Identità Villafranca Tirrena
Amministrazione
SINDACO
Matteo De Marco
In carica dal: 13/06/2017
Deleghe:
Sito istituzionale
www.comunevillafrancatirrena.gov.it
Antonino Giuseppe Cavallaro
Deleghe:
Vicesindaco – Manutenzione – Decoro
Antonino Costa
Deleghe:
Politiche Sociali, Giovanili e Culturali
Barbara Di Salvo
Deleghe:
Sport, Turismo e Spettacolo – Pari Opportunità
Mario Russo
Deleghe:
Lavori Pubblici – Servizi Integrati
Villafranca Tirrena, la terra del Bauso che ricreò Messina
in aggiornamento
Le prime notizie del borgo risalgono al 1271, periodo in cui il territorio era sotto la dominazione angioina. L’antico feudo di Bauso (nome originario della città) venne affidato al nobile Pierre Gruyer. In epoca aragonese, unificato al borgo di Calvaruso, passò alla famiglia Manna, poi ai Giorni fino ad arrivare, dopo alterni passaggi di proprietà, alla famiglia Ventimiglia nel 1399. Le famiglie La Grua, Pollicino, Merulla e Spadafora si alternarono nei secoli successivi e nel 1548 la baronia di Bauso fu acquistata da Giovanni Nicola Cottone. Nel 1590 un suo discendente fece ricostruire il castello ed un anno dopo il re Filippo II di Spagna elevò il feudo a contea. Lo stesso casato dei Cottone acquisì poi nel Seicento il titolo di Principi di Castelnuovo (altro nome di questo contado). Durante il Sei e Settecento il borgo divenne un punto di sosta sull’asse viario Messina-Palermo. Dalle sue cave si estraevano inoltre i blocchi di pietra (detta appunto “pietra di Bauso”) con la quale furono costruiti gli edifici della Palazzata di Messina, distrutta durante il terremoto del 1908. Alla fine del XVIII secolo il borgo acquisì notorietà per aver dato i natali al bandito Pasquale Bruno, di cui lo scrittore Alexandre Dumas padre narrò le gesta in due suoi romanzi, dopo aver visitato il paese per documentarsi. Nel 1819 il feudo fu venduto alla famiglia Pettini e nel 1825 divenne comune autonomo. All’inizio del Novecento il centro conobbe un momento di espansione economica: Messina, impegnata nella ricostruzione, richiese ingenti quantitativi di cemento, che veniva prodotto col materiale estratto dalla cava locale. Nel 1929 il toponimo cambiò nell’attuale Villafranca Tirrena, in seguito all’ampliamento che ricomprese i paesi di Calvaruso e Saponara (quest’ultimo divenne poi autonomo nel 1952).
Il castello baronale edificato da Stefano Cottone alla fine del Cinquecento e riconosciuto come monumento simbolo di Villafranca Tirrena, si erge sulla sommità dell’abitato. Fortificato come una cittadella, presenta una facciata ornata di merli; di proprietà del Comune, è stato riaperto al pubblico. Poco distante dal castello sorge la chiesa madre, che conserva una pregiata croce dipinta del XVI secolo e la statua lignea di San Nicolò del 1859, opera del messinese Mollica. Da visitare anche Villa Saja, edificio tardo secentesco immerso in un parco dove si trova la Fontana dei Leoni, opera dello scultore fiorentino Montorsoli. Nella frazione di Calvaruso si può invece ammirare la chiesa di Santa Margherita, imponente basilica a tre navate affrescata internamente con episodi della vita della Santa.
Lo sviluppo industriale avvenuto negli ultimi decenni con la nascita di importanti imprese edili e delle materie plastiche ha fatto di Villafranca Tirrena uno dei più importanti poli imprenditoriali satellite della città di Messina. La principale componente dell’economia locale è tuttavia ancora l’agricoltura, basata sulla coltivazione delle olive, della frutta, dell’uva da mosto e degli agrumi.
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Musei – Inaugurato nel 2004 con una convenzione fra l’Amministrazione Comunale e il Dottore Paolo Badessa, il Museo della Medicina e degli strumenti medicali è sito in una palazzina in stile liberty di via Rovere. All’interno vi sono circa 200 reperti di alto valore scientifico, databili fra la fine del ‘700 e il 1940.
Sacro e Profano – La principale manifestazione locale è la Festa di San Nicola di Bari, patrono della città, che si tiene il 6 dicembre. I più piccoli sono protagonisti delle celebrazioni: la sera del 5 dicembre un uomo del luogo, vestito da San Nicola, offre loro dolciumi. Il tutto avviene attorno ad un grande falò, u ‘vamparizzu e Santi Nicola: i pescatori bruciano infatti una vecchia barca in segno di devozione. Il giorno successivo si svolge poi la benedizione delle automobili ed una processione porta in corteo la statua del Santo per le vie del paese. Anticamente la parte culminante della festa era il lancio dei panuzzi dal campanile, ovvero di piccole forme di pane destinate ai fedeli, simbolico dono del Santo.
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Pasquale Bruno è il protagonista dell’omonimo romanzo pubblicato a Parigi nel 1838 e de La vera storia di Pasquale Bruno, del 1842, entrambi scritti da Alexandre Dumas. Il personaggio, realmente vissuto a Villafranca tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, divenne bandito dopo aver subito diversi soprusi da parte della nobiltà locale.
Come arrivare
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