Sei anni fa l’omicidio di Ivano Inglese: la sua morte è un “cold case”, e la famiglia continua a chiedere verità e giustizia
(20 settembre 2018)
Sono passati 6 anni dall’omicidio del postino vittoriese, incensurato, Ivano Inglese, e la sua famiglia chiede ancora giustizia. Per la morte di questo ragazzo di 32 anni non c’è un nome, né un movente. Nessuno sta pagando dietro le sbarre.
Era il 20 settembre 2012 quando il corpo di Ivano fu rinvenuto nelle campagne di contrada Pozzo Ribaudo. Era riverso sul ciglio della strada, crivellato da numerosi colpi di pistola calibro 7,65. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, ferito ma ancora vivo, avrebbe cercato di sfuggire al suo assassino, ma sarebbe caduto fratturandosi una caviglia. Per lui fu la fine. La polizia non è mai riuscita ad imboccare una pista ben precisa. Inizialmente fu percorsa quella passionale, e di sicuro non si trattò di una rapina finita male dato che nelle tasche del giovane furono ritrovati soldi in contanti.
Che ci faceva Ivano Inglese quel giorno in quella campagna? Chi aspettava? Chi doveva incontrare? Sono tutte domande ancora senza risposta, e forse contenute nei due cellulari del giovane che sparirono quel giorno. Il suo omicidio è un autentico “cold case”. 4 persone furono indiziate per questo delitto irrisolto, due fratelli agricoltori vittoriesi e due braccianti agricoli rumeni, ma il tribunale di Ragusa, nel dicembre 2015, ha archiviato tutto perché non c’erano elementi idonei a sostenere l’accusa di omicidio.
I genitori di Ivano, Ornella e Giovanni, non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia, ma fino ad ora i loro appelli sono caduti nel vuoto. Oggi, nel giorno del sesto anniversario della morte, in una lettera straziante indirizzata al figlio, scrivono così: “Dio mio, abbraccia Ivano da parte nostra, fa che senta il nostro cuore battere dall’amore per lui. Ci conforta solo che un giorno saremo di nuovo insieme nella casa del padre, fino a quando saremo insieme tutto il resto non conta”.
Valentina Frasca