La verità sulla morte di Emanuele Scieri, 19 anni dopo: non fu suicidio

(03/08/2018)

A distanza di 19 anni, si comincia a fare luce sulla morte di Emanuele Scieri, il 26enne siracusano, parà di leva, trovato morto il 16 agosto 1989 nella caserma Gamerra di Pisa, centro di addestramento della Folgore, tre giorni dopo la sua scomparsa. Per anni si è parlato di suicidio, ma la famiglia non ha mai creduto a questa ipotesi e dello stesso avviso è stata la commissione parlamentare d’inchiesta, istituita nel 2016 proprio per chiarire i contorni della tragica vicenda, e che ha concluso i suoi lavori a dicembre. Responso: il 26enne fu aggredito

La Procura di Pisa ha riaperto l’inchiesta l’anno scorso, e ora si giunti ad un arresto per concorso in omicidio. Ai domiciliari è finito un ex commilitone di Scieri, Alessandro Panella, 39 anni, di Cerveteri, fermato in procinto di partire per gli Stati Uniti. Altri due uomini sono indagati: un militare dell’Esercito, di Rimini, e un ex parà, romano. Scieri sarebbe morto per “nonnismo”. Contro il militare, in pratica, ci sarebbe stata un’aggressione da parte dei tre ‘nonni’, che avrebbero continuato a colpirlo anche mentre era già a terra. Il terzetto pare fosse noto per i modi violenti utilizzati con le reclute.
Si tratta di ipotesi indiziarie suffragate anche dalle consulenze tecniche allegate alle conclusioni della commissione parlamentare d’indagine» ha commentato il Procuratore di Pisa, Alessandro Crini, che ha aggiunto: «Siamo arrivati alla conclusione che ci fosse il tempo per soccorrere Emanuele, e per questo contestiamo l’omicidio volontario. Il giovane è stato lasciato agonizzante a terra». 

Verità sul caso Scieri è stata chiesta pure dal Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «In questo momento il mio primo pensiero va alla famiglia – ha detto all’ANSA – e il ministero della Difesa è a completa disposizione della magistratura, verso la quale nutre piena fiducia, per fare luce sull’episodio».

Valentina Frasca

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