Raddoppio SS 514, stamattina un incontro dei sindaci a Catania: ecco cosa è emerso
I primi cittadini di Catania, Ragusa, Lentini, Carlentini, Licodia Eubea, Francofonte e Chiaramonte Gulfi, attraversati dal progetto dell’arteria, vogliono passare all’azione e si dicono pronti a chiudere, mediante ordinanze, parti del percorso attuale
(5 marzo 2019)
“Siamo disposti anche a manifestazioni eclatanti pur di fare cominciare i lavori della Catania-Ragusa bloccati da questioni burocratiche dal governo nazionale”. E’ la dura presa di posizione dei sindaci dei comuni del sud est della Sicilia riuniti stamattina nel capoluogo etneo per esprimere il fermo disappunto all’ennesimo rinvio dell’apertura dei cantieri. I primi cittadini di Catania, Ragusa, Lentini, Carlentini, Licodia Eubea, Francofonte e Chiaramonte Gulfi, attraversati dal progetto dell’arteria che, nonostante sia stata appaltata nel 2005, non ha ancora ricevuto il via libera del Cipe, non ci stanno e ora vogliono passare all’azione.
“E’ inaccettabile – ha detto il sindaco di Catania, Salvo Pogliese – che dopo 14 anni si discuta ancora dei percorsi amministrativi da intraprendere, malgrado la mancanza di un’opera così abbia già prodotto danni devastanti allo sviluppo di una fascia territoriale della Sicilia, a cui anche l’area metropolitana di Catania guarda con attenzione. Non ci interessa sapere – ha proseguito Pogliese – quale sia l’iter che si vuole seguire, l’uno anziché l’altro, ma il governo nazionale deve finalmente prendere una decisione insieme alla Regione e ai sindaci che chiedono a gran forza di essere convocati nelle prossime riunioni del pre Cipe. In quella sede -ha aggiunto il primo cittadino di Catania – ribadiremo che quella strada va considerata una priorità assoluta per le infrastrutture siciliane, considerato che nell’attuale percorso si registra la triste conta degli incidenti, purtroppo anche mortali, oltre ai ritardi e alle difficoltà di percorrenza”.
Con Pogliese, i sindaci Cassì, Bosco, Gurrieri, Stefio, Bosco e Verga hanno ribadito l’urgenza di sbloccare “un’opera indispensabile che blocca lo sviluppo di un intero comprensorio che riguarda anche l’aeroporto di Comiso, lo sviluppo turistico e commerciale nel ragusano e nel siracusano, senza contare la facilità che si avrebbe per raggiungere velocemente l’ospedale di Lentini” e hanno reso nota “la possibilità che vengano emanate ordinanze di chiusura di parti del percorso attuale, qualora si dovesse ancora ritardare il via libera all’infrastruttura”.
Avanzata dai sindaci anche l’ipotesi di presidiare stabilmente i lavori del Cipe fino a quando non verrà autorizzato l’inizio dei lavori: ”Il governo nazionale – ha chiosato il sindaco di Ragusa Peppe Cassì – da un canto dice di non volere fare le grandi opere per favorire quelle a valenza territoriale come la Catania – Ragusa, ma dall’altro non sblocca quelle già incanalate come questa nostra che riguarda un vasto territorio siciliano. Noi sindaci a questo immobilismo non ci stiamo, e siamo pronti a iniziative anche clamorose per richiamare l’attenzione del governo a chiudere subito questa pagina”. Nel suo intervento, il primo cittadino di Ragusa ha rappresentato la sua profonda amarezza per tutta la vicenda: “Una media di 7 morti l’anno e un isolamento che va avanti da decenni: quello che sta succedendo per la Ragusa-Catania è inconcepibile. Abbiamo avuto rassicurazioni da parte di ben due ministri di un Governo che si spende molto sulla questione Tav, con una sua parte consistente che insiste nel voler dare priorità ai collegamenti locali: bene, questa è l’occasione per dimostrarlo in maniera concreta. Sappiamo che ci saranno a breve altre riunioni del Cipe e lì si scopriranno le carte: o il progetto sarà inserito in agenda o sarà respinto e sarebbe devastante, esponendo il Governo a una pessima figura. Se dei ministri sono favorevoli a un’opera, ma l’opera non si fa, vuol dire che davvero qualcosa lì non funziona. È veramente l’ultima spiaggia”.
Valentina Frasca