Autisti: buste paga inadeguate, categoria sempre più bistrattata
La L.A.A.I.S: "Si presta il fianco alle lobby senza pensare alle condizioni di autisti e padroncini"
Arriva forte la denuncia della Lega Autisti Autotrasportatori Indipendenti Siciliani, L.A.A.I.S., sull’inadeguatezza delle buste paga degli autisti, che il “nuovo” (che di nuovo non ha nulla) contratto collettivo nazionale, siglato il 18 maggio 2021, avrebbe dovuto rimodulare, tenendo conto della grave recessione economica e dell’inflazione italiana. «L’Italia sta retrocedendo in quanto a diritti e retribuzioni- afferma la Presidente della L.A.A.I.S., Tania Andreoli, e ciò sta avvenendo con la complicità di Istituzioni, Associazioni di categoria e Sindacati. Il nostro settore, quello dell’Autotrasporto e della Logistica, sta prestando il fianco a lobby a cui non interessano né le condizioni degli autisti e dei padroncini, né la qualità del lavoro svolto, con una grande distribuzione che sta schiacciando l’intera filiera agro-alimentare per sacrificarla alla globalizzazione e a prodotti e servizi di scarsa qualità. Non è davvero possibile che un autista inquadrato con livello C3 percepisca sulla carta 1.790,93 Euro, non vedendosi spesso corrisposti trasferta, lavoro notturno e festivi. Si ricordi che spesso i nostri autisti sono costretti a svolgere mansioni di facchinaggio nelle piattaforme, seppure vietato da normativa nazionale ed europea».
«Qualcuno mi dovrà spiegare i motivi per cui in Italia- afferma il Vice Presidente Giuseppe Neri- il lavoro notturno e le trasferte degli autisti siano spesso un optional, ma soprattutto perché nessun Organo competente interviene sulle retribuzioni, tenuto conto che svolgiamo un lavoro usurante, già riconosciuto nel lontano 2011, ma mai concretamente attivato. Se ci confrontiamo, ad esempio, con i nostri cugini Francesi, già dal primo ottobre 2021, lo stipendio minimo da applicare agli autisti francesi del Gruppo 7, coefficiente 150M, è pari a Euro 10,49 lordi orari, ed il tasso orario viene aumentato di +2%, +4%, +6% e 8%, rispettivamente dopo due, cinque, dieci e quindici anni»
«Basta uscire dai confini nazionali e rendersi conto”, conclude Andreoli, che vengono addirittura maggiorate, nei Paesi Membri, le retribuzioni, al superamento delle soglie previste per le ore trascorse fuori dal territorio nazionale, così come di quelle di lavoro notturno. L’Italia resta il fanalino di coda»