Identità Barcellona Pozzo di Gotto

Amministrazione

SINDACO

Pinuccio Calabrò

In carica dal 05/10/2020

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.barcellona-pozzo-di-gotto.me.it

Barcellona Pozzo di Gotto, due comuni che si vollero unire

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I primi insediamenti lungo le rive del Longano risalgono al V/VI millennio a.C.; successivamente la popolazione locale si concentrò in piccoli centri urbani collegati tra loro da un asse viario, poi ampliato dai Romani sotto il nome di via consolare Valeria. La frazione collinare di Gala sembra essere precedente, come dimostra il toponimo di origine greca (che significa “latte”), che faceva riferimento all’allevamento del bestiame in questo sito. Nel XVI secolo si assistette allo sviluppo di due agglomerati abitativi separati dal torrente Longano. Ad occidente vi erano diversi nuclei amministrati da Castroreale: i casali di Sant’Antonio e di Nasari ed i villaggi di Barcellona. Nel 1463 gli insediamenti sulla riva orientale vennero unificati dal nobile Nicolò Gotho; la famiglia vi risedette fino al XVI secolo erigendo una torre per la difesa dai pirati ed un pozzo. Proprio per questo il comune prese il nome di Pozzo di Gotto. Nel frattempo, un analogo percorso fu compiuto dall’abitato sulla riva sinistra: l’allora Barcellonetta ricadeva sotto la giurisdizione di Castroreale. Nel 1789 ottenne l’indipendenza ecclesiastica alla quale seguì quella amministrativa nel 1823. Le due cittadine decisero di unirsi in un’unica amministrazione il 3 gennaio 1835. La neonata città partecipò vivamente alla rivolta antiborbonica. Fino a questo periodo l’unica via di comunicazione che collegava Barcellona a Pozzo di Gotto era stata la via regia delle Poste. Nel 1838 venne però realizzata la provinciale Messina-Patti: questo nuovo asse permise al neonato comune un progressivo sviluppo economico ed urbanistico, curato soprattutto dall’architetto Giuseppe Cavallaro. Il terribile terremoto del 1908 danneggiò gravemente tutto il comune; i successivi progetti per la ricostruzione si concentrarono maggiormente su Barcellona, dove via Roma acquisì la centralità e l’importanza che conserva tutt’oggi.

Tra i monumenti cittadini si distingue il Monumento al Seme d’Arancia: collocato nel 1998 nella piazza antistante la stazione, è stato realizzato dall’artista barcellonese Emilio Isgrò per ricordare l’importanza dell’agrume nell’economia e nella storia locale. Consiste in un gigantesco seme, dell’altezza di oltre due metri. Tra gli edifici religiosi, il sontuoso duomo: è di recente costruzione, edificato sui resti della vecchia chiesa madre di San Sebastiano, demolita nel 1935-36. All’interno della basilica sono conservate diverse opere provenienti dall’edificio distrutto: una tavola quattrocentesca raffigurante San Basilio e la tela secentesca di San Rocco. Sempre del 1606 è il quadro della Madonna col Bambino del barcellonese Gaspare Camarda, mentre sull’altare maggiore si trova il dipinto del Martirio di San Sebastiano del messinese Subba. La chiesa di San Giovanni Battista invece risale al 1635 ed è in stile siculo-normanno. Altri edifici religiosi di pregio sono la secentesca chiesetta in località Nasari (con la statua marmorea di Santa Caterina d’Alessandria) e la chiesa di Centineo, edificata nel 1309. Nel territorio circostante sono poi disseminati resti di antichi insediamenti: in località Monte Uliveto e Sant’Onofrio sono state rinvenute necropoli con tombe scavate nella roccia risalenti al VIII/VII secolo a.C.; più recenti i ruderi dell’antico monastero basiliano di Gala. Nel comprensorio barcellonese sono presenti i resti di oltre una decina di torri tra cui quella di Nasari (XII secolo), quella di Gurafi, quella di Sipio (XIII secolo) e la Cantone (inglobata in un edificio successivo). La maggior parte sono un lascito della dominazione normanna o frutto delle edificazioni di Federico II, come la Torre Longa del XVIII secolo. Nel centro storico si trova la stele dedicata a Giuseppina Bolognani, eroina della rivolta antiborbonica soprannominata Peppa la Cannoniera.

La cittadina è un importante centro agricolo: grazie alla vicinanza col mare, al territorio pianeggiante ed alla mitezza del clima sono favorite le colture di agrumi, olivi, viti, gelsi, alberi da frutto e la produzione intensiva di ortaggi. In passato esistevano attività specializzate, oggi cessate, di cui rimane memoria nella toponomastica: alcune strade conservano il nome di manganelli, che ricorda l’allevamento dei bachi da seta concentrato soprattutto nella zona dei Manganelli; il nome quartalari (cioè vasai) attribuito a due quartieri attesta una viva attività artigianale di lavorazione dell’argilla. Oggi, accanto alle coltivazioni le attività principali sono la lavorazione artigianale del prodotto agricolo e caseario ed il commercio. Un piccolo polo industriale artigiano è sorto nella periferia del paese e si occupa della trasformazione.

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Musei – Da sottolineare due iniziative tese al recupero ed alla conservazione delle antiche tradizioni locali: la pratica sportiva del bastone siciliano e l’istituzione del Museo Etno-storico “Nello Cassata”. È un’iniziativa privata che raccoglie reperti e strumenti d’epoca relativi alle antiche botteghe artigiane ed alla loro attività.

Sacro e Profano – Le feste religiose sono fortemente sentite, soprattutto quelle legate alla ricorrenza dell’Epifania ed alle celebrazioni della Settimana Santa. Il 6 gennaio si celebrano due processioni: una mattutina, che si svolge a Pozzo di Gotto; la seconda, pomeridiana, si tiene invece a Barcellona. Al termine di queste si celebra u Batticimu, il Battesimo di Gesù, al quale la popolazione offre i suoi doni. La settimana pasquale è la più ricca di avvenimenti: il Giovedì Santo si tiene la Processione degli Apostoli per le vie della città, con soste in ognuna delle chiese dove sono stati allestiti i sontuosi Sepolcri; il Venerdì Santo invece si svolgono le attesissime processioni delle varette. La celebrazione è accompagnata dai visillanti, ossia gruppi di cantori della vissilla, un canto popolare latino intonato a seguito della processione. Alla processione delle varette partecipa ogni famiglia del paese. L’usanza deriva dalla tradizione popolare sicula delle famose passioni, opere in legno o cartapesta raffiguranti scene della Passione che venivano esposte nella Settimana Santa ad uso del popolo. Ancora oggi tutte le maestranze locali sono impegnate in una competizione per la paratura delle vare, allestite con manichini di cartapesta in vesti colorate riccamente ornate di fiori e frutta. Le vare di Pozzo di Gotto si distinguono per la loro drammaticità, quelle di Barcellona per la loro fastosità barocca. alimentare e delle esportazioni di olio e vino.

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  • Il barcellonese Letterio Tomarchio recuperò alcuni decenni fa la pratica sportiva del bastone siciliano, detto paranza. Si tratta di un’arte marziale dalle origini remote che ricorda l’uso della spada medievale, del fioretto e della sciabola. Lo strumento è un bastone della lunghezza di 1,20 m di ulivo od arancio amaro, trattato col fuoco per indurirlo. Rifondata col nome di LiuBo (Liu da Letterio e Bo, “bastone” in giapponese), quest’arte conserva forti legami con stili di lotta tipici del Mediterraneo. Arricchita di elementi orientali, è attualmente praticata in diverse palestre della zona.
  • Da citare, il musicista Placido Mandanici, apprezzato compositore del primo Ottocento; le sue opere furono rappresentate al San Carlo di Napoli ed alla Scala di Milano. Milanese d’adozione, fu autore dell’Inno alla libertà cantato dai patrioti durante le giornate del 1848.

Come arrivare

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