Identità Aci Sant’Antonio
Amministrazione
SINDACO
Santo Orazio Caruso
In carica dal: 11/06/2018
Deleghe:
Sito istituzionale
www.comune.acisantantonio.gov.it
Giuseppe Santamaria
Deleghe:
Vice Sindaco – Rapporti con il Consiglio – Protezione Civile – Viabilità – Politiche per la Gestione delle Reti di Servizi di Pubblica Utilità – Rapporti con le Partecipate – Tutela Animali e Prevenzione Randagismo – Artigianato – Urbanistica – Sport
Quintino Rocca
Deleghe:
Ecologia – Decoro Urbano e Verde Pubblico – Cultura e Valorizzazione del Territorio – Beni Culturali e Ambientali – Politiche Giovanili – Gestione Beni Confiscati alla Mafia
Maria Cristina Orfila
Deleghe:
Pubblica Istruzione – Edilizia Scolastica – Servizi Cimiteriali – Pari Opportunità – Riconversione Energetica – Fondi Europei – Semplificazione Amministrativa – Informatizzazione degli Uffici – Servizi Anagrafici e Demografici
Antonio Scuderi
Deleghe:
Servizi Sociali e Politiche del Lavoro – Lavori Pubblici – Turismo – Spettacolo – Sviluppo Economico – Commercio – SUAP
Aci Sant’Antonio, Città del Carretto Siciliano
- Bosco di Aci: posto a tutela dall’Unione Europea quale S.I.C., ovvero Sito di Importanza Comunitaria, rappresenta un’importantissima area a verde pubblico di grande interesse naturalistico; è l’ultimo sito della fascia pedemontana etnea a presentare una significativa estensione e continuità ambientale, rappresenta l’unica porzione sopravvissuta ad un’area decisamente più vasta che comprendeva ampie zone di Acireale, Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Viagrande, Aci Sant’Antonio Mascali, Giarre, Riposto e Zafferana Etnea. Citato già dai latini come Lucus Jovis (cioè Bosco sacro a Giove), a partire dal XVIII secolo, venne frazionato e venduto. Custodisce un’importante varietà vegetativa composta da querce, castagni, cerri, alloro, pistacchio, bagolaro, leccio, olivastro, lentischi, euforbia, rosa selvatica e ginestra. L’accesso, da via Rosso di San Secondo, nella frazione di Santa Maria la Stella.
- Bosco di Casalotto: si tratta di un’area (oggi fortemente rimaneggiata) nella quale un tempo risiedevano i marchesi di Casalotto. All’interno, oltre ad una grande varietà di piante che in epoche passate vi sono state inserite per garantire un’ammirabile biodiversità, è presenta la villa dei marchesi, nonché gli alloggi della servitù ed una piccola chiesa dall’aspetto gotico, con gli esterni totalmente in marmo, contenenti le tombe dei marchesi. Purtroppo oggi appare in rovina, con la chiesa ridotta ad un pericolante rudere e gli alloggi ripetutamente saccheggiati.
Toponomastica – Il nome è legato al santo patrono venerato nella cittadina. Il primo elemento che lo compone, ovvero Aci, come per gli abitati vicini (che di Acireale, chiamata prima Aquilia Nuova, erano casali), deriva dal greco Akis(Oggetto appuntito).
Una leggenda vuole che una devastante colata lavica, agli inizi del Millequattrocento, si arrestò proprio alle porte del paese (in una zona poi chiamata “Lavina”) grazie alle preghiere che i santantonesi rivolsero al Santo Protettore, Antonio Abate, che quindi intercedette per loro.
Origini – La storia di Aci Sant’Antonio è legata a quella di Acireale, che trae origine probabilmente dalla mitica città Xiphonia, della quale attualmente non si ha traccia. Notizie certe risalgono al 1169, quando dopo una forte eruzione gli abitanti delle zone costiere risalirono verso una zona boschiva, e diedero vita al borgo di Casalotto. Tale borgo rimase casale di Aquilia Vetere (oggi Acireale) fino a quando nel 1639 (anno del devastante sisma che danneggiò considerevolmente anche quest’area), a causa delle aspre lotte interne chiese, insieme ad altri casali, la separazione ratificata l’anno successivo. Non riuscendo a pagare i tributi, tuttavia, nel 1644 venne venduto alla famiglia Massa, l’anno seguente alla famiglia Diana e nel 1651 alla famiglia Riggio, sotto la quale rimase a lungo (furono i Riggio a far costruire i palazzi nobiliari in zona).
Aci Sant’Antonio contemporanea – Nel 1792, Aci Sant’Antonio, divenne ufficialmente Comune libero. Diverse vicende, nel tempo, hanno poi contribuito all’annessione o viceversa al distacco di alcune zone dal Comune (inizialmente il suo territorio era molto esteso, al punto da essere definito Totius Aci Mater et Caput, cioè Capo e Madre di Tutte le Aci, gradualmente tuttavia perdette consistenti porzioni: nel 1951, ad esempio, Valverde divenne Comune a sé stante). Ad oggi la cittadina è un importante Comune del comprensorio etneo, definito “Città del Carretto Siciliano” per la presenza di diversi importantissimi artisti che nei decenni hanno adornato questi antichi mezzi di trasporto.
Centro storico – Il centro storico ruota attorno alla piazza principale sulla quale insistono la chiesa Matrice e, poco distanti, le chiese di San Michele e San Biagio. Dalla piazza si dipartono le vie principali, ossia via Regina Margherita, via Vittorio Emanuele e via Roma.
Architettura Religiosa
- Chiesa Matrice: edificata nel 1566, fu ampliata agli inizi del Seicento e arricchita per via dell’aumento della popolazione. Distrutta dal devastante terremoto della Val di Noto del 1693, venne riedificata agli inizi del XVIII secolo. A croce latina, è composta da tre navate e presenta un’imponente facciata in pietra bianca ispirata allo stile di Francesco Battaglia (1701-1778) per la presenza di colonne, cornici e trabeazioni tipiche della sua arte. Il presbiterio presenta un coro ligneo e affreschi di Paolo e Alessandro Vasta della metà del Millesettecento. Di fianco all’altare, vi sono un imponente battistero che risale al 1613, nonché un pulpito ligneo del 1725. Degno di menzione, il dipinto posto al di sopra dell’altare che ritrae Sant’Antonio Abate, realizzato dal pittore messinese Michele Panebianco (1806-1873). Le due cappelle in corrispondenza delle navate minori sono dedicate al Santo Patrono, Antonio Abate, e al Santissimo Sacramento. Sul fianco destro della chiesa è presente ’A Casa â Vara, ossia un ambiente che custodisce il fercolo del Santo Patrono e le quattro Cannalore (Candelore, gli imponenti Cerei di antica memoria) legate alla festa patronale, ciascuna relativa ad una specifica categoria: quella dei Contadini, quella dei Commercianti, quella degli Artigiani e quella degli Impiegati.
- Chiesa di San Michele Arcangelo: edificata nel 1740, sorse su una chiesa pre-esistente (sempre dedicata a San Michele) distrutta dal terremoto del 1624. Il portale riporta la data 1753, anno di realizzazione della facciata in pietra bianca. Possiede un’unica navata, custodisce tele di Alessandro e Paolo Vasta, della metà del XVIII secolo.
- Chiesa di San Biagio: fu eretta probabilmente intorno al Millesettecento dalla cinquecentesca “Confraternita delle anime del Purgatorio e della morte di Nostra Signora della Pietà”, è a pianta centrale (la cupola è del 1797), con unico grande spazio abbellito da stucchi, marmi e colonne doriche.
- Chiesa di Santa Maria degli Ammalati: venne edificata nel 1803 per via della viva devozione nei confronti di un quadro della Madonna risalente al 1601, venerato soprattutto dagli ammalati e dai sofferenti. Il quadro si trovava in una chiesetta rurale poco distante, ma venne poi collocato sull’altare maggiore di questa, dove attualmente si trova. La chiesa venne ampliata alla fine dell’Ottocento per via del grande afflusso di fedeli, per i quali, inoltre, venne costruito nel 1959 un fercolo ligneo per condurre in processione il quadro venerato.
Architettura Civile
- Palazzo Riggio (o Villa Paternò-Carcaci): costruito nel 1672 per volere di Don Stefano Riggio, principe di Campofiorito, venne restaurato dopo il terremoto del 1693 e ampliato nel 1702. Nel 1870 divenne residenza dei principi Paternò-Castello, fino alla morte di Anna Spitaleri, moglie di Mario Paternò-Carcaci del Castello, nel 1944. Presenta un imponente arco d’entrata con scaloni laterali. Sul lato est un tempo era presente un raffinatissimo giardino con fontane e giochi d’acqua, oggi andato perduto.
- Palazzo Spitaleri: di origini poco note (risale probabilmente al XVIII secolo) presenta una facciata con cornici in pietra bianca di Siracusa e intonaci composti da inerti lavici su basamenti in pietra lavica. Tutto il prospetto, arricchito da finestre e balconi, culmina con un’elegante altana.
Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:
Chiesa di Maria Santissima dei Tribolati; Chiesa di Maria Santissima delle Grazie; Chiesa parrocchiale di Santa Maria La Stella (frazione di Santa Maria La Stella); Chiesa della Madonna della Mercede; Chiesa di Santa Maria dell’Odigitria; Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova (frazione di Monterosso); Chiesa parrocchiale di Santa Maria della Salette (frazione di Lavinaio).
Siti Archeologici
- Parco di Casalotto: nella zona del parco detta “Il tondo” sono stati ritrovati, durante i lavori di sterramento voluti dal Principe di Reburdone al fine di assestare le viti, diversi ruderi e reperti archeologici databili al primo secolo dopo Cristo. Oggi, purtroppo, è andato quasi tutto perduto. Sono state inoltre ritrovate una lapide bilingue, riportante un’epigrafe priapea, e i resti di un busto associato probabilmente ad Eracle, del quale in zona veniva praticato il culto.
Il commercio ha rivestito una notevole importanza nella storia economica di Aci Sant’Antonio (numerosissimi infatti, fino al secolo scorso, i carrettieri, ovvero i commercianti a carretto, che da qui passavano o sostavano), tuttavia da sempre il settore economico principale è quello agricolo, grazie agli agrumeti ed alla coltivazione di ortaggi, cereali, frumento, viti, olivi. Importante anche l’allevamento di ovini, bovini e suini. Presenti poi piccole e medie aziende impiegate in svariati settori: farmaceutico, alimentare, lavorazione del legno o della plastica, metalmeccanico.
Evoluzione demografica – Dal 1861 per circa un secolo, la popolazione si è lentamente accresciuta, raddoppiando, nel 1981 si registravano infatti oltre 6.000 presenze; a partire dagli anni Ottanta si è verificato un exploit demografico che ha visto triplicare le unità residenti.
Etnie e minoranze – Gli stranieri residenti ad Aci Sant’Antonio al 1° gennaio 2016 sono 288 e rappresentano l’1,6% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 36,8% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Bulgaria (11,1%) e dalla Gambia (8,0%).
Musei – Museo del Carretto Siciliano in via Vittorio Emanuele, 120. Presenta diversi esemplari di carretto siciliano (alcuni decorati con le sole sculture, privi di dipinti) di pregevolissima fattura.
Biblioteche – Biblioteca Comunale in via Vittorio Emanuele, 103.
Teatri – Teatro dell’Oratorio “Monsignor Giovanni Pulvirenti”, in via Madonna delle Grazie
Cinema – La città ha ospitato le riprese cinematografiche de Il figlioccio del padrino (Mariano Laurenti – 1973).
Sacro e Profano – Festa di San Antonio Abate. 17 Gennaio e terza Domenica di Agosto (festa biennale). Molto sentiti i festeggiamenti in onore del santo Patrono, che prevedono il corteo in processione del simulacro per le vie cittadine accompagnato dallo spettacolo delle Cannalore (Candelore), ossia gli alti cerei rappresentati le categorie di Impiegati, Contadini, Carrettieri e Artigiani che, portate a spalla e decorate con fiori, orpelli e magnifici abbellimenti artistici per opera di artigiani locali, si esibiscono nella tradizionale annacata, una danza a ritmo di musica effettuata nella piazza centrale prima dell’ingresso nella Chiesa Madre. L’atmosfera è allietata da imponenti spettacoli pirotecnici, sia in accompagnamento del santo che delle candelore (ogni categoria offre un suo spettacolo), oltre a esibizioni musicali e allestimenti gastronomici. La festa estiva, che si celebra ogni due anni, è detta Festa Ranni, (Festa Grande) poiché i festeggiamenti assumono un carattere solenne e si protraggono per più giorni.Sagra degli Antichi Sapori (Agosto). Si svolge nella vicina frazione di Santa Maria La Stella ed è l’occasione per assaggiare piatti della tradizione locale, in gran parte ormai in disuso, quali pasta fresca o ceci cotti con la cotenna del maiale. Festa della Madonna della Stella (Santa Maria La Stella). Ultima Domenica di Agosto. Celebrazione della Patrona della piccola frazione che viene portata in processione con un corteo di fedeli e fuochi d’artificio. Sagra della porchetta e della ricotta. 3, 10 e 17 Dicembre. Degustazione della porchetta e della ricotta con spettacoli musicali, giochi organizzati per i bambini e mostre d’arte.
La cucina di Aci Sant’Antonio è simile a quella degli altri comuni che ricadono in una zona molto verde, fra il mare e la montagna. Importanti i piatti di pesce, tradizionale è la rosticceria (con arancini, cartocciate, cipolline), le scacciate(impasti salati ripieni di acciughe e tuma, o di carne, broccoli, formaggio e olive), nonché la pasticceria che risente dell’influsso della vicina Catania (con dolci tipici come Minne di Sant’Agata, piccole cassate di ricotta).
- Salvatore Urso (1925-2017), Politico e Sindacalista. Iniziò l’attività sindacale presso la Federazione Coltivatori Diretti di Catania, divenendone direttore nel 1967, fu poi nominato dal governo regionale presidente dell’Ente sviluppo agricolo. Deputato alla Camera dal 1972 al 1994 (prima in Democrazia Cristiana e poi nel Partito Popolare Italiano), è stato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per Interventi Straordinari nel Mezzogiorno durante i due governi Spadolini e Sottosegretario alle Poste nel governo Fanfani, nonché sindaco di Aci Sant’Antonio per oltre un ventennio.
- Domenico Di Mauro (1913-2016), Pittore. Iscritto nel Registro delle Eredità immateriali della Regione siciliana, Libro dei Tesori umani viventi, su richiesta della Provincia di Catania, è stato uno dei maggiori rappresentanti dell’arte pittorica del Carretto Siciliano, arrivando ad esporre le sue opere in tutto il mondo (finanche a Mosca e alla Casa Bianca)
Come arrivare
In auto è possibile arrivare, da Catania, imboccando l’autostrada A18/E45, uscendo al casello di Acireale e risalendo attraverso viale Cristoforo Colombo, via S. Giovanni (nella frazione santantonese di Santa Maria la Stella) e via Pezzagni/SP165; da Palermo imboccare la E90, poi la A19/E932 fino all’ingresso dell’autostrada A18/E45, uscire quindi al casello di Acireale e risalire attraverso viale Cristoforo Colombo, via S. Giovanni (nella frazione santantonese di Santa Maria la Stella) e via Pezzagni/SP165. L’aeroporto di riferimento è quello di Catania “Fontanarossa” che dista circa 28 km, mentre la stazione ferroviaria più vicina è quella di Acireale, a 7 km. In autobus è possibile arrivare servendosi dei mezzi dell’Ast, Azienda Siciliana Trasporti.