Identità Noto
Amministrazione
SINDACO
Corrado Bonfanti
In carica dal: 22/06/2016
Deleghe:
Bilancio e Politiche Finanziarie – Tributi – Politiche di Pianificazione e Sviluppo del Territorio e Definizione PRG – Urbanistica – Edilizia privata – Welfare, Volontariato e Solidarietà
Sito istituzionale
www.comune.noto.sr.it
Francesco Terranova
Deleghe:
Vice Sindaco – Cultura e Beni culturali – Pubblica Istruzione ed Università – Siti Unesco – Polizia Municipale
Giusi Solerte
Deleghe:
Turismo – Pari Opportunità – Legalità – Sport, Turismo sportivo ed Educazione allo Sport – Formazione e Gestione del Personale
Antonino Sammito
Deleghe:
Commercio, Attività produttive e Sviluppo economico – Protezione Civile -Servizi alle Contrade – Politiche Agricole
Giovanni Campisi
Deleghe:
Lavori Pubblici – Igiene Urbana – Programmazione, Modernizzazione ed Efficientamento dei Servizi comunali – Arredo urbano – Servizi cimiteriali – Patrimonio comunale – Giardini e Aree a verde
Noto, Capitale del Barocco
Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari: a metà strada fra Noto e Pachino, è stata ufficialmente istituita nel 1984 ma resa effettivamente fruibile solo nel 1989. Oltre ad essere un’area di interesse naturalistico, la riserva ospita resti archeologici, fra cui: vasche-deposito di un antico stabilimento per la lavorazione del pesce di età ellenistica; una piccola necropoli di epoca bizantina; la Torre Sveva, costruita probabilmente da Pietro d’Aragona, conte di Alburquerque e duca di Noto (1406-1438), nonché fratello di Alfonso V d’Aragona, re di Spagna e Sicilia (1416-1458) testimonia l’interesse strategico dell’area per la difesa della costa; la tonnara di Vendicari, costruita nel Settecento, smise la sua attività nel 1943, ad oggi è un edificio in disfacimento che conserva in buone condizioni la ciminiera, vari stabilimenti e le case dei pescatori.
L’oasi di Vendicari si sviluppa lungo una stretta fascia costiera acquitrinosa, di fondamentale importanza per le specie di uccelli migratori. La presenza dei vasti pantani dall’elevata salinità, infatti, ha contribuito alla creazione di un ecosistema che è punto di riferimento per gli uccelli provenienti dall’Africa e diretti in tutta Europa. I pantani Piccolo, Grande, Roveto e i due minori (Sichilli e Scirbia, collegati al solo Roveto) sono separati l’uno dall’altro solo da poche decine di metri: essi rappresentano il fulcro della riserva. Tra i tre, solo il Pantano Piccolo non si prosciuga mai, neppure nei periodi di siccità, e ciò grazie alla presenza di sorgenti di acqua salmastra. Pantano Roveto è, invece, il più esteso (1,24 km²) e la foce che lo collega al mare è solitamente interrata. La profondità media dei tre pantani principali è di 30-40 cm, mentre la massima è di 1-2 m. Per gli amanti del birdwatching, dicembre è il mese migliore per l’osservazione delle numerose specie di uccelli che sostano a Vendicari. È possibile avvistare i trampolieri, gli aironi cinerini, le cicogne, i fenicotteri, il germano reale, i gabbiani, i cormorani e il cavaliere d’Italia che sosta qui nel suo viaggio dal deserto del Sahara ai luoghi di nidificazione nel nord Europa. Varie le aree di provenienza di questi volatili: anatre e vari limicoli dalla Russia; gabbiani comuni da Polonia e Ungheria; fenicotteri dalla Francia; sterne maggiori da Svezia e Finlandia; spatole ed aironi da Ungheria. Oltre agli uccelli, nella riserva sono presenti anfibi come il rospo smeraldino, alofilo e molto più raro del rospo comune; tra i rettili è facile incontrare il biacco, un serpente di medie dimensioni, il colubro leopardino e la tartaruga palustre siciliana. Tra i mammiferi presenti si ricordano la volpe, il riccio, l’istrice e il coniglio selvatico. La riserva è altresì ricca di spiagge: a nord quella di Eloro, di fianco le spiagge di Marianelli e di Calamosche, a sud la spiaggia di San Lorenzo. Calamosche è stata insignita, nel 2005, del titolo Spiaggia più bella d’Italia; è posta fra due costoni rocciosi erosi dal mare, di cui uno, il Poggio Arena, la separa dall’altrettanto nota spiaggia di Marianelli. Entrambe hanno conservato la primitiva fisionomia e l’aspetto interamente naturale.
Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile: compresa tra i territori di Avola, Noto e Siracusa, è stata istituita nel 1990 ed è gestita dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. I Siculi, primi abitanti del luogo, vi costruirono una necropoli, ancora oggi difficile da raggiungere. Sul versante nord è possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni rupestri, comunemente noto come grotta dei Briganti. Nella zona sud si trova un complesso sistema di abitazioni, scavate nella roccia, disposte una di fianco all’altra su sei diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un sistema di cunicoli e gallerie. Ai margini della riserva, a nord-est, sorgono diverse necropoli antiche, ricche di corredi tombali e materiale ceramico: la peculiare decorazione, detta piumata o marmorizzata, rientra nell’ambito della cultura Ausonia presente nelle isole Eolie e nella Sicilia orientale intorno al 1000 a.C.
Il grande canyon di Cava Grande del Cassibile ospita oltre 400 specie vegetali, molte delle quali endemiche seppur non esclusive di questo biotopo. Di particolare interesse per l’areale ibleo è il Trachelium lanceolatum, da segnalare la rara Ophrys exaltata ed il maestoso Platanus orientalis. Curiose le presenze del bucaneve, dell’euforbia delle faggete e della falsa ortica; altra rarità, la presenza di una felce tropicale la Pteris vittata. Contenuta, è la presenza di fauna vertebrata, con eccezioni relative agli uccelli: sono presenti il codibugnolo di Sicilia, la poiana e il falco pellegrino. È possibile avvistare vertebrati quali l’istrice, la martora, la testuggine terrestre, la testuggine di palude siciliana, il colubro leopardiano, il discoglosso, la raganella ,oltre a numerosi rapaci diurni e notturni. Tra gli invertebrati, il granchio d’acqua dolce Potamon fluviatile.
Toponomastica – Neai per i Siculi, Neeton per i greci e Neetum per i romani, il nome Noto fu scelto dagli arabi per indicare la bellezza e l’importanza della cittadina. Il nome fu mantenuto anche dopo la dominazione araba divenendo definitivo.
Origini – Il territorio netino fu abitato sin dall’età del bronzo antico (2.200-1.450 a.C.), come testimonia l’insediamento del Castelluccio, conosciuto sin dal XIX secolo grazie agli scavi dell’archeologo Paolo Orsi.
Secondo la tradizione, la fondazione della cittadina fu opera dei Sicani, i primi abitanti della Sicilia, in un sito diverso da quello su cui sorge l’odierna città. La leggenda vuole poi che Neas, nome della Noto più antica, avrebbe dato i natali al condottiero siculo Ducezio il quale, nel V secolo a.C. , avrebbe difeso la città dalle incursioni dei greci di Siracusa. La città fu quindi trasferita dall’altura della Mendola al vicino monte Alveria, circondato da profonde valli, in una delle quali scorre la fiumara di Noto. Ben presto Neas o Neaton, ormai ellenizzata nei costumi, entrò a far parte della sfera d’influenza siracusana.
Nel 214 a.C. circa, Neaton aprì le sue porte all’esercito del console romano Marco Claudio Marcello. Noto fu città federata, ed ebbe quindi un ruolo di primo piano presso Roma insieme a Messina e Taormina, che godevano di analogo statuto. I Romani concessero ai netini un proprio senato e, ancora oggi, sui palazzi e sui portali risulta la scritta SPQN (Senatus PopulusQue Netinus). Subì, come le altre città isolane, le vessazioni di Verre, descritte da Marco Tullio Cicerone. Dopo l’occupazione della Sicilia (535-555 circa) da parte delle legioni bizantine dell’Imperatore Giustiniano, il territorio di Noto fu arricchito di monumenti, come la basilica di Eloro e la Trigona di Cittadella dei Maccari, l’Oratorio della Falconara e la Cripta di S. Lorenzo Vecchio, il Cenobio di S. Marco, il Villaggio di contrada Arco. Le notizie certe e continuative sulla cittadina si hanno però solamente a partire dall’epoca della dominazione araba, nel IX secolo d.C.: la città divenne presidio fortificato di primaria importanza e successivamente, quando gli Arabi suddivisero la Sicilia in tre zone chiamate Valli, Noto fu posta a capo di quella che ancor oggi è conosciuta come Val di Noto. Il borgo visse allora un momento di grande prosperità, poiché i conquistatori promossero i traffici commerciali e l’agricoltura, con l’introduzione degli agrumi e con la produzione della seta. Nel 1091 Noto fu occupata dal Gran Conte Ruggero d’Altavilla, e venne infeudata al figlio Giordano, che iniziò la costruzione del castello e delle chiese cristiane. Sotto i Normanni, nei secoli XI/XII, Noto proseguì la sua vita di florido centro agricolo. Durante il periodo angioino, il 2 aprile 1282, Noto partecipò all’insurrezione dei Vespri Siciliani. Nel 1299, durante la guerra per il possesso della Sicilia tra Federico III d’Aragona e Carlo II d’Angiò, il castellano di Noto, Ugolino Callari, si ribellò al primo e consegnò la città all’esercito di Roberto d’Angiò, figlio di Carlo II. Tornata sotto il dominio aragonese, Noto fu poi governata da Guglielmo Calcerando. Sotto il regno di Alfonso V d’Aragona fu Viceré di Sicilia Niccolò Speciale, netino, che diede un importante contributo allo sviluppo della città, governata al tempo dal duca Pietro d’Aragona, fratello del Re. Il duca fece edificare nel 1431 la Torre Maestra del Castello di Noto Antica. Nel 1503, per intervento del vescovo Rinaldo Montuoro Landolina, il re Ferdinando II d’Aragona conferì a Noto il titolo di Città ingegnosa per i tanti personaggi che nel quattrocento si distinsero nel campo dell’Arte, delle Lettere e della Scienza, come Giovanni Aurispa, Antonio Cassarino, Antonio Corsetto, Andrea Barbazio e Matteo Carnalivari. Nel 1542 il Viceré Ferrante Gonzaga fortificò le mura della città. Il XVI secolo fu altresì caratterizzato da epidemie, carestie ed incursioni dei pirati turchi. L’11 gennaio del 1693 la città, allora nel suo pieno splendore, fu distrutta dal terremoto del Val di Noto, in cui morirono circa 1.000 persone. Subito dopo il terribile evento Giuseppe Lanza, duca di Camastra, nominato vicario generale per la ricostruzione del Val di Noto, stabilì di ricostruire la città in altro sito 8 km più a valle, sul declivio del monte Meti. Nel piano di costruzione della città intervennero diverse personalità, indicate dai documenti e dalla tradizione: dall’ingegnere militare olandese Carlos de Grunenbergh, al matematico netino Giovanni Battista Landolina, al gesuita fra’ Angelo Italia, all’architetto militare Giuseppe Formenti; ma, al di là del piano urbanistico, è da tenere presente che la città attuale è il risultato dell’opera di numerosi architetti (Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra, Antonio Mazza), capimastri e scalpellini, che, durante tutto il XVIII secolo, realizzarono questo eccezionale ambiente urbanistico. Il governo borbonico favorì lo sviluppo della città, confermandone il secolare ruolo di borgo autonomo e privilegiato rispetto al territorio circostante; nel XVIII secolo, ad esempio, venne istituito il Consolato del Commercio, atto a sovrintendere alle attività di una vasta area della Sicilia orientale.
Noto contemporanea – Nell’Ottocento, con la nuova riforma amministrativa, Noto perse il ruolo di capo-valle che passò a Siracusa. Tuttavia nel 1837, a causa del moto carbonaro di Siracusa, Noto divenne capoluogo di Provincia, e nel 1844 anche centro di una diocesi. Nel 1848 scoppiò la Rivoluzione siciliana indipendentista e Noto vi partecipò; la rivolta venne repressa l’anno successivo ed il netino Matteo Raeli, ministro del governo rivoluzionario, andò in esilio a Malta. Di convinta fede garibaldina, la città si batté nel 1860 contro i Borboni e dopo la creazione del Regno d’Italia perse i privilegi che l’avevano contraddistinta, divenendo nel 1865 Comune del comprensorio siracusano. Nel 1870 fu inaugurato il Teatro Comunale; l’esiliato Matteo Raeli fu nominato ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti della nuova nazione. Intorno al 1880 a Noto fu edificata la stazione ferroviaria. Durante la Seconda Guerra Mondiale, scampò ai bombardamenti, conservando intatto il proprio patrimonio storico ed artistico. Dopo la seconda guerra mondiale iniziò il processo migratorio verso le regioni settentrionali d’Italia, la Germania, la Francia, il Belgio, l’Argentina, gli USA e il Canada e la città di Noto conobbe qualche decennio di decadenza. Nel 1977 si tenne a Noto un convegno “Simposio sull’architettura di Noto”, organizzato dal regista Corrado Sofia, tale simposio portò all’attenzione di vari studiosi, tra i quali André Chastel e Cesare Brandi, il problema del barocco netino, determinando un rinnovato interesse per la città e la sua storia millenaria. Nel 2002 la città è stata inserita nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Centro storico – Numerosissimi i palazzi, edificati in calcare, e le chiese che si possono ammirare nella capitale del barocco siciliano. La via centrale, corso Vittorio Emanuele, è scandita da tre piazze, ognuna delle quali conserva settecenteschi edifici religiosi o civili; si ricorda qui la centrale piazza del Duomo, su cui si affaccia la cattedrale intitolata a San Nicolò, con ai lati le due torri campanarie e preceduta da una maestosa scalinata, oltre a diversi palazzi, tra cui il palazzo municipale ed il palazzo vescovile. Gli architetti che lavorarono a Noto, Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi, non puntarono tutto sui motivi ornamentali, che restano sempre ben controllati, piuttosto si impegnarono nella realizzazione di architetture elaborate, con l’impiego di facciate concave (come nella chiesa del Carmine o in quella di San Carlo Borromeo al Corso), convesse (come la chiesa di San Domenico) e curvilinee, come nella torre campanaria del seminario.
Architettura Religiosa
- Basilica Cattedrale di San Nicolò: inserita nella lista mondiale dei Beni dell’Umanità dell’UNESCO ed edificio nazionale dal 1940, la Cattedrale di Noto è il risultato finale di un percorso di ricostruzione sette/ottocentesco a cui hanno partecipato attivamente i tre maggiori esponenti del barocco netino, Gagliardi, Labisi e 1996, l’edificio è stato riaperto al culto nel 2007 dopo 9 anni di lavori. È intitolata a San Nicolò, vescovo di Mira. L’interno della chiesa ha un impianto a croce latina ed è suddiviso in tre navate, di cui la centrale più grande delle laterali. Fra le opere di rilievo è possibile ammirare una copia dello Spasimo di Sicilia, di Raffaello, una scultura marmorea raffigurante San Michele Arcangelo, di scuola gaginiana, un bassorilievo della Madonna delle Grazie, proveniente da Noto Antica, oltre a varie tele del siciliano Costantino Carasi. La cappella di fondo della navata destra custodisce la preziosa arca cinquecentesca in legno rivestito in lamina d’argento, finemente lavorata a sbalzo e cesello, contenente le spoglie del Santo Patrono della città e della Diocesi di Noto, Corrado Confalonieri, visibile solamente in occasione delle festività dedicate al santo nei mesi di febbraio ed agosto.
- Chiesa del Santissimo Crocifisso: è, per grandezza ed importanza, il secondo edificio di culto della città. La sua costruzione è stata avviata all’inizio del settecento, su progetto di Rosario Gagliardi. La facciata, incompiuta si eleva su una breve scalinata, che si presenta lineare come il resto della facciata. L’interno, a 3 navate, custodisce diverse opere di rilievo perlopiù recuperati dalle macerie dell’antica città, fra i quali una Madonna Bianca di Francesco Laurana, una teca contenente una spina proveniente dalla corona di cristo, una scultura lignea del Sacro Cuore di Gesù (XVI sec.), e due leoni romanici, precedentemente collocati all’esterno. Nell’abside si trova la croce in oro eseguita nel 1746 da V. Rotondo, su disegni del Gagliardi, al centro della quale, racchiuso in una teca, sono custoditi i resti di un’antica pittura su legno raffigurante il Cristo, recuperata a Noto Antica ed attribuita a San Luca.
- Chiesa di San Carlo al Corso: nota anche come Chiesa del Collegio per l’annesso monastero dei gesuiti, è stata edificata a partire dal 1730 probabilmente su progetto di Rosario Gagliardi, la chiesa è a pianta longitudinale, con tre navate coperte da una volta a botte e scandite da semi colonne.
- Chiesa di San Domenico: consacrata alla Santissima Annunziata, è definita la più compiuta realizzazione del barocco netino. Venne edificata come chiesa conventuale dei Padri Domenicani, ad opera dell’architetto Rosario Gagliardi, fra il 1703 ed 1727. La facciata è a due ordini, il primo dorico ed il secondo ionico mentre la parte centrale sporge verso la strada con forma convessa. L’interno, a tre navate, è strutturato su una pianta a croce greca allungata con cinque cupole riccamente decorate da stucchi ed altari laterali con dipinti settecenteschi, tra i quali spicca in particolare la Madonna del Rosario di Vito D’Anna.
- Chiesa di San Francesco d’Assisi all’Immacolata: costruita fra il 1704 e il 1745 su progetto degli architetti Vincenzo Sinatra e Rosario Gagliardi, la chiesa di S. Francesco con l’annesso ex convento è fra i più imponenti edifici religiosi di Noto. L’interno, ad unica navata, è ricco di opere pittoriche, nonché di monumenti funebri dedicati ad esponenti di diverse famiglie nobiliari netine.
- Chiesa di Santa Chiara: progettata da Rosario Gagliardi negli anni intorno al 1730, venne completata nel 1758 e fu annessa al monastero (oggi adibito a sede museale). La pianta della chiesa è di forma ellittica, sul modello delle chiese ellittiche romane edificate tra Cinquecento e Seicento. Lo stile architettonico barocco si riconosce maggiormente all’interno, dove sono custodite, fra le varie opere, una pala del 1854 raffigurante i Santi Benedetto e Scolastica, del pittore palermitano Salvatore Lo Forte e una Madonna col Bambino cinquecentesca in marmo, attribuita a Antonello Gagini.
- Chiesa di Santa Maria del Carmelo: progettata da Rosario Gagliardi ed ultimata dai capimastri Corradino Randazzo e Vincenzo Sortino, presenta un sobrio prospetto concavo facente da sfondo alla via Ducezio. L’interno, strutturato su una pianta a croce greca, presenta delle similitudini con quello di San Domenico, essendo ricco di stucchi. Conserva una preziosa statua raffigurante la Madonna del Carmelo, attribuita allo scultore netino Antonio da Monachello e proveniente da Noto Antica.
- Chiesa di Santa Maria dell’Arco: ubicata in via Viceré Speciale, alle spalle di Palazzo Ducezio, fu progettata da Rosario Gagliardi ed edificata tra il 1730 il 1749. Nella facciata è degno di nota il portale delimitato da due colonne tortili e sormontato dallo stemma cistercense. L’interno, ad unica navata, è ricco di opere pittoriche attribuite al Carasi, mentre sulla parete dell’abside è collocata la tela della Presentazione al tempio di Antonio Manno (1797); vi si conservano le reliquie del beato Nicolò Morengia.
Architettura Civile
- Palazzo Ducezio: il palazzo del municipio fu progettato dal netino Vincenzo Sinatra nel 1746, ispirandosi ad alcuni palazzi francesi del XVII secolo, ma venne portato a compimento solo nel 1830, e il secondo piano venne costruito nella prima metà del secolo scorso. La facciata, convessa, è caratterizzata da venti arcate sorrette da colonne con capitelli ionici nella sezione inferiore, e da tredici finestroni rettangolari nella sezione superiore. All’interno è degna di nota la Sala degli specchi, salone ovoidale arredato con mobili in stile Luigi XV e grandi specchi scolpiti dall’avolese Sebastiano Dugo. Nella volta della sala campeggia La Fondazione di Neas, affresco neoclassico del pittore Antonio Mazza che raffigura la fondazione di Noto da parte del condottiero siculo Ducezio.
- Porta Reale o Ferdinandea: costruita in occasione della venuta del re Ferdinando II di Borbone, è il simbolo dell’ingresso nella città. È opera del napoletano Angelini, autore anche della statua di Ferdinando poi diventata monumento dei caduti. Fu completata in un anno, il 1838, con l’aspetto neoclassico che conserva tutt’oggi.
- Ponte Castagna: costruito fra il XVIII e il XIX secolo per oltrepassare la Cava Santa Chiara, è sicuramente uno dei più monumentali viadotti degli iblei.
- Palazzo Nicolaci di Villadorata: è sito in via Corrado Nicolaci, dove si svolge ogni anno l’Infiorata. La facciata, in stile barocco, è caratterizzata da un ampio portale fiancheggiato da due grandi colonne ioniche e sormontato da un balcone, nonché da sei balconi più piccoli (tre per lato), sorretti da mensoloni scolpiti con le sembianze di leoni, bambini, centauri, cavalli alati, chimere e sirene. L’interno è suddiviso in novanta vani, alcuni dei quali sfarzosamente decorati, come il Salone delle feste. Il pianterreno è sede della Biblioteca Comunale Principe di Villadorata.
- Palazzo Modica di San Giovanni: di fronte al Palazzo Nicolaci è situato il palazzo dei baroni di San Giovanni; ha forme architettoniche miste (barocche e neoclassiche) e si affaccia sia sulla Piazza Duomo, sia sulla Via Corrado Nicolaci. La facciata che da’ su piazza Duomo è formata da un ordine inferiore a parete bugnata e una superiore, più semplice, venendo coronata da una torretta-belvedere caratterizzata da tre finestre arcuate. Il palazzo ospita una casa-museo dedicata a Giovanni Modica-Nicolaci.
- Palazzo Landolina di Sant’Alfano: è situato a sinistra della Basilica Cattedrale. La facciata, progettata da Vincenzo Sinatra, si divide in tre ordini, sostenuti da semi-pilastri coronati da capitelli dorici e corinzi. Sulla sommità è visibile lo stemma della famiglia. Il salone principale del palazzo è caratterizzato da pareti dorate e da tele settecentesche e ottocentesche. Hanno soggiornato in questo palazzo il Re Ferdinando II di Borbone e la Regina Maria Teresa d’Austria durante le loro visite nella città.
- Palazzo Trigona di Cannicarao: sito in via Cavour, il palazzo presenta una facciata divisa in due ordini orizzontali e in tre corpi. L’imponente portale arcuato è posto in un corpo avanzato, delimitato da un doppio ordine di pilastri con capitelli di tipo corinzio, arricchiti da formelle in bassorilievo raffiguranti motivi floreali. Il possente balcone centrale è sormontato da un timpano spezzato recante al centro un’aquila con le ali spiegate, simbolo della famiglia Trigona. All’interno, vi sono grandi stanze decorate da stucchi policromi d’epoca e da affreschi del Mazza che raffigurano episodi tratti dalla Bibbia. Si conservano inoltre vari mobili settecenteschi e ottocenteschi e strumenti musicali d’epoca tra cui figura una preziosa arpa del ‘700. Una parte dei locali è oggi di proprietà del comune, che ne ha fatto una sala conferenze, la Sala Gagliardi.
- Palazzo del Vescovado: l’ala sud del Palazzo Trigona fu donata dalla famiglia netina al Vescovo della nuova diocesi, che vi trasferì la sede del Vescovado dalla precedente ubicazione nei pressi del monastero dei monaci cistercensi. La facciata è stata rimaneggiata nel corso del XIX secolo, passando da uno stile barocco ad uno neoclassico.
- Palazzo Impellizzeri di San Giacomo: sito in via Simone Impellizzeri, è il palazzo più importante della parte alta della città, nonché attuale sede dell’Archivio di Stato della Provincia. La facciata presenta uno stile più sobrio rispetto alla maggior parte dei palazzi del centro, in cui il barocco tardo-settecentesco si fonde con eleganti elementi decorativi di stile neoclassico. I vani dell’interno sono caratterizzati da stucchi e affreschi in stile neoclassico.
- Palazzo Astuto di Fargione: sito in via Cavour, alle spalle della Cattedrale, è caratterizzato da una facciata in stile barocco suddivisa in due ordini. L’interno, in gran parte diviso in appartamenti privati, presenta pregevoli stucchi.
- Palazzo Rau della Ferla: di progettazione e costruzione tardo-barocca, è situato alle spalle del Palazzo Ducezio ed è l’unico palazzo nobile edificato di fronte alla cattedrale. Presenta una facciata suddivisa in due ordini, caratterizzata da bassorilievi con motivi floreali. Al piano nobile è possibile ammirare il salone delle feste con affreschi di scuola francese aventi per soggetto paesaggi bucolici e, a seguire, affreschi raffiguranti la S.S. natività, San Corrado col teschio , Santa Lucia, la Vergine Maria e il Cristo redentore attribuiti al noto pittore Costantino Carasi.
- Palazzo Di Lorenzo del Castelluccio: è situato nella parte terminale della via Cavour. La facciata è di un sobrio ma elegante stile barocco tendente al neoclassico. La facciata del palazzo è divisa in due ordini orizzontali solcati da una serie di pilastri con capitelli tuscanici, divisi da una grande balconata racchiusa da un’elegante inferriata in ferro battuto. L’ordine inferiore è interamente bugnato. Gli interni possiedono splendide stanze decorate da affreschi e vari elementi decorativi settecenteschi. Il Palazzo è stato donato dal Marchese Corrado Di Lorenzo all’Ordine dei Cavalieri di Malta della città netina.
Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:
Chiesa del Santissimo Salvatore; Monastero del Santissimo Salvatore, odierno seminario; Monastero Regina Ecclesiae Netinae delle Carmelitane Scalze; Chiesa di Montevergine o di San Girolamo; Chiesa di San Egidio Vescovo; Chiesa di San Michele Arcangelo; Chiesa di San Pietro delle Rose o Santi Pietro e Paolo; Chiesa di San Pietro Martire; Chiesa di Sant’Agata; Chiesa di Sant’Andrea Apostolo; Chiesa di Sant’Antonio Abate; Chiesa di Santa Caterina; Chiesa di San Francesco di Paola; Chiesa di Santa Maria del Gesù; Monastero di Santa Maria dell’Arco; Chiesa di Santa Maria della Rotonda; Chiesa del Nome di Gesù; Chiesa dell’Annunziata; Chiesa dell’Ecce Homo; Chiesa della Santissima Trinità; Chiesa di Santa Maria del Purgatorio; Chiesa dello Spirito Santo; Casa dei Padri Crociferi; Santuario di San Corrado fuori le mura, sul cui altare maggiore si trova una tela raffigurante una Madonna col Bambino e San Corrado di Sebastiano Conca; Santuario della Madonna della Scala, nel quale sono custoditi la sacra immagine della Madonna della Scala ed il corpo di San Franzo Martire.
Siti Archeologici
Imponente, il patrimonio archeologico del netino:
- Noto antica, sul colle dell’Alveria, a circa dieci chilometri dal centro abitato, conserva i resti di diverse epoche storiche: il castello aragonese e le catacombe bizantine del VI/VII secolo, così come una tomba risalente alla Grecia classica, resti della città cinquecentesca nonché dell’epoca ellenistica.
- Subito fuori dalla città, localizzato nella parte nord del territorio, il sito archeologico Castelluccio di Noto presenta una sorta di acropoli fortificata ed una necropoli con oltre 200 tombe a grotticella artificiale, scavate nelle pareti ripide della vicina cava della Signora. La più monumentale è la cosiddetta Tomba del Principe con un prospetto costituito da quattro finti pilastri. Nella stessa area, è stata individuata una necropoli sicula dell’VIII/VII secolo a.C.
- La villa romana del Tellaro, presso il fiume omonimo, ha restituito splendidi mosaici raffiguranti tra l’altro varie scene di caccia e di convivialità. Il 15 marzo 2008, oltre trenta anni dopo gli scavi, la villa è stata finalmente inaugurata e resa fruibile al pubblico.
- L’area archeologica di Eloro, risalente ai Siracusani dell’VIII secolo a.C., di cui rimangono fra le altre cose un tempio intitolato a Demetra e Kore, un sanatorio consacrato al dio Esculapio ed un teatro greco.
- Infine, l’area del Monte Finocchito, non riconosciuta come parco archeologico, a metà strada fra Noto e Testa dell’Acqua, è caratterizzata da una necropoli a grotticella risalente al 600 a.C. e, nella sommità, dai resti di un antico villaggio siculo, probabilmente contemporaneo ad Hybla, di cui restano solo i basamenti di massicce fortificazioni e di antiche carraie.
La Città vanta significative attività dell’industria agroalimentare e dell’industria conserviera ad essa collegata. Diverse imprese, non solo siciliane, hanno iniziato ad investire su nuovi vigneti e a vinificare in loco. Il vitigno di maggior importanza è senza dubbio il Nero d’Avola che, diffuso in tutta la Sicilia, trova nel territorio di Noto una delle aree di eccellenza, tra le contrade di Bonivini, Bufalefi, Maccari e Zisola. Sull’agro di Noto insistono tre DOC per il vino (Eloro, Noto e Moscato di Noto) e una DOP per l’olio (Monti Iblei, zona Valtellaro). Altro prodotto di grande qualità è la mandorla, detta Pizzuta d’Avola, a seguire le varietà Romana e Fascionello che si coltivano in tutto il territorio. Dal 2012 la Mandorla di Noto è presidio Slow Food. Negli ultimi decenni, peraltro, la città ha sviluppato un imponente progetto di riqualificazione e recupero delle bellezze architettoniche e paesaggistiche presenti sul territorio, al fine di incrementare il Turismo. Quest’ultimo, appare oggi estremamente vitale in tutte le sue declinazioni: dal turismo culturale a quello spiccatamente naturalistico senza tralasciare il considerevole turismo enogastronomico.
Evoluzione demografica – La popolazione ha subìto un drastico calo fra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’90 del secolo scorso, dovuto ad una notevole ondata migratoria verso il nord Italia, l’Europa centrale, gli Usa e il Canada. Nell’ultimo ventennio, viceversa, ha registrato una graduale ma costante risalita, che ha portato, nel 2010, ad un picco di 24.000 abitanti.
Etnie e minoranze – Secondo i dati ISTAT del 2011, gli stranieri residenti a Noto erano 568 e rappresentavano il 2,4% della popolazione residente totale. Noto rappresenta uno dei pochi casi in Sicilia in cui vi è una consistente presenza di immigrati Inglesi, Francesi, Spagnoli e Tedeschi, anche se prevalentemente pensionati. Gli altri provengono principalmente dall’Europa dell’Est, dai paesi del Maghreb, dall’Asia orientale, e in piccola parte dall’America del Sud.
Musei – Museo civico di Noto all’interno della Chiesa di Santa Chiara
Biblioteche – Biblioteca Comunale Principe di Villadorata: situata al piano terra del Palazzo Nicolaci di Villadorata, fu inaugurata il 30 maggio 1847 con 3.657 volumi, la maggior parte dei quali donati da Corrado Nicolaci Principe di Villadorata, attualmente vanta un patrimonio di circa 80.000 volumi; Biblioteca Diocesana con sede nel Seminario Vescovile di Noto, vanta un patrimonio di 25.000 volumi di cui 7.000 volumi antichi tra cui manoscritti; la Biblioteca del CUMO contiene oltre 7.000 volumi di cui oltre 2.000 acquistati dal CUMO ed oltre 5.000 provenienti da una donazione del Cenacolo Domenicano. Dei 7.000 volumi, circa 2.000 risalgono a un’epoca compresa tra il XVI e il XX secolo, fra i quali una rara Bibbia Vulgata del 600.
Teatri – Teatro Tina Di Lorenzo, fu costruito nella seconda metà dell’XIX secolo su progetti degli ingegneri netini Francesco Cassone e Francesco Sortino. Il prospetto, in stile neoclassico, presenta bassorilievi con motivi musicali e maschere teatrali, nonché le sculture, in arenaria, rappresentanti l’allegoria della Musica, i due trofei musicali con i quattro treppiedi, dello scultore Giuliano Palazzolo. L’interno fu invece decorato dai pittori Di Stefano e Stubba. L’amministrazione comunale, nel 2012, lo ha intitolato alla famosa attrice netina Tina Di Lorenzo, precedentemente era noto come Teatro Vittorio Emanuele III. Ha una capacità di 320 posti a sedere che include tre file di palchi, ed una galleria con 80 sedie.
Cinema – Noto è stata il set di diversi film, alcuni realizzati dai più grandi maestri del cinema mondiale: Roberto Rossellini, che vi ha girato alcune parti di Viva l’Italia; Vittorio De Sica, che ha girato a Noto il suo ultimo film Il viaggio, con Richard Burton e Sophia Loren; Michelangelo Antonioni, che oltre ad avervi ambientato parte de L’avventura, ha dedicato a Noto le prime due parti del documentario “Noto, Mandorli, Vulcano, Stromboli, Carnevale”, realizzato per il padiglione italiano dell’Expò di Siviglia svoltosi nel 1992. Oltre a questi maestri hanno lavorato a Noto altri grandi registi come Luigi Zampa, Luigi Comencini, Franco Zeffirelli, Lina Wertmüller e Giuseppe Tornatore. Di seguito è riportato un elenco di film girati a Noto: Anni facili, di Luigi Zampa (1953); Cavalleria rusticana di Carmine Gallone (1953); Viva l’Italia!, di Roberto Rossellini (1960); L’avventura, di Michelangelo Antonioni (1960); Assicurasi vergine, di Giorgio Bianchi (1967); Meglio vedova, di Duccio Tessari (1968); Tony Arzenta, di Duccio Tessari (1973), con Alain Delon; Il viaggio di Vittorio De Sica (1974); Mio Dio come sono caduta in basso di Luigi Comencini (1974); Garofano rosso, di Luigi Faccini (1976); Donna d’onore, di Stuart Margolin (1990); Il ladro di bambini, di Gianni Amelio (1992); Arriva la bufera di Daniele Luchetti (1993); Storia di una capinera di Franco Zeffirelli (1993); L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore (1995); Malèna di Giuseppe Tornatore (2000); Gli astronomi di Diego Ronsisvalle (2003).
Sacro e Profano – L’Infiorata si svolge la terza settimana di maggio sin dal 1980 ed è l’evento di maggior richiamo turistico del netino. Il venerdì gli artisti del fiore preparano il disegno a tema, che varia annualmente e che attinge alla religione od alla cultura popolare; il sabato si inizia ad infiorare il selciato della centrale via Nicolaci, divisa per l’occasione in appositi riquadri. Tale momento si protrae ad oltranza, fino a che il disegno non sia realizzato interamente con i petali dei fiori. La domenica è invece dedicata al piacere dei visitatori, che possono ammirare le opere fino al lunedì successivo. Tradizione netina è la festa del Santo patrono San Corrado Confalonieri, che si celebra il 19 febbraio con una spettacolare processione caratterizzata dai ceri artistici, dipinti con simbologie legate alla figura del patrono, e dall’urna che custodisce le spoglie del Santo. San Corrado eremita, morì nel 1351, nella grotta dove era vissuto in eremitaggio per numerosi anni, nella Valle dei Pizzoni, presso Noto. Oggi la Chiesa dell’Eremo fuori le mura, ingloba la grotta. Ogni dieci anni, la processione con l’urna giunge fino alla grotta, con un percorso che si svolge durante la notte e percorre i circa 10 km che separano la città dall’eremo originario. Tipica e sentita festività in tutta la Sicilia, la Settimana Santa di Noto si apre con la visita ai Santi Sepolcri, nel giovedì santo. Particolarmente suggestiva è la processione della Santa Spina, nella serata del venerdì santo, durante la quale la reliquia proveniente dall’ antica città e custodita in un’artistica teca d’oro, è portata in processione per le vie del Centro Storico insieme ai simularci del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, con le confraternite, la banda musicale e i fedeli al seguito. Molto sentita è la Pace, che si svolge nella domenica di Pasqua, durante la quale vi è l’incontro in piazza Municipio tra i simulacri della Vergine e del Cristo risorto che successivamente impartiscono la loro benedizione muovendo le braccia, per mezzo di un particolare meccanismo interno ai fercoli. Il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, la parte alta della città è sede della storica Fiera di Pentecoste, la cui prima edizione si svolse a Noto Antica nel 1427. Particolare attenzione è riservata ai prodotti tipici, all’antiquariato e all’artigianato. Processione della Madonna del Carmine, si svolge ogni anno il 16 luglio, quando il simulacro della Beata Vergine del Monte Carmelo esce dall’omonima chiesa per fare il giro delle strade della parte bassa della città. Nel giorno dell’Immacolata, il simulacro della Vergine Immacolata, custodito nella chiesa di San Francesco all’Immacolata, fa il giro della città. Nelle principali frazioni di Noto si svolgono annualmente ulteriori manifestazioni, prevalentemente a carattere religioso. Il primo Maggio, nelle contrade è possibile partecipare al tradizionale Convito, un’asta di prodotti gastronomici o di uso comune. Nella frazione montana di Testa dell’Acqua, ogni seconda domenica di settembre, viene celebrata la festa di Sant’Isidoro Agricola che prevede, oltre alla liturgia, una pittoresca processione attraverso le vie del borgo montano. Nella stessa località, l’Agrifiera, fiera di prodotti agricoli locali e gastronomici, è un evento che annualmente attira migliaia di visitatori provenienti anche dai comuni limitrofi e da altre parti d’Italia. La festa della Madonna della Scala, patrona della diocesi e co-patrona della città, si svolge in contrada Scala il 3 agosto di ogni anno con una solenne processione, che si snoda nella strada che va dal Santuario Mariano a Noto Antica. In agosto, nel borgo marinaro di Calabernardo, si celebra la festa di Santa Maria del Porto Salvo, che prevede una piccola processione con il fercolo della Madonna che va dalla chiesetta di San Giacomo Anacoreta al molo, dove una ghirlanda di fiori viene portata in alto mare per mezzo di una piccola barca.
Le specialità enogastronomiche comprendono tantissimi piatti tipici come il coniglio alla stimpirata, pizze e focacce di vario genere, nonché dolci preparati con prodotti locali quali miele, fichi e mandorle. Il più importante fra i prodotti tipici è senza dubbio il vino.
- Ducezio, (488 a.C.-440 a.C.) re dei Siculi
- Ibn Hamdis, (1056-1133) poeta arabo del secolo XI
- San Corrado Confalonieri, (1290-1351) patrono di Noto e di Calendasco
- Giovanni Aurispa, (1376-1459) umanista del XIV/XV secolo
- Matteo Carnilivari, (XV secolo) architetto
- Niccolò Speciale, (XV secolo) politico e Viceré di Sicilia
- Vincenzo Littara, (1550-1602) poeta e teologo
- Giuseppe Scala, (1556-1585) scienziato, tra gli ideatori del calendario gregoriano
- Rosario Gagliardi, (Siracusa, 1698 – Noto, architetto italiano, tra i principali esponenti del Barocco siciliano. Formatosi nel cantiere ancor prima come scalpellino e capomastro, fu creatore e protagonista indiscusso della scenografica ricostruzione barocca di Noto in seguito al terremoto del 1693, che rase al suolo l’antica città sul monte Alveria.
- Vincenzo Sinatra, (1720-1765) architetto, allievo del Gagliardi
- Francesco Paolo Labisi, (1720-1798) è stato un architetto italiano, tra i principali esponenti del Barocco siciliano
- Matteo Raeli, (1812-1875) patriota e politico del Risorgimento
- Pietro Landolina, (1839-1885) politico
- Ruggero Romano, (1895-1945) Podestà di Noto e Ministro dei lavori pubblici della Repubblica Sociale Italiana
- Ernesto D’Albergo, (1902-1974) economista
- Corrado Curcio, (1903-1981) letterato e filosofo
- Corrado Galzio, 3 novembre (1919) Musicista e pedagogo
- Vittorio Sgroi, (1926-2002) giurista, professore, magistrato, Primo Presidente della Corte suprema di Cassazione
- Pietro Nigro, (1939) Scrittore di poesia e saggistica vive a Noto. Ha pubblicato diverse opere poetiche
- Mimmo Fusco, (1947-2005) giornalista e commentatore Rai
- Alfonso Belfiore, (1954) compositore
- Santi Bonfanti, (1959) generale dell’esercito italiano
- Claudio Gentile, (1953) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano. Nato in Libia da genitori siciliani originari di Noto
- Mariannina Coffa, (1841-1878) poetessa
- Francesco Cannella, (1810-1879) avvocato politico
- Attilio Bonincontro, (1924-1977) poliziotto, riconosciuto vittima del dovere
- Enzo Papa, (1944) letterato e scrittore
Come arrivare
Il territorio cittadino è servito da tre strade statali e un’autostrada: L’Autostrada A18 Siracusa-Gela, in esercizio fino alla vicina Rosolini, si estende per 40 chilometri e collega la città al capoluogo di provincia, e alle altre città della Provincia di Siracusa, nonché, attraverso l’autostrada Catania-Siracusa, al capoluogo etneo; La Strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, attraversa le cinque province della costa mediterranea della Sicilia: Parte da Trapani poi prosegue per Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, fino a giungere a Siracusa. È la strada statale più lunga di Sicilia, con i suoi 383 chilometri. Collega Noto con i comuni limitrofi di Avola, Rosolini, Modica e Ragusa; La Strada statale 287, collega Noto al bivio con la Strada statale 124 Siracusana, in contrada Pianette. La Strada statale 124 Siracusana, Collega i comuni di Siracusa, Floridia, Solarino, Palazzolo Acreide, Buscemi e Buccheri e giunge a San Michele di Ganzaria (Catania). Le strade provinciali: Strada Provinciale 19 Noto-Pachino, attualmente in ammodernamento, collega Noto alla limitrofa Pachino, ma anche alle località turistiche di Marzamemi e San Lorenzo, e alla Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari e alla Villa Romana del Tellaro. Strada Provinciale 24 Noto-Palazzolo, collega Noto a Palazzolo Acreide passando per le contrade di Testa dell’Acqua, Rigolizia e Santa Lucia del Mendola. Strada Provinciale 18 Giarratana-Noto, collega il comune di Giarratana a Noto passando per le frazioni di San Giacomo Torresano, Frigintini, Gianforma e Castelluccio.
La Ferrovia Siracusa-Gela-Canicattì attraversa l’intero territorio di Noto, la cui stazione è situata nella parte bassa della città. L’offerta di treni viaggiatori prevede 12 coppie treni da, e per Siracusa. Un tempo erano inoltre attive le tratte ferroviarie Noto-Pachino e Noto-Marina di Noto.