Giorgio Battaglia è il nuovo Soprintendente, a Ragusa: “Riscopriamo il valore delle radici”
"Il mio mandato durerà circa un anno e mezzo, finché non andrò in pensione, - ha raccontato in esclusiva a Ialmo - e spero in questo breve lasso di tempo di poter fare per la mia terra tutto quello che mi sono prefissato”
(16 luglio 2019)
Dalla fine di giugno la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Ragusa ha una nuova guida, e questa volta è stata scelta una persona che quegli uffici, e le realtà nelle quali operano, li conosce meglio delle proprie tasche. Si tratta dell’architetto Giorgio Battaglia, che succede a Calogero Rizzuto e che da oltre 30 anni in Soprintendenza e già dirigente della sezione per i Beni paesaggistici e demoetnoantropologici. “Lo considero una specie di premio alla carriera – racconta in esclusiva a noi di Ialmo, che lo abbiamo incontrato per intervistarlo – dato che ad essa mi sono sempre dedicato. Il mio mandato durerà circa un anno e mezzo, finché non andrò in pensione, e spero in questo breve lasso di tempo di poter fare per la mia terra tutto quello che mi sono prefissato”.
E’ uno di quelli che della sua più grande passione ha fatto un lavoro, Giorgio Battaglia, che, rispetto ad un Soprintendente proveniente da un’altra parte della Sicilia, ha bypassato la fase della conoscenza del territorio e dei progetti in itinere, con all’attivo anche diverse pubblicazioni e già direttore del parco di Cava Ispica, che oggi (e fin quando non sarà istituito il relativo comitato scientifico) segue da commissario, affiancandolo all’impegno nella ricerca, fondamentale, per recuperare fondi PON da destinare ai nostri parchi e, in ultimo, al nuovo museo archeologico di Ragusa Ibla. “I nostri parchi sono lo scrigno di preziosi tesori – dice – ma spesso non sono facilmente raggiungibili. Per entrare nell’area archeologica di Cava Ispica, per esempio, una volta che si parcheggia bisogna attraversare la strada provinciale, con notevole pericolo. Abbiamo risolto – annuncia – creando un sottopassaggio e tracciando un sentiero. Mancano ancora il cancello e altre piccole cose, ma penso che questo cantiere si completerà entro ottobre e inaugureremo. C’è poi l’area della chiesa di San Pancrati, che abbiamo accertato essere bizantina dopo aver scoperto alcune monete del sesto secolo che stiamo ripulendo per poterle esporre, e stiamo ricostruendo la vita del villaggio che girava attorno a questa chiesa. Apporremo la cartellonistica bilingue per aiutare i turisti, e speriamo di rendere questa zona sempre più attraente per il nord Europa, da dove già arrivano notevoli flussi affascinati dalle nostre cave e dall’Etna che si getta nel mare. Un altro progetto prevede la costruzione di un nuovo anfiteatro con i gradoni per dare ristoro ai visitatori, ammirare la vallata, ospitarci manifestazioni”.
Non solo Cava Ispica. Facciamo una panoramica, dal Parco Forza a Kamarina passando per Ibla. Che situazioni state monitorando?
Gli interventi sono ancora in corso, metteremo la biglietteria e miglioreremo i percorsi, e stiamo operando anche nella zona del teatro per poterla utilizzare per degli eventi di richiamo. Anche a Kamarina ci sono lavori in corso, ma come sempre in questo periodo li abbiamo dovuti sospendere per il solito problema delle zecche. Stiamo procedendo con la disinfestazione, ma dobbiamo aspettare la schiusa delle uova ed è un’operazione che richiede tempo. Nel frattempo, stiamo cercando di rendere agibile la parte delle anfore, sono stati fatti alcuni scavi ed è pronto un percorso che dalla stoà porta in un’altra zona del parco. Stiamo cercando di ricostruire per far capire com’erano un tempo quei luoghi, prima che cadessero in rovina. Pure a Ragusa Ibla al momento i lavori sono fermi a causa di un problema dell’impresa, ma ora, in parte, dovrebbe essere stato risolto e dovremmo ripartire a settembre. Intanto, stiamo lavorando per dare in appalto la parte della realizzazione della realtà aumentata. Speravamo di poter aprire entro ottobre, invece sicuramente slitterà ai primi del 2020. Questi elencati sono tutti progetti portati avanti con fondi europei che siamo riusciti ad individuare.
Qualche tempo fa noi di Ialmo abbiamo realizzato uno speciale a Calaforno. Lì a che punto è l’iter?
I nostri archeologi Sammito e Scerra vanno avanti con i ritrovamenti, e tra qualche tempo contiamo di mostrarli a tutti. La pubblica fruizione pensiamo possa essere possibile a partire dal 2020, anche grazie alla collaborazione della forestale che garantisce un presidio costante. Noi, purtroppo, non abbiamo molto personale. Rimanendo nei comuni montani, altri scavi sono in corso a Cifali, in territorio di Chiaramonte Gulfi, in collaborazione col Comune e l’università archeologica di Pisa. Abbiamo trovato reperti molto interessanti, probabilmente riconducibili ad antiche stazioni termali, e tracce di un villaggio del tardo romano o dell’alto medieovo, si stanno studiando i cocci per stabilirlo. Quello che abbiamo trovato in quei territori, inoltre, ci parla di una forte influenza araba. Non appena il cerchio sarà chiuso, metteremo un altro tassello per la conoscenza del nostro territorio e delle nostre origini.
Voi siete un ente sovracomunale; quanto è difficile gestire e mantenere i rapporti con altre istituzioni che, a volte, vi vedono come quelli che, per ogni cosa, dicono di no?
Per noi la cosa più semplice da fare sarebbe imporci, per ogni progetto che viene presentato. Ma non è nel nostro stile. Siamo per il dialogo e il confronto e cerchiamo di fare capire perché alcune cose non si possono fare, spieghiamo le ragioni della tutela. Come nelle migliori famiglie, a volte possono sorgere incomprensioni ed esserci battibecchi, i rapporti si possono anche irrigidire, ma poi, a mente serena, ci si chiarisce e si trova la soluzione migliore per tutti. Mediare è la parola d’ordine. Da quando mi sono insediato, ho già incontrato i sindaci di Scicli e Chiaramonte Gulfi, a breve toccherà a quelli di Modica, Comiso e Acate. Vogliamo una rete culturale coi sindaci di tutta la provincia, in fondo siamo un ente culturale e se un sindaco vuole fare una iniziativa culturale noi lo dobbiamo supportare. Questa è una soprintendenza piccola e molto collaborativa, dove ognuno, in team, lavora per la propria terra. Siamo pochi ma buoni, ho un gruppo di collaboratori straordinario e collaudato nel tempo che sta andando avanti nel segno della continuità, cambia la guida ma il lavoro non si ferma.
Di recente c’è stata questa polemica sull’illuminazione dei centri storici di Modica e Ragusa. Lei cosa ha pensato quando ha visto quelle luci?
(ndr: scuote la testa e sorride) Diciamo che ho pensato che non erano assolutamente una bella cosa. Le rammento che nella nostra provincia abbiamo tre centri Unesco, Ragusa, Modica e Scicli, e che su Scicli abbiamo un finanziamento per via Mormino Penna in fase di completamento che prevede l’eliminazione di tutti i cavi elettrici dalle facciate delle case. Se poi, però, sbagliamo le lampade che abbiamo risolto? Ho già scritto a tutti i sindaci per evitare discussioni, ho ricordato loro cos’è un centro storico e quali sono le ragioni della tutela e ho ricordato loro che i progetti di illuminazione vanno presentati a noi, perché le piazze e le vie dei centri storici sono vincolati dal codice dei beni culturali quindi per forza dobbiamo dare un parere. Ho dato indicazioni ben precise, e chiesto loro di predisporre un buon progetto di illuminotecnica. Capisco che sia importante risparmiare, ma non creando inquinamento luminoso e stravolgendo le caratteristiche dei centri storici.
Parco degli iblei e zootecnia, come si coniugano le esigenze vostre e quelle del settore?
Partiamo dal presupposto che si tratta, in larga parte, di una zona già sottoposta a vincolo. Il nostro obiettivo è uno solo, sempre: la tutela. Il produttore, giustamente, si preoccupa di produrre reddito ma se pensa di farlo aumentando a dismisura il numero dei capi per produrre più latte, sbaglia. Questo, nella pratica, non solo significa maggiori consumi di acqua e mangimi, ma anche una massiccia produzione di escrementi da parte dei capi di bestiame, non a caso alcune sorgenti il comune di Ragusa non le può più utilizzare per questo motivo. Forse sarebbe il caso che le organizzazioni di categoria studiassero soluzioni alternative e più efficaci, puntando non sulla quantità degli allevamenti intensivi e industriali ma sulla qualità.
Da Alberto Angela a Cristian Greco: non trova anche lei che ci sia un ritrovato interesse nei confronti dell’archeologia che passa attraverso questi ed altri grandi comunicatori?
Per fortuna si, e ben venga tutto quello che ci permette un ritorno alle origini. Oggi siamo tutti troppo impegnati coi social e il mondo va molto veloce. Questo fa si che ci si dimentichi di tante cose, in primis da dove veniamo e cosa siamo stati. Comprendere la storia significa comprendere se stessi e se una persona si conosce, sa stare bene nel mondo, in mezzo alla gente, non gli manca nulla, non ha alcun vuoto da colmare. Del resto, noi siamo quelli che vanno a scavare per ricostruire la nostra evoluzione, l’aspetto culturale e umanistico è fondamentale e sarebbe bello se, finalmente, tutti riscoprissimo il valore delle radici e della nostra storia.
Valentina Frasca