Identita Bolognetta
Amministrazione
SINDACO
Rag. Gaetano Grassadonia
In carica dal: 12/06/2017
Deleghe:
Sito istituzionale
www.comunebolognettapa.gov.it
La Duca Salvatore
Deleghe:
Vicesindaco; Manutenzione e Protezione Civile
Guzzo Iana
Deleghe:
Politiche Sociali E Istruzione
Lo Cascio Giuseppe
Deleghe:
Bilancio, Ambiente, Infrastrutture E Rapporti Con Il Cittadino
Bolognetta, l’ultima sosta dei pellegrini
Il Museo della Casa Contadina: è un museo dedicato al recupero della locale tradizione etno-antropologica, venne istituito nel 1985; conserva le caratteristiche tipiche della struttura della casa contadina di inizio 900, la cosiddetta casa terrana, dove, nell’unico grande ambiente, sono raccolti, oltre agli arredi e alle suppellettili, i tipici oggetti relativi alla cultura materica agricola utilizzati sino a qualche decennio fa nell’ambito dei cicli agricoli del grano, dell’uva e dell’olio, colture portanti dell’economia della Bolognetta di una volta. Nell’agosto-settembre 1983 il Centro iniziative culturali con la collaborazione del Servizio Museografico della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Palermo organizzò la mostra Vita e lavoro contadino a Bolognetta che fu visitata da circa duemila persone provenienti da tutta la provincia. A conclusione dell’inaugurazione il prof. Antonino Buttitta, etnologo e antropologo, propose al Comune di acquisire una casa contadina da conservare come memoria delle abitazioni di un tempo. L’amministrazione comunale acquistò la casa della signora Onofria Sinagra, dove avevano vissuto lei, il marito ed undici figli. Il Museo fu inaugurato nell’agosto 1989. Il museo è ospitato in un edificio ad unica elevazione e privo di finestre, che presenta nel prospetto principale un’importante grondaia in coppi dai profili obliqui, caratteristica peculiare delle locali case contadine di un tempo. Alla porta a 2 ante se ne addossa un’altra più bassa. Entrambi gli ingressi mostrano l’apertura della Jattalora, foro realizzato per il passaggio degli utili felini. Le sale del museo si dispongono in due piani: piano terra e soppalco che ripropongono la tipica abitazione contadina del novecento. Entrando subito sulla sinistra è la tannura, composita struttura in mattoni che comprende il grande forno in refrattari per la cucina dei pani e delle pietanze voluminose, ed il piccolo forno dove si riscaldavano o cuocevano alimenti di scarse dimensioni. Attigua la tannura è la mangiatoia-stalla per l’asino e il mulo, che avevano anche la funzione di riscaldamento “Naturale” degli ambienti. Nei pressi sono i contenitori coi quali le donne si recavano alla fonte ad approvvigionarsi d’acqua: i quartari e i bummari, recipienti in terracotta e i lanceddi in alluminio e zinco. Sulla destra nell’unico vano è ilparmentu, insolita struttura multiuso. Sul grande contenitore in muratura rettangolare per il grano realizzato sul pavimento, si sistemavano i tavuli, il tutto diveniva letto matrimoniale ricoperto dai materassi di lana, di crini o di pagliericcio. Sempre sulla parte di destra rispetto all’ingresso è l’elemento onnipresente all’interno delle case terrane, la sena una credenza a muro con mensole terminante con un arco, ove venivano riposte suppellettili in ceramica o vetro. Per la biancheria veniva utilizzato il cantarano, che spesso era l’unico mobile della casa terrana. Altro oggetto tipico è l’arbitriu, il rudimentale, ma efficace, macchinario per la pasta. La superficie calpestabile della stanza è ampliata dalla presenza dell’importante soppalco, u sularu, in tavolato di legno e canne dove dormiva la prole e si conservavano tutti gli attrezzi del lavoro, il fieno e perfino il raccolto. La casa-museo, ricca di molti altri oggetti è corredata di mostra fotografica sui cicli del grano e della vite, diviene un’essenziale strumento di indagine socio-economica sulla realtà agreste dell’otto-novecento bolognettese siciliano.
Fino al 1882 il paese si chiamava Santa Maria d’Ogliastro o dell’Oleastro e rappresentava l’ultima tappa dove sostare e rifocillarsi per chi, dall’entroterra siciliano, era diretto a Palermo. Era un fondaco cosi chiamato per via di un oleaster (ulivo selvatico), che sorgeva davanti ad un’immagine della Madonna. Il toponimo attuale invece è un omaggio al primo feudatario della zona, Vincenzo Bologna. Nel settembre del 1600 egli cedette i suoi possedimenti ad un ricco mercante genovese, Marco Mancino, a cui si deve l’edificazione della chiesa e la costruzione del primo centro abitato.
La chiesa, voluta da Marco Mancino, fu ristrutturata nel 1785, è intitolata alla Madre Santissima del Carmelo ed è ancora visitabile, al contrario dell’antico palazzo baronale di cui non è rimasta traccia. Al suo interno si trovano due statue della scuola del Bagnasco: San Giuseppe e la Madonna del Carmine (XIX secolo).
La conformazione del territorio comunale ha favorito lo sviluppo di colture agricole come fave, grano, ortaggi, uva ed olive. Da queste ultime si ricava un ottimo olio, protagonista ogni anno della Sagra dell’Olio e dei Prodotti Tipici. Dalle olive prodotte viene estratto infatti un buon olio con medio grado di acidità e quindi dalle discrete caratteristiche organolettiche. I vigneti locali permettono la produzione di un amabile vino rosato. Tra gli ortaggi prevalgono le coltivazioni di pomodori, finocchi, carciofi e cipolle, che vanno ben oltre il fabbisogno della zona, così da trovare nei mercati vicini, e soprattutto in quello di Villabate, il proprio sbocco commerciale. Gli agrumi sono coltivati sulle rive del torrente Milicia. La ristorazione, insieme all’agricoltura, è il principale motore dell’economia. A dispetto delle piccole dimensioni, infatti, Bolognetta vanta diversi laboratori di pasticceria, sei ristoranti e due alberghi, che lavorano a pieno regime durante il periodo estivo quando, grazie ai turisti ed al ritorno degli emigranti, la popolazione raddoppia.
in aggiornamento
Musei – Nel centro storico del paese è visitabile il Museo della Casa Contadina, allestito proprio in un’antica abitazione contadina dei primi anni del XX secolo. In essa sono raccolti gli attrezzi utilizzati nei campi e sono ricostruiti gli antichi interni: è presente, ad esempio, la tannura con il forno, la mangiatoia per gli animali, il parmentu ovvero un deposito per cereali.
Sacro e Profano – Sagra dell’Olio e dei Prodotti Tipici, tra marzo ed aprile. Il patrono è Sant’Antonio da Padova, che si festeggia il 14 giugno.
Tra le ricette tradizionali, c’è la testa di maiale soppressata, lessata con aceto ed alloro; oppure i pani ca’ meusa, cioè panini con la milza, da gustare schettu o maritatu (con o senza ricotta).
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Come arrivare
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