Architettura civile

  • Palazzo di Città (ex palazzo Alessi) -Edificio sorto nel 1787 nel quartiere San Biagio, fu residenza della borghese famiglia Alessi. Divenuta un secolo più tardi, sede del municipio, fu in stato di abbandono per decenni. Recuperato di recente, oggi il palazzo ospita nuovamente la sede istituzionale e di rappresentanza del comune etneo. Il palazzo è caratterizzato da una lunga facciata dove fanno mostra diversi portali e balconi in pietra lavica lavorata. Molto interessante l’interno con vasti saloni dai soffitti dipinti, e una grande corte che da sul retro, usata per cerimonie e serate di gala.
  • Palazzo Moncada – Dimora patrizia, fu costruita nel 1627 ed appartenne alla potente famiglia siciliana di origine catalana che per oltre quattro secoli fu la feudataria della città. La grande facciata in parte smembrata è arricchita da balconi e portali in pietra lavica e ringhiere in ferro battuto. L’interno è ricco di affreschi e stucchi settecenteschi.
  • Portale Las Casas – Un portale ubicato nel quartiere Falconieri, è ciò che rimane dell’antico e seicentesco Palazzo Las Casas, che fu residenza della nobile famiglia paternese di origine spagnola, andato in rovina. Il Portale Las Casas mostra elementi architettonici interessanti, in particolare in particolare il mascherone e le decorazioni in stile plateresco spagnolo della fine del 1500.
  • Palazzo Cutore/Recupero – È un grande palazzo sorto tra la fine del 1700 e gli inizi dell’800, si trova in piazza Umberto, era di proprietà della nobile famiglia Cutore che possedeva altri palazzi in città. Il palazzo fu costruito su una preesistente costruzione di epoca bizantina, di cui resta qualche traccia un alcune stanze del piano terra.
  • Palazzo Cutore – È una delle dimore della nobile famiglia dei baroni Cutore di San Carlo, sorge in piazza Indipendenza ad angolo con via Teatro dove vi è l’ingresso principale e la facciata più ampia. Sorto nell’800, il palazzo si sviluppa su tre elevazioni, ha le due facciate caratterizzate da balconi e portali decorati da timpani neoclassici e altri ornamenti.

Siti Archeologici

Dalla zona di Pietralunga, in prossimità del Simeto, provengono una serie di ritrovamenti archeologici, soprattutto vasi, monete e manufatti. Al periodo romano risalgono ad esempio anche un imponente arco, in seguito ristrutturato, ed un’intera necropoli, scoperta nel 1990, dove è stato rinvenuto un reperto di eccezionale valore. Si tratta di un coperchio funerario in cotto di epoca paleocristiana con incisi sopra i segni cristiani del pesce e della Trinità, che testimonia come la zona fosse già un importante centro di insediamento cristiano. Non mancano neanche resti di infrastrutture romane, come un acquedotto che da Santa Maria di Licodia, attraversando Paternò, raggiungeva il capoluogo etneo. Probabilmente l’acquedotto è stato realizzato durante il periodo augusteo e quindi dovrebbe risalire al I secolo dopo Cristo.

L’economia cittadina si basa principalmente sull’agricoltura; in particolare si coltivano gli agrumi: la zona, infatti, è famosa in tutto il mondo per la produzione delle arance rosse, ormai divenute il simbolo stesso della città, a tal punto che per molto tempo hanno rappresentato il pezzo forte del mercato locale. Non solo agrumi, però, in quanto è molto apprezzata anche la coltivazione delle olive da cui si produce un olio di alta qualità. Oltre all’attività agricola, si è sviluppato inoltre l’allevamento di bovini ed ovini che ha consentito di sviluppare un mercato delle carni e caseario di un certo rilievo. Tra i turisti, infine, riscuote molto successo ed attenzione il settore dell’artigianato che, grazie alle risorse naturali di cui il territorio gode, ha potuto specializzarsi in produzioni e lavorazioni molto caratteristiche. Ne sono un esempio i lavori ottenuti nelle piccole botteghe locali dalla pietra lavica ceramizzata e dalle terrecotte che contribuiscono a rendere unici i prodotti locali.

Evoluzione demografica – Dai 4.000 abitanti del 1500, si è passati ai 6.415 del 1583, quindi si assiste a un repentino calo demografico. Solo nel 1713 la popolazione torna a registrare i dati pre-terremoto con 6.341 unità. Nella seconda metà del XVIII secolo Paternò conta più di 9.000 abitanti e continua a crescere in modo costante. Nel 1861 a Paternò si registrano 14.219 residenti, nel tempo il trend positivo si mantiene costante e un secolo dopo si contano 40.899 unità. Ad eccezione del periodo compreso fra le due Guerre Mondiali, la popolazione ha continuato a crescere fino ad oggi, superando i 48.000 residenti.

Musei – Sono presenti tre musei: il museo civico Gaetano Savasta, con la sezione archeologica presso l’ex carcere borbonico e la sezione etno-antropologica o Museo della Civiltà Contadina, presso l’ex macello comunale; la Galleria d’Arte Moderna, collocata nei locali di Via Roma 26, ospita opere di Mario Sironi, Fausto Pirandello, Piero Guccione, Remo Brindisi, Sergio Vacchi, Achille Pace, Nicola Maria Martino, Enzo Indaco; il Palazzo delle Arti, presso l’ex Ospedale Santissimo Salvatore.

Biblioteche – La biblioteca comunale istituita nel 1835 è intitolata al geografo Giovan Battista Nicolosi; dal 1951 ha sede nei locali dell’ex Monastero della Santissima Annunziata. È dotata di sale lettura, sale multimediali e grandi saloni per conferenze.

Cinema – Paternò è stata location per alcuni film quali: Cavalleria rusticana (1939) di Amleto Palermi; I fidanzati (1963) di Ermanno Olmi; La piovra 7 (1995) miniserie televisiva diretta da Luigi Perelli (settima stagione della Piovra); Vipera (2001) di Sergio Citti; La matassa (2009) di Ficarra e Picone e Giambattista Avellino

Sacro e Profano – Importante la Fiera di Settembre, nel giardino pubblico di Moncada, dove vengono allestiti padiglioni ed esposti prodotti dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura. La Festa di Santa Barbara, patrona di Paternò, si celebra il 4 dicembre ed i festeggiamenti durano una settimana. A dicembre, si svolge Arte Natale, con iniziative e manifestazioni per tutta la città.

Piatto tradizionale paternese è la rana, per la quale nel mese di settembre di ogni anno viene organizzata una sagra, che comprende anche le altre specialità culinarie locali. Tipico dolce pasquale è il ciciliu, uova di gallina ornate con figure di pasta; a Natale si prepara la luna, dolce a forma di mezzaluna ripiena di fichi secchi, miele, arance, mandarini e limoni canditi, pinoli, noci, mandorle, uva passa e cannella. Altri dolci sono: i “n’zuddi” o Vincenzini; i “taulitteddi” o “viscotta cca liffia” ricoperti da una glassa di cioccolato; il torrone; i biscotti ad S; i totò; biscotti regina; bersaglieri; “ossa de morti”; ramette.

  • Emanuele Bellia (1792-1860), avvocato e giureconsulto
  • Cicciu Busacca (1925-1989), cantastorie
  • Michele Cannavò (1864-1941), scultore
  • Alessandro Cavallaro (1980), atleta e assessore
  • Carmelo Ciccia (1934), scrittore e critico letterario
  • Francesco Coco (1977), ex calciatore
  • Venerando Correnti (1909-1991), antropologo
  • Giulio Crimi (1885-1939), tenore
  • Gaetano Cutore (1869-1955), medico anatomista
  • Gino Cutore (1866-1930), poeta e giornalista
  • Alfio Fallica (1898-1971), architetto e scultore
  • Giovanni Galloni (1927), politico (Democrazia Cristiana)
  • Francesco Alberto Giunta (1925-2013), scrittore, poeta e giornalista
  • Antonino La Russa (1913-2004), politico (Movimento Sociale Italiano)
  • Ignazio La Russa (1947), politico (Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale)
  • Vincenzo La Russa (1938), politico (Democrazia Cristiana)
  • Roberto Abate (1937), imprenditore
  • Salvatore Ligresti (1932), imprenditore
  • Barbaro Lo Giudice (1917-2010), politico (Democrazia Cristiana)
  • Angelo Lo Jacono (1838-1898), scrittore e giornalista
  • Nino Lombardo (1927), politico (Democrazia Cristiana)
  • Margareth Madè (1982), attrice e modella
  • Michele Moncada (1701-1765), religioso
  • Giovan Battista Nicolosi (1610-1670), sacerdote, geografo, matematico
  • Luca Parmitano (1976), astronauta, primo italiano a eseguire una attività extraveicolare
  • Emanuele Rapisarda (1900-1989), latinista e docente universitario
  • Gioacchino Russo (1865-1953), politico, militare e ingegnere navale
  • Vito Santangelo (1939-2014), cantante e cantastorie
  • Gaetano Savasta (1865-1922), prelato, storico, conferenziere, poeta
  • Nicolò Stizzìa (1540-1595), teologo, canonista, vescovo, 1° giudice del Tribunale della Apostolica Legazia di Sicilia
  • Salvatore Torrisi (1957), politico (Nuovo Centrodestra)
  • Michelangelo Virgillito (1901-1977), finanziere e filantropo
  • Salvatore Quasimodo, (1901-1968) poeta premio Nobel per la letteratura, visse nella piccola stazione ferroviaria di Sferro a causa della professione di ferroviere del padre.

Come arrivare

Paternò è collegata a Catania attraverso la Strada Statale 121 Catanese, la Strada statale 284 Occidentale Etnea la collega con Randazzo, la Strada statale 575 di Troina la collega con Troina e gli altri centri dell’Ennese da località Ponte Maccarrone. La Ferrovia Circumetnea gestisce una linea di autobus che svolgono servizio lungo la direttrice Catania – Adrano, mentre il trasporto urbano è affidato ai bus navetta dell’Azienda Siciliana Trasporti che collegano le varie zone della città.

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