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Ragusa-Catania: Cassì ritorna sulla questione con una lettera aperta al territorio
"Si è anche discusso della possibile sussistenza dei presupposti per la nomina, all’interno della società di scopo, di un commissario, cui conseguirebbe un drastico snellimento delle procedure ed una sensibile riduzione dei tempi di realizzazione"
(2 settembre 2019)
Si trasmette di seguito il testo integrale della lettera aperta del sindaco di Ragusa Peppe Cassì, che si inserisce all’interno del dibattito aperto sulla Ragusa – Catania.
Ferve il dibattito sulla Ragusa-Catania, la cosiddetta “Ragusana”. Dopo aver atteso una schiarita sulla crisi politica nazionale in atto, alle cui sorti è anche legato l’iter della infrastruttura, ritengo ora opportuno fare chiarezza su alcuni aspetti della vicenda e dare un contributo in vista delle prossime decisioni che potranno cambiare le sorti di questa terra. Premetto che non sono innamorato delle mie idee, ed invito tutti ad analogo approccio. Ciò che conta è che si aprano in fretta i cantieri di un’opera scandalosamente trascurata per decenni, a dispetto dell’impegno indiscutibile di alcuni politici locali e di molti rappresentanti delle forze produttive del territorio, che solo da qualche mese è entrata prepotentemente nella agenda del Governo nazionale e di quello regionale. In ognuna delle soluzioni che si prospettano ci sono pro e contro da soppesare serenamente e lucidamente per individuare la via più opportuna, ponendoci anche nei panni dei futuri fruitori, degli studenti, dei lavoratori degli autotrasportatori ma anche dei turisti che vi transiteranno. La scelta del modello di progetto di finanza e quindi l’avvio dell’iter per la individuazione del soggetto privato, che si sarebbe fatto carico del progetto e di almeno il 51% dei costi dell’opera, fu operata dai Governi susseguiti negli anni passati proprio perché gli stessi negavano, evidentemente, l’opportunità e/o la sostenibilità di un integrale finanziamento pubblico.
Il Governo insediatosi nel marzo del 2018, dopo iniziali tentennamenti, ha sterzato verso un modello progettuale finanziato con risorse interamente pubbliche ed ha avviato una trattativa con il concessionario privato per la cessione del progetto definitivo già predisposto. Secondo fonti governative l’accordo sarebbe stato raggiunto, ma i termini e le condizioni non sono ancora noti: né dal Governo né dal Concessionario (che non ha smentito l’intesa) sono state finora fornite notizie ufficiali. Particolare che oggi si tende erroneamente a trascurare è che, a prescindere dalle scelte dei politici, il progetto di finanza che si è delineato è stato fortemente osteggiato da funzionari e dirigenti dei Ministeri, in particolare del Ministero dell’economia e finanza, che – è un fatto notorio – contestano la sostenibilità del piano economico finanziario prospettato e nutrono dubbi sulla forza economica del soggetto privato che si è aggiudicato la concessione. Essendo uno scettico, anzi, avendo proprio un senso di repulsione verso le teorie complottiste, buone in genere per sottrarsi irresponsabilmente al dovere di comprendere meglio le ragioni di una posizione sgradita, personalmente non trascurerei e non demonizzerei l’opinione di chi, a differenza dei politici che vanno e vengono, rimangono al loro posto per anni e anni condizionando fortemente l’azione amministrativa.
Il Governo insediatosi nel marzo del 2018, dopo iniziali tentennamenti, ha sterzato verso un modello progettuale finanziato con risorse interamente pubbliche ed ha avviato una trattativa con il concessionario privato per la cessione del progetto definitivo già predisposto. Secondo fonti governative l’accordo sarebbe stato raggiunto, ma i termini e le condizioni non sono ancora noti: né dal Governo né dal Concessionario (che non ha smentito l’intesa) sono state finora fornite notizie ufficiali. Particolare che oggi si tende erroneamente a trascurare è che, a prescindere dalle scelte dei politici, il progetto di finanza che si è delineato è stato fortemente osteggiato da funzionari e dirigenti dei Ministeri, in particolare del Ministero dell’economia e finanza, che – è un fatto notorio – contestano la sostenibilità del piano economico finanziario prospettato e nutrono dubbi sulla forza economica del soggetto privato che si è aggiudicato la concessione. Essendo uno scettico, anzi, avendo proprio un senso di repulsione verso le teorie complottiste, buone in genere per sottrarsi irresponsabilmente al dovere di comprendere meglio le ragioni di una posizione sgradita, personalmente non trascurerei e non demonizzerei l’opinione di chi, a differenza dei politici che vanno e vengono, rimangono al loro posto per anni e anni condizionando fortemente l’azione amministrativa.
Il presidente del Consiglio Conte, appena riconfermato nel ruolo e in evidente discontinuità con i suoi predecessori, ha espresso pubblicamente e in più occasioni (ne ho testimonianza diretta essendo stato presente alle ultime due riunioni del Cipe), il proprio convincimento della importanza strategica dell’opera. Conte si è personalmente e pubblicamente impegnato, rassicurando il presidente della Regione Musumeci, presente al tavolo e che in tal senso lo incalzava, ad inserire all’ordine del giorno delle prossime riunioni del Cipe la approvazione del progetto. L’opera è stata anche menzionata tra quelle “sbloccate” nel discorso in Senato con cui ha preannunziato le dimissioni del precedente Governo lo scorso 19 agosto.
In linea di principio, quando si tratta di realizzare una strada, non può esserci dubbio che la soluzione che prevede l’uso di risorse interamente pubbliche sia preferibile rispetto a quella mista pubblico / privato, ed oltretutto non mi sovvengono esempi di altre autostrade di collegamento tra due Comuni capoluogo realizzate anche con capitale privato, e con conseguente previsione di pagamento di un pedaggio che non si limiti a coprire i costi di manutenzione ma che serva anche a remunerare il soggetto investitore. Una sana indignazione verso questa inconcepibile disparità di trattamento verso il nostro territorio è non solo opportuna, ma persino doverosa. Per rimanere in Sicilia, il collegamento autostradale tra Palermo, Trapani e Mazara del Vallo non prevede pedaggio, così come i collegamenti tra Catania e Palermo. L’autostrada Catania / Messina ha un pedaggio di circa 4 euro. Il pedaggio della autostrada Ragusa / Catania, secondo dati forniti dallo stesso concessionario, e tenuto conto dell’intervento della Regione (che si è impegnata a mettere a disposizione la fiscalità regionale conseguente al trasferimento in Sicilia della sede legale della Società Autostrada Ragusa Catania SARC) per mitigare la tariffa, sarebbe di 7/8 euro a tratta, quindi 14/16 euro andata e ritorno, ma solo per alcune categorie protette (lavoratori, studenti, pendolari) ed in determinate fasce orarie (dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19). Per tutti gli altri casi la tariffa arriverebbe a 12/14 euro a tratta (24/28 euro andata e ritorno). Il pedaggio dei veicoli commerciali sarebbe ancora più alto, ma fiscalmente deducibile.
Quanto ai tempi di realizzazione, in linea di principio ed ipotizzando iter procedurali privi di intoppi, si va più per le lunghe per un’opera finanziata interamente con risorse pubbliche rispetto alla soluzione in project financing, che sfugge alla vischiosa ragnatela della burocrazia.
In linea di principio, quando si tratta di realizzare una strada, non può esserci dubbio che la soluzione che prevede l’uso di risorse interamente pubbliche sia preferibile rispetto a quella mista pubblico / privato, ed oltretutto non mi sovvengono esempi di altre autostrade di collegamento tra due Comuni capoluogo realizzate anche con capitale privato, e con conseguente previsione di pagamento di un pedaggio che non si limiti a coprire i costi di manutenzione ma che serva anche a remunerare il soggetto investitore. Una sana indignazione verso questa inconcepibile disparità di trattamento verso il nostro territorio è non solo opportuna, ma persino doverosa. Per rimanere in Sicilia, il collegamento autostradale tra Palermo, Trapani e Mazara del Vallo non prevede pedaggio, così come i collegamenti tra Catania e Palermo. L’autostrada Catania / Messina ha un pedaggio di circa 4 euro. Il pedaggio della autostrada Ragusa / Catania, secondo dati forniti dallo stesso concessionario, e tenuto conto dell’intervento della Regione (che si è impegnata a mettere a disposizione la fiscalità regionale conseguente al trasferimento in Sicilia della sede legale della Società Autostrada Ragusa Catania SARC) per mitigare la tariffa, sarebbe di 7/8 euro a tratta, quindi 14/16 euro andata e ritorno, ma solo per alcune categorie protette (lavoratori, studenti, pendolari) ed in determinate fasce orarie (dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19). Per tutti gli altri casi la tariffa arriverebbe a 12/14 euro a tratta (24/28 euro andata e ritorno). Il pedaggio dei veicoli commerciali sarebbe ancora più alto, ma fiscalmente deducibile.
Quanto ai tempi di realizzazione, in linea di principio ed ipotizzando iter procedurali privi di intoppi, si va più per le lunghe per un’opera finanziata interamente con risorse pubbliche rispetto alla soluzione in project financing, che sfugge alla vischiosa ragnatela della burocrazia.
Quanto al reperimento delle risorse necessarie, se l’opera è interamente pubblica, conta la volontà politica di chi governa Stato e Regione. I politici che assumo un impegno e non lo rispettano sarebbero additati come incoerenti o incapaci. È verosimile (io non ho dubbi in merito) che sia Conte sia Musumeci si impegnerebbero a fondo per il mantenimento delle promesse fatte. Quando invece un’opera è finanziata anche da soggetto privato, conta più di ogni altra cosa la solvibilità dello stesso: il concessionario dispone all’avvio dell’iter solo di una piccola quota delle risorse necessarie, dovendone recuperare poi la maggior parte sul mercato. E non è infrequente che subentrino difficoltà che finiscono per rallentare se non per bloccare l’iter. Non potendosi, allo stato, prevedere come ciascuna delle due opzioni possa evolversi, essendo entrambe legate a circostanze ed eventi futuri ed incerti, è regola di buon senso (e di buona fede) non dare ora per scontato che l’una soluzione sia migliore dell’altra, come molti sono inclini a fare in questi giorni.
Se non ci sono alternative al modello pubblico / privato, nessuno si sogna di rinunciare comunque all’opera in project financing, ed in questo senso si sono spesi deputati, sindaci, sindacati, comitati ed associazioni, organizzando manifestazioni di sensibilizzazione e protesta, più o meno partecipate. Ma di certo è preferibile uno scenario in cui Ragusa e gli altri paesi lungo il tragitto possano beneficiare di una moderna via di collegamento realizzata interamente con fondi pubblici, così, giusto perché al già insopportabile ritardo non si aggiunga una ulteriore odiosa discriminazione al confronto di tutte le altre città italiane che da decenni beneficiano di vie di collegamento autostradali realizzate con i denari di tutti, anche dei nostri (per non dire della differenza dei collegamenti ferroviari, su cui stendiamo un pietoso velo…).
Si è parlato diffusamente in occasione dell’ultimo Cipe, una volta condiviso il principio che anche la “Ragusana” meritasse d’essere finanziata per intero con risorse pubbliche, della opportunità che la realizzazione della infrastruttura sia affidata ad una costituenda società di scopo a partecipazione mista, Stato (tramite Anas) e Regione (tramite Cas). Si sono pronunciati in tal senso sia il premier Conte, sia il ministro dell’economia Tria, sia il presidente della Regione Musumeci, sia l’assessore regionale Falcone, sia funzionari e dirigenti del Mit e del Mef. Tutti costoro hanno mostrato di avere ben chiaro dove e come reperire i fondi necessari e si sono impegnati in tal senso. E lasciano il tempo che trovano alcune incaute dichiarazioni successive tendenti ad escludere dal progetto la Sicilia, frutto di sterile e dannosa contrapposizione ideologica. Non è questo il tempo di mettere bandierine, ma di agire compatti per il conseguimento di un obiettivo irrinunciabile e indifferibile. Per me contano più di ogni altra cosa le conformi dichiarazioni di Conte e di Musumeci.
Si è anche discusso, a margine della riunione ed in via informale, della possibile sussistenza dei presupposti per la nomina, all’interno della società di scopo, di un commissario, cui conseguirebbe un drastico snellimento delle procedure ed una sensibile riduzione dei tempi di realizzazione.
Questo sarebbe, a mio giudizio, lo scenario migliore, l’obiettivo cui tendere tutti quanti, a prescindere dalle convinzioni politiche di ciascuno, senza gelosie ed invidie, senza infingimenti e condizionamenti, lasciando prevalere l’onestà intellettuale, di cui ciascuno che abbia un ruolo di responsabilità deve essere dotato, sulle speculazioni e sugli inutili e dannosi personalismi.
I prossimi giorni saranno decisivi. Faccio accorato appello alla compattezza del territorio e di tutte le sue componenti. Incalziamo da subito tutti insieme il nuovo Governo ed il confermato premier affinché ribadiscano gli impegni, facciano chiarezza sul rapporto con il concessionario e dettino un preciso cronoprogramma.
Se non ci sono alternative al modello pubblico / privato, nessuno si sogna di rinunciare comunque all’opera in project financing, ed in questo senso si sono spesi deputati, sindaci, sindacati, comitati ed associazioni, organizzando manifestazioni di sensibilizzazione e protesta, più o meno partecipate. Ma di certo è preferibile uno scenario in cui Ragusa e gli altri paesi lungo il tragitto possano beneficiare di una moderna via di collegamento realizzata interamente con fondi pubblici, così, giusto perché al già insopportabile ritardo non si aggiunga una ulteriore odiosa discriminazione al confronto di tutte le altre città italiane che da decenni beneficiano di vie di collegamento autostradali realizzate con i denari di tutti, anche dei nostri (per non dire della differenza dei collegamenti ferroviari, su cui stendiamo un pietoso velo…).
Si è parlato diffusamente in occasione dell’ultimo Cipe, una volta condiviso il principio che anche la “Ragusana” meritasse d’essere finanziata per intero con risorse pubbliche, della opportunità che la realizzazione della infrastruttura sia affidata ad una costituenda società di scopo a partecipazione mista, Stato (tramite Anas) e Regione (tramite Cas). Si sono pronunciati in tal senso sia il premier Conte, sia il ministro dell’economia Tria, sia il presidente della Regione Musumeci, sia l’assessore regionale Falcone, sia funzionari e dirigenti del Mit e del Mef. Tutti costoro hanno mostrato di avere ben chiaro dove e come reperire i fondi necessari e si sono impegnati in tal senso. E lasciano il tempo che trovano alcune incaute dichiarazioni successive tendenti ad escludere dal progetto la Sicilia, frutto di sterile e dannosa contrapposizione ideologica. Non è questo il tempo di mettere bandierine, ma di agire compatti per il conseguimento di un obiettivo irrinunciabile e indifferibile. Per me contano più di ogni altra cosa le conformi dichiarazioni di Conte e di Musumeci.
Si è anche discusso, a margine della riunione ed in via informale, della possibile sussistenza dei presupposti per la nomina, all’interno della società di scopo, di un commissario, cui conseguirebbe un drastico snellimento delle procedure ed una sensibile riduzione dei tempi di realizzazione.
Questo sarebbe, a mio giudizio, lo scenario migliore, l’obiettivo cui tendere tutti quanti, a prescindere dalle convinzioni politiche di ciascuno, senza gelosie ed invidie, senza infingimenti e condizionamenti, lasciando prevalere l’onestà intellettuale, di cui ciascuno che abbia un ruolo di responsabilità deve essere dotato, sulle speculazioni e sugli inutili e dannosi personalismi.
I prossimi giorni saranno decisivi. Faccio accorato appello alla compattezza del territorio e di tutte le sue componenti. Incalziamo da subito tutti insieme il nuovo Governo ed il confermato premier affinché ribadiscano gli impegni, facciano chiarezza sul rapporto con il concessionario e dettino un preciso cronoprogramma.
Comunicato stampa