Un viaggio nel tempo, tra i dipinti dell’Oratorio della Compagnia di Maria SS. del Soccorso, a Corleone
Adiacente la chiesa di Sant'Agostino si trova il bellissimo Oratorio, un luogo non fruibile e sconosciuto per anni. Entrarci oggi è un'esperienza unica e di grande impatto emotivo: infatti sembra quasi di sentire le preghiere e i canti dei monaci agostiniani o dei confrati
(6 novembre 2019)
Continua il viaggio di Ialmo alla scoperta dei tesori, più o meno noti, della Sicilia. Dopo avervi raccontato del percorso sacro di Demetra, ritorniamo a Corleone per farvi conoscere parte del patrimonio artistico e culturale della città.
L’Oratorio della Compagnia di Maria SS. del Soccorso, a cura di Irene Milone e Giuseppe Lo Grasso
La chiesa e il convento di Sant’Agostino vennero edificati intorno al 1330, ai piedi del castello sottano, nel cuore del centro storico di Corleone. Adiacente alla chiesa e per anni non fruibile e sconosciuto, si trova il bellissimo Oratorio della Compagnia di Maria SS. del Soccorso, di questo se ne ha memoria sin dal 12 marzo 1623, fondato dai padri agostiniani. Gli stessi offrivano ai confrati ospitalità nei locali del loro convento, la tutela della Cappella della Madonna del Soccorso, una sacrestia da poter usare comunemente ai frati e un oratorio per i propri uffici, che i confrati si impegnarono ad abbellire.
L’Oratorio mostra una magnifica ed armonica decorazione a tempera della volta e delle pareti, interamente affrescate dal pittore corleonese Santo Governali, nel 1759. Nel tetto c’è affrescata la SS. Trinità, in parte distrutta, dove è raffigurato Gesù che consegna una cintura a Santa Monica. Sempre nel tetto ci sono rappresentati due angioletti che raffigurano i bambini presenti nella storia della Madonna del Soccorso. Attorno a questa scena sono presenti quattro riquadri, di cui uno totalmente distrutto e due danneggiati, nei quali si ipotizza fossero rappresentati i 4 padri della Chiesa. Sui muri nella parte alta, sono rappresentati diversi momenti della vita di Maria. Nella parte bassa ci sono le sedute in legno, dove sono rappresentati i dodici apostoli, riconoscibili da ciò che tengono in mano. Di notevole pregio è il pavimento maiolicato, rovinato nella parte centrale per colpa del calpestio, ma in ottime condizioni sui laterali.
Sull’altare si trova una pregevole statua di legno policromo della Madonna col Bambino, conosciuta anche come Madonna della Mazza, opera di un ignoto scultore siciliano del quindicesimo secolo. Si narra che le donne che non riuscivano a rimanere gravide, in preda alla disperazione, affidassero le loro sorti materne al demonio, ma una volta nato il bambino, la Madonna della Mazza scacciava dal nascituro ogni male col suo santo bastone. Di fronte all’altare è raffigurata la fuga dall’Egitto della Sacra Famiglia.
Sono anche presenti dei libri con canti gregoriani degli agostiniani. La particolarità dei libri è che i pentagrammi hanno 4 linee e le note musicali sono rappresentate in forma quadrata anziché rotonda. La stanza è totalmente chiudibile e chi è all’interno difficilmente è in grado di individuare la via d uscita.
Entrare in questo luogo è un’esperienza unica e di grande impatto emotivo: la bellezza dei dipinti, l’odore di un luogo chiuso per anni ti inebria i sensi e per un istante sembra di sentire le preghiere e i canti dei monaci agostiniani o dei confrati che si riunivano per pregare, ma anche e soprattutto per discutere e prendere decisioni importanti.