Identità Ferla
Amministrazione
SINDACO
Michelangelo Giansiracusa
In carica dal: 05/06/2016
Deleghe:
Personale – Ambiente ed Ecologia – Protezione Civile – Bilancio – Finanze e Tributi – Partecipazione – Politiche Sociali e B.E.L.L.O.
Sito istituzionale
www.comune.ferla.sr.it
Giuseppe Malignaggi
Deleghe:
Vicesindaco – Pubblica Istruzione e Politiche Scolastiche – Sport e Tempo Libero – Agricoltura e Foreste – Artigianato e Commercio – Famiglia e Sanità – Ferlesi nel Mondo – Rapporti con il Volontariato – Servizi alla Città – Polizia Municipale – Servizi Cimiteriali – Viabilità – Randagismo
Ing. Lina Lo Monaco
Deleghe:
Lavori Pubblici e Urbanistica – Sviluppo Economico – Patrimonio – Politiche Energetiche e Centro Storico – Politiche Giovanili – Rapporti con l’Associazionismo – Rapporti con il Consiglio Comunale.
Dott.ssa Floriana Raudino
Deleghe:
Spettacoli – Lithos – Tradizione e Identità Locale – Unesco, Turismo e Pantalica, Cultura, Nuovi Stili di Vita, Comunicazione, Integrazione e Diritti Civili – Trasparenza
Ferla, Città del Tartufo nero e Monumento nazionale d’Italia
Case Giarranauti: si tratta di un’area archeologica e naturalistica, in contrada Giarranauti, facente parte del più ampio parco di Pantalica. In questi luoghi è presente una grande area boschiva, con esemplari di Pino Marittimo, Leccio, Quercia e Roverella, conosciuta come Bosco di Ferla o Bosco Giarranauti. Seguendo il sentiero che attraversa il bosco, si arriva all’abitato contadino delle Case Giarranauti, dove possiamo ammirare una vecchia masseria restaurata, dotata di stalle, della casa di residenza, e perfino di una vecchia Saia che serviva per lo spostamento delle acque. Nelle vicinanze, facilmente raggiungibili attraverso sentieri tracciati, vi sono anche Cava del Torrente Sperone e Calcinara. La parte archeologica comprende invece insediamenti rurali di epoca tardo romana e bizantina. I ritrovamenti hanno una grande importanza storica e confermano che questi villaggi furono popolati sino all’arrivo degli arabi, in seguito il borgo rurale fu abitato sino al terremoto del 1693. L’area di Giarranauti è una vera e propria isola verde all’interno dei Monti Iblei e, in particolare, della Riserva di Pantalica di cui fa parte; un luogo bello ed enigmatico per via delle rovine presenti e per quelle che potrebbero ancora essere scoperte.
Toponomastica – Il nome Ferla compare per la prima volta nelle Decime Ecclesiastiche del 1275. Ma il primo vero documento è costituito dal testamento del barone Iohannes de Ferula, civis di Ragusa e fedelissimo dei Chiaramonte, datato 1292. Alcuni ritengono che il nome della Città derivi proprio da questa famiglia, in seguito chiamata La Ferla.
Origini – Tracce di insediamenti umani risalgono alla preistoria; si ritiene che la zona fosse abitata anche all’epoca della colonizzazione greca nell’VIII secolo a.C.; la presenza di una comunità cristiana tra il II e il III secolo d.C., il rinvenimento di iscrizioni sepolcrali in greco all’interno dei complessi cimiteriali confermano il ripopolamento di tutto il territorio alla fine del mondo antico. Tracce evidenti appartengono anche al periodo bizantino; il borgo infatti si sviluppò attorno al castello, fu caratterizzato da un complesso di abitazioni rupestri (ricavate dalla roccia) e da un intricato sistema di vicoli e stradine. Le guerre gotiche, le invasioni vandaliche e verosimilmente il diffondersi della peste causarono viceversa l’abbandono dei villaggi e il ricostituirsi della silva. Nel Medioevo il nucleo abitativo si espanse soprattutto con l’arrivo dei Normanni, sotto i quali divenne baronia di Goffredo, figlio del conte Ruggero; in seguito entrò nei possedimenti dei Pallancino, per finire nei domini di altre famiglie nobiliari. I de Ferula ( La Ferla ) detennero tra alterne vicende la signoria di Ferla fino al 1392, quando furono dichiarati ribelli dai Martini, regnanti catalani, e furono da questi privati di tutti i beni. Il feudo di Ferla passò alla famiglia Moncada di Paternò, che lo detenne per diversi secoli. Nel 1625 divenne marchesato e passò a Giuseppe Rau e Grimaldi da Noto. I diritti baronali si estinsero con Francesco Tarallo Borgia. Come altri paesi della zona subì le conseguenze del violento terremoto del 1693, in seguito al quale gran parte dell’abitato fu ricostruito più a nord per impulso dei marchesi Rau.
Ferla contemporanea – Con l’avvento del regime Borbonico, Ferla assunse un ruolo secondario e non si ricorda alcun episodio di rilievo a riguardo, salvo l’abolizione del feudo, con la costituzione del 1812 e la conseguente conquista dello status di comune libero. Nel 1861 entrò a far parte del Regno d’Italia. Lo sviluppo urbano accompagnò la crescita infrastrutturale legata alle opere d’interesse nazionale. Il periodo tra il primo ed il secondo dopoguerra fu caratterizzato da un forte declino; la distruzione bellica portò Ferla verso l’isolamento e un consistente flusso migratorio spopolò il centro.
Centro storico – Corso Vittorio Emanuele è la strada principale del paese; lo taglia trasversalmente dall’ingresso fino al Piano del Calvario, incrociandosi con la Via Umberto I, presso la Piazza Sant’Antonio; la città risulta quindi divisa in quattro zone. La parte antica di Ferla, il centro storico, è situata nelle aree a sud.
Architettura Religiosa
- Chiesa di San Sebastiano, è la più grande del paese; costruita nel 1481 per volere del vescovo Dalmazio di Siracusa, fu completamente distrutta dal terribile terremoto del 1693. Ricostruita nel XVIII secolo, rappresenta un fulgido esempio di architettura del tardo barocco siciliano. L’interno è a tre navate e conserva reliquie di San Giovanni Battista, San Sebastiano, Santa Lucia e Santo Stefano. La facciata esterna è impreziosita dall’apparato plastico del maestro Michelangelo Di Giacomo, si presenta divisa in tre ordini orizzontali. Il primo ordine è caratterizzato da due portali laterali inquadrati da pilastri semplici, sormontati da timpani spezzati con al centro uno scudo araldico in bassorilievo; al di sopra vi sono due belle finestrelle rettangolari. Sulla facciata è raffigurato il Santo affiancato da due soldati e due mori che reggono le volute dell’architrave.
- Chiesa di Sant’Antonio Abate, senza ombra di dubbio si tratta della più bella e ricca chiesa della città, non a caso dichiarata Monumento nazionale d’Italia. Fu progettata dall’ingegnere Michele La Ferla, frate e allievo del grande architetto Gagliardi. Edificata dopo il terremoto del 1693, presenta elementi architettonici di grande rilievo artistico, fortemente innovativi per l’epoca. La facciata è formata da tre corpi concavi, ricchi di elementi dinamici, tipici della scuola del Gagliardi; l’ordine inferiore della facciata presenta un grandioso portale sormontato da un architrave decorato da bassorilievi raffiguranti motivi geometrici e floreali; è posto fra due possenti colonne corinzie con ai lati due pregevoli nicchie incavate nella parete. Sopra il portale e le nicchie, vi è una splendida trabeazione merlata che segue la concavità della facciata. L’ordine superiore della facciata è anch’esso diviso in tre corpi: quello centrale con una nicchia arcuata è inquadrata da due piccoli pilastrini che sostengono un timpano spezzato. Ai lati di essa, due colonne corinzie sostengono un grande timpano merlato di tipo spezzato sovrastato da due imponenti pinnacoli a coppa. I corpi laterali sono occupati dalle celle campanarie; quello destro presenta una cupoletta a pagoda di forma cuspidata, ospita un piccolo orologio meccanico e due pinnacoli a coppa.L’interno è ad unica navata a Croce Greca, decorato da pregevoli stucchi policromi e greche scolpite a bassorilievo. Sulla volta è collocato uno splendido San Matteo Evangelista di Giuseppe Crestadoro. Tra la Navata principale della chiesa e il suo Presbiterio, è collocata una splendida composizione barocca formata da un timpano spezzato adornato da merlature che reca al centro la figura di “Dio Padre” contornata da un gruppo di Angeli. Numerose sono le opere d’arte custodite, degne di nota sono le statue lignee di San Michele Arcangelo, Santa Maria Assunta e Sant’Antonio Abate; i dipinti raffiguranti La Madonna degli Agonizzanti, I Sette Arcangeli, La Madonna Assunta, La Fuga in Egitto e La Predica di Sant’Antonio. L’altare maggiore, opera marmorea di stupenda fattura contiene la bella statua di Sant’Antonio Abate.
- Chiesa di Santa Maria del Carmine, piccolo tempio settecentesco in stile tardo barocco siculo. Ha un bel portale arcuato sormontato da tre graziosi balconcini con inferriate in ferro battuto, sul prospetto di un’imponente facciata a torre. L’interno ha una sola navata, ampia e racchiusa entro una copertura a botte. Splendido l’altare maggiore in pietra, finemente decorato con affreschi raffiguranti la Madonna del Carmine.
- Chiesa di Santa Maria di Odigidria e convento dei Frati minori, lo stile semplice, da chiesa di campagna risulta tuttavia bello e armonioso; la facciata liscia è caratterizzata solo da un architrave in pietra posto sul portale d’ingresso e dalla torre campanaria sul vertice destro. L’interno è ad unica Navata e custodisce splendide iconostasi lignee del settecento, un magnifico mobilio settecentesco e stupendi arredi del primo novecento. Degna di nota è la statua lignea della Madonna d’Odigitria, posta sul settecentesco Altare Maggiore ligneo.
Architettura Civile
- Palazzo Lanteri, edificato in stile tardo neoclassico, ha una facciata austera, con un grande ed elegante portone rettangolare inquadrato da pilastri con decorazioni liberty. Nella parte superiore sono collocati tre splendidi balconi con un’apertura rettangolare e inferriate in ferro battuto con motivi floreali. All’interno è ben conservato l’arredamento d’epoca; ad oggi l’edificio è frazionato in diverse abitazioni private.
- Palazzo Campagna-Fisicaro, opera settecentesca, ha subito molte modifiche nei secoli che l’hanno snaturata rispetto all’idea originaria; presenta una facciata costituita da due ordini orizzontali, tre portoncini d’entrata in basso e pilastri decorati a sorreggere i balconi posti sull’ordine superiore, infine un elegante frontone.
- Palazzo La Bruna, si tratta di un palazzo settecentesco ma con un prospetto ottocentesco in stile neoclassico, con una bella facciata inquadrata da grandi pilastri, costruiti con blocchi di tufo. Il portale centrale è arcuato, inquadrato da due pilastri con capitello in stile ionico, di fianco si trovano due portoncini rettangolari. Sul portale centrale vi è un elegante balcone sorretto da mensoloni con formelle a motivi floreali e geometrici scolpiti con la tecnica del bassorilievo, mentre quelli laterali possiedono mensoloni squadrati. Le aperture dei balconi, rettangolari, sono incorniciate da decorazioni floreali in altorilievo, sormontate da timpani triangolari con dolci forme floreali. All’interno si aprono grandi spazi decorati in stile barocco e neoclassico, nonché un bel cortile.
- Palazzo Municipale (ex Convento di Santa Caterina), l’edificio è ricavato dall’antico convento di Santa Caterina; in un elegante stile liberty, possiede una facciata disposta su due ordini. La parte inferiore è composta da tre portoni arcuati con sopra un architrave a decorazioni floreali. La parte superiore del palazzo possiede cinque balconi sorretti da eleganti mensoloni anch’essi con decorazioni floreali in bassorilievo, racchiusi da inferriate in ferro battuto. All’interno del palazzo vi sono gli uffici del comune, posti nei luoghi dell’antico convento.
Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:
Chiesa di Santa Maria delle Grazie; Chiesa di San Giacomo Apostolo; Chiesa di Santa Sofia; Palazzo Aprile; Palazzo Cassarino; Palazzo Rau Parravicini; Palazzo Pupillo; Palazzo Bellofiore; Palazzo Cicero; Palazzo Bonanno; Palazzo Bonaiuto.
Siti Archeologici
- Necropoli di Pantalica, il sito archeologico si estende in parte anche nel territorio comunale di Ferla. Risale al XIII secolo a.C., si tratta di un insediamento funerario delle genti Sicule, è costituito da un totale di circa cinquemila tombe a grotticella scavate nella roccia a formare immensi alveari.
- Case Giarranauti, si tratta di un’area archeologica e naturalistica, in contrada Giarranauti, facente parte del più ampio parco di Pantalica.
- Aree archeologiche contrada San Sisto, San Martino e San Leonardo, comprende una vasta necropoli siculo-bizantina. Di quest’area, molto importanti sono le due opere note come il Sepolcro di Sant’Anna e la piccola Chiesa rupestre di Sant’Anna.
L’economia locale è prevalentemente agricola; si coltivano infatti cereali, ortaggi, agrumi ed altri alberi da frutto. La coltivazione principale è quella dell’ulivo; si pratica inoltre l’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini, mentre di scarso rilievo è il settore industriale. L’artigianato locale, infine, offre manufatti in ferro battuto, in legno ed in pietra bianca.
Al tempo dell’annessione al Regno d’Italia, 1861, Ferla contava 3.693 abitanti, durante il regno sabaudo, anche grazie alle consistenti opere infrastrutturali, cresce in benessere e in popolazione; nel 1871 arriva a 4.221 unità e nel 1911 a 5.442. Il primo conflitto mondiale fa registrare un primo consistente declino, la dittatura fascista ma soprattutto il secondo conflitto mondiale, col carico di bombardamenti e devastazioni, fanno inesorabilmente ridurre la popolazione ferlese; nel 1951 si contano appena 4.475 residenti, che scendono a 3.894 appena dieci anni dopo (1961). L’emigrazione e la scarsa industrializzazione hanno determinato un declino progressivo e costante. Oggi la popolazione residente è di appena 2.531 abitanti.
Etnie e minoranze – La componente straniera a Ferla ha una consistenza numerica non particolarmente rilevante, si contano circa 51 persone perlopiù provenienti dalla Romania e dalla Polonia.
Musei – Museo Casa della Memoria, è un’esposizione permanente di oggetti sacri. Si trova presso il Palazzo Mirabella.
Biblioteche – La biblioteca comunale ha sede in via Gramsci.
Sacro e Profano – In occasione della Santa Pasqua, si rivivono i momenti della Passione, della Morte e della Resurrezione di Gesù. Hanno luogo ritualità che rischiano pian piano di estinguersi come la processione do Signuri a Canna, il Giovedì Santo; a seguire la messa in Coena Domini e la deposizione del Sacramento; quindi la visita ai cosiddetti Sepulcri, altari addobbati con fiori, candele e il tradizionale grano germogliato. Le celebrazioni proseguono il Venerdì Santo con la processione do Signiuri a Cruci e dell’Addolorata; Le sette parole, a Scisa a Cruci e, dopo la resurrezione, la processione della Madonna o Scontru, ovvero l’incontro tra la Madonna e il figlio risorto. San Sebastiano, è la celebrazione del Santo Patrono di Ferla, si festeggia ogni anno il 20 luglio. La sera della vigilia, dopo la tradizionale Curruta, la reliquia viene portata in processione per le vie principali del paese. La mattina del 20, le salve di cannone svegliano la cittadinanza e inizia la festività vera e propria, con la messa solenne. La tradizione vuole che a questo rito liturgico si vada con in mano il cero votivo. La festa si caratterizza per la tradizionale processione dei Nuri in abito tradizionale. Alle dodici in punto, fra spettacolo pirotecnico e scampanio in festa, si assiste a nisciuta del Santo, prende il via la processione per le vie del paese; rientrato in chiesa, il simulacro, vi rimarrà fino all’uscita serale sull’artistico carro tirato dai bambini.Festa di Santa Rita, si tiene ogni anno il 22 maggio; è anticipata da un triduo di preparazione che comprende una serie di riti sacri tra i quali solenni messe e momenti di preghiera, dal 19 al 21, vigilia della festa. Il 22 Maggio un solenne scampanio avverte i ferlesi dell’inizio della ricorrenza. Alle ore 19.00 presso la Chiesa di Sant’Antonio si celebra la solenne Messa; al termine della funzione si svolge la Benedizione delle Rose i cui petali verranno conservati o sparsi nelle case. Il Natale e i Presepi Artigianali, si tratta di un periodo molto sentito dai cittadini di Ferla che s’immergono nell’atmosfera della natività tra zampogne e novene. Come da tradizione, vengono allestiti molti piccoli presepi artigianali, visitabili sino all’epifania. Festa della Piccola Grande Italia, si tratta di una festa organizzata da Legambiente nelle città d’arte italiane; si compone di escursioni e visite turistiche attraverso il borgo. Si svolge ogni anno ai primi di giugno. Sagra del Tartufo Nero di Ferla, si svolge in concomitanza alla festa di San Sebastiano, durante i giorni di preparazione (19-20 luglio). Si tratta di una manifestazione promozionale del prodotto della terra, famoso e molto rinomato.Festa della Birra, nella settimana che precede ferragosto, si festeggia la tanto amata bevanda al luppolo, tra musica, balli e allegria. Sagra re Pipicorni, si tratta di una festa volta alla promozione di uno dei prodotti della terra, tipici di Ferla: u spiricornu cioè il peperoncino, da gustare sott’aceto, sott’olio, oppure in crema spalmabile sul pane caldo. Non mancano gli spettacoli musicali e artistici. Rassegna Lithos, si tratta di uno degli eventi più interessanti della provincia aretusea. Una splendida rassegna di musica etnica che si svolge ogni anno il 9 settembre presso il sagrato della chiesa dei Cappuccini. Un evento curato dal cantautore Carlo Muratori, che richiama talenti da tutto il mediterraneo.
La cucina ferlese si compone di una discreta varietà di prodotti della terra; molto rinomato è il Tartufo Nero di Ferla, da alcuni anni molto ricercato sul mercato. I funghi di bosco della zona ferlese sono famosi in tutta la provincia per gusto e varietà. L’olio extravergine d’oliva, produzione d’eccellenza, usato anche per le conserve, come u pipicornu sott’olio. Dal comparto dell’allevamento derivano i gustosi formaggi ferlesi e gli insaccati. I prodotti da forno poi, come in tutto il circondario ibleo, sono di alta qualità e fragranza; il pane casareccio, le focacce e le pizze meritano un capitolo a se stante. Tra i dolci di Ferla degni di nota sono i cavagneddi: dolci pasquali di pane e zucchero con dentro un uovo sodo; biscotti come i cuddureddi, i Piretti e i viscotta ncillipati. I dolci croccanti, fatti col miele e la semola come la giurgiulena o la pagniuccata, per finire con gli sfingi (con miele e mandorle) e le crispelle, dolci di riso fritti e conditi con miele, in uso per San Martino.
Come arrivare
Ferla dista 74 km da Catania ed è raggiungibile tramite la A18 Catania – Siracusa – Gela, imboccare l’uscita per Siracusa nord e poi la SS Solarino – Palazzolo Acreide. Non vi sono collegamenti diretti tramite linea ferroviaria. L’aeroporto più vicino è quello di Fontanarossa (Catania).
Mobilità urbana – Non è presente a Ferla un servizio autobus di mobilità urbana ma, data la ridotta estensione della cittadina, è possibile percorrerlo facilmente a piedi nella sua interezza.