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Scomparsa Daouda, parla il fratello: “dateci risposte”

articolo pubblicato su La Sicilia del 17 luglio (di Carmelo Riccotti La Rocca)

“Dateci risposte, Daouda non può essere scomparso nel nulla”. Mentre lavoratori e amici ad Acate cercano di sollecitare ricerche più efficaci per il 37enne scomparso dal 2 luglio, in Costa D’Avorio i familiari continuano a piangere in attesa di una qualche notizia”.

Daouda e la moglie Awa

Awa, la moglie di Daouda, ha raggiunto i genitori del lavoratore scomparso che vivono in un altro paese per confortarsi a vicenda. Il fratello Kone, invece, è sempre in contatto con degli amici che vivono a Ragusa per cercare di tenersi informato sulle indagini.  Lui è più grande di Daouda di 13 anni, grazie a Coly, un componente della Federazione del Sociale dell’Usb di Ragusa, siamo riusciti a parlargli: «Ho sentito Daouda il giorno della sua scomparsa – ci ha riferito-, abbiamo parlato del fatto che doveva inviarci dei soldi in occasione della Pasqua musulmana (prevista per il 10 luglio). Anche se lontano, Daouda è sempre stato un po’ il perno della famiglia. Erano all’incirca le 12 del 2 luglio – ci dice anche Kone nel suo racconto che ci è stato tradotto da Coly- quando mi ha mandato un video per farmi vedere dove stava lavorando. Dopo poco tempo ho provato a richiamarlo perché avevo bisogno di sapere come gestire i soldi che mi avrebbe mandato, ma non sono riuscito a parlargli.

Kone, fratello di Daouda

Ho continuato per tutto il sabato ma senza esito, così la domenica ho parlato con la moglie di mio fratello che mi ha confermato di averlo sentito la mattina del giorno precedente, da quel momento in poi il nulla. Siamo molto preoccupati– dice Kone- la moglie e il figlio piangono in continuazione, prego chiunque abbia visto qualcosa di dirlo alla polizia».

Le indagini proseguono, ma senza una svolta

Questa tutta la disperazione di una famiglia in attesa di notizie. Loro escludono categoricamente che Daouda possa essersi allontanato spontaneamente. Oltre alla programmazione del suo ritorno a casa, con un biglietto acquistato dopo 2 anni di attesa, da fonti non ufficiali abbiamo appreso che il suo passaporto è stato ritrovato in casa. “Daouda è morto qui” gridava una donna africana durante la manifestazione di protesta di venerdì culminata con il tentativo di assalto al cementificio dove lavorava. Da quello che sappiamo gli inquirenti hanno già ispezionato quel luogo con l’ausilio dei cani molecolari e dei droni ad infrarossi ed è stata setacciata la zona attorno al cementificio. Li ci sono diversi pozzi. Gli inquirenti sarebbero in attesa dei tabulati telefonici che potrebbero fornire ulteriori elementi e capire se continuare ad indagare per la scomparsa del giovane o per omicidio. 

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