25 novembre giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne
(25 novembre 2019)
Manifestazioni e sit-in in piazza, convegni e inaugurazioni di panchine rosse, in tutta la Sicilia e a livello nazionale la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne si ricorda così, riportando alla ribalta una strage senza fine a cui, statistiche alla mano Siracusa non fa eccezione. È la strage delle donne, quelle che spesso subendo non hanno voce, quelle che le molestie in casa o sul luogo di lavoro le conoscono bene ma non riescono a reagire o forse non possono, perché parlare significherebbe rischiare di venire licenziate, di venire buttate fuori casa, o peggio di essere uccise. Ma è anche la strage di quelle donne che hanno urlato, che hanno lottato con le unghie e con i denti la loro voglia di libertà, la loro voglia vivere, sono donne come la siracusana Eligia Ardita, uccisa all’ottavo mese di gravidanza e ricordata sabato mattina in via Calatabiano, proprio a ridosso dell’appartamento dove viveva con il marito, Christian Leonardi condannato all’ergastolo in primo grado per il suo assassinio e quello della creatura che portava in grembo, la piccola Giulia. In quel luogo sabato mattina vestite di nero e con un fiore rosso al petto un gruppo eterogeneo di donne siracusane ha inscenato un sit-in leggendo articoli di giornale, recitando brani di letteratura di genere ed elencando tra le bancarelle del mercato rionale di vai Giarre uno per uno i nomi delle vittime di questa mattanza senza fine, quasi a volerle ritrovare in un abbraccio di sorellanza che va oltre la dimensione terrena.
Quello stesso abbraccio che in forma circolare e simbolica ritorna nel concetto del fare rete. Sconfiggere il fenomeno della violenza di genere e il femminicidio è possibile ma bisogna unirsi, formare un fronte comune tra istituzioni, forze dell’ordine e centri antiviolenza, presidi fondamentali per garantire protezione ed accoglienza alle donne che subiscono. Un circolo virtuoso già sperimentato a Siracusa grazie alla collaborazione tra Asp e centri antiviolenza, grazie al codice rosa iniziativa che consente, nei casi accertati di maltrattamenti e violenza sessuale di attivare le necessarie procedure di emergenza spesso salvavita per le vittime. In ricordo della tragica scomparsa dell’infermiera siracusana all’incontro di sabato mattina erano presenti anche i genitori di Eligia Ardita: “Tutti questi assassini di donne e le violenze sono fatte perché la legge in Italia è questa, – spiega Agatino Ardita, padre di Eligia – cercano sempre una postilla un qualcosa per potere evitare la pena, per uscire dal carcere e si continua sempre su questa linea”. C’è bisogno di dare risposte alle donne che denunciano e la condanna in primo gradi del Leonardi sembrava lo fosse, che ne pensa? “Si, certo lo è stata anche perché si è trattato e io lo ricordo sempre, di un duplice omicidio quello di mia figlia e quello della bambina che portava in grembo. La risposta che si può dare a queste donne è quella di fare capire a questi cattivi uomini che le pene sono severe ed è giusto che debbano scontarle, è inutile cercare escamotage. Questa è l’unica soluzione per fare capire a tutti, sia alle vittime, sia a chi uccide che la legge c’è e lo Stato c’è”. L’iniziativa del “fiore rosso” è stata replicata anche domenica mattina, spostata dal Tempio di Apollo alla sede dell’Urban Center per le avverse condizioni meteo. Diversa la collocazione ma identico il messaggio un netto “NO” alla violenza sulle donne e al tributo di sangue fornito tristemente anche dalla provincia di Siracusa. A ciò si aggiunge la pressante richiesta di ottenere risposte concrete in tal senso nei confronti del Governo per lo sblocco immediato dei fondi riservati dal Piano nazionale, ricordando che la maggior parte dei Centri operano ancora oggi unicamente in regime di volontariato. “Esiste una rete, costituita da forze dell’ordine, l’Asp con il codice rosa, Centri antiviolenza e Magistratura che va consolidata ed ampliata e perfezionata, – spiega l’On. Marika Cirone Di Marco ex deputato regionale – penso infatti alla funzione dei consultori familiari che purtroppo ancora restano collaterali al sistema antiviolenza che deve essere invece costruito. In secondo luogo bisognerebbe ripristinare la casa rifugio che esisteva a Siracusa ed è stata chiusa, una delle prime in Sicilia che rappresentava un importante presidio contro la violenza di genere. Infine, – conclude – bisogna che il Governo si attivi per sbloccare i fondi destinati da questo benedetto piano antiviolenza a Comuni e Regioni, trenta milioni di euro, di cui si sbandiera tanto ma che di fanno ancora non arrivano e che finalmente si faccia chiarezza distinguendo tra quei centri antiviolenza che operano avendone titoli e competenze e quelli che si improvvisano dall’oggi al domani”. Parole che anche noi di Ialmo speriamo divengano presto realtà e che risuonano in tutta la loro tragica urgenza proprio alla luce, dell’ennesimo femminicidio perpetrato a Partinico in provincia di Palermo, proprio alla vigilia della giornata mondiale sulla violenza sulle donne. La vittima di turno è Ana Maria Lacramioara Di Piazza, 30 anni, uccisa venerdì mattina a coltellate da Antonino Borgia, l’uomo che diceva di amarla. fermato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, ha amesso di averla uccisa accoltellandola e colpendola alla nuca con un bastone perché la donna minacciava di rivelare la loro relazione alla moglie di lui. Ana Maria come Eligia era incinta del suo uccisore che non ha avuto pietà, ieri come oggi l’orrore si ripete e le parole di papà Agatino Ardita risultano emblematiche più che mai quando gli chiediamo qual è il suo desiderio per il nuovo anno e lui ci risponde con lo sguardo triste: “Che i femminicidi finiscano !”.
Nadia Germano