Operazione Zona 2: si chiude il cerchio sui rapinatori che terrorizzavano giovani omosessuali
(17 settembre 2018)
Seconda parte dell’Operazione Zona, che, il mese scorso, la polizia aveva messo a segno nei confronti di tre persone di Acate e Vittoria, accusate di avere picchiato e rapinato alcuni omosessuali in cerca di intimità. Adesso gli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato di Vittoria hanno ammanettato altri due membri della banda: Salvatore Di Dio, 20 anni, e un 18enne che all’epoca dei fatti era minorenne, e rintracciato un tunisino minore fuggito in Francia.
Le catture sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ragusa per il maggiorenne e del Tribunale per i Minorenni per il minore, su richiesta, rispettivamente, della Procura della Repubblica iblea e delle Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minori. Tutti sono accusati di aver commesso più rapine, estorsioni, lesioni gravi e violenza privata. Reati aggravati dall’aver agito in luogo isolato, di notte e con scopi discriminatori.
A fine giugno la prima di una serie di rapine a Vittoria. La vittima ha raccontato che si era recata alla zona industriale (da qui il nome dell’operazione) per poter incontrare un partner occasionale, e ha parcheggiato l’auto in attesa di conoscere qualcuno. Durante l’attesa, una persona si è avvicinata e ha convinto la vittima a spostarsi in un posto più isolato. A quel punto, ha iniziato a colpirla ripetutamente trascinandola fuori dall’auto e minacciando di ammazzarla se non avesse consegnato tutti gli oggetti di valore ed il denaro. Raggiunto da due complici, le hanno procurato lesioni gravi e costretto a recarsi ad un bancomat di Acate per prelevare altro denaro, continuando ad insultarla con gravi frasi omofobe. Dopo tre giorni gli indagati hanno colpito ancora, con lo stesso modus operandi, ma la brutalità ha raggiunto livelli ancora più gravi. Preso il guinzaglio del cane della vittima trovato in macchina, composto dal manico in cuoio e catena, hanno colpito la vittima ripetutamente, offendendola e procurandogli lesioni guaribili in 30 giorni. E così anche nei giorni a venire, derubando le vittime di denaro, telefonini, tablet, orologi.
Dalle denunce sono quindi partite le indagini, che hanno permesso di individuare un gruppo di giovani residenti tra Acate e Vittoria e di ricostruire quanto accaduto in modo dettagliato. Lo studio delle immagini di alcuni impianti di videosorveglianza installati nell’area delle rapine ha permesso di riconoscere gli arrestati, che sono stati videoripresi nella zona, a piedi e poi in auto con la persona da adescare. Le telecamere hanno ripreso alcuni di loro arrivare con uno scooter e, dopo aver fatto un giro di perlustrazione, uno scendeva e si metteva sul marciapiede in attesa che qualcuno gli chiedesse un incontro, gli altri restavano nascosti per poi seguire la macchina nella zona isolata.
Gli arresti di agosto hanno permesso di fermare subito un sodalizio estremamente pericoloso, ma gli investigatori erano consapevoli del fatto che alcuni membri non erano stati ancora individuati e che le indagini dovevano proseguire. Di Dio e il 18enne sapevano che la polizia era sulle loro tracce, addirittura uno di loro stava pensando di fuggire all’estero. Pedinamenti, incroci delle testimonianze e intercettazioni telefoniche hanno permesso alla Polizia di Stato di ricostruire tutti gli episodi delittuosi ed individuare i complici e ieri pomeriggio, 15 uomini della Polizia di Stato si sono presentati presso le abitazioni dei due per condurli negli uffici della Squadra Mobile di Ragusa. Al termine delle operazioni, uno è stato condotto nel carcere minorile di Catania e l’altro nel domicilio a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
A coordinare le indagini, come detto, sono state due Procure, e le vittime hanno riconosciuto gli autori dei reati subiti senza ombra di dubbio, avendo questi agito a volto scoperto.
Un sesto componete la banda, invece, all’estero era riuscito a fuggire ma adesso è stato catturato e con lui il cerchio si chiude. Il giovane, un minorenne tunisino, era latitante da agosto ed anche lui è indagato per rapina, estorsione e lesioni aggravate. Ad agosto i poliziotti si erano presentati presso la sua abitazione di Acate, per l’applicazione della misura cautelare della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni che ne aveva disposto il collocamento presso l’Istituto di pena per minori di Catania, ma non lo avevano trovato perché era andato dalla sorella, in Francia.
Il giovane tunisino nella gang era tra i più pericolosi, era quello che picchiava ed ingiuriava le vittime. Da lì la richiesta di estensione del mandato di cattura in ambito internazionale che ha fatto scattare le ricerche anche da parte della polizia francese. Il minore, a questo punto, ha fatto rientro in Italia e, forse capendo che c’era ormai poco da fare, si è presentato presso ai Carabinieri di Acate. Ora è a Catania, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che nei prossimi giorni lo interrogherà.
Valentina Frasca