Svolgono dei lavori alla pari dei regionali, ma sono precari! La protesta dei catalogatori arriva a Palermo
Implatini (Cisl) e Catania (CGIL): "Silenzio inaccettabile da parte di Musumeci"
(12 dicembre 2019)
FP CGIL, CISL FP E UIL FPL hanno proclamato per oggi, alle ore 11:00, un’assemblea sit-in presso la sede della Presidenza della Regione Siciliana, dove sono confluiti i Catalogatori provenienti dalle sedi di tutta la Sicilia. Si inasprisce, così, la vertenza della categoria, insoddisfatta per la posizione assunta dalla Regione Siciliana e dal presidente Nello Musumeci in merito ad una legge in vigore dal 2007 che ne prevedeva il transito nei ruoli ma ad oggi totalmente inapplicata. “L’attuale condizione lavorativa di questo personale ne limita il pieno utilizzo restringendone immotivatamente i compiti alla catalogazione, secondo quanto previsto dalla convenzione stipulata dalla Regione con la S.A.S, società partecipata che gestisce il personale, – spiegano i rappresentanti sindacali, Giuseppe Implatini (Cisl) e Graziella Catania (CGIL). Malgrado ciò, continuano a svolgere gran parte delle funzioni degli Istituti al pari degli impiegati regionali, tanto da divenire essenziali per il funzionamento stesso degli uffici, peraltro pressoché svuotati dai pensionamenti del personale regionale e contribuendo in maniera determinante per il raggiungimento degli obiettivi. Non comprendiamo il motivo per il quale, – continuano – verificatesi tutte le condizioni per l’applicazione della legge 24/2007, con lo sblocco delle assunzioni da parte dello Stato e l’approvazione del piano triennale dei fabbisogni di personale della Regione e non da ultimo il notevole risparmio per le casse regionali pari a circa 1.300.000 euro annui, il presidente Musumeci, in qualità di assessore ai BB. CC. non avvii le procedure amministrative per l’immissione di queste professionalità nei ruoli regionali, invece di pensare a bandire nuovi concorsi per assumere altro personale. Per queste ragioni, – concludono Implatini e Catania – dopo più di un anno di silenzio da parte di Musumeci, al quale è stata ripetutamente chiesta un’interlocuzione, abbiamo deciso di manifestare le nostre ragioni riunendoci in un sit-in davanti alla sede della Presidenza a Palermo”.
Intanto, a sostegno della vertenza avviata dai catalogatori, continuano a giungere attestazioni di solidarietà da parte di dirigenti e soprintendenti dagli è stata a Palermo insieme ai lavoratori e in una nota diffusa, ha invitato gli altri responsabili di istituto e unità operative ad aderire al sit-in. Solidarietà espressa anche dalla soprintendente BB.CC.AA. di Siracusa, Donatella Aprile che in più occasioni ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dal personale catalogatore per il Dipartimento BB.CC della Regione. Una storia che parte da lontano quella della catalogazione, lo ricordiamo, l’attività di registrazione, descrizione e classificazione di tutte le tipologie di beni culturali per individuare e conoscere i beni, documentarli in modo opportuno e archiviare le informazioni raccolte secondo precisi criteri informatici. Nel 1986 la Regione, attraverso i fondi per il Mezzogiorno, esternalizza il servizio di catalogazione dei beni culturali siciliani. Nascono così i consorzi che assumono, con contratto annuale, architetti, ingegneri, geologi, storici dell´arte ragionieri, geometri ed in seguito bibliotecari ed archivisti. L’anno seguente l´obiettivo è «il recupero del barocco» e nell´88 «il recupero del barocco nelle zone interne della Sicilia» e poi «la riqualificazione degli edifici ecclesiastici». Nel 1995, per effetto della legge regionale 25/1993 i catalogatori vengono contrattualizzati per tre anni dalla Regione, scaduto il contratto triennale, dopo un anno di pausa, proseguono l’attività nel ’99, come lavoratori socialmente utili. Dal 2000 al 2008 continuano a lavorare per la Regione che di li a poco istituisce elenchi speciali di Esperti catalogatori e Catalogatori, reclutati attraverso evidenza pubblica. Nel 2007 per effetto della legge regionale 24/2007 i lavoratori vengono assunti temporaneamente dalla società partecipata, Beni Culturali spa.
Un’assunzione a tempo indeterminato che doveva, stando a quanto comunicato ai lavoratori, essere solo temporanea “nelle more della definizione della dotazione organica per stabilire i fabbisogni di personale della Regione”, prodotta la quale, in applicazione al comma 1 della predetta legge 24/2007 sarebbero stati transitati nei ruoli della Regione. Quest’ultimo passaggio sarebbe però rimasto per anni disatteso, lasciando sino ad oggi i lavoratori in una sorta di limbo con una legge, di fatto applicata in forma parziale, che ha avuto come conseguenza l’appiattimento della categoria all’interno della Beni Culturali, oggi Servizi Ausiliari Sicilia, comportandone, per effetto della convenzione stipulata tra Regione e S.A.S. l’esclusione dai compiti d’ufficio e relegandoli esclusivamente alla catalogazione. Una vera e propria forma di schizofrenia burocratica tutta siciliana che, sulla carta vede questo personale ristretto ai compiti previsti dalla convenzione ma che nei fatti, ormai da anni e con il progressivo svuotamento degli uffici regionali in virtù dei pensionamenti, lo vede in gran parte impiegato anche in compiti d’ufficio. Parliamo di ruoli chiave come vincolistica, edilizia, rilascio pareri e ricevimento al pubblico, settori strategici per il raggiungimento degli obiettivi della progettualità annuale delle diverse Unità operative. A rendere l’idea i numeri espressi dagli uffici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa dove nelle varie unità operative lavorano 79 tra Catalogatori ed Esperti a fronte di 41 impiegati regionali di ruolo, cifre riscontrabili anche negli uffici della altre Soprintendenze ed uffici periferici dell’isola, dove il personale catalogatore continua a lavorare sopperendo, spesso nell’ombra, ai fabbisogni di personale di ciascun istituto. Dunque se è vero, come ribadito più volte dallo stesso governatore Musumeci, che i beni culturali devono essere uno dei settori trainanti per lo sviluppo della Sicilia e che al tempo stesso l’esigenza di recuperare economie diventa fondamentale per continuare a programmare e gestire il bene pubblico, appare incomprensibile come si possa pensare di non stabilizzare al proprio interno un personale preparato e formato negli anni con risorse regionali; le stesse che verrebbero notevolmente risparmiate assumendo i catalogatori in Regione, piuttosto che pagarne il lavoro il triplo in quanto servizio attualmente fornito da una società partecipata.
Nadia Germano Bramante