Il bosco delle favole? E’ a Burgio, e vi consigliamo di andarci la seconda domenica di agosto!
Una natura incontaminata e, in alcuni punti, lontanamente sfiorata dalla presenza antropica; 2600 ettari che si stagliano davanti all’occhio umano tra picchi collinari e montuosi. Semplicemente da visitare!
(6 luglio 2019)
Nell’articolo “Un borgo così piccolo, ma così ricco! Prosegue il racconto per le vie di Burgio, tra chiese e artigianato” abbiamo definito il paese agrigentino come una sorta di crescente lunare abbracciato dalle colline di calcarenite e argilla e sovrastato dai Monti Sicani. Monti che, se osservati da una certa distanza, possono apparire anonimi. Una distesa orizzontale di colore verde che sembra quasi “guardare le spalle” al borgo medievale. Tuttavia, se decidiamo di addentrarci all’interno di questa distesa seguendone i percorsi tracciati e le trazzere (strade sterrate), la nostra prospettiva cambia. La sensazione potrebbe assomigliare a quella provata da bambini quando immaginavamo di ritrovarci dentro il bosco incantato delle favole.
Una natura incontaminata e, in alcuni punti, lontanamente sfiorata dalla presenza antropica; 2600 ettari che si stagliano davanti all’occhio umano tra picchi collinari e montuosi. Il bosco di Burgio ricade all’interno di quella che una volta era la Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio inglobata poi, insieme ad altre tre riserve naturali orientate (quelle di Monte Carcaci, Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, Monte Cammarata), nel Parco dei Monti Sicani. Passeggiando tra querce, lecci, roverelle, pini, cipressi ed eucalipti si possono incontrare cinghiali, volpi, gatti selvatici, istrici, testuggini che in pieno ozio passano le loro giornate. Alzando lo sguardo al cielo si rimane affascinati dal volo maestoso e imperioso di aquile, falchi, nibbi di diverse specie. Nella guida di Burgio edita da Kalòs, il nostro bosco è stato definito da Lillo Miceli (autore dell’articolo “Il bosco dei Sicani”) un vero e proprio “laboratorio” per studiosi ed esperti. Quest’affermazione è dovuta non soltanto alla varietà di flora e fauna, ma soprattutto al fatto che qui è stata avvistata un’aquila del Bonelli e cresce il carpino nero, due esemplari che solitamente si trovano in luoghi più freddi. Rivalutata negli ultimi anni dagli amanti del trekking, questa parte di bosco sicano è anche meta di partecipati acquatrekking. Sul lato ovest sono presenti le “listi d’u firriatu”, un canyon naturale lungo circa 8 km sovrastato dalla rupe sulla quale si ergono imponenti i ruderi del castello di Cristia.
In questo tratto iniziale del fiume Verdura, chiamato Sosio, ogni anno gruppi di appassionati e curiosi con bambini e cani al seguito si cimentano, nel pieno rispetto dell’ambiente, nella risalita del fiume armati di zaino in spalla, bastone da trekking o semplicemente un ramo trovato a terra e, immancabile, la crema solare! Durante il cammino non mancano le occasioni di sosta per fare il bagno nelle cosiddette “nache”, punti dove l’acqua è più profonda.
Il bosco di Burgio non è soltanto natura, ma è anche storia e architettura. Ogni seconda domenica di agosto i Burgitani, prima che sorga il sole, partono dalla Chiesa Madre e con un lungo pellegrinaggio accompagnano un Crocifisso del XII secolo al suo luogo originario: il santuario di Santa Maria di Rifesi. Rifesi è il nome della contrada dove si trova il monastero e, etimologicamente, potrebbe derivare da Rephet, località siriana dalla cui abbazia di Trinità un gruppo di monaci cistercensi nel XII secolo si spostò verso Occidente fuggendo all’avanzata saracena. Arrivati in Sicilia sulle navi normanne, costoro si fermarono da queste parti ottenendo dal vescovo di Agrigento Bartolomeo il consenso di insediarsi nel monastero che nel 1170 era stato fondato da Ansaldo, cappellano del palazzo regio di Palermo. Del complesso conventuale rimangono solo dei ruderi ostinatamente aggrappati alla chiesa che, invece, si mantiene in ottime condizioni. A unica navata e in stile architettonico dichiaratamente normanno, la chiesa presenta al suo interno una decorazione ad affresco con motivi vegetali, putti alati e figure di santi. Delle tre absidi, quella di destra ospitava in origine il Crocifisso ligneo che, pertanto, viene definito “di Rifesi”.
Se il suddetto santuario si scopre all’improvviso al centro di una spianata, le rovine dell’abbazia di Santa Maria di Adriano sembra che, quasi quasi, giochino a nascondino. Ciò che resta dell’antico convento potrebbe non palesarsi all’occhio umano che, distrattamente, passa dal sentiero che lo delimita e non nota il fitto groviglio di vegetazione che lo avvolge e lo protegge. Soltanto un tabellone in legno, stante e massiccio come una sorta di buttafuori all’esterno di un locale, ne annuncia la presenza. Nel XII secolo re Guglielmo I, a caccia in questi boschi, aveva rischiato la vita e per sciogliere il voto fatto alla Vergine decise di fondare un’abbazia a Ella dedicata insediandovi una colonia di monaci, anche in questo caso, provenienti dalla Siria. La chiesa annessa venne ricostruita nel XVII secolo e quello che oramai si trova ancora in piedi sono dei lacerti di pareti e di volte tra i quali spicca l’altare. Tra i ruderi e la fitta vegetazione esso si erge vivo nei suoi colori, come se in questo minuscolo spazio il tempo si fosse fermato. Tutto il complesso di trova in un angolo di bosco quasi inaccessibile se non si conosce la zona o non si è accompagnati da guide esperte.
Dopo aver percorso con l’immaginazione i sentieri del bosco, aver ammirato specie vegetali e animali e aver rivissuto la storia con gli avanzi architettonici di epoca normanna, è arrivato il momento di goderci, sempre grazie alla forza dell’immaginazione, un momento di riposo e di meritato relax. E dove non farlo se non nell’area attrezzata chiamata “Menta”? Si tratta di una contrada a 900 metri s.l.m. dove, al centro di una fitta vegetazione a maggioranza di pini, è possibile fare delle scampagnate grazie alla presenza di barbecue, tavoli, legna già tagliata, servizi igienici, una vasca piena d’acqua e delle fontanelle. È una zona incantevole e, soprattutto, ideale quando si vuole fuggire dalle temperature cocenti tipiche delle nostre estati. È anche il luogo prediletto dai Burgitani la seconda domenica di agosto quando, conclusosi il pellegrinaggio del Crocifisso di Rifesi a metà mattinata, si dirigono verso la Menta per continuare questo giorno di festa all’insegna dell’allegria, del relax e delle grandi abbuffate!
Maria Concetta Bellavia