Para/metro lab: 10mila euro per unire progettazione digitale e qualità del prodotto
Il progetto, promosso e realizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Siracusa, è arrivato al secondo posto su scala nazionale, tra i 10 meritevoli del finanziamento relativo al “Fondo Giovani”
(6 luglio 2019)
Digitale è meglio, è sicuramente più innovativo e favorisce la produzione delle aziende che vogliono diventare competitive e registrare una crescita, ciascuna nel proprio ambito. Per fare questo occorre, però, non soltanto la volontà di affidarsi alle nuove tecnologie, ma anche di avvalersi della competenza di tecnici formati e costantemente aggiornati per operare in questo nuovo e variegato settore. È stato valutato al secondo posto su scala nazionale, tra i 10 progetti meritevoli del finanziamento relativo al “Fondo Giovani”, e si chiama Para/metro lab, il progetto, promosso e realizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Siracusa, che si propone di dare risposta alla richiesta di innovazione delle aziende ma che, allo stesso tempo, nasce per proporsi come partner specifico, con funzione di trade d’union, che favorisca l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
Ma come si traduce nella pratica un’idea come quella di Para/metro lab? Presentato nei giorni scorsi all’Urban Center di Siracusa, nel corso della settimana di formazione professionale organizzata dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Siracusa e alla presenza di Pino Cappochin, Presidente nazionale dell’Ordine, il progetto ha come obiettivo promuovere la diffusione, tra i professionisti under 35, delle più avanzate tecnologie digitali di supporto a progettazione, prototipazione e fabbricazione nel campo dell’architettura e del design. Un’idea che non si ferma solo al presente, ma si sviluppa in maniera lungimirante anche nel prossimo futuro proponendo la costruzione di un laboratorio 4.0 diffuso nella provincia di Siracusa in cui giovani professionisti, imprese locali, Università e studi di architettura, possano condividere competenze, sviluppare ricerche, costruire e proporre sul mercato prodotti architettonici e di design, attraverso il controllo e la gestione dei modelli parametrici. Dei dettagli Para/metro lab abbiamo parlato con Francesco Giunta, Presidente dell’Ordine APPC della provincia di Siracusa. “Quello che facciamo – ha spiegato a noi di Ialmo – è cercare di capire dove vanno i mercati, e questo progetto offre la possibilità ai nostri iscritti di capire quali nuove tecnologie di progetto e di investimento stanno avanzando, quindi è un progetto rivolto all’economia digitale dell’architettura”.
E parlare di nuove tecnologie vuol dire proporre innovazione?
Certamente! È un’innovazione in cui siamo parecchio indietro rispetto ad altri paesi d’Europa, ma io ritengo che, in ambito mediterraneo, nonostante questo gap nella progettazione, sappiamo offrire qualità, specie nell’ambito dell’artigianato, ed è questa la caratteristica su cui vogliamo puntare. Il nostro è un progetto che propone l’innovazione tecnologica, ma che si guarda indietro e non vuole perdere la qualità del prodotto di artigianato locale. Per esempio, tutto ciò che è nato col Barocco, la lavorazione della pietra, del marmo, delle ceramiche e del legno un tempo erano frutto della creatività e della manualità degli artigiani, oggi la nostra mission è formare i giovani iscritti ai nostri corsi a realizzare opere o oggetti design attraverso tecnologie molto avanzate ma senza perdere quella caratteristica mediterranea: in altre parole, l’identità locale che è fatta anche di qualità, caratteristica che ci pone in vantaggio rispetto alle grandi produzioni e trasformazioni espresse dall’Europa.
Da quello che ci dice si evince chiaramente che ormai non ci sono più scuse, il settore della progettazione assume un ruolo strategico nella vita di un’azienda. Ma ve ne sono ancora restie a cedere al “nuovo corso”?
Da questo punto di vista i dati di Confartigianato parlano chiaro, le aziende italiane che hanno introdotto le nuove tecnologie hanno visto incrementare il livello di produzione e di crescita rispetto alle imprese tradizionali. Alcune aziende questo l’hanno capito e hanno investito sulle nuove tecnologie, ma quello che molto spesso manca è il know how necessario per poterle utilizzare.
Ed è qui che subentrate voi?
Si, con i giovani che stiamo cercando di formare per incrociare domanda ed offerta, come dimostra il laboratorio che abbiamo svolto questa settimana in workshop all’Urban center e che è proprio calato su territorio.
E come guardate al futuro?
Stiamo progettando un laboratorio diffuso e siamo in attesa di stipulare protocolli d’intesa con aziende del territorio che, nella seconda fase del progetto, più o meno verso ottobre, mese in cui dovremmo essere pronti, ci ospiteranno per capire quali sono le reali potenzialità delle macchine in loro possesso. Inoltre, stiamo collaborando con la Facoltà di Architettura di Catania perché al loro interno hanno una macchina a controllo numerico e già da tempo hanno avviato ricerche in questo settore.
Una bella innovazione e, soprattutto, una grande possibilità per il nostro territorio, con un vero e proprio circolo virtuoso tra enti pubblici e privati?
Infatti, e inoltre il nostro progetto è finanziato a livello nazionale dove siamo arrivati secondi. Non sono grandi cifre, ma 10mila euro, per un piccolo ordine come il nostro, sono tanti e siamo molto contenti.
Quali sono le qualità che devono possedere i vostri tecnici?
In questo progetto alcuni sono giovani che hanno già avuto a che fare con il mondo della progettazione, quindi ne conoscono già molte caratteristiche, e poi ci sono anche giovani che intraprendono il percorso per la prima volta. E’ questa, secondo me, la bellezza e la forza del nostro progetto: far capire a tecnici che non ne erano a conoscenza che esiste un’altra finestra dalla quale affacciarsi verso il lavoro.
Nadia Germano Bramante